La Voce 27

Ben detto, compagna!

giovedì 1 novembre 2007.
 
Una compagna ha protestato presso la redazione di La Voce . Ci ha fatto notare che il bilancio della lotta contro la repressione pubblicato sul n. 26 ( Un duro colpo per il “Gruppo franco italiano sulle minacce gravi”: una vittoria nella lotta contro l’estradizione dei tre militanti del (nuovo)Partito comunista italiano ) non illustra in modo giusto il rapporto di appoggio e influenza reciproci (il rapporto dialettico, la dialettica, per dirla in breve) tra il lavoro condotto dal Partito clandestino e il lavoro condotto dalle organizzazioni legali per la difesa degli spazi di agibilità politica. In effetti nell’articolo questo rapporto viene accennato ma non trattato in misura adeguata all’importanza che ha. Il modo in cui è accennato e soprattutto il silenzio che l’articolo mantiene in proposito, lasciano adito a interpretazioni opportuniste che di tanto in tanto fanno capolino anche all’interno della “carovana” (fu il caso in primavera dell’ex segretario della Federazione Toscana del P-CARC): “Spetta al Partito clandestino difendere l’agibilità politica. Le organizzazioni legali non possono che cedere alle pressioni e ai ricatti che di fatto le Autorità esercitano, adottare comportamenti compatibili, limitarsi ai discorsi tollerati, rinunciare ai diritti politici conquistati con la Resistenza”. In effetti la lotta di cui tratta il bilancio esposto nel n. 26 di La Voce non l’avremmo condotta vittoriosamente se le organizzazioni legali che compongono la “carovana” non avessero partecipato senza risparmio di energie, non avessero difeso l’agibilità politica praticandola, denunciando in Italia, con una brillante campagna “su due gambe” (cioè rivolta alla mobilitazione delle masse contro la repressione da un lato e dall’altro a valorizzare le contraddizioni che a proposito della repressione esistono in seno alla borghesia) gli sporchi e illegali piani del “Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi”. Il Partito clandestino non è stato e non doveva essere l’unico soggetto di quella lotta. Per vincere non può e non deve essere l’unico soggetto della lotta contro la repressione. Esso è la “base rossa” che da un lato rafforza la lotta immediata di tutte le organizzazioni legali e dall’altro le dà prospettiva. Ha il ruolo principale, senza di esso tutto avrebbe un senso diverso. La capacità del Partito di esistere e di continuare il suo lavoro, quali che siano gli sforzi e le operazioni della borghesia imperialista per stroncare il movimento comunista, è la condizione necessaria perché tutte le altre attività del movimento comunista assumano il ruolo di singole campagne e operazioni di una guerra che può concludersi con la vittoria. Senza di quello, tutto il complesso di lotte della classe operaia e delle masse popolari si trasforma in un agitarsi più o meno diffuso e in scontri in ordine sparso che non possono concludersi con l’instaurazione di un nuovo ordinamento sociale. Ma il Partito non è e non deve mai ridursi a essere, in nessun campo e Fronte, l’unico combattente. Vale per la lotta condotta sul primo Fronte quello che vale per tutte le altre lotte, per tutto il lavoro di massa che si articola nei quattro Fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro. Riservare la lotta contro la repressione all’organizzazione clandestina è la posizione dei militaristi da un lato e degli opportunisti dall’altro. È contrario alla nostra concezione. Il Partito clandestino, attraverso la linea di massa, in ogni battaglia cerca di mobilitare tutte le forze possibili. Il livello ideologico di ogni FSRS determina, si riflette nel suo grado di adesione alle battaglie condotte dal Partito. Di fatto la “carovana” e in particolare il Partito dei CARC è l’organizzazione legale più avanzata in Italia. Questo gli ha permesso di partecipare alla lotta contro l’OPG con creatività, efficacia e lungimiranza. Senza il suo contributo quella battaglia non l’avremmo vinta. Anche nella difesa degli spazi di agibilità politica vi è una dialettica tra il Partito clandestino e le organizzazioni legali e anche in questa lotta la direzione del Partito si attua tramite la linea di massa, come è indicato nell’articolo La resistenza alla repressione e la lotta contro la repressione (nel n. 25 di La Voce ) che illustra la concezione del Partito circa la lotta che si conduce sul primo Fronte.