Messaggio alla IX Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxiste-Leniniste

(estate 2007)
martedì 31 luglio 2007.
 
Commissione Provvisoria del CC del (nuovo)Partito comunista italiano
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Il testo del messaggio
impaginato con Open Office

La lotta della classe operaia internazionale, le lotte antimperialiste dei popoli e la costruzione del partiti marxisti-leninisti. (tema 2° tra i 3 proposti per la IX Conferenza Internazionale delle Organizzazioni e dei Partiti Marxisti-Leninisti).

 

Una grave crisi economica, culturale, morale e ambientale pervade e scuote tutto il mondo attuale. Dobbiamo combattere la disperazione e lo smarrimento che essa genera in alcuni individui e gruppi. La gravità della crisi non deve essere motivo di disperazione e smarrimento. Al contrario, essa preannuncia e conferma la grandezza della trasformazione che l’umanità ha bisogno di compiere: dall’attuale stato delle cose al comunismo.

Nei paesi oppressi il vecchio ordinamento è già oggi apertamente sconvolto su scala crescente. L’eroica resistenza che nei paesi arabi e musulmani si oppone all’aggressione e all’occupazione dei gruppi e delle potenze imperialiste, è di esempio e di aiuto al movimento comunista internazionale. Il fatto che attualmente questa resistenza sia diretta da forze feudali è secondario. Il movimento comunista prenderà la direzione man mano che si risolleverà dalla sconfitta che ha subito. In ogni lotta seria in definitiva dirige chi ha la visione più lungimirante, lancia le parole d’ordine più appropriate alla natura della lotta e persegue con più determinazione i suoi obiettivi. I limiti propri della natura delle forze feudali sono ostacoli alla vittoria contro l’imperialismo e aprono spazi di manovra agli imperialisti. Essi saranno sempre più evidenti ai combattenti più decisi della resistenza. La guerra popolare rivoluzionaria è già oggi in una fase relativamente avanzata in vari paesi, dal Nepal alle Filippine all’India al Perù. Questi indicano la strada che le classi e i popoli oppressi imboccheranno, naturalmente in forme e con tempi diversi da paese a paese.

Nei paesi imperialisti grandi movimenti di massa si sviluppano senza posa uno dopo l’altro. Essi investono tutti i temi della trasformazione necessaria, benché non arrivino ancora a combinarli in un unico progetto. Mettono in luce la grande dedizione e generosità di decine di migliaia di giovani, di donne, di lavoratori di tutte le età e nazioni, che tuttavia non sono ancora arrivati a unirsi in una unica grande forza di trasformazione. Il movimento contro il G8 di Rostock è l’ultimo in ordine di tempo: certamente ne seguiranno altri. Sempre più la classe operaia dei paesi imperialisti lotterà per difendere le sue conquiste dall’attacco della borghesia imperialista. L’ordinamento sociale esistente è destinato a ulteriori grandi sconvolgimenti proprio nei paesi imperialisti.

La confusione di sentimenti, aspirazioni, idee, analisi e proposte è indice della ricchezza e vastità del movimento. Ma essa è anche indice della debolezza attuale del movimento comunista. La debolezza del movimento comunista è la questione che sta a noi affrontare e risolvere.

In questo movimento di massa noi comunisti dobbiamo intervenire principalmente con il metodo della linea di massa che il maoismo ha teorizzato. Noi comunisti dei paesi imperialisti possiamo guidarlo passo dopo passo a diventare il movimento che distruggerà il sistema imperialista e instaurerà nuovi paesi socialisti in Europa e nell’America del Nord. Dobbiamo fare di ogni movimento una scuola di comunismo. Dobbiamo in ogni movimento individuare la sinistra, mobilitarla, rafforzarla, organizzarla, guidarla perché unisca attorno a sé il centro e isoli la destra che soggiace all’influenza della borghesia.

Cosa è che oggi limita l’efficacia della nostra azione e frena il consolidamento e rafforzamento dei partiti comunisti e la rinascita del movimento comunista?

Noi riteniamo che la causa principale delle nostre difficoltà sta nel dogmatismo che ancora inquina i comunisti migliori: la sinistra del movimento comunista. Per la rinascita del movimento comunista la cosa più importante è che i comunisti migliori si liberino dal dogmatismo. Liberarsi dal dogmatismo è per i migliori comunisti anche il primo passo per ridurre l’influenza della borghesia e l’opportunismo che paralizzano la parte più arretrata, la destra del movimento comunista. Se la sinistra avesse un’analisi più aderente alle leggi del movimento reale, una linea d’azione chiara e giusta e un metodo d’azione materialista dialettico, essa trascinerebbe con sé il centro e isolerebbe la destra.

In cosa consiste il dogmatismo nella fase attuale?

Le manifestazioni del dogmatismo sono molteplici. Ci limitiamo a indicare la principale, quella che, a nostro parere, ogni compagno, ogni organismo, ogni partito deve affrontare per prima per liberarsi dal dogmatismo: il dogmatismo nel bilancio del movimento comunista.

Da più di cento anni a questa parte il movimento comunista cerca di trasformare i paesi imperialisti in paesi socialisti. Perché non siamo ancora riusciti a realizzare questo obiettivo neanche in un paese, benché ci siano state due guerre mondiali, tante rivoluzioni di nuova democrazia, tanti sconvolgimenti dell’ordine mondiale, benché vi sia perfino stato il crollo dello Stato in vari paesi imperialisti?

Chi troverà la risposta giusta a questa domanda a livello internazionale e paese per paese, troverà anche la strada che dobbiamo imboccare per riuscire finalmente a vincere la borghesia imperialista in Europa e nell’America del Nord, a creare in questi due continenti nuovi paesi socialisti e a dare così il principale contributo che noi comunisti dei paesi imperialisti possiamo e dobbiamo dare alla rivoluzione proletaria mondiale.

Il nostro partito ha impiegato per anni le proprie energie e risorse principalmente per dare risposta a questa domanda. Ora sta verificando nella pratica della rivoluzione socialista nel nostro paese la risposta che esso ha dato.

Quale è la risposta che abbiamo trovato?

Non è possibile esporre e spiegare in un breve intervento la risposta che il (n)PCI ha dato. Essa è esposta nel Manifesto Programma del (n)PCI. Stiamo traducendolo in inglese per renderlo accessibile ai comunisti degli altri paesi e sottoporre quindi al loro giudizio la via che noi stiamo percorrendo. Per trovare la nostra risposta abbiamo attinto largamente all’esperienza e al patrimonio teorico del movimento comunista internazionale. La nostra risposta ha aspetti specifici del nostro paese, ma ha anche aspetti universali, che non riguardano solo il nostro paese. Quindi pensiamo che sia utile ai comunisti degli altri paesi conoscerla e che sia utile per noi conoscere il loro giudizio.

Non è possibile spiegare la nostra risposta in un breve intervento, ma la sintesi è la seguente.

Da più di cento anni cerchiamo di fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. Ma non conoscevamo a sufficienza le leggi della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. Per molti aspetti abbiamo agito alla cieca. Per questo abbiamo subito delle sconfitte. La via alla rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Nei paesi imperialisti l’influenza della borghesia ha più volte soffocato e corrotto i partiti comunisti. Il metodo principale per difendere il partito comunista dall’influenza della borghesia è la lotta tra le due linee nel partito. Il metodo principale di direzione del partito verso i grandi movimenti delle masse, nel suo lavoro di massa, è la linea di massa. La concezione del mondo che deve guidare il partito comunista è il marxismo-leninismo-maoismo. La rivoluzione proletaria è in definitiva un processo mondiale. Tutti i partiti comunisti devono collaborare, mettere in comune le loro esperienze e le loro conoscenze, sostenersi a vicenda per riuscire ognuno anzitutto a condurre alla vittoria la rivoluzione nel proprio paese e, a partire da questo risultato, agire per unire politicamente, economicamente e culturalmente la nuova umanità.