Insegnamenti delle elezioni regionali e amministrative di aprile

Secondo Fronte
lunedì 27 marzo 2006.
 

Il Partito ha costantemente dato l’indicazione di non fermarsi alle campagne elettorali, ma di trarre da esse e dai loro risultati tutti gli insegnamenti e le informazioni possibili per rilanciare su nuove più solide basi i nostri piani di lavoro. E’ un metodo che un po’ alla volta tutte le organizzazioni del Partito adotteranno. La pratica ne dimostrerà l’efficacia e nello stesso tempo insegnerà a praticarlo con maggiore abilità.

Un insegnamento di una certa importanza è dato dalla quantità di firme raccolte per la presentazione delle liste comuniste e dei voti raccolti dalle liste comuniste. Ove per liste comuniste intendo quelle indicate in La Voce numero 18.

Anzitutto il numero di firme è superiore al numero di voti. Questo indica che ci sono persone che vedono con simpatia, apprezzano, ritengono utile la nostra presenza, ma non sono ancora disposte a darci il loro voto. Ritengono che il voto dato a una lista comunista non sia un voto “utile”. E’ una conferma che la nostra presenza e la nostra campagna elettorale spostano a sinistra le masse popolari, in misura più ampia di quella indicata dal numero dei voti raccolti dalle liste comuniste. La campagna elettorale contribuisce cioè, ancora non riusciamo a capire in quale misura, a rendere più netta la spaccatura della società in due e promuove lo spostamento delle masse popolari a sinistra. Cosa che ha di riflesso un effetto su tutti i partiti borghesi: ognuno di loro ha bisogno di voti e di consenso tra le masse popolari. Il numero di voti raccolto dalle liste comuniste permette una valutazione approssimativa degli obiettivi organizzativi che oggi noi possiamo darci nell’immediato. Le pochissime esperienze di liste comuniste danno un numero di votanti per liste comuniste pari a 1 su mille elettori. Se fosse un dato significativo per tutto il paese, questo vorrebbe dire in tutto 40.000 elettori, quindi 4.000 sostenitori in qualche modo attivi, dal militante vero e proprio al collaboratore saltuario. Il rapporto di un sostenitore attivo ogni 10 voti a favore è desunto dalla esperienza del movimento comunista del nostro paese in situazioni in qualche modo comparabili.

Questo numero di sostenitori, attivi in qualche misura, 4.000, è molto maggiore del numero di compagni oggi in qualche modo legati organizzativamente al Partito. Oggi il Partito è un nucleo che ha attorno una nube molto più vasta di potenziali sostenitori attivi. Si tratta di raggiungerli con la nostra propaganda e di raggiungerli con le nostre iniziative organizzative. Una volta raggiunti stabilmente dalla nostra propaganda e dalle nostre iniziative questi sostenitori è probabile che si trasformerebbero in militanti che rilancerebbero a un livello più ampio tutta l’attività di Partito.

Mi rendo ben conto che tutto questo ragionamento oggi è supportato da pochi dati e da poche esperienze. Ma credo possa servire come prima approssimazione per usare i dati elettorali ai fini di organizzare un lavoro, un lato del lavoro per il rafforzamento del Partito. D’altra parte mostra uno dei lati dell’utilità del lavoro sul secondo fronte (...)

dalla lettera di un membro del Partito, di Roma