La Voce 28 - marzo 2008

02.01 - La situazione politica e i nostri compiti

mercoledì 5 marzo 2008.
 

Con la crisi del governo Prodi-D’Alema-Bertinotti si è aperta una fase più dinamica del movimento politico, in particolare della lotta politica borghese e, più in generale, della lotta di classe del nostro paese. Presumibilmente questa fase durerà fino a maggio, quando dopo le elezioni del 13-14 aprile e la riunione, il 29 aprile, del nuovo Parlamento, si costituirà il nuovo governo. A quel punto una serie di giochi oggi aperti saranno fatti. Noi comunisti possiamo e dobbiamo partecipare attivamente, con iniziativa, alla lotta di classe e alla lotta politica borghese di questa fase. Quanto più a fondo comprendiamo gli avvenimenti in corso, tanto più sicuramente riusciremo a ricavare da essi il massimo per la rinascita del movimento comunista, per l’accumulazione delle forze rivoluzionarie, per il consolidamento e rafforzamento del Partito. Comprendere la realtà per trasformarla è il nostro principio guida, la regola dell’unità di teoria e pratica, dell’assimilazione del materialismo dialettico come metodo per comprendere il mondo e come metodo per trasformarlo. Chi non si preoccupa di capire o capisce in modo sbagliato gli avvenimenti in corso, al di là delle sue intenzioni agisce nello scontro in atto sotto l’influenza di altri protagonisti e i risultati reali della sua attività li tireranno altri.

La formazione, l’attività e la caduta del governo PAB sono state tre fasi tutte ricche di insegnamenti per chi è convinto che instaurare il socialismo

- è l’unica via per venire a capo dei malanni che tormentano le classi delle masse popolari e in particolare la classe operaia;

- è la via alla quale ognuna delle lotte politiche, economiche e culturali contro lo stato delle cose, che ogni giorno sgorgano dalle vicende della vita, oggettivamente è collegata e in cui deve confluire come uno degli affluenti che alimentano il fiume, pena il ristagnare e spegnersi in un pantano;

- è l’unica via che comporta un aiuto efficace alla lotta dei popoli e delle classi oppresse che compongono il quadro mondiale del movimento politico e più in generale della lotta di classe.

Ancora più ricche di insegnamenti sono le tre fasi per chi ha una strategia, un ben definito piano d’azione per instaurare il socialismo.

Per questo possiamo e dobbiamo trarre dal percorso del governo PAB molti e fecondi insegnamenti e portarli in primo luogo agli operai avanzati. Essi alimenteranno la rinascita del movimento comunista.

Quali sono i principali insegnamenti che noi poniamo all’attenzione del nostri lettori e che incitiamo i Comitati di Partito, i nostri simpatizzanti e in generale i nostri lettori a diffondere tra gli operai avanzati e gli altri elementi avanzati delle masse popolari? Molti di essi sono già illustrati nel Comunicato della CP in data 25 gennaio 2008. Qui di seguito ne illustriamo alcuni altri e chiariamo meglio alcuni di quelli già indicati.

 

Il governo PAB è nato dalla lotta vittoriosa delle masse popolari contro la banda Berlusconi, il governo Berlusconi-Bossi-Fini e tutto quello che questo governo e quella banda rappresentavano. Nel movimento politico del nostro paese la banda Berlusconi e il governo BBF hanno avuto il ruolo di dare, dopo la crisi del regime DC precipitata nel 1992 (Tangentopoli), una prima forma alla destra borghese e di ridurre la sinistra borghese al ruolo difensivo che le è proprio dopo l’inizio della seconda crisi generale del capitalismo, stante la debolezza del movimento comunista e la fine del capitalismo dal volto umano. Hanno avuto il ruolo di far emergere alla luce del sole, nette, la natura della destra borghese e quella della sinistra borghese in questa fase, il ruolo maggiore e più diretto che la Corte Pontificia in questa fase assume nel movimento politico del paese. Di dichiarare apertamente, sfacciatamente il Programma Comune della borghesia imperialista che tutte le forze politiche borghesi, si destra o di sinistra che siano, sono chiamate a realizzare. A partire dall’ingresso della banda Berlusconi e dall’avvento del governo BBF, la destra borghese è stata più chiara nei suoi propositi e più arrogante. I fascisti, che certo c’erano anche prima ma agivano nella penombra del regime DC come suoi manutengoli (ricordiamo le Stragi di Stato!) e non uscivano allo scoperto, “sono usciti dalle fogne”, hanno ripreso arroganza e sempre più ora compiono le loro imprese brigantesche e vigliacche alla luce del sole. I loro rampolli hanno rialzato la testa nelle scuole. Nei quartieri si sono nuovamente messi a mobilitare apertamente la malavita e gli sbandati e a sviluppare la loro opera di intimidazione. La sinistra borghese si è più apertamente ridotta alla difesa: qualunque cosa pur di non avere di nuovo il governo Berlusconi, pur di non perdere i propri posti di potere e i propri privilegi, piuttosto che “rischiare di perdere tutto”. La teoria del “male minore”, del “meno peggio” è diventata la sua stella polare. Essa ha cercato di imporla in ogni movimento popolare, in ogni lotta sindacale a spese degli operai e del resto delle masse popolari. Al punto che di passo in passo una parte consistente di essa è passata alla destra borghese, ha optato per svolgere essa il ruolo della banda Berlusconi o combinarsi con essa: il Partito Democratico. La creazione del Partito Democratico è infatti l’espressione politica, in termini di partito e di proposta di governo, del passaggio di una parte della vecchia sinistra borghese alla destra borghese. Passaggio alla destra significa assunzione aperta, senza i compromessi che ancora caratterizzavano l’Unione di Prodi e il suo programma elettorale e in generale il circo Prodi, del Programma Comune della borghesia imperialista come proprio programma politico, “senza se e senza ma”.

Bertinotti e i suoi seguaci, gli esponenti di quello che resta della vecchia sinistra borghese, s’inchinano a Veltroni e chiamano “sinistra riformista” il Partito Democratico. In realtà mascherano la loro speranza e aspirazione a collaborare col Partito Democratico, più che abbellire Veltroni. Questi se riformista si proclama, lo fa in un senso ben diverso da come lo fanno intendere Bertinotti e i suoi soci. Si dichiara riformista alla Berlusconi, alla Sarkozy o alla Blair: riformare nel senso di abolire le conquiste del capitalismo del volto umano e ritornare al passato, adeguarsi alla vittoria della borghesia sul movimento comunista e alla libertà che la borghesia ha nuovamente conquistato e che si esprime nella mondializzazione, nella globalizzazione, nella precarizzazione, nella privatizzazione, nella esternalizzazione, nella delocalizzazione, nella finanziarizzazione, nella speculazione finanziaria, nelle migrazioni di massa e nella guerra imperialista. L’imbroglio e il gioco degli equivoci sono un ingrediente indispensabile di ogni rappresentazione del “teatrino della politica borghese”: un suo punto debole di cui noi comunisti e gli altri elementi avanzati dobbiamo costantemente approfittare. La verità è la forza di noi comunisti e sempre più è nostro appannaggio esclusivo.

Avere costretto una parte della sinistra borghese a questo chiarimento è comunque un progresso per il nostro campo, va ascritto a merito delle resistenza ed è foriero di ulteriori sviluppi nei prossimi mesi. È un contributo alla lotta contro la corruzione che dilaga nella vita politica borghese, alla lotta per la verità e per una morale da uomini emancipati dalla dominazione della borghesia, del clero e di ogni altra classe sfruttatrice.

 

Il volenteroso contributo di Bertinotti e di quanto resta della vecchia sinistra borghese all’imbroglio delle masse popolari, alla loro diseducazione politica, all’ottundimento della loro coscienza politica, alla confusione, all’intossicazione delle coscienze e alla corruzione morale è uno degli elementi che qualificano la sinistra borghese. Richiamiamo brevemente gli altri. La sinistra borghese non è il principale nemico nostro e delle masse popolari. È solo un freno al dispiegamento della forza delle masse popolari nella lotta contro il vero nemico principale: la borghesia imperialista e il suo Programma Comune. È un freno all’accumulazione delle forze rivoluzionarie. Quindi dobbiamo avere chiaro cosa la divide e la distingue da noi, proprio anche perché, superficialmente, a prima vista alcune parole d’ordine possono essere comuni, in alcune dimostrazioni di piazza (vedi ad esempio il 20 ottobre o le dimostrazioni contro il massacro della ThyssenKrupp) possiamo trovarci assieme e in alcune lotte e passaggi ci possiamo e dobbiamo giovare di essa. Quanto più abbiamo chiare la nostra differenza strategica, l’assoluta necessità di una completa autonomia ideologica e organizzativa da essa e quanto più siamo effettivamente autonomi da essa, tanto più ci è possibile e vantaggioso giovarci di essa in alcune lotte politiche (“fermi nella strategia, flessibili nella tattica”). Non sono le singole operazioni tattiche che ci distinguono da essa. È l’uso che noi facciamo di ogni singola operazione, il nostro obiettivo, la nostra concezione del mondo, la nostra strategia, le campagne a cui ogni nostra singola operazione tattica sempre deve contribuire. Per noi l’obiettivo (fare dell’Italia un nuovo paese socialista) e la mobilitazione della classe operaia e del resto delle masse popolari per realizzarlo sono l’aspetto principale del nostra attività, la nostra stella polare. Noi siamo per l’unità delle masse popolari nella lotta. La sinistra borghese invece ha paura del nostro contagio, giustamente non ha fiducia in se stessa, sente che il suo legame con le masse non è solido, è basato sulla leggera colla dell’equivoco e dell’imbroglio, della rassegnazione e della sottomissione. Per la sinistra borghese (e in questo gli opportunisti del campo delle masse popolari sono affini ad essa), “il fine è nulla e il movimento è tutto”. Donde l’affinità ideologica che riscontriamo ad ogni passo tra sinistra borghese e gli opportunisti del nostro campo e, frammista a questa affinità ideologica, l’opposizione estremista dei nostri opportunisti verso la sinistra borghese nelle operazioni tattiche: la sinistra borghese per loro spesso “è il nemico principale” - “con cui ballavate fino a ieri e magari tornerete a ballare domani”, aggiungiamo noi.

Al di là dei nomi che si dà, la sinistra borghese è costituita dai partiti e dalle organizzazioni, dalle correnti e dai personaggi che vorrebbero (in prima istanza non importa se sinceramente o meno né quanto coerentemente) salvaguardare almeno una parte delle grandi conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia nella fase del capitalismo dal volto umano. Ma già il loro atteggiamento verso le conquiste è rivelatore della loro natura di classe. Le conquiste delle masse popolari inevitabilmente portano con sé molte macchie borghesi. Queste macchie sono impersonate da quelli che invece di usarle come trampolino per uno slancio maggiore nella lotta di classe e per una lotta più avanzata verso l’instaurazione del socialismo, cercano di approfittarne, di volgerle a proprio tornaconto individuale, di ricavarvi delle nicchie di sfruttamento, di approfittarne per scimmiottare la borghesia, di farne terreno per nuovi tipi di abbrutimento e per nuovi vizi, per crearsi nuove proprie situazioni di privilegio e di arricchimento, ecc. Stante il perdurare dell’ordinamento sociale borghese è inevitabile che le conquiste delle masse popolari portino anche il marchio della borghesia, non può che essere così, è nell’ordine naturale delle cose. Quelle macchie borghesi possono essere limitate solo con l’ulteriore sviluppo della lotta di classe. Saranno definitivamente cancellate solo nel socialismo: se non c’è disoccupazione non ci sono nemmeno falsi disoccupati, se tutti hanno accesso a una casa popolare diventa impossibile subaffittare case popolari, se tutti lavorano diventa impossibile fare il fannullone, se tutti hanno una buona assistenza sanitaria diventa impossibile vendere posti nelle cliniche, ecc. ecc. Invece la sinistra borghese, quasi quanto la destra borghese, ingigantisce quelle macchie borghesi e sottace che sono una traccia dell’ordinamento borghese: “i sussidi di disoccupazione vanno ai fannulloni che non vogliono lavorare” (come non lavorano i ricchi), l’assistenza sociale e i servizi sociali diventano “assistenzialismo che corrompe le masse” (che certo non devono pretendere di avere senza faticare quello che hanno i ricchi), le case popolari vengono da assegnatari benestanti date in affitto (come fanno i “veri proprietari”), ecc. ecc. Sono i discorsi che sentivamo fare dai Biagi e che da sempre sentiamo fare dagli Ichino, dai Treu e dalle altre “teste d’uovo” della sinistra borghese. Il marchio dell’ordinamento borghese che le conquiste delle masse popolari portano con sé, per la sinistra borghese diventano motivo per limitare o eliminare le conquiste, per aumentare angherie e controlli di poliziotti e funzionari (ulteriore fonte di corruzione, di arbitrio, di abbrutimento e di vizi), dato che la sinistra borghese non riesce a concepire l’eliminazione dell’ordinamento borghese. I più sinceri dei suoi esponenti dichiarano “la crisi irreversibile di tutte le concezioni “sistemiche” di alternativa al capitalismo sperimentate e fallite nel corso del secolo passato” (Piero Di Siena in il manifesto 7 febbraio 08): cioè la “fine della storia” umana, l’umanità non andrà oltre il capitalismo. I più colti, avanzati e furbi dei suoi esponenti (alla Rossana Rossanda) dichiarano che l’alternativa “sistemica” al capitalismo non è all’ordine del giorno, non è possibile “in questa fase” e quindi non vale la pena occuparsene. Ovviamente chiacchiere velenose, contro cui vale la pena far notare che non occuparsi oggi dell’alternativa “sistemica” perché non è all’ordine del giorno come manovra politica, è la vecchia tattica socialdemocratica: non occuparsi di preparare nell’attività di oggi i passaggi di domani, salvo poi domani lamentarsi sul “ritardo” e addurlo come “ragionevole” giustificazione dell’impossibilità di affrontare i compiti diventati immediati, diretti, attuali.

La sinistra borghese, di conseguenza, rispetto alle conquiste è portatrice della linea del “meno peggio”, del male minore: moderare e graduare l’eliminazione delle conquiste, limitare il degrado delle condizioni economiche, culturali, politiche e ambientali delle masse popolari. La sinistra borghese non si propone l’obiettivo di instaurare il socialismo, ma quello di moderare con buoni consigli l’avidità e l’arroganza della borghesia, del clero e delle altre componenti della classe dominante o al massimo di riformare il capitalismo. La sinistra borghese denigra i primi paesi socialisti e la prima ondata della rivoluzione proletaria anziché imparare dalla loro esperienza, dalle loro conquiste e dai loro limiti. Per la sinistra borghese gli operai e il resto delle masse popolari non sono le forze che, mobilitate e organizzate, trasformeranno il mondo. Sono solo elettori, attivisti nelle campagne elettorali, claque da far scendere in piazza a proprio sostegno negli scontri tra le forze politiche borghesi: insomma ingredienti della lotta politica borghese al loro seguito, masse da manovra. I gruppi della sinistra borghese non sono alla ricerca di una via per mobilitare i loro elettori e guidarli a difendere con successo i loro interessi. Tanto meno sono alla ricerca di una via per mobilitare i loro elettori e guidarli a costruire una vita degna di essere vissuta e una società degna di essere difesa e partecipata. Sono solo alla ricerca di una via per mantenere i voti dei loro elettori: per questo li perdono. Secondo la loro concezione, il potere appartiene alle istituzioni borghesi, benché ogni volta che entrano nelle istituzioni, dimostrino di essere impotenti o dannosi per le masse popolari. Questa in sintesi la natura e la concezione della sinistra borghese.

È quindi facilmente comprensibile perché in questa fase in campo borghese il consenso per la sinistra borghese si riduce. La crisi generale del capitalismo obbliga la borghesia a spremere i lavoratori e le masse popolari, a partecipare al saccheggio dei paesi oppressi e degli ex paesi socialisti e a competere con la borghesia degli altri paesi senza risparmio di mezzi (Programma Comune della borghesia imperialista). La borghesia ritiene di poter far fronte alla rinascita del movimento comunista con la mobilitazione reazionaria delle masse popolari e con la repressione dei comunisti e degli altri oppositori irriducibili.

In questa fase anche tra le masse popolari e la classe operaia il consenso per la sinistra borghese si riduce. Perché sotto la direzione della sinistra borghese e grazie ai suoi buoni uffici le masse popolari non riescono a far valere i loro interessi e neanche a difendere le conquiste che avevano strappato. Vanno di sconfitta in sconfitta. Sotto la direzione della sinistra borghese e della destra sindacale, gli scioperi e le altre iniziative di lotta sono ridotte a un rito. Nell’ambito della rinascita del movimento comunista, per chi lavora alla rinascita del movimento comunista, uno sciopero, una manifestazione di piazza è il risultato di una crescita di coscienza e di organizzazione ed è un passaggio in cui si costruisce e si rafforza una nuova fase del movimento comunista, con uno scopo ben definito, un bilancio dei risultati, le conclusioni politiche e organizzative, un più alto livello di coscienza politica e una più vasta e più solida rete di organizzazioni: una scuola di comunismo. Nelle mani della sinistra borghese e della destra sindacale anche la lotta è uno strumento per disgregare, scoraggiare, demoralizzare; una lezione per dissuadere dal lottare, una dimostrazione che lottare è inutile, una valvola per sfogare a vuoto, senza effetti il malcontento. La borghesia di sinistra e la destra sindacale predispongono e preparano giorno per giorno le condizioni per la sconfitta della lotta che prima o poi sono indotti a proclamare e di ogni sconfitta si servono per disperdere ulteriormente le forze e preparare la sconfitta successiva. La sinistra borghese e la destra sindacale distruggono di notte quello che sono costrette a costruire di giorno, a meno che noi comunisti siamo capaci di raccogliere e far fruttare anche quello che loro sono costrette a fare per avere voti e seguito.

La perdita di seguito tra le masse popolari riduce ulteriormente il consenso per la sinistra borghese anche in campo borghese: a cosa serve alla borghesia la sinistra borghese quando urge trovare soluzioni alla crisi economica e politica e la sinistra borghese non è più capace neanche di tener buone, sterilizzare gli sforzi delle masse popolari? Solo la rinascita di un movimento comunista potente renderà di nuovo utile la sinistra borghese alla borghesia. Una parte della borghesia riterrà possibile e conveniente contrastare l’avanzata del movimento comunista tramite la sinistra borghese, concedendo qualcosa: il minimo possibile ma tuttavia qualcosa. Molte promesse e qualche fatto. E una parte arretrata delle masse popolari si farà incantare dalle sue promesse e dalle prospettive che essa farà baluginare e si mobiliterà sotto le sue bandiere. Sarà per una parte delle masse popolari il primo passo di un percorso che le porterà ad aderire al movimento comunista, se il movimento comunista avrà una linea giusta.

L’impotenza della sinistra borghese a fare qualcosa di utile alle masse popolari è sotto gli occhi di tutti. Il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti ne ha dato una dimostrazione su grande scala. Durante i 20 mesi di governo PAB si è via via approfondito il solco tra la sinistra borghese da una parte e dall’altra i movimenti di resistenza operaia e popolare. Ma lo scollamento crescente tra la sinistra borghese e i suoi elettori sostanzialmente non ha indotto la sinistra borghese ad un’azione più energica nel governo perché almeno rispettasse il suo programma elettorale e tanto meno a un’azione contro il governo.

Noi comunisti dobbiamo certo ricordare e richiamare questa dimostrazione pratica ogni volta e in ogni contesto in cui si cerca di occultarla, di farla dimenticare, di passarci sopra. Ma più che occuparci della dimostrazione dell’impotenza della sinistra borghese, dobbiamo preoccuparci di convincere, dimostrare agli elementi avanzati delle masse popolari che la rinascita del movimento comunista è la soluzione giusta, che è possibile. E dobbiamo offrire gli strumenti organizzativi e politici in cui chi aderisce si possa mobilitare e diventare un protagonista, dare la sua attività, fare ognuno il massimo che è capace di fare, progredire nell’imparare a fare, nel comprendere e nel fare.

Questo per quanto riguarda la sinistra borghese. Veniamo ora alla caduta del governo Prodi.

 

Nonostante gli sforzi della sinistra borghese per tenerlo in vita a spese delle masse popolari, il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti infine è caduto. Ma non è caduto direttamente grazie all’opposizione e alle lotte delle masse popolari né sotto il peso del tradimento del proprio programma elettorale. L’arrendevolezza della sinistra borghese e i limiti della mobilitazione popolare che nonostante il suo boicottaggio siamo riusciti a suscitare, hanno lasciato spazio al Vaticano, agli imperialisti USA e ai gruppi sionisti. Hanno permesso loro di fare un passo avanti, convinti di poter fare a meno della sinistra borghese. L’ultimo danno che la sinistra borghese (PRC, PdCI, Verdi, SD e loro appendici) e la destra sindacale (gli Epifani, i Bonanni, gli Angeletti e i loro soci) hanno fatto agli operai e alle altre classi delle masse popolari è quello di aver impedito che il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti cadesse sotto l’urto di una campagna di lotte delle masse popolari: gli scioperi e le manifestazioni dei milioni di lavoratori dipendenti con Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro scaduto da mesi, le lotte dei lavoratori contro i bassi salari, le infami e criminali (ThyssenKrupp, ecc.) condizioni di lavoro e gli interessi dei mutui alle stelle, le lotte delle masse popolari contro la precarietà, l’insicurezza, le ruberie (Billé, ecc.) la malasanità (Calabria, ecc.), i rifiuti (Campania, ecc.), la devastazione dell’ambiente (No TAV, ecc.), ecc., i mille movimenti di resistenza contro la partecipazione alla guerra imperialista (in Afghanistan, in Libano, in Kosovo e in decine di altri paesi direttamente con forze regolari, in modo indiretto in Palestina e in Iraq con forze irregolari e con aiuti d’ogni genere ai sionisti e ai governi fantoccio), il riarmo (Cameri, ecc.), le basi USA (No dal Molin, ecc.), NATO e israeliane, la repressione (Genova G8 e mille altri episodi), l’arroganza crescente della Corte Pontificia, ecc. Durante i 20 mesi del governo PAB e fino all’ultimo la sinistra borghese e la destra sindacale hanno soffocato, frenato e sabotato queste lotte. Hanno protetto da esse il governo PAB. Hanno permesso che ad affondarlo fosse una parte dei suoi stessi mandatari: la Corte Pontificia, gli imperialisti USA e i gruppi sionisti. Il risultato è che ora l’insieme dei mandatari e grandi elettori dei governi borghesi del nostro paese (la Corte Pontificia, gli imperialisti USA e i gruppi sionisti, la criminalità organizzata, la Confindustria, la Confcommercio, gli altri gruppi della borghesia imperialista) discutono tra loro su quale governo fare per contemperare le pretese dei tre affondatori con quelle degli altri mandatari, anziché discutere su quale governo è loro necessario per far fronte alle proteste, all’agitazione e all’indignazione delle masse popolari. Il risultato è che ora sono due destre che si propongono per governare: la destra fascista e la destra riformista (alla Sarkozy, alla Blair). La sinistra borghese ha insomma fatto quanto era in suo potere per estromettere le masse popolari dalla lotta politica borghese. Non solo! Ha anche alimentato e avallato la corruzione della politica: la corruzione che partendo dalla Corte Pontificia attraverso il resto della classe dirigente sempre più gravemente inquina una parte vasta delle stesse masse popolari. Ha infatti avallato la prassi che le parole non servono per comunicare quello che si pensa e quello che si vuol fare. Servono per imbrogliare. I programmi elettorali servono per scroccare voti e una volta raggiunto il risultato chi s’è visto s’è visto. Ognuno deve far parte per se stesso, deve “farsi furbo”. Essere furbo vuol dire imbrogliare i propri compagni e cercare di approfittare di quello che l’ordinamento sociale borghese offre ai più intraprendenti, ai carrieristi, agli arrampicatori sociali, ai corrotti, agli abbrutiti disposti a mettersi al servizio della borghesia, del clero, dei notabili contro i propri compagni di classe: non c’è coesione sociale e solidarietà che tenga. Insomma il veleno che parte dalla Corte Pontificia e dalla sua Chiesa e inquina tanta parte delle vita del nostro paese. Il contrario dell’operazione verità necessaria per ricostruire nelle classi oppresse e in ogni loro membro la fiducia di essere capace di conoscere la realtà e di trasformarla. Il contrario della solidarietà tra chi combatte per una nuova vita e un nuovo superiore ordinamento sociale contro l’infame eredità dell’oppressione e delle sfruttamento, solidarietà che è la morale del movimento comunista e del nuovo mondo. Il contrario della ricostruzione delle organizzazioni di classe e della solidarietà di classe che sono la forza propria e autonoma su cui i proletari e il resto delle masse popolari possono contare per difendersi e per instaurare un ordinamento sociale a misura delle proprie aspirazioni e dei propri bisogni. Insomma la sinistra borghese e la destra sindacale nei limiti delle loro forze hanno tirato la situazione in senso contrario alla battaglia che stiamo conducendo noi comunisti e che si identifica con la rinascita del movimento comunista.

In conclusione, nei 20 mesi del governo PAB la sinistra borghese e la destra sindacale hanno dato una dimostrazione su grande scala di impotenza nel difendere gli interessi delle masse popolari e di soggezione alla destra borghese. Il lato positivo di questa dimostrazione è che di contro è cresciuta la capacità di mobilitazione autonoma dalla sinistra borghese e dalla destra sindacale. Sindacati alternativi, sinistra sindacale, gruppi della resistenza popolare, forze soggettive della rivoluzione socialista si sono rafforzate quantitativamente e qualitativamente e hanno dato luogo autonomamente dalla sinistra borghese e dalla destra sindacale a importanti mobilitazioni di massa. Questo è un progresso di cui noi comunisti dobbiamo tener conto e che dobbiamo valorizzare al massimo nella fase che ci sta davanti.

 

Il governo PAB è comunque caduto. È caduto a causa dei contrasti tra i mandatari e grandi elettori dei governi borghesi del nostro paese. Il governo PAB è caduto vittima delle contraddizioni internazionali e delle ripercussioni che esse hanno in Italia. Gli imperialisti USA sono impantanati in Iraq, in Afghanistan, con l’Iran, in Medio Oriente, con l’America Latina, in Africa. La guerra va male per gli imperialisti USA e quindi per tutti i gruppi e le potenze imperialiste. La crisi economica minaccia sempre più l’egemonia finanziaria degli imperialisti USA e la loro capacità di succhiare risorse di ogni genere da tutto il mondo e aggrava la crisi politica negli USA. Gli imperialisti europei accelerano la loro marcia per erigersi nel mondo di fronte agli USA come potenza economica e politica autonoma e impedire che gli imperialisti USA continuino a succhiare risorse dai paesi europei e a fare la parte del leone nel saccheggio del resto del mondo. L’agitarsi a tutto campo del presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy è l’espressione più evidente dell’urgenza di un nuovo corso avvertito dalla borghesia imperialista europea. La Corte Pontificia non poteva tollerare che il governo italiano seguisse il corso che porta a un rafforzamento politico dell’Unione Europea. Per quanto sconvolgenti possano essere il distacco dall’Unione Europea o un’opposizione al suo rafforzamento politico, la Corte Pontificia non può tollerare che l’Italia diventi parte di un effettivo Stato europeo: non continuerebbe a godere del potere e dei privilegi di cui gode oggi in Italia e, a spese dell’Italia, nel resto del mondo. Da qui la sua alleanza con gli imperialisti USA e i gruppi sionisti per seppellire il governo PAB.

Alla luce di questa causa sostanziale della crisi politica, sono del tutto ragionevoli e comprensibili l’apparente irragionevolezza di Berlusconi e l’improvviso riallineamento con Berlusconi dei suoi ex alleati Fini e Casini. Lo sgomento vero o ostentato della sinistra borghese di fronte al precipitare della crisi del governo PAB, Epifani che grida contro la crisi “inspiegabile” e “arrivata nel momento peggiore”, la sensazione diffusa di smarrimento che è la musica prevalente negli ambienti intellettuali influenzati dalla sinistra borghese, Nanni Moretti che grida al “paese folle, impossibile”, le piroette e le volte e giravolte di Montezemolo diventano chiaramente comprensibili alla luce della natura reale, effettiva del sistema italiano e del sistema di relazioni internazionali di cui fa parte. Se non si vuole accettare la logica propria di un processo, se non si vuole vedere la realtà, se la si vuole interpretare con una logica diversa da quella che è sua propria, la realtà diventa incomprensibile, irragionevole, folle. Da qui lo stato d’animo di smarrimento e incomprensione così largamente diffuso. Tra i politici borghesi e i loro attivisti ci sono quelli che a forza di mentire alle masse, finiscono per credere alle loro menzogne. A forza di imbrogliare le masse parlando degli interessi dell’Italia anziché degli interessi dei padroni, del clero e dei vari gruppi e componenti della classe dominante, finiscono per credere che ci sia davvero un’unica Italia, che ci sia un “bene comune” alla borghesia e ai lavoratori che presiederebbe all’azione della classe dirigente, alla sua azione politica come al mercato. Finiscono per credere alla mistificazione del sistema reale che la borghesia, la Chiesa e i loro propagandisti hanno diffuso e diffondono. C’è poi chi fa finta di crederci e punta ad attirare voti come portavoce di un ipotetico paese ragionevole, coerente con i valori pubblicamente dichiarati. La caduta del governo PAB diventa del tutto ragionevole e comprensibile a chi prende atto degli interessi della Corte Pontificia, dei gruppi imperialisti USA e dei gruppi sionisti e del potere di ultima istanza che la Corte Pontificia ha su tutte le forze politiche della borghesia italiana, composte di esecutori cinici e convinti (la banda Berlusconi e i suoi alleati) e di complici reticenti ma omertosi (il circo Prodi e le due frazioni in cui ora si è scisso). Nessuna di esse denuncerà mai le vere relazioni di potere e di influenze che determinano il comportamento di tutte le forze politiche borghesi del nostro paese, perché su questa rete di relazioni si basano il potere della borghesia e il suo ordinamento sociale. La rottura di questa rete sconvolgerebbe l’intero ordinamento sociale. Sarà opera solo della rinascita e dell’avanzata del movimento comunista.

Quali che fossero le concessioni e i cedimenti del governo PAB alle richieste del Vaticano, la Corte Pontificia non poteva tollerare oltre simile governo, per sua natura inaffidabile perché non riusciva a liberarsi dal freno fastidioso della sinistra borghese e della sua implicazione, diretta e tramite la Confindustria, nella rete di interessi che fa capo all’UE. Quale che fosse la collaborazione che questo governo dava alla Confindustria e alle altre organizzazioni padronali e a singoli gruppi imperialisti, essa non aveva quindi alcun effetto sulla sua stabilità. Per questo ancora maggiori sono le responsabilità della sinistra borghese e della destra sindacale che hanno imposto ai lavoratori e alle masse popolari concessioni su concessioni, senza portare a casa neanche la loro permanenza al potere. La crisi del governo PAB è in sostanza una crisi montata dalla Corte Pontificia, dai gruppi imperialisti USA e sionisti contro la Confindustria, la Confcommercio (passata dalle cure del ladro Billé a quelle di Sangalli!) e il resto dei gruppi imperialisti italiani ed europei. Il nuovo governo risulterà dal compromesso che chiuderà lo scontro tra i due schieramenti imperialisti: uno scontro da cui le masse popolari italiane sono state escluse dall’operato della sinistra borghese e della destra sindacale. Per la natura del processo che ha portato alla caduta del governo PAB e per lo stato delle forze in campo sarà comunque un governo più a destra del governo PAB. Infatti la debolezza della lotta delle masse popolari e il comportamento arrendevole verso la destra e omertoso della sinistra borghese hanno lasciato campo libero all’azione
della Corte Pontificia e dei gruppi imperialisti USA e sionisti.

Questa è in sintesi la trama del movimento politico e delle relazioni di classe che hanno portato alla caduta del governo PAB. Il futuro governo sarà il risultato di questo processo. Le cause effettive della caduta del governo PAB pesano sulla formazione del nuovo governo. I mandatari e grandi elettori dei governi borghesi del nostro paese devono decidere quale delle due destre è più affidabile e sottoporre due destre alla votazione delle masse popolari. Tutto questo a meno che ...

A meno che l’andamento delle cose previsto dai promotori della crisi politica sia turbato e sconvolto da una vasta campagna di agitazioni e mobilitazioni popolari.

 

A meno che nei mesi di campagna elettorale esploda quella mobilitazione popolare che la sinistra borghese e la destra sindacale, frenando e sabotando in ogni modo, sono riuscite in qualche misura a contenere durante i venti mesi del governo PAB.

Questo è il primo criterio che deve guidare il lavoro di massa che noi comunisti dobbiamo condurre.

Dobbiamo fare il massimo sforzo per far esplodere l’agitazione e la mobilitazione degli operai e delle altre classi delle masse popolari contro la borghesia imperialista e la Corte Pontificia, contro gli imperialisti USA e contro i gruppi sionisti anche se ogni settore si dovesse muovere direttamente sui suoi motivi particolari senza ancora afferrare ciò che unisce tutti questi motivi particolari. Nell’immediato gli operai e il resto delle masse popolari possono rimediare al danno fatto dalla sinistra borghese e dalla destra sindacale solo irrompendo nella campagna elettorale lanciata dalla Corte Pontificia, dagli imperialisti USA e dai gruppi sionisti, con una ondata di agitazioni, di mobilitazioni, di scioperi, di manifestazioni, presidi, occupazioni, proteste e prese di posizione. Così possono sconvolgere i piani dei mandatari e dei grandi elettori dei governi borghesi del nostro paese e imporre una nuova diversa priorità per il loro futuro governo. Nella lotta politica borghese in questa fase le masse popolari rientreranno in gioco nella misura in cui cresceranno la loro mobilitazione e agitazione.

Quanto alla rinascita del movimento comunista, essa avanzerà nella misura in cui noi comunisti e gli elementi avanzati delle masse popolari faremo di ogni episodio di mobilitazione e agitazione una scuola di comunismo: un mezzo per elevare la coscienza delle masse popolari e per allargare e approfondire l’organizzazione delle masse popolari. A questo fine occorre non fare nessuna concessione alla sinistra borghese. La sinistra borghese e la destra sindacale sono assolutamente inadatte, ognuna per la sua natura, a dirigere una riscossa delle masse popolari. L’esperienza dei 20 mesi del governo PAB lo conferma. Questo dobbiamo anzitutto dirlo, proclamarlo, spiegarlo. Altrimenti i lavoratori avanzati, che si erano fatti illusioni, continueranno a tirare e sempre più tireranno un bilancio fallimentare, demoralizzante, disfattista da ogni lotta, perderanno ulteriormente fiducia in se stessi e nei propri compagni di classe. La traduzione pratica di questo è che bisogna fare una campagna elettorale assolutamente indipendente dalla sinistra borghese, con liste elettorali distinte da quelle della sinistra borghese.

Questo è il secondo criterio che deve guidare il lavoro di massa che noi comunisti dobbiamo condurre.

Dobbiamo fare il massimo sforzo per presentare e far presentare ovunque liste elettorali e condurre e far condurre campagne elettorali indipendenti da quelle della sinistra borghese. Bisogna irrompere nel numero più ampio possibile di collegi elettorali, comuni, province e regioni con Liste Comuniste, con liste di Blocco Popolare, con liste alternative a tutte le liste borghesi, anche alle liste della sinistra borghese.

La caduta del governo per contrasti tra i mandatari è l’ultima salutare lezione che nei suoi 20 mesi di vita l’esperienza del governo PAB ha dato alle masse popolari a proposito della natura antioperaia e antipopolare della sinistra borghese. Per mesi più volte i suoi esponenti hanno giustificato alle masse popolari (e quelli più onesti nel senso individuale e moralistico del termine, anche a se stessi) la loro tolleranza verso il tradimento del programma elettorale da parte del governo PAB, la sua prevaricazione degli interessi e delle richieste delle masse popolari, la sua fedele esecuzione del Programma Comune della borghesia imperialista, dicendo che non bisognava far cadere il governo PAB perché era il governo più amico che era possibile avere, il governo più vicino alle masse popolari che la situazione consentiva. E si sono ritrovati (e hanno fatto ritrovare le masse popolari) con un governo caduto per mano dei suoi stessi mandatari. Che quindi ora si preparano a fare un governo ancora più a destra.

Certamente Bertinotti e gli altri politici della “cosa di sinistra” cercano e cercheranno di concentrare l’attenzione sulle mille vicissitudini e gli intrecci minuti, sulle mille banalità che si dispiegano nel teatrino della politica borghese. L’errore più grave che noi comunisti potremmo fare di fronte alla caduta del governo PAB è di seguire Bertinotti e il suo codazzo nei piagnistei, rammarichi, accuse e contraccuse, analisi e controanalisi, sogni e aspirazioni. Ognuno di loro cercherà di scaricare su altri l’esito fallimentare della loro politica e in nome di questo proclameranno di aver diritto a un esame di riparazione: “Votate numerosi per noi. Più voti avremo, meglio faremo. Quello che non abbiamo fatto, è stato perché eravamo in minoranza nell’Unione e nel governo”.

Nella lotta politica non ha alcun valore spiegare e giustificare il fallimento dei propri piani perché “gli altri” non hanno collaborato con noi, non si sono congiunti a noi nell’attuarli. Quello che i caporioni della sinistra borghese fanno con i voti che raccolgono, lo abbiamo visto! Sono loro che hanno assicurato che con l’Unione, restando nel governo dell’Unione, tenendolo in piedi, moderando le proteste e la mobilitazione degli operai e del resto delle masse popolari, sarebbero riusciti a fare un governo più amico dei lavoratori, più vicino ai movimenti di resistenza, meno legato alla guerra imperialista. Nella lotta politica, nel fare i piani, bisogna basarsi sulle forze di cui si dispone effettivamente. Bisogna certo anche tener conto delle forze ausiliarie che si riuscirà a raccogliere strada facendo e del concorso di circostanze, movimenti e attività che si verificheranno. Ma se i piani falliscono perché le forze ausiliarie su cui abbiamo contato non si sono presentate e le circostanze, i movimenti e le attività su cui abbiamo contato non si sono verificati, nel bilancio dobbiamo anzitutto spiegare e trovare soluzioni alla nostra scarsa capacità di prevedere o determinare il comportamento degli altri e gli avvenimenti. È questo bilancio che Bertinotti, Diliberto, Pecoraro, Mussi e i loro soci dovrebbero fare per meritare di essere presi sul serio e ammessi a un esame di riparazione. Ma non lo possono fare e non lo faranno.

 

Nello stesso tempo dobbiamo approfittare di ogni eventuale tentativo della sinistra borghese e della destra sindacale di riguadagnare spazio e favore tra le masse popolari suonando la musica delle lotte, delle manifestazioni di piazza, degli scioperi, delle agitazioni. Il loro opportunismo elettoralista le può spingere in questa direzione. Dobbiamo favorirle e usarle e dobbiamo convincere estremisti e opportunisti nella nostre file a usare sia la sinistra borghese sia la destra sindacale. Alcune condizioni favorevoli per raggiungere questa mobilitazione ci sono: la sedicente “sinistra di classe” ha conquistato una maggiore capacità di mobilitazione in proprio; la sinistra borghese e la destra sindacale saranno spinte dalla logica elettorale a mobilitare le masse popolari nel contesto della campagna elettorale; persino Veltroni dice che il “tesoretto” deve essere usato per aumentare i redditi dei lavoratori.

Il governo PAB ha dimostrato su grande scala che l’unico voto veramente utile è quello che meglio e più contribuisce ad accumulare forze rivoluzionarie, a mobilitare le masse, a far crescere la loro coscienza politica, a rafforzare e ampliare la loro organizzazione, ad accendere le loro aspirazioni e rafforzare la loro fiducia in se stesse. Ogni operaio cosciente, ogni elemento cosciente delle masse popolari deve votare per le liste del Blocco Popolare o le Liste Comuniste e contribuire a crearle. Tutta l’attività durante la campagna elettorale deve essere diretta a portare tra le masse popolari e in primo luogo tra la classe operaia l’orientamento che

- è possibile arrestare e invertire l’attuale corso delle cose,

- la condizione necessaria è la rinascita del movimento comunista,

- solo i progressi compiuti nella rinascita del movimento comunista arresteranno la crescita dell’egemonia della destra borghese e del clero sulle masse popolari (e nel migliore dei casi la ridurranno), sposteranno a sinistra le masse popolari e creeranno contemporaneamente le forze e le condizioni politiche e organizzative per accelerare questo spostamento e farne una forza politica efficace per gli obiettivi immediati (difesa delle conquiste) e strategici (l’instaurazione del socialismo).

Dobbiamo in ogni modo e con ogni mezzo promuovere e favorire la formazione di liste elettorali indipendenti da quelle della sinistra borghese. Sono uno strumento indispensabile e formidabile di mobilitazione, organizzazione e di elevamento della coscienza delle masse popolari. Non dobbiamo aver paura dei limiti di orientamento e di disciplina proletaria dei candidati e dei promotori. Dobbiamo praticare la più ampia unità nel creare liste autonome dalla lista della sinistra borghese. Dobbiamo battere sistematicamente la propaganda sul voto utile: alle masse popolari è utile, è necessario tutto quello che accresce l’autonomia di orientamento e di organizzazione dalla borghesia in generale e in particolare anche dalla sinistra borghese. È questo che sposta a sinistra l’asse politico dell’intero paese. Il nostro obiettivo non è la sconfitta a tutti i costi della sinistra borghese in faccia alla destra borghese. Al contrario, noi siamo ben consapevoli che le liste autonome dalla sinistra borghese, la nostra campagna elettorale a favore della difesa intransigente delle conquiste e dei diritti delle masse popolari, a favore della lotta per gli interessi delle masse popolari, a favore della rinascita del movimento comunista, a favore dell’obiettivo “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”, favorirà elettoralmente la sinistra borghese in faccia alla destra borghese. Molti esponenti delle masse popolari che l’attività della sinistra borghese e del circo Prodi aveva allontanato dalla lotta politica borghese e gettato nella disperazione, ritorneranno a sperare, ma non oseranno ancora votare per noi, come non osano ancora unirsi a noi nella mobilitazione e nell’organizzazione. Voteranno ancora per la sinistra borghese. Hanno bisogno e riceveranno una seconda salutare lezione. La cosa non ci spaventa. Anzi, dopo aver fatto la campagna più strenua per partecipare con nostre liste alle elezioni, dove non saremo riusciti nello scopo daremo noi stessi espressamente l’indicazione di votare per le liste della sinistra borghese, per le liste della sinistra borghese che hanno maggiore possibilità di successo, che organizzano e mobilitano la parte più avanzata delle masse popolari. Pur continuando a denunciare il ruolo della sinistra borghese, ma indicandola anche come contraddizione all’interno delle forze borghesi, come mezzo per contrastare anche dall’interno delle istituzioni quello che contrasteremo principalmente e con tutte le forze che continueremo a raccogliere all’esterno, che resta il terreno decisivo e strategico di scontro tra le masse popolari e la borghesia imperialista, la Corte Pontificia e gli altri puntelli dell’ordinamento sociale borghese. E se non ci fossero liste della sinistra borghese, daremo espressamente l’indicazione di votare per il Partito Democratico, pur avendone denunciato e continuando a denunciarne il ruolo di nuova destra, perché tra le forze della destra borghese è quella che porta con sé più contraddizioni rispetto all’attuazione del Programma Comune della borghesia imperialista e di cui quindi meglio potremo servirci, anche dopo le elezioni, per sviluppare la mobilitazione delle masse popolari e promuovere la rinascita del movimento comunista. Non è escluso che l’attuale idillio Veltroni-Montezemolo finisca quest’anno come finì nel 1994 l’idillio Occhetto-Agnelli e che il PD debba fare l’opposizione: e le regole dell’opposizione borghese le detterà il corso delle cose, la volontà della Corte Pontificia e degli imperialisti USA, prima ancora che l’arbitrio di Berlusconi. Non sarebbe la prima volta che gli apprendisti stregoni finiscono vittime delle loro creature.

 

Il fattore decisivo per portare in porto con successo questa campagna elettorale e raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo sta completamente nelle nostre mani. Da noi dipende la misura dei nostri risultati: della rinascita del movimento comunista, delle forze rivoluzionarie che accumuleremo, di quanto consolideremo e rafforzeremo il Partito comunista. Il fattore decisivo è il miglioramento del nostro metodo di lavoro, la maggiore assimilazione del materialismo dialettico come metodo per meglio conoscere la realtà e per operare più efficacemente per trasformarla.

Non c’è un’attività in cui qualcuno si sogna di dire che non occorre imparare a farla. Non c’è campo dell’attività umana per il quale si dica che le cose avvengono a caso, che le relazioni tra le vari elementi di quel campo si svolgono a caso, che le cose si succedono l’una all’altra senza leggi. Quindi chi vuole svolgere quell’attività deve studiare le leggi vigenti in quel campo se già si conoscono, deve elaborarle dall’esperienza se ancora non si conoscono. Tutto ciò è elementare, pacificamente accettato in ogni campo salvo che nel campo della lotta di classe. È facile capire che la borghesia ha tutto l’interesse a presentare così le cose attinenti alla lotta di classe. Ma quello che non possiamo accettare, con cui dobbiamo farla finita è che compagni, animati da sincera volontà di uscire dal marasma economico, sociale, intellettuale, morale e ambientale in cui la borghesia ogni giorno un po’ più affonda le masse popolari, si limitino ad agitarsi, a dolersi per l’inutilità dei loro sforzi, a gemere preda alla rabbia e allo smarrimento per la situazione e gli avvenimenti, anziché studiare le leggi della lotta di classe e applicarle, cercare di capire cosa bisogna fare per mobilitare, cercare di capire come le classi interessate a cambiare questo ordinamento sociale si muovono e si comportano, cosa bisogna fare per mobilitare le sparse volontà individuali di milioni e milioni di membri della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari e fonderle fino a farne un esercito potente che spazzi via le resistenze che la borghesia, il clero e le altre classi dominanti oppongono e costruisca un ordinamento sociale conforme alle proprie migliori aspirazioni e ai propri bisogni.

Questo è il lavoro che ci attende nei prossimi mesi!

la Commissione Provvisoria