La Voce 25

Lettera sull’antifascismo

mercoledì 25 aprile 2007.
 

Cari compagni della redazione de La Voce,

vi scrivo per condividere con voi alcune delle riflessioni che ho maturato negli ultimi tempi, analizzando lo sviluppo della lotta di classe nel nostro paese. In particolare, voglio affrontare la tematica dell’antifascismo.

Nel precedente numero della rivista è stato giustamente detto “Il fascismo non è un’opinione!”. Questa parola d’ordine sintetizza, a mio avviso, i compiti che la situazione pone al riguardo ai comunisti e a tutti gli antifascisti: condurre una lotta determinata per impedire ai cani neri di radicarsi nei quartieri popolari.

La tendenza che attraversa la borghesia imperialista e che guida tutti i suoi movimenti è la mobilitazione reazionaria. Non è possibile comprendere le scelte e le contraddizioni della classe dominante senza mettere al centro questo aspetto. È la tendenza verso la mobilitazione reazionaria che rende la borghesia di sinistra succube della borghesia di destra e che la porta, tra l’altro, a riabilitare il fascismo.

Allo stesso tempo, la classe dominante non ha ancora trovato la forma con cui attuare la mobilitazione reazionaria. Da qui la crisi della destra che ancora non riesce a trovare la “giusta sintesi”. Tra le varie “possibilità” che la classe dominante sta prendendo in considerazione ci sono i fascisti. Più avranno “presa” nei quartieri, più attireranno verso di loro i favori e le attenzioni della borghesia imperialista.

Inquadrata la situazione in questi termini, penso sia necessario analizzare le potenzialità dell’antifascismo. Personalmente ritengo che l’antifascismo abbia molti punti di contatto con le dinamiche prodotte dall’irruzione dei comunisti nelle elezioni. Mi spiego. L’antifascismo mobilita la sinistra delle masse popolari, porta a sinistra il centro e isola la destra. Così facendo inclina a sinistra gli equilibri. Da un lato suscita e alimenta uno stato d’animo ribelle e positivo tra le masse popolari (che va dalla “simpatia” al “sostegno attivo”). Dall’altro innesca la “rincorsa a sinistra”: l’aristocrazia operaia e la sinistra borghese per non perdere terreno sono costrette a scimmiottare i comunisti e gli antifascisti, a spostarsi a sinistra. L’antifascismo, inoltre, permette di formare politicamente le masse popolari (una vera e propria “scuola di comunismo” che scuote di dosso il legalitarismo, la non-violenza e la rassegnazione) e di accumulare nuove forze.

L’esperienza della lotta contro gli arresti dell’11 marzo 2006 (ritengo che l’articolo pubblicato su Rapporti Sociali n. 36 “Un’esperienza da mettere a frutto: l’11 marzo 2006 a Milano” rappresenti un prezioso bilancio da tenere in considerazione) e l’attività condotta dal Comitato Aldo Salvetti di Massa (vedere, ad esempio, l’articolo pubblicato su Resistenza del mese di febbraio 07 “Il fascismo non è un’opinione. Su ogni fronte impedire l’agibilità politica ai fascisti”) mostrano in maniera chiara queste dinamiche.

Le numerose similitudini che emergono tra l’antifascismo e l’irruzione dei comunisti nelle elezioni, mi portano ad affermare che l’antifascismo militante è una componente delle attività che costituiscono il secondo fronte di lotta indicato dal Piano Generale di Lavoro del (n)PCI: l’irruzione delle masse popolari sotto la direzione dei comunisti nel “teatrino della politica borghese”. Penso che sia molto importante dare una collocazione precisa all’antifascismo nel PGL, per rendere l’intervento in questo ambito più scientifico ed efficace: ogni fronte di lotta presenta infatti le sue specificità e in base alla fase assume un ruolo principale o secondario. Bisogna prestare la dovuta attenzione all’antifascismo perché rappresenta un’attività molto importante per l’accumulazione di forze rivoluzionarie e la creazione del Fronte intorno al Partito.

Nella situazione in cui ci troviamo, la lotta contro il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti, l’antifascismo può dare un grande contributo. L’obiettivo di questa fase è infatti dividere, nei sindacati e nelle altre organizzazioni popolari, la sinistra dalla destra per affermare la direzione della sinistra. L’antifascismo è uno strumento potentissimo per effettuare quest’operazione. Da qui l’importanza del suo contributo e la necessità di un’elaborazione di criteri e principi al riguardo.

Viva l’antifascismo!

Viva il (n)PCI e il PGL!

La vittoria contro il governo PAB è alla portata delle masse popolari!

Vincere contro il governo PAB vuol dire fare un salto di qualità nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che farà dell’Italia un nuovo paese socialista!

Franco L. (Gaeta)