La Voce 27

Guida per le assemblee

Problemi di metodo
giovedì 1 novembre 2007.
 

Quando si partecipa ad una assemblea, è importante usare meglio che si sa fare il materialismo dialettico sia nel decidere come partecipare e quale obiettivo proporsi, sia nel tirare le conclusione dell’assemblea per il proprio lavoro, sia nello stendere il bilancio sull’assemblea (nel fare rapporto). Chiunque si propone di usare il materialismo dialettico, un po’ alla volta imparerà ad usarlo sempre meglio e ricaverà grandi vantaggi, tutto il suo lavoro ricaverà grandi vantaggi. Tutto il movimento comunista e ne avvantaggerà. È un modo molto primitivo di lavorare partecipare come capita, se capita e non tirare lezioni dalle assemblee. Essere di principio rassegnati a non ricavare alcun frutto dalla partecipazione a una assemblea.

Diamo qui di seguito alcune semplici indicazioni per rendere più efficace la partecipazione.

Ogni assemblea si inserisce in un contesto sociale: una data fase della lotta di classe, una data situazione locale, un avvenimento, una lotta, una determinata fase della vita dell’organizzazione che se ne è fatta promotrice. Bisogna “collocare” l’assemblea: capire che ruolo può avere, quali sono gli obiettivi dei promotori, quali lo stato d’animo e gli obiettivi di quelli che vi partecipano. Meglio riusciamo a farlo, meglio riusciamo a decidere quale è l’obiettivo della nostra partecipazione: inchiesta (su cosa? su chi?), determinare o rafforzare un dato orientamento in questo o quell’organismo o ambiente, rafforzare la sinistra presente in determinati organismi, stabilire dei contatti (con chi?), rafforzare dei legami (con chi?), ecc.

Gli interventi e il comportamento degli organismi e degli individui vanno esaminati sia in relazione al significato politico dell’assemblea (il ruolo che può avere oggettivamente, l’obiettivo dei promotori, il nostro obiettivo), sia in relazione allo sviluppo delle posizioni degli autori. Come sono evolute le posizioni dei singoli compagni e degli organismi sotto l’incalzare degli eventi, della lotta politica, della nostra azione?

È importante quello che uno dice. Ma può essere importante, a volte addirittura è più importante quello che uno non dice.

Meglio conosciamo la storia, la natura, il tipo di contraddizioni di organismi e individui, più esattamente cogliamo dalla loro partecipazione all’assemblea lo stato della loro evoluzione, l’orientamento in cui stanno evolvendo.

Bisogna sforzarsi di distinguere la coscienza degli individui e degli organismi dal loro ruolo oggettivo: è la nostra linea, la nostra analisi della situazione generale, la nostra concezione del mondo che ci permettono di valutare in modo giusto l’importanza e il significato dei comportamenti, dei discorsi e dei gesti di ogni organismo e di ogni individuo. Noi vediamo quello che siamo capaci di vedere. Quanto più profonda e più giusta sono la nostra concezione del mondo e la nostra analisi della situazione, quanto più articolata la nostra linea, tante più cose vediamo e tanto più esattamente comprendiamo.

Il rapporto che un compagno stende su una assemblea, le conclusioni che un compagno ne tira, l’intervento che un compagno fa e il ruolo che esercita in un’assemblea dipendono non solo dalle condizioni a lui esterne (dalla situazione e dagli altri organismi e individui), ma anche dalla natura del compagno. Quindi ad esempio il rapporto che stende un compagno, non equivale a quello che stende un altro.

Se più compagni partecipano alla stessa assemblea, è molto formativo che essi discutano assieme conclusioni e rapporti, risultati ottenuti, motivi. Altrettanto importante è fare assieme, prima dell’assemblea, l’analisi dell’assemblea: analizzare le circostanze in cui si colloca, la natura dei partecipanti (organismi e individui, contraddizioni di ogni organismo e di ogni individuo), gli obiettivi della partecipazione.

Questi semplici principi non dicono cosa uno deve fare in una situazione concreta, ma lo guidano a decidere giustamente cosa deve fare. In primo luogo lo spingono a porsi il problema, a smetterla con lo spontaneismo e a incominciare a dare alle proprie azioni, alle nostre idee e ai nostri obiettivi l’importanza che un comunista deve dare. A smettere di agire casualmente. A volere dei risultati.

Ciro L.