La Voce 19

9 - Da dove viene il Partito

giovedì 1 marzo 2007.
 

Avanti, per consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Da dove viene il Partito

4 dicembre 2004

Cari compagni, la fondazione del (n)PCI è l’aspetto di una duplice azione e non un caso, non una scelta “opportuna” o propagandistica.

È il risultato congiunto di molteplici fattori che generano passaggi, non di quantità, ma di qualità. Nello spirito di chi deve affrontare la prossima fase dobbiamo sgomberare tutti quei dubbi che intralciano la visione reale dello stato delle cose. Sarebbe stato davvero libresco non vedere la necessità di avanzare anche sotto il fuoco della controrivoluzione preventiva. Sarebbe stato astratto ed eclettico, non vedere che ora il nostro campo di azione richiede una nuova fase, con un impegno non più concreto rispetto a prima, ma giusto in relazione alla fase di lotte che oggi in Italia, indipendentemente dal lavoro dei comunisti e delle loro organizzazioni, si stanno sviluppano e dispiegando.

Non è certo un notaio che attesterà la fondazione del (nuovo)PCI, ma saranno i nuovi compiti a cui ci accingiamo a lavorare che decreteranno la nuova fase di lavoro e chiariranno ancora meglio quali siano realmente i compiti di chi crede alla via rivoluzionaria per la costruzione del socialismo in Italia.

Dobbiamo scuoterci e scuotere il fronte anticapitalista e in base alla “Linea Generale del (nuovo)Partito comunista italiano” aggregare chi realmente lavora per il socialismo. Mentre tutti i pensatori libreschi grideranno indignati alla svolta “burocratica”, noi già non li sentiremo più perché saremo impegnati ad attrezzarci sempre meglio per portare avanti il nostro lavoro. Sicuramente li ritroveremo annidati soprattutto nei luoghi dove coltivano i loro orticelli, cioè a fianco della borghesia di sinistra, sempre intenta ad alimentare la sfiducia verso ogni azione concretamente rivoluzionaria. Tuttavia il nostro lavoro porterà l’acqua, non verso gli orticelli, ma verso le “nuove cooperative agricole” rinsecchendo i loro orticelli. Per questo si irriteranno ancora di più. Ma lasciamo i “filosofi libreschi” per tornare a parlare e mostrare che daremo, in fin dei conti ed in relazione al nostro sincero slancio rivoluzionario e alla nostra teoria che ci guida, la forma più concreta possibile al nostro lavoro.

Ci sporcheremo le mani lavorando praticamente allo sviluppo del partito. Toccheremo nei quattro fronti la materia reale che costituisce le fondamenta, le mura, le finestre ecc. del partito. Essendo necessario per questo lavoro penetrare con la nostra teoria rivoluzionaria la maggior parte delle attività delle masse, i luoghi di aggregazione delle masse, i luoghi di riflessione e di discussione delle masse, come potranno accusarci di essere dei teorici!!! Ma in sostanza che senso ha parlare di teoria rivoluzionaria, quando non vi è la trasformazione in atti concreti della sua guida e insegnamento!!!

Eppure è la nuova fase, cioè lo sviluppo derivante dalla nostra teoria in relazione all’analisi della realtà, che ci spinge concretamente a fare delle cose non “ideali” ma concrete. Naturalmente chi starà dalla parte della borghesia ci irriderà. Ci prenderà in giro. Forse ci comparerà al nulla. Ci catalogherà più al mondo della fantasia che a quello della realtà. Certo c’è sempre un primo passo, un primo gesto pratico che in se stesso non ha nulla di enfatico né di mediatico. È come azionare uno scambio ferroviario: un piccolo gesto devia una grande massa. Solo se il nostro gesto deriva da una giusta teoria esso ha le caratteristiche per indirizzare una grande massa verso il socialismo e poi rapidamente verso il comunismo. Non possiamo fare come fa la borghesia che pretende di indirizzare le masse con la violenza espressa in ogni sua forma e declinazione, attraverso i suoi giornali, i suoi sbirri, la sua cultura, la sua giustizia e la spoliazione economica delle masse fino alla guerra non dichiarata che scatena contro le masse popolari.

Di fronte alla violenza della borghesia imperialista noi compiamo un gesto, che i “filosofi libreschi” giustamente chiameranno “teorico”, ma che in realtà è un gesto in grado di cambiare il corso delle cose. E la leva leggera che porta il convoglio su un diverso binario. Il cartello scritto a mano che indica al bivio in quale direzione la carovana si deve dirigere.

Così il “Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano” apparirebbe un gesto leggero se lo slegassimo dalla realtà, cioè se non lo considerassimo, per quello che è realmente: l’indicazione della nuova direzione da prendere, la via attuale e praticabile per il rafforzamento del (n)PCI e del fronte che costituirà il nuovo paese socialista. La teoria rivoluzionaria non è un gesto “violento”, ma è la volontà di ritrasmettere, elaborata, l’esperienza che abbiamo vissuto come individui e organizzazioni sinceramente rivoluzionarie in questi ultimi anni in Italia.

Quindi solo gli sciocchi (sinceramente antirivoluzionari) si applicheranno a evidenziare la “non forza della nostra elaborazione”. Ma è questo il punto. La teoria non vuole imporre un modo di ragionare. Vuole proporre un modo di comprendere. Per questo non ha la tipica violenza dei messaggi propagandistici della borghesia imperialista o dei falsi rivoluzionari, sempre impegnati a diffondere rassegnazione e sfiducia tra le masse, sempre impegnati ad inculcare le idee con la forza, ancora più indietro della didattica da “Cuore” del De Amicis.

Così in termini pratici la Linea Generale e il Piano generale di lavoro del (n)PCI hanno valore solo in relazione alla teoria che li ha generati, alla giustezza dell’analisi e all’elaborazione in linee pratiche derivante. Sicuramente i sinceri controrivoluzionari chiameranno tutto questo: “vuoto proclama”, “demagogia” ecc. Lo faranno per due motivi principali: 1. per cercare di guadagnare prestigio senza fatica, cioè lasciando agli altri il compito di lavorare concretamente e intanto salvaguardare l’orticello (lavorare per la borghesia imperialista), 2. per non essere costretti a fare una critica costruttiva, il che li porterebbe o a contraddirsi o alla lunga ad unirsi al fronte della costruzione pratica del socialismo!!

Ed eccoci al dunque, alla Linea generale e al Piano generale di lavoro. L’indicazione concreta che mostrerà anche e in modo chiaro chi si muoverà nel lavoro rivoluzionario concretamente, chi sarà contro di esso e chi sinceramente è impegnato nel cambiamento dello stato reale delle cose, ma non ha ancora letto le nostre indicazioni. Un nuova fase di lavoro con aspetti sempre più concreti che la teoria rivoluzionaria influenzerà in modo tale da dirigere ogni nostro passo verso la giusta direzione e concentrare ancora meglio i nostri sforzi, emancipandoci sempre di più dall’influenza della cultura borghese in modo da costruire un campo realmente antagonista alla borghesia imperialista.

W la fondazione del (n)PCI!

W la nuova fase di avanzamento nel lavoro di trasformazione dell’Italia in un paese socialista!

G. C.