Comunicato del 12 agosto 2007

La verità fa male alla borghesia!

martedì 14 agosto 2007.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

Email: lavocenpci40@yahoo.com

Delegazione: BP3 4, rue Lénine 93451 L’Île St Denis (Francia)

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Il testo del comunicato
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Comunicato 12 agosto 2007

 

La verità fa male alla borghesia!

 

Basta che un deputato denunci la cruda realtà e nel teatrino della politica borghese succede il pandemonio!

 

Le masse popolari hanno bisogno della verità!

 

Proclamare la verità contribuisce a sviluppare la coscienza e rafforzare l’organizzazione delle masse popolari!

 

Francesco Caruso ha denunciato chiaramente e da un posto a largo ascolto la responsabilità di Treu e Biagi per gli omicidi commessi sul posto di lavoro. La reazione dei vertici del PRC alla denuncia di Francesco Caruso mostra chiaramente quale è la concezione che li ha guidati nella loro azione verso i “movimenti”. Ha mostrato chiaramente anche la concezione che li guida nell’attenzione che da alcuni mesi prestano agli omicidi, ai ferimenti e alla malattie di cui i lavoratori sono vittime sul posto di lavoro.

Il PRC ha proclamato la “rifondazione comunista” come suo obiettivo da oramai più di 15 anni. In nome di essa ha inizialmente raccolto il consenso e l’appoggio di quella parte delle masse popolari che non avrebbero comunque seguito la deriva che sta oramai portando D’Alema, Veltroni e soci a confluire nella destra borghese. “Rifondare il comunismo” era però parola d’ordine fin dall’inizio ambigua. Il crollo dei paesi socialisti e dell’Unione Sovietica aveva reso evidente la catastrofe che la direzione dei revisionisti moderni aveva prodotto nel movimento comunista. “Rifondare il comunismo” era parola d’ordine che permetteva di tenere assieme sia chi aspirava a trarre il movimento comunista dalla crisi in cui la direzione dei revisionisti moderni lo aveva passo dopo passo precipitato, sia chi rifiutava il movimento comunista ma voleva conservare le conquiste di civiltà e di benessere che grazie al movimento comunista le masse popolari avevano strappato alla borghesia. Per i primi “rifondazione comunista” voleva dire correzione degli errori che avevano portato alla catastrofe, benché di essi non avessero una comprensione sufficiente per tradurre con successo la loro aspirazione in un movimento pratico. Per i secondi “rifondazione comunista” voleva dire rottura con il patrimonio teorico e con l’esperienza storica del movimento comunista mascherata dalla dichiarata volontà di costruire un “altro” comunismo, un “nuovo” comunismo. Non a caso hanno sempre taciuto le basi teoriche e politiche del loro “nuovo” comunismo, perché per loro l’unico senso pratico della parola d’ordine “rifondare il comunismo” era la rottura con il movimento comunista. Bertinotti e il suo gruppo hanno reso esplicita questa rottura e si sono associati alla denigrazione del movimento comunista, movimento di “errori e orrori”. Essi hanno isolato in correnti via via più emarginate quanti nel PRC aspiravano alla rinascita del movimento comunista e hanno indicato ai loro seguaci il futuro del PRC nell’essere sponda politica, portavoce nelle istituzioni borghesi dei movimenti di protesta contro lo stato delle cose. Cosa questo volesse dire nelle loro intenzioni lo mostrano, meglio delle nostre parole, le loro azioni, dopo che sono approdati alla Presidenza della Camera dei Deputati e al governo. I movimenti dovevano fornire voti e fare da claque al PRC, sostenere l’azione del PRC nelle istituzioni. Tramite del legame tra PRC e movimenti dovevano essere gli “esponenti dei movimenti” che il PRC metteva nelle sue liste elettorali nazionali, europee o locali. La lista dei candidati, alcuni eletti altri serviti solo come acchiappavoti per il PRC, è oramai lunga. Ricordiamo Malavenda, D’Erme, Agnoletto, Luxuria, Farina, Caruso. Ma quelli che non ricordiamo sono molti di più. Oggi i vertici del PRC citano Luxuria e Farina come esempi di cooptazione ben riuscita. Sarebbero diventati dei “veri politici”: a loro smentire questa decorazione vergognosa. Li contrappongono a Caruso (ma due legislature fa, al suo posto c’era Mara Malavenda), esempio di cooptazione mal riuscita. Noi auguriamo a Caruso e ad altri nella sua posizione di saper resistere alle pressioni e alle lusinghe dei vertici del PRC. La loro reazione mostra che Caruso è sulla strada giusta. Ci auguriamo che perseveri e che sappia rivoltare a favore della rinascita del movimento comunista lo sporco gioco in cui i vertici del PRC lo hanno coinvolto. La denuncia fatta da Caruso delle responsabilità di Treu e Biagi nei crimini di cui i lavoratori sono vittime è del tutto giusta. Se ha un limite, è che la lista dei criminali personalmente implicati nell’accrescere e legalizzare la precarietà dei lavoratori e la cancellazione dei loro diritti è largamente incompleta. Non dimentichiamo neanche le ripetute prese di posizione di Caruso a denuncia dell’Ottavo Procedimento Giudiziario intentato dalla borghesia italiana contro il (nuovo)Partito comunista italiano. Siamo anche certi che Caruso e gli altri nelle sue condizioni troveranno tanta più forza per persistere nel loro slancio a favore degli interessi delle masse popolari quanto più costruiranno e rafforzeranno i loro legami con le organizzazioni che lottano per la rinascita del movimento comunista. I sentimenti, le idee e lo slancio degli individui, per resistere e farsi valere, hanno bisogno di fondersi nel movimento organizzato che tende allo stesso risultato. La formazione di un Blocco Popolare che irrompa nel teatrino della politica borghese è una tendenza che si afferma con forza crescente. La borghesia la teme e vuole blindare anche le sue istituzioni rappresentative: devono garantire la governabilità a scapito della rappresentanza. Da tempo la borghesia ha montato una rappresentazione teatrale della politica. Da decenni le masse popolari sono estromesse dalla scena e ridotte a spettatori, comparse e supporto della rappresentazione. Il teatrino serve egregiamente alla borghesia per distrarre le masse popolari dalla lotta politica rivoluzionaria. La rinascita del movimento comunista comporta anche che le masse popolari irrompano, con loro organizzazioni ed esponenti d’avanguardia, sulla scena di questo teatrino. La borghesia ha costruito e usa questa messinscena contro le masse popolari. È possibile e necessario far cessare lo sconcio, rovesciare contro la borghesia la sua messinscena, usarla per mobilitare le masse popolari, per concentrare la loro attenzione sui loro reali interessi, per tradurre in movimento politico l’unità effettiva delle loro aspirazioni e dei loro interessi, per rafforzare il movimento rivendicativo e il movimento rivoluzionario. Abbiamo bisogno di un’azione parlamentare al servizio della rinascita del movimento comunista. Sarà Caruso capace di persistere e rendere più efficace la sua azione parlamentare? La risposta dipende da lui. Se ne sarà capace, sarà anche un’azione parlamentare al servizio di tutti i movimenti di protesta e di lotta. Ogni movimento di protesta e di lotta contro lo stato delle cose, se portato avanti con determinazione e coerenza, diventa un movimento anticapitalista e confluisce nella lotta comune contro la borghesia imperialista e per l’instaurazione del socialismo. La borghesia sempre più mobilita a difesa del suo ordinamento sociale tutto quanto vi è di marcio, di criminale, di reazionario, di arretrato, di distruttivo, di vizioso e di morboso nella società. Le mille lotte particolari contro ognuno di questi aspetti della decadenza della società borghese, riescono ad affermarsi e vincere solo come componenti del movimento per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Fare dell’Italia un nuovo paese socialista è la sintesi di tutte le migliori aspirazioni delle differenti classi delle masse popolari. È anche la condizione necessaria per la loro realizzazione. I contrasti tra i vari movimenti sono dovuti alla dominazione della borghesia, all’ordinamento sociale che essa con ogni mezzo difende. Questi contrasti diventano importanti, paralizzanti e irrisolvibili quando si vogliono ridurre i singoli movimenti ad essere compatibili con la sopravvivenza dell’attuale ordinamento sociale. Perché nessuno di essi è compatibile! Per questo ognuno di essi è oggettivamente una componente del movimento comunista. Per la rinascita del movimento comunista abbiamo bisogno anche di compagni che nel Parlamento rompano con le convenzioni e le “tacite intese” della rappresentazione teatrale, che facciano scandalo, che non stiano al gioco, che non accettino di svolgere il ruolo che la borghesia ha loro assegnato, che usino con spregiudicatezza a favore della rinascita del movimento comunista le prerogative, le risorse e i privilegi che la borghesia ha assegnato ai suoi attori.

È un rapporto opposto a quello che richiedono i vertici del PRC. Questi vogliono usare i movimenti per rafforzare se stessi nelle istituzioni che lavorano contro gli interessi delle masse popolari. I movimenti dovrebbero essere al servizio dell’attività istituzionale. Noi vogliamo usare le istituzioni per rimuovere gli ostacoli ai movimenti e per rafforzare i movimenti delle masse popolari. L’attività parlamentare deve servire a sviluppare le forze rivoluzionarie. L’attività istituzionale è al servizio dei movimenti.

Quanto alla concezione con cui in questi mesi i vertici del PRC e degli altri raggruppamenti della sinistra borghese prestano attenzione agli omicidi, alle lesioni e alle malattie di cui i lavoratori sono vittime sul posto di lavoro, basti osservare che moltiplicare le leggi serve a mascherare la causa dei problemi: i padroni non osservano neanche le leggi che già ci sono. Non osserveranno neanche le nuove. Serve a distogliere l’attenzione dalle vere cause. Gli incidenti sul lavoro nascono dai profitti, dall’ordinamento capitalista del lavoro, dallo sfruttamento, dall’indegna condizione materiale, morale e intellettuale in cui la borghesia relega le masse popolari, nonostante la grandezza e la potenza delle forze produttive materiali e intellettuali che l’umanità ha oramai acquisito. Non a caso vittime ne sono sia i lavoratori dipendenti sia i lavoratori autonomi. I lavoratori autonomi lavorano con i macchinari più arretrati, nelle condizioni più insalubri e vittime di mille pregiudizi e costrizioni economiche e culturali, proprio perché il loro movimento anticapitalista è sempre stato più debole. I lavoratori dipendenti sono rigettati all’indietro di cento anni dalla restaurazione capitalista trionfante. Sono di nuovo obbligati a lavorare come i padroni vogliono, come si lavorava cento anni fa. La crescente precarietà dei lavoratori, i contratti a tempo determinato, i lavori interinali, lo staff leasing (il caporalato, per dirla all’italiana), lo sfruttamento degli immigrati peggiorano le condizioni igieniche e la sicurezza di tutti i lavoratori. I fautori, regolamentatori, legalizzatori di questo peggioramento delle condizioni di lavoro sono responsabili anche degli omicidi, delle lesioni, delle malattie e delle invalidità professionali. Con la lotta, grazie al movimento comunista i lavoratori del nostro paese, anche se non erano arrivati a farla finita col capitalismo, avevano tuttavia imposto ai padroni, in una certa misura, che le aziende non erano solo “la proprietà del padrone”. Erano anche il luogo e il contesto in cui un collettivo di lavoratori svolgeva la sua opera. Questo collettivo di lavoratori aveva un composizione definita, un contratto collettivo nazionale di lavoro ben definito, una sua organizzazione e propri rappresentanti e portavoce, norme e regole di condotta universalmente riconosciute, diritti di iniziative autonome. Queste minime conquiste di civiltà sono cancellate una dopo l’altra: dai padroni, dagli economisti borghesi, dalle autorità che li proteggono, dai professori che li consigliano e li assistono, dai preti che li benedicono, dai giornalisti e propagandisti che li giustificano ed esaltano. Le aziende passo dopo passo stanno ritornando ad essere quello che erano cento anni fa, anche se con nomi nuovi: luoghi e strutture in cui il padrone detta legge, ogni lavoratore vi è ammesso individualmente quando serve, finché serve, a fare quello che il padrone gli comanda, come il padrone comanda, alle condizioni che il padrone detta ed è messo alla porta appena al padrone non serve più. “È la mondializzazione! Non ci si può fare niente”, cinguettano professori, avvocati, magistrati, preti, giornalisti e deputati. Se qualcuno pronuncia nome e responsabilità degli Eichmann di turno, apriti cielo! Neanche Eichmann ha mai ucciso personalmente nessuno, che si sappia! Del resto, che si sappia, neanche Bush, Hitler, Mussolini, D’Alema o Leopoldo del Belgio, tutti individui che pure, in tempi e contesti diversi ma tutti attuali, hanno fatto uccidere molte persone. Mandano gli altri ad uccidere. Anche le azioni da tutti considerate come omicidi, non sono opera di un solo individuo: anche nell’omicidio e nella criminalità vale la divisione del lavoro. La responsabilità individuale non spiega tutto, beninteso. Ma questo vale per ogni crimine e per ogni criminale. Esistono sempre le condizioni e il contesto che rendono il crimine possibile e che inducono gli individui a comportamenti criminali, li incoraggiano, li educano, li premiano per il loro comportamento criminale. Finché non si eliminano le condizioni sociali dei comportamenti asociali degli individui, quelle condizioni produrranno individui dal comportamento asociale. Quando noi comunisti proclamiamo questa verità elementare, la borghesia si scaglia contro di noi e ci rimprovera di essere promotori e favoreggiatori di criminali. Ma quando qualcuno che dispone di un pubblico proclama la responsabilità personale di persone che come Treu e Biagi hanno concorso a un crimine, la stessa borghesia insorge. Perché per i borghesi quel crimine è in realtà una buona azione, la condizione necessaria dei buoni profitti, della competitività e della prosperità: anche se le sue leggi lo devono condannare, essendo leggi che ancora portano le tracce della prima ondata della rivoluzione proletaria. La mediazione tra il plauso reale e la condanna legale è che aggirano le leggi. L’unico vero inconveniente che i capitalisti e i loro sostenitori vi vedono, è che gli omicidi, le lesioni e le malattie professionali costano in assicurazione e assistenza e la restaurazione non è ancora giunta al punto da proporre l’abolizione delle assicurazioni contro gli incidenti, delle pensioni di invalidità, ecc. Ma prima o poi si troveranno i Biagi, i Treu, gli Ichino che avanzeranno e ben argomenteranno la proposta: per la maggiore competitività dell’“azienda Italia”, per il maggior bene “di tutti”! Le misure a favore della precarietà dei lavoratori, sono misure a favore dei profitti e della competitività. Non a caso la borghesia ha fatto dei suoi autori degli eroi e condanna chi li denuncia. Apparteniamo proprio a due classi opposte. Non è la legge che ci divide, è la classe a cui apparteniamo. Le stesse autorità che contro gli antifascisti che l’11 marzo 2006 a Milano si sono opposti alla anticostituzionale e illegale dimostrazione pubblica dei fascisti hanno rispolverato il delitto di “concorso morale”, si alzano orripilate al sentir dire che Treu e Biagi sono complici di omicidio! La legge è eguale per tutti, non c’è che dire! I lavoratori si fanno male da soli, gli immigrati si annegano da soli, le donne si violentano da sole o almeno provocano i loro violentatori, i bambini chiedono l’elemosina per divertimento!

Niente di quello che avviene è fatale, ogni cosa ha la sua causa. La causa è l’ordinamento sociale borghese! I responsabili sono i capitalisti, i fautori e i sostenitori di questo ordinamento sociale!

Tutti quelli che lottano contro questa deriva e i suoi fautori sono nostri fratelli!

Auguriamo a Caruso di non farsi spaventare: se i nemici dei lavoratori lo attaccano, è segno che è dalla parte giusta!

Che sempre più forte e alta suoni la denuncia dei nemici dei lavoratori, dei responsabili delle barbarie che la borghesia cerca di restaurare!

La denuncia non basta, è vero, ma se è l’inizio della mobilitazione e dell’organizzazione dei lavoratori, è molto importante: è un ingrediente necessario del processo rivoluzionario che porrà fine alle infamie del regime capitalista ponendo fine al regime stesso. Già oggi è un contributo importante alla resistenza che i lavorator i e il resto delle masse popolari oppongono alla restaurazione delle libertà padronali e della vecchia schiavitù dei lavoratori.

La denuncia non basta, bisogna passare all’organizzazione e alla mobilitazione!

Che ogni comunista, ogni rivoluzionario, ogni anticapitalista moltiplichi le sue forze organizzandosi!

La sinistra borghese sta cedendo ogni giorno nuove posizioni alla destra borghese!

La direzione della sinistra borghese spinge le masse popolari all’abbandono della lotta e della solidarietà e al cinismo!

 

La crisi della sinistra borghese apre spazi all’attività per la rinascita del movimento comunista!

Impedire con la mobilitazione delle masse popolari che la borghesia riesca a realizzare con il governo del circo Prodi quello che non è riuscita a realizzare con il governo della banda Berlusconi!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del partito, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!