Un’altra ondata della persecuzione del (nuovo)Partito comunista italiano.

Resistere è soprattutto assicurare la continuità dell’attività del partito.
giovedì 13 luglio 2006.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale 

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Comunicato 12 marzo 2006

 

Un’altra ondata della persecuzione del (nuovo)Partito comunista italiano.

Resistere è soprattutto assicurare la continuità dell’attività del partito.

La nostra forza è la mobilitazione degli operai e delle masse popolari.

 

La procura di Bologna ha da poco concluso tre anni di indagini e manovre, ha raccolto i risultati delle manovre delle Procure di Napoli e di altre città, dei ROS, del SISMI e della DIGOS e ha proposto il suo piano per una nuova ondata della persecuzione contro il (n)PCI. Con ciò le Autorità Italiane riprendono in mano direttamente le fila della persecuzione contro il (n)PCI che per tre anni avevano delegato alle Autorità Francesi. Lanciano in prima persona un nuovo attacco colpendo membri del Partito, compagni sospettati di esserlo, sostenitori e simpatizzanti del Partito, in primo luogo dirigenti e membri del Partito dei CARC.

Contro questi ultimi la Procura di Bologna ha da poco condotto una nuova serie di perquisizioni e sequestri a livello nazionale lo scorso 14 febbraio: una serie che si aggiunge a quella del 23 giugno 2003 ordinata dalla Procura di Napoli e a quella del 19 ottobre 1999 ordinata dalla Procura di Roma. La borghesia conferma quindi ancora una volta che non c’è legge o Costituzione che tenga, non c’è morale che valga quando sono in gioco i suoi interessi, la sua proprietà e i suoi privilegi: per difenderli essa è pronta a tutto. La “sicurezza nazionale”, cioè la conservazione dei suoi affari, è per essa più importante che il rispetto dei diritti e delle libertà democratiche delle masse popolari. Essa già oggi viola le sue stesse leggi. Colpisce in piena campagna elettorale il Partito dei CARC che a questa campagna elettorale partecipa, anche se è ancora ai primi passi su questo terreno, e quindi debole. Figuratevi cosa avrebbe fatto se il Partito dei CARC avesse avuto la prospettiva di raccogliere milioni di voti tra la classe operaia e il resto delle masse popolari!

Questa nuova ondata della persecuzione conferma però principalmente che la borghesia imperialista non vuole e non può tollerare l’esistenza e l’attività di un vero partito comunista: la sua sola esistenza rende più precario il potere della borghesia, amplifica, rafforza e prolunga l’effetto di ogni atto di insubordinazione degli operai e delle masse popolari.

Già più volte la borghesia imperialista ha approfittato del monopolio statale della violenza per aggredire la carovana da cui è sorto il (n)PCI. A cominciare dal 1981 essa ha cercato più volte di stroncare e disperdere quella carovana con ondate di intimidazioni, perquisizioni, sequestri, interrogatori, fermi e arresti. Nessuno di quegli attacchi ha però avuto successo. Grazie al nostro giusto orientamento, alla resistenza della maggior parte dei compagni, all’appoggio di altre forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) e di sinceri democratici e soprattutto alla solidarietà della classe operaia e del resto delle masse popolari, diffusa benché ancora dispersa e minuta, abbiamo respinto ogni attacco e ne siamo usciti rafforzati nell’esperienza, moralmente e organizzativamente, per gravi e dolorose che fossero le ferite che la borghesia ci aveva inferto. Per gli stessi motivi usciremo vittoriosi e rafforzati anche da questo nuovo scontro.

Quale è il carattere specifico di questo nuovo attacco?

La rinascita del movimento comunista ha fatto importanti passi avanti nel nostro paese, in Europa e nel mondo. Questo fatto si riflette anche nel carattere specifico dell’attacco di oggi contro il (n)PCI rispetto ai precedenti. Marx più di 150 anni fa ci ha insegnato che i progressi della rivoluzione proletaria non si misurano principalmente dai risultati parziali già conseguiti. Essi si misurano principalmente dalla potenza e ferocia della controrivoluzione che quei progressi hanno suscitato. Solo combattendo contro questa controrivoluzione potente e feroce il movimento comunista compie progressi reali e acquista la maturità di un partito capace di guidare la classe operaia e il resto delle masse popolari a instaurare un paese socialista.

La controrivoluzione in Europa e nel nostro paese è diventata più potente e più feroce. Il maltrattamento degno di nazisti degli immigrati, le torture, le prigioni segrete e l’internamento amministrativo degli esponenti della rivoluzione democratica antimperialista dei popoli arabi e musulmani, la mobilitazione e l’allarme antiterrorismo, i massacri compiuti nei paesi oppressi lo confermano. Persino il Vaticano e il clero, usi a sfruttare il loro ruolo di moderatori e consolatori, gettano la maschera e sempre più apertamente si schierano a difesa della loro “Europa cristiana” e della loro “civiltà cristiana” della proprietà privata, del privilegio, della prostituzione, della disoccupazione, dell’ignoranza, del colonialismo e dello sfruttamento. Bombardano e massacrano quotidianamente con i mezzi più raffinati e potenti della civiltà la popolazione civile in Iraq, in Palestina, in Afghanistan e in altri paesi in rivolta, ma gridano allo scandalo e chiamano alla crociata contro i barbari quando la Resistenza a sua volta colpisce con attacchi artigianali nelle nostre città. Approfittano di questi attacchi per cercare di mobilitare le masse popolari alla loro crociata, nella loro “guerra santa” a difesa della loro “civiltà cristiana”, della loro “Europa cristiana”, della loro “Santa Alleanza” dei colonizzatori, dei massacratori e degli speculatori di tutto il mondo.

In questa crescente orgia controrivoluzionaria, la borghesia abbandona sempre più i suoi travestimenti democratici. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa lo scorso 25 gennaio ha approvato la Risoluzione Lindblad che assolve dall’accusa di violazione dei diritti e delle libertà democratiche sanciti dalle carte costituzionali europee, le Autorità che già perseguitano quei comunisti, individui e organizzazioni, che non denigrano o, peggio ancora, fanno propria l’esperienza dei primi paesi socialisti (l’URSS, la RPC, Cuba, ecc.) e imparano da essa, quei comunisti che basano la loro attività sulle dottrine della lotta di classe e, peggio ancora, della dittatura del proletariato. Questa Risoluzione sprona e incoraggia le Autorità dei paesi che ancora non lo fanno, a perseguitare e mettere fuori legge questi partiti comunisti.

Ecco il quadro europeo in cui si inserisce il carattere specifico del nuovo attacco lanciato dalla borghesia imperialista contro il (n)PCI. Dietro la banda Berlusconi e dietro la sua versione moderata, il suo surrogato (il circo Prodi) vi è la “Europa cristiana” delle polizie e del riarmo contro i popoli oppressi e contro i lavoratori europei; l’“Europa cristiana” che affoga e fucila gli immigrati clandestini, l’“Europa cristiana” che sfrutta senza pietà e lavoratori stranieri e cerca di ridurre al loro livello i lavoratori europei, l’“Europa cristiana” del lusso e dello spreco, della sopraffazione e della morte, del privilegio e dell’anticomunismo.

Negli attacchi precedenti contro il (n)PCI la borghesia imperialista ha cercato di contenere la solidarietà delle masse popolari nei nostri confronti, di far accettare alle masse popolari la sua lotta contro la rinascita del movimento comunista e la ricostruzione del partito comunista, mascherandola dietro l’accusa di legami misteriosi, occulti e tortuosi del (n)PCI con le OCC (Organizzazioni Comuniste Combattenti) e in particolare prima con le vecchie e poi con le nuove Brigate Rosse. Ma essa già troppe volte ha invano abusato di questa maschera. Troppe volte è stata smascherata. Quella maschera non funziona più. La borghesia ora nasconde quella sua lotta dietro l’accusa al (n)PCI di praticare o preparare una sua lotta armata. Essa si fa forte del famigerato articolo 270 del Codice Penale fascista e accusa il (n)PCI di costruire in segreto un suo esercito. Accusa insomma il (n)PCI di essere esso stesso una OCC.

Questa accusa può sembrare verosimile agli ingenui, a quelli che non hanno assimilato né l’insegnamento delle rivoluzioni vittoriose della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale (la Rivoluzione d’ottobre, la rivoluzione cinese, la rivoluzione vietnamita e tante altre), né l’insegnamento delle sconfitte ripetute delle OCC. Finché questa accusa troverà un pubblico adatto a berla, essa sarà di qualche utilità alla borghesia per mascherare la sua lotta contro la rinascita del movimento comunista e contro il consolidamento e il rafforzamento del (n)PCI, anche se non si troverà traccia del fantomatico esercito segreto. Ne segue che è importante assimilare, diffondere e far conoscere gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria e la teoria maoista della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

Ma perché la borghesia ha bisogno di mascherare la sua lotta di fronte alle masse popolari? Perché essa è politicamente debole. Non può presentarsi apertamente. Proprio per questo il suo attacco può essere battuto. Non solo la carovana del (n)PCI, ma ogni FSRS, ogni sincero democratico, ogni esponente avanzato della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari può dare un importante contributo a batterlo, con un lavoro semplice e alla portata di tutti: conoscendo la verità e diffondendola.

Il (n)PCI non ha e non può avere una concezione, una strategia e una linea segrete: l’essenza della sua attività è l’orientamento, la mobilitazione, l’organizzazione delle masse popolari e la direzione della loro attività. Questo per sua natura esclude ogni trama segreta. È la borghesia che nasconde alle masse popolari la sua attività. Ha una attività pubblica, nel teatrino della politica borghese e nelle prediche domenicali dei suoi preti, che nasconde una attività che i suoi membri ed esponenti conducono dietro le quinte.

Il (n)PCI ha detto e dice apertamente, propaganda addirittura, che il suo compito è mobilitare la classe operaia e il resto delle masse popolari per eliminare l’attuale ordinamento della società italiana e per instaurare un nuovo ordinamento sociale, cioè per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Quale lavoratore, quale persona con un minimo di coscienza e di dignità è soddisfatta dell’attuale ordinamento sociale, dell’ordinamento del privilegio, dei ricchi, del lusso, dello spreco, dei fascisti, degli speculatori, della miseria, della precarietà e della morte? La grande maggioranza delle masse popolari non è ancora convinta delle nostre proposte e non segue l’orientamento del (n)PCI, non è ancora legata al (n)PCI. Ma è indubbio che sarebbe felice di eliminare l’attuale ordinamento sociale. Non sa ancora con cosa sostituirlo e come, ma non sarà l’articolo 270 del Codice Penale fascista a fargli cambiare idea.

Il (n)PCI ha detto e dice apertamente che la forza che sovvertirà l’attuale marcio, ingiusto, antiquato, soffocante e mortifero ordinamento sociale, che porterà il movimento comunista alla vittoria e instaurerà in Italia un nuovo ordinamento sociale è la mobilitazione delle masse popolari guidate dalla classe operaia diretta dal suo partito comunista. Questa è una cosa chiara ed è avvenimento del tutto possibile da realizzare. Al di fuori di questo, le gesticolazioni militari di individui o di gruppi possono essere manifestazione di generosità d’animo, di una giusta e profonda indignazione di fronte al marasma sociale e alle nefandezze prodotti dall’ordinamento sociale che la borghesia impone al nostro paese. Ma sono contemporaneamente anche manifestazione dell’arretratezza del movimento comunista, della sfiducia di singoli o di gruppi nella capacità rivoluzionaria della classe operaia e del resto delle masse popolari, della rinuncia, rifiuto o resistenza di singoli o di gruppi a diventare animatori e organizzatori della forza rivoluzionaria della classe operaia e del resto delle masse popolari. Per questo quelle gesticolazioni militari sono sterili, inutili, un enorme spreco di energie e risorse, a volte persino ridicole e strumentalizzate dal nemico.

Il (n)PCI ha detto e dice apertamente che non cederà mai a nessuna forma di repressione e a nessuna minaccia di repressione. Non cederà mai alla minaccia delle armi che la borghesia accumula e agita di fronte a ogni movimento delle masse popolari. Non cederà mai di fronte all’apparato di repressione e di controrivoluzione, di controllo e di intimidazione che la borghesia rafforza senza limiti. Non cederà mai al ricatto della guerra civile con cui la borghesia imperialista più volte ha cercato e a volte è riuscita a disperdere e soffocare la mobilitazione della classe operaia e del resto delle masse popolari, come ad esempio nel nostro paese nel periodo 1945-1950.

Ma il (n)PCI non si è accontentato e non si accontenta di un impegno a parole per quanto sincero, perché i fatti hanno la testa dura e possono costringere, e più volte hanno costretto gli sprovveduti a venir meno anche a impegni assunti onestamente o a sacrificarsi individualmente e senza risultati apprezzabili per le masse popolari. Coerentemente con il suo impegno il (n)PCI ha sostenuto e sostiene apertamente che i membri del Partito e gli esponenti avanzati della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari devono già oggi essere educati, preparati e attrezzati a far fronte al ricatto della guerra civile che la borghesia minaccerà di scatenare quando l’insubordinazione delle masse popolari crescerà e diventerà movimento per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Devono educarsi, prepararsi già oggi e attrezzarsi a far fronte alla guerra civile che allora, come già fece negli anni 1919-1922, la borghesia imperialista concretamente scatenerà se vedrà anche solo la minima possibilità di vincere, con le sue forze o con l’aiuto straniero. Solo così l’impegno a lottare fino alla vittoria, fino a fare dell’Italia un nuovo paese socialista, l’impegno a non cedere al ricatto della guerra civile agitato dalla borghesia, l’impegno a trasformare la guerra civile scatenata dalla borghesia nel passaggio dalla prima alla seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, l’impegno a resistere alla repressione, sono impegni seri, pratici, reali: non un inganno, un’illusione o una truffa, retorica avventurista.

La borghesia teme questo nostro serio impegno, lo considera un reato: proprio perché ha già oggi l’intenzione di ricorrere alla guerra civile, come confermano i suoi preparativi: il continuo riarmo, l’apprestamento di strutture, di dispositivi, di corpi militari, il loro addestramento alla guerra civile che varie FSRS fingono di non vedere, le risorse illimitate che a livello nazionale e internazionale la borghesia imperialista dedica a questi e ad altri preparativi.

Ovviamente non vogliamo con questo dire che i membri della borghesia imperialista si sono segretamente radunati, hanno discusso, hanno votato per la guerra civile prossima ventura, hanno fissato un piano e distribuito i compiti. Un’idea del genere sarebbe una caricatura, buona solo a nascondere la realtà, a distogliere l’attenzione dal processo realmente in corso. Gli stati d’animo, i sentimenti e le idee di una classe, tanto più quelli di una classe come la borghesia composta di individui ognuno intento principalmente a valorizzare (accrescere) il suo capitale e in concorrenza tra loro, non sono mai il frutto di un complotto dei suoi membri. Sono quelli verso cui i loro interessi li spingono, che i loro ideologi esprimono, che i loro esponenti politici traducono in programmi politici e attuano come linea politica della loro classe, con il concorso, il sostegno e la solidarietà di gran parte dei membri della classe, anche di quelli che non ne sono entusiasti.

Con il suo nuovo attacco al (n)PCI la borghesia smaschera, per chi ha occhi e volontà per vedere, i suoi propositi per domani: la sua decisione di difendere i suoi privilegi contro la volontà delle masse popolari, di fare ricorso alle sue armi, alle sue Gladio e P2, al suo squadrismo, ai suoi mille complotti, alla sua strategia della tensione, alle stragi, alle basi NATO e USA, all’intervento straniero. Tutte cose temibili, ma di dubbio risultato se vi è un vero partito comunista abbastanza strettamente legato alla classe operaia e al resto delle masse popolari. La borghesia accusa il (n)PCI di nascondere armi perché è già convinta che le armi e non la volontà delle masse popolari decideranno della sorte del nostro paese. Accusa il (n)PCI di prepararsi alla lotta armata perché essa ha già deciso di ricorrere alle armi per imporre alle masse popolari la subordinazione al suo regime di morte. Accusa il (n)PCI di preparare le masse popolari a far fronte alla guerra civile perché è già decisa a far ricorso alla guerra civile e vuole che le masse popolari siano impreparate, come è già successo molte volte, nel nostro e in altri paesi.

Il nuovo attacco contro il (n)PCI dunque non fa più leva su presunti collegamenti con OCC vecchie e nuove. Fa leva sulla concezione e sull’attività del (n)PCI. Ma la travisa e cerca di travestire il (n)PCI da OCC per giustificare ai termini dell’attuale Codice Penale la repressione. Perché in Italia non ci sono ancora le condizioni politiche per mettere apertamente, con leggi apposite, fuorilegge il comunismo - come la borghesia fece ai tempi del fascismo. Appunto questo indica che la scalata reazionaria anticomunista oggi è ancora resistibile. Le FSRS e i sinceri democratici possono contribuire a fermare o almeno a rallentare la scalata reazionaria, a fare in modo che la borghesia non riesca a creare le condizioni politiche per mettere apertamente fuorilegge il comunismo.

Il (n)PCI resisterà con tutte le sue forze al nuovo attacco. Grazie alla sua struttura clandestina, grazie all’eroica dedizione dei suoi membri, grazie all’appoggio multiforme e diffuso della classe operaia e del resto delle masse popolari il (n)PCI resisterà al nuovo attacco quali che siano le forze che la borghesia imperialista metterà in campo e con ciò lo trasformerà in una nuova tappa del consolidamento e rafforzamento del Partito, della rinascita del movimento comunista, del rafforzamento della resistenza che le masse popolari oppongono al progredire della crisi generale del capitalismo.

Ma il (n)PCI si appella anche a tutte le FSRS e a tutti i sinceri democratici perché si oppongano a questa scalata reazionaria ora, subito, quando essa è ancora resistibile. Perché manifestino, privatamente e pubblicamente, solidarietà verso ogni compagno e ogni organismo colpito. Perché protestino e manifestino. Perchè si oppongano con i mezzi migliori e più efficaci di cui dispongono.

Noi non chiediamo loro né di aderire al (n)PCI, né di diventare suoi sostenitori. Chiediamo solo che, in nome della comune lotta contro l’attuale ordinamento sociale e la criminale ostinazione con cui la borghesia imperialista lo tutela e impone, riconoscano che la linea del (n)PCI di prepararsi e di preparare le masse popolari a far fronte al ricorso della borghesia imperialista alla guerra civile ha seri e gravi fondamenti nella storia e nell’attività e nei preparativi attuali della borghesia imperialista. L’attacco di cui il (n)PCI è bersaglio conferma anch’esso che la linea della costruzione clandestina del Partito è necessaria. Quelli che usano l’attacco della borghesia come dimostrazione che la linea del (n)PCI è sbagliata, quelli che in queste persecuzioni trovano la conferma della loro opposizione al carattere clandestino del Partito e alla sua strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata e più in generale al marxismo-leninismo-maoismo, firmando questa “dimostrazione” firmano il loro “certificato di povertà” rivoluzionaria. Essi confermano che il loro obiettivo supremo, quello su cui regolano la loro condotta e misurano quella degli altri, è “stare in pace con la borghesia imperialista”, ottenere che il nemico dei lavoratori li lasci in pace, non attacchi loro e la loro amata organizzazione. I comunisti non aspirano a essere lasciati in pace dalla borghesia imperialista. Aspirano alla vittoria della classe operaia, a fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Che la borghesia imperialista attacchi il (n)PCI non è grave, grave sarebbe se la borghesia imperialista riuscisse ad arrestare l’attività del Partito e, peggio ancora, a stroncarla definitivamente. Ma questo non avverrà. Che il nemico degli operai e delle masse popolari attacchi il (n)PCI e i suoi simpatizzanti, è in linea di massima un voto a favore del (n)PCI. Il contrario sarebbe un indizio sicuro che il Partito non è sulla strada giusta. Le organizzazioni che la borghesia imperialista lascia in pace, dovrebbero loro, che pur si dicono e sinceramente si credono amiche degli operai e fautrici del comunismo, chiedersi perché la borghesia imperialista le lascia in pace e magari, sottobanco, lascia persino che partecipino alla greppia del pubblico denaro. Oggi sta anche alle FSRS, a tutte le organizzazioni e gruppi che si dicono e magari anche sinceramente si credono comuniste o anche solo democratiche, reagire a questo attacco che la borghesia imperialista scatena contro la rinascita del movimento comunista e a tutto quello che questo attacco implica. In definitiva le masse popolari le giudicheranno da come sanno opporsi ai disegni reazionari della borghesia imperialista, non dalle loro parole e nemmeno dalle loro buone intenzioni.

A noi membri e organismi del (n)PCI spetta l’onore e l’onere di resistere, con un comportamento degno di comunisti di fronte alla persecuzione, ma soprattutto assicurando con ogni mezzo e ad ogni costo la continuità dell’attività del Partito.

Questa nuova ondata della persecuzione conferma infatti che il consolidamento e rafforzamento del partito comunista è il nodo centrale e decisivo, risolutivo della lotta di classe e della lotta per la rinascita del movimento comunista: non il rivoluzionarismo senza partito, ma il consolidamento e rafforzamento del Partito! Conferma che la costruzione del suo partito comunista è il passo decisivo che la classe operaia deve compiere e di cui ha bisogno anche per difendere i suoi interessi immediati con efficacia e su larga scala, ma ancor più per far valere i suoi interessi strategici che si affermeranno solo quando essa guiderà le masse popolari a fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Conferma che il nuovo partito comunista deve essere clandestino e che bisogna rafforzare l’attuale struttura clandestina del (n)PCI. È una condizione indispensabile per mantenere la continuità della sua attività a vantaggio della classe operaia e delle masse popolari, quali che siano gli attacchi e le manovre a cui la borghesia ricorre per soffocarlo e corromperlo. Senza volerlo, contro la sua volontà, la borghesia insegna con la forza e la brutalità della sua violenza, quale è la strada che devono seguire tutti quelli che con generosità e senza riserve vogliono mettersi alla testa del movimento per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

 

La repressione non passerà!

 

Realizzare senza riserve il Piano Generale di Lavoro del Partito: resistenza alla repressione, intervento sul terreno della lotta politica borghese, lotte rivendicative e sindacali, aggregazione delle masse popolari!

 

Assicurare ad ogni costo la continuità dell’attività del Partito!

 

Solidarietà con il Partito dei CARC, con i suoi dirigenti e i suoi membri!

 

Solidarietà con ogni lavoratore, compagno e organismo colpito dalla repressione!

 

Solidarietà con tutti i rivoluzionari prigionieri nelle carceri dei paesi imperialisti!

 

Solidarietà con i prigionieri del (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!