Il marasma sociale e ambientale in cui la borghesia e il clero ci hanno portato e ogni giorno un po’ più ci affondano, conferma che l’ordinamento sociale borghese è sorpassato, che l’umanità ha bisogno di sovvertire l’attuale ordinamento della società e di instaurare un nuovo ordinamento sociale, il comunismo!

Comunicato del 23 maggio 2008
sabato 24 maggio 2008.
 

(PNG) L’emigrazione di massa, la delocalizzazione delle imprese, la concorrenza internazionale e la speculazione sulle materie prime e le derrate alimentari dimostrano che l’umanità ha bisogno di un nuovo sistema di relazioni internazionali basato su paesi socialisti e paesi di nuova democrazia: il movimento comunista cosciente e organizzato può guidare le masse popolari a instaurarlo.

 

La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché crescano su grande scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane di nascita e immigrate e si sviluppino con forza e con successo la loro lotta per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro lotta contro il carovita, contro gli speculatori e contro le Autorità e la Corte Pontificia che li sostengono, contro lo squadrismo fascista e razzista e contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il benessere!

 

Mobilitiamo i lavoratori, le donne, i giovani più avanzati perché si arruolino nelle fila del Partito comunista, degli organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e contribuiscano alla rinascita del movimento comunista!

 

La crisi generale (economica, politica e culturale) del sistema capitalista si aggrava di giorno in giorno. Con essa si aggravano e moltiplicano le sue ripercussioni in ogni aspetto delle condizioni economiche, morali e intellettuali dei membri delle varie classi delle masse popolari, nelle relazioni sociali interne a ogni paese, nelle relazioni internazionali, sulla devastazione dell’ambiente.

Nel nostro paese la Corte Pontificia, gli imperialisti USA e i gruppi sionisti hanno liquidato il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti e hanno nuovamente confidato il governo del paese alla banda Berlusconi. Con le elezioni politiche di aprile sono riusciti persino a fare ratificare dalle masse popolari il suo ritorno al potere. Per questo non hanno neanche dovuto far ricorso alle misure straordinarie della strategia della tensione. Ci sono riusciti grazie alla preparazione del terreno fatta dallo stesso governo PAB e dalla sinistra borghese, con la politica antipopolare che il governo PAB ha condotto per due anni in ogni campo, grazie al passaggio alla destra, con la creazione del Partito Democratico, di gran parte della vecchia sinistra borghese e grazie alla legge elettorale truffa e anticostituzionale, la “porcata” che Calderoli aveva approntato per il governo Berlusconi-Bossi-Fini e che il governo PAB e la sua maggioranza si sono ben guardati dal cambiare.

 

Da una parte il nuovo avvento della banda Berlusconi al governo del paese renderà più arroganti e aggressivi i promotori fascisti, razzisti e clericali della mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Darà maggiore forza e voce in capitolo allo squadrismo che i promotori della mobilitazione reazionaria hanno alimentato anche in una parte delle masse popolari più insofferenti delle condizioni attuali. Essi ne incanalano già oggi l’attività in un numero crescente di imprese criminali: caccia all’immigrato, persecuzione degli emarginati, imposizione di regole e costumi contrari agli interessi delle masse popolari. Chi non ha mezzi di sussistenza adeguati e un reddito minimo viene anche criminalizzato e perseguitato: se è immigrato viene espulso e se è italiano di nascita ... verrà chiuso in campo di concentramento o condannato ai lavori forzati? Queste imprese brigantesche si giovano delle paure, dell’ignoranza, dell’arretratezza, dell’individualismo, del razzismo che la Corte Pontificia con la sua Chiesa e altri settori della borghesia imperialista per anni hanno sparso e alimentato a piene mani tra le masse popolari. Si giovano della disperazione delle masse popolari che la politica disorganizzatrice e demoralizzatrice della sinistra borghese ha reso socialmente impotenti privandole dei mezzi per forgiare il proprio destino e perfino di quelli necessari a difendersi e contenere gli appetiti insaziabili della borghesia imperialista, del clero e del resto delle classi dominanti. I partiti, i sindacati e le altre grandi organizzazioni di massa costruite durante la prima ondata della rivoluzione proletaria sono o distrutte o in mano alla borghesia e al clero, ridotte a organizzazioni di regime, sottomesse alle Autorità e ai notabili del regime. La disgregazione sociale, la precarietà e le paure crescono di giorno in giorno in ampi strati della popolazione. Le strutture di integrazione sociale e di solidarietà sono disperse. Il saccheggio imperialista dei paesi oppressi caccia dai loro paesi milioni di lavoratori e gli immigrati che a migliaia arrivano nel nostro paese sono sfruttati a sangue, messi in concorrenza con i lavoratori italiani di nascita, costretti ad arrangiarsi con ogni sorta di attività, gettati a sopravvivere ai margini della società, indotti a attività criminali, le uniche a cui l’ordinamento sociale lascia accesso a loro e alla parte più emarginata delle masse popolari italiane, usati come capro espiatorio del malessere sociale e bersaglio su cui riversare l’insofferenza per lo stato attuale delle cose. La borghesia e il clero prosperano economicamente e politicamente sulla contrapposizione delle masse popolari immigrate alle masse popolari italiane di nascita, approfittano delle differenze economiche, culturali e religiose per mettere gli uni contro gli altri e sfruttarli entrambi, come un tempo hanno tratto profitto dall’emigrazione a cui hanno costretto milioni di lavoratori italiani.

Nelle elezioni d’aprile la banda Berlusconi non ha avuto più voti di quelli che aveva avuto nel 2006. Ma è forte di un’investitura più sicura da parte della Corte Pontificia, degli imperialisti americani e dei gruppi sionisti. Ha creato una combinazione di forze più ampia, ha rafforzato la sua direzione nell’ambito della borghesia imperialista e, soprattutto, ha acquisito, grazie allo sfacelo della sinistra borghese e all’allineamento a destra di gran parte di essa con il Partito Democratico, una maggiore influenza ideologica tra le masse popolari e riesce a imprimere un carattere più aggressivo all’attività delle frazioni delle masse popolari che i suoi esponenti fascisti, razzisti, clericali e semplicemente criminali mobilitano in compiti di polizia ausiliaria, per fare quello che la polizia e i carabinieri non possono ufficialmente fare su grande scala: squadrismo fascista, ronde leghiste, caccia agli immigrati, criminalizzazione degli zingari, repressione degli emarginati, intimidazione degli oppositori, repressione della resistenza popolare al procedere della crisi, repressione delle lotte rivendicative e sindacali, imposizione delle pratiche e della morale cattoliche, ecc. La collusione delle istituzioni pubbliche con le Organizzazioni Criminali ha raggiunto nuovi vertici. L’ingerenza del clero e della Corte Vaticana nella vita civile e politica è sempre più aperta, di dettaglio e pressante. Berlusconi e molti altri membri della sua banda mettono a partito nel nuovo contesto le loro vecchie e solide alleanze con la Mafia e le altre Organizzazioni Criminali. La collaborazione bipartisan del Partito Democratico di Veltroni e della destra dei sindacati di regime (impersonata da Epifani, Bonanni e Angeletti) è il braccio sinistro di un sistema di potere il cui braccio destro è costituito dallo squadrismo razzista e fascista e dalle Organizzazioni Criminali. La Corte Pontifica, gli imperialisti USA e i gruppi sionisti contano di risolvere la crisi politica italiana con questa nuova combinazione di potere. Gli industriali, i grandi commercianti, i grandi della finanza e della banca e gli speculatori sperano di aver trovato il modo per sottomettere i lavoratori e la soluzione alla crisi politica del paese.

Ma la banda Berlusconi non risolverà nessuno dei problemi su cui ha fatto campagna elettorale. Il sistema sociale che essa difende continuerà a generare e ad alimentare su grande scala miseria, criminalità, prostituzione, spaccio, precarietà, insicurezza, carovita, bassi salari, speculazioni, per vasta e crudele che sia la repressione. Infatti l’unica soluzione che la banda Berlusconi e i suoi mandanti mettono in campo per regolare i problemi delle masse popolari generati dall’ordinamento sociale è più polizia, più carcere, più controlli, più angherie, pestaggi, torture e omicidi mascherati e via più libera allo squadrismo e alla “giustizia privata” dei loro manutengoli. Bossi ha già dichiarato a gran voce che dove non arriva la giustizia dello Stato, la giustizia la amministrano le squadre fasciste e le ronde della Lega Nord. Basta questo a chiarire di che giustizia si tratta. Bossi, la guida politica delle ronde padane, si è prima accordato, in termini che ha sempre mantenuto segreti, con il mafioso Berlusconi che nel 1994 è “sceso in politica” per salvare se stesso e i suoi soci dalla galera per corruzione, evasione fiscale, falso in bilancio e vari altri reati e per salvare dal fallimento le megaaziende che aveva creato o di cui si era appropriato con i soldi della Mafia e i contributi e i favori di “Roma ladrona” maneggiata da Craxi. Dopo aver concluso tale accordo con la criminalità organizzata e sulla base di esso, Bossi affida alle ronde padane il compito di forze ausiliarie gratuite della polizia e dei carabinieri, cioè dello Stato della strategia della tensione e dei segreti di Stato, dello Stato della Corte Pontificia e di “Roma ladrona”. Da tale politica non verrà un nuovo ordine, ma l’uso della massa degli immigrati come capro espiatorio, l’intimidazione del movimento dei lavoratori, il soffocamento di ogni vera opposizione e la continuazione della decadenza nazionale e del disordine che questo Stato di speculatori e di sfruttatori sotto la regia della Corte Pontificia promuove.

Complessivamente e a lungo andare è un passo verso la guerra civile. Infatti se una parte delle masse popolari si lascia abbattere e si abbrutisce, la parte più avanzata ed energica, moralmente e intellettualmente più sana, reagirà come si deve a tutto ciò e risponderà come si deve allo squadrismo fascista e razzista, antioperaio e antiemarginati. Si organizzerà per la difesa e il contrattacco. Sta a noi comunisti da una parte alimentare, promuovere, organizzare e dirigere la resistenza popolare al progredire della crisi, alla repressione statale, allo squadrismo fascista e leghista e alle Organizzazioni Criminali e dall’altra far leva anche sulle aspettative che la banda Berlusconi e in particolare la Lega Nord hanno creato tra quella parte delle masse popolari che attualmente le segue e sulle promesse che hanno fatto, per rovesciargliele contro, dato che non le manterranno.

 

D’altra parte è in larga misura oramai spuntata una delle armi su cui per decenni nel nostro paese si è retto il potere della borghesia: la sinistra borghese e l’influenza che essa aveva sulla parte più cosciente e organizzata delle masse popolari. La frana elettorale di La Sinistra-L’Arcobaleno (PRC, PdCI, Verdi, Sinistra Democratica) è il dato più appariscente delle recenti elezioni politiche e amministrative. Nello stesso tempo è sempre più evidente che l’attuale ordinamento sociale è sorpassato. La vita per larghe masse italiane si fa di giorno in giorno più difficile. Gli speculatori dettano legge in forma più sfrontata che mai. Il prezzo del petrolio, delle derrate alimentari e delle materie prime continua a salire. Non c’è nessuna giustificazione per questo, se non l’avidità degli speculatori che è senza limiti. È del tutto possibile, per un governo che lo voglia fare, porre fine a questo corso delle cose. La sostanza del processo in corso è un enorme trasferimento di ricchezza nelle mani degli speculatori e delle società finanziarie, commerciali e industriali collegate ai loro affari: in breve dalle masse popolari alla borghesia imperialista, al clero e agli altri ricchi. I soldi in più che ogni giorno le masse popolari devono pagare per la benzina, per il riscaldamento, per le bollette, per gli alimentari, ecc. finiscono nelle tasche degli speculatori. Chi difende questa loro rapina? Chi dà loro questo potere? I profitti dell’ENI e delle altre società petrolifere, dei grandi trafficanti e produttori di materie prime e di derrate alimentari, salgono alle stelle. Sulla scia e con la scusa dell’aumento del prezzo delle materie prime, il carovita fa strage. Per una parte crescente delle masse popolari italiane di nascita e immigrate diventa sempre più difficile procurarsi le condizioni elementari di una vita dignitosa. I governi e le Pubbliche Autorità tengono corda agli speculatori. Dichiarano di essere impotenti. Solo contro i salari, le pensioni, i redditi e le proteste dei lavoratori ritrovano il loro potere: per peggiorare le condizioni di vita, aumentare la precarietà, reprimere chi protesta, soffocare chi si oppone e promuove la resistenza, per lanciarsi in avventure di aggressione all’estero. La vita di interi popoli e di grandi settori della popolazione del nostro paese è lasciata in balia di un pugno di speculatori.

A livello internazionale le relazioni sono tali che la guerra imperialista si estende sempre più. Solo l’eroica resistenza opposta dai popoli dell’Iraq, dell’Afghanistan, della Palestina e del Libano hanno trattenuto finora gli imperialisti dal lanciarsi in nuove aperte aggressioni. Nel resto del Medio Oriente, contro l’Iran, in America Latina, in Africa l’aggressione imperialista resta di bassa intensità o per interposta persona, perché la Resistenza ha inchiodato al suolo gli imperialisti USA e i suoi satelliti della NATO, comprese le truppe inviate dai governi italiani. Se gli imperialisti USA non sono intervenuti apertamente in Nepal, è solo grazie all’abile linea politica del Partito comunista del Nepal (maoista) che ha finora impedito che si creassero le condizioni interne necessarie per un aperto intervento loro e dei loro alleati che governano l’India. Le potenze e i gruppi imperialisti fanno a gara nell’imporre i loro aiuti umanitari alla Birmania, contro cui conducono da anni una guerra di bassa intensità. Vogliono approfittare del ciclone che ha devastato una parte importante del paese per introdurre i loro agenti sotto le vesti di distributori e amministratori di soccorsi. Vogliono a tutti i costi inviare in Birmania squadre di loro uomini a portare gli aiuti umanitari che si guardano bene dal portare al popolo palestinese di Gaza e della Cisgiordania, ridotto alla fame e privato dei servizi civili dal governo di Israele che è loro alleato e agente. Persino in Cina hanno cercato di alimentare disordini facendo leva sul Dalai Lama, il capo di una delle più reazionarie sette buddiste del Tibet e delle province limitrofe: per intossicare l’opinione pubblica sono giunti fino a presentare alle masse popolari del nostro paese uno dei principali residuati del vecchio regime feudale tibetano, in esilio da anni, come campione dei “diritti umani”. I torturatori di Guantanamo e di Abu Grahib si erigono a tutori e insegnanti di diritti umani! Aumenta il numero di paesi dove le Autorità sono messe a dura prova dalle rivolte degli affamati e ricorrono all’intervento di truppe dei paesi imperialisti o di truppe mercenarie per reprimere le ribellioni organizzate. La banda Berlusconi si propone di aumentare l’impegno di truppe italiane in queste criminali aggressioni e repressioni in cui già il suo precedente governo (2001-2006) e il governo PAB hanno coinvolto il nostro paese. È l’indirizzo di politica estera che la Corte Pontificia ha dato alla banda Berlusconi.

 

Questo è il contesto interno e internazionale in cui noi comunisti siamo chiamati a svolgere la nostra opera per la rinascita del movimento comunista. Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi. Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto. La decadenza attraversata dal movimento comunista cosciente e organizzato e le sconfitte che ha subito nella seconda metà del secolo scorso sono il risultato di errori ma soprattutto di limiti che il movimento comunista non aveva ancora superato: li abbiamo capiti e ora possiamo andare oltre. È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini. È del tutto possibile unirsi a quanti in ogni angolo del mondo resistono con coraggio agli imperialisti e lottano per instaurare un nuovo più avanzato ordinamento sociale nel loro paese e un nuovo sistema di relazioni internazionali. È l’unica via d’uscita dal marasma attuale. Prima o poi le masse popolari la imboccheranno anche nel nostro paese. I tempi dipendono da noi comunisti e da quelli che si uniranno a noi.

Il ricorso per governare il paese a Berlusconi e alla sua banda di razzisti, fascisti, mafiosi, clericali, criminali e speculatori conferma che la borghesia imperialista e la Corte Pontificia sono agli sgoccioli. La situazione è favorevole e richiede la rinascita del movimento comunista e lo sviluppo su grande scala della lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Non c’è altra via d’uscita, non c’è altra alternativa civile: lo conferma lo stesso dilagare della mobilitazione reazionaria delle masse popolari ad opera della banda Berlusconi, dei suoi complici razzisti e fascisti, della Criminalità Organizzata e del clero sotto la regia della Corte Pontificia. La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è un’impresa necessaria e possibile. Ogni persona di buona volontà può portare il suo contributo.

In questi mesi noi comunisti dobbiamo fare il massimo sforzo di cui siamo capaci perché gli uomini e le donne che la crisi della sinistra borghese induce a chiedersi cosa fare, imbocchino la strada della rinascita del movimento comunista.

Molti di essi si chiedono cosa è andato storto nei generosi propositi con cui si erano impegnati nel PRC o nel Partito dei Comunisti Italiani. Alcuni propongono di ricominciare daccapo da dove erano partiti nel 1989, sperando che questa volta vada meglio. Attribuiscono il loro fallimento alla direzione presuntuosa di Bertinotti. Noi comunisti dobbiamo spiegare le reali ragioni per cui le cose sono andate storte. Dobbiamo mostrare che stante le basi di partenza non potevano che andare storte.

La sostanza della linea lanciata nel 1989 da Occhetto alla Bolognina era la costituzione di un partito di sinistra (cioè che agitasse - lasciamo perdere che sarebbe stato a vanvera - obiettivi radicali in campo economico, ambientale, dell’emancipazione delle donne, dei diritti civili, ecc. ecc.), ma che non fosse comunista: cioè senza collegamento con la concezione del mondo, la linea e l’esperienza del movimento comunista, senza imparare dalle sue conquiste e dalle sue vittorie, senza il classismo di facciata che il PCI ancora conservava, che ripudiasse anche quel tanto per cui si dichiarava ancora comunista il partito che con la loro direzione uno dopo l’altro Togliatti, Longo, Berlinguer e Natta avevano portato fino alla Bolognina, che ripudiasse apertamente l’obiettivo di instaurare il socialismo.

In realtà quel partito che Occhetto proponeva di liquidare era già la degenerazione revisionista del comunismo. Ecco quello che ne diceva nel 1977 uno suoi dirigenti migliori, un eroe della guerra partigiana, Alessandro Vaia, che pure partecipò ancora alla fondazione del PRC nel 1989.

" Il partito comunista è nato attingendo fondamentalmente le sue forze dalla gioventù, e giovani erano la maggioranza dei suoi dirigenti. La gioventù d’avanguardia più combattiva aveva aderito al partito comunista e alla federazione giovanile al momento della loro fondazione. Si trattava di una minoranza, ma essa rappresentava quanto di più sano e cosciente aveva saputo esprimere il movimento socialista nel primo dopo guerra. L’adesione della gioventù rivoluzionaria al partito comunista, avvenuta sull’onda dell’entusiasmo suscitato dalla rivoluzione d’Ottobre, si era andata consolidando con gli anni, si era temprata nell’attività clandestina e nelle carceri.

Erano giovani la maggioranza dei militanti che alimentarono le nostre forze nella illegalità e che costituirono l’ossatura attorno alla quale si formò un grande partito di massa.

Furono giovani la maggioranza dei partigiani che affluirono al partito comunista, che divennero quadri e dirigenti del movimento operaio. E fu nel 1949, nella ricostituita federazione giovanile comunista, che si formò una nuova leva di cinquecentomila giovanissimi che si affiancò ai più anziani nel duro scontro degli anni della guerra fredda. Un partito che guarda all’avvenire, che vuole creare una nuova società, una società comunista, porta in sé gli ideali di giustizia e di uguaglianza, l’aspirazione della parte migliore della gioventù.

"Il comunismo è la giovinezza del mondo" e sono i giovani la sua forza. Ma chi non avverte, anche se parla molto di rinnovamento, i mutamenti profondi che avvengono tra le nuove generazioni in epoche di grandi crisi sociali, non può pretendere di esercitare su di loro un’influenza e una funzione di guida.

"I giovani non sono figli dei loro padri, ma dei loro tempi" e i tempi corrono. Le coscienze maturano più in fretta di quanto lo avvertono i protagonisti barbogi di altri tempi. Sono quasi vent’anni [Vaia così scriveva nel 1977] che continuiamo a parlare di ritardi nei confronti dei giovani e mai arriviamo in orario al l’appuntamento. Perché? Nel 1960 quando scesero nelle strade i giovani dalle magliette a strisce contro il governo Tambroni, ci fu la prima sor presa, ma non ne venne alcun rinnovato impegno. Appena si palesò qual che tentativo di capire che cosa stesse accadendo, venne la scomunica con tro il cosiddetto " civettar e" con i giovani. Poi giunse la "sorpresa" del 1968 e si preferì tacere, ignorare, fingere che le forze nuove emergenti non esistessero. Si giunse all’autoliquidazione del nostro movimento giovanile e quando esso risorse vegetò intristito come una pianta senza ossigeno.

Ed eccoci alla nuova sorpresa del 1977 che si dice sia veramente diversa dalle altre, ma sempre è una "sorpresa". Ma perché da venti anni siamo sempre sorpresi e in ritardo con i giovani? Non è lecito chiedersi se non ci sia qualcosa di essenziale che ci è venuto a mancare e senza del quale il partito e la gioventù comunista non avrebbero mai potuto esercitare la loro influenza sulla parte più combattiva dei giovani? " (dal libro di Vaia Da galeotto a generale , 1977).

In sostanza lo stesso Vaia nel 1977 diceva quindi che già nel 1960 il PCI si era sostanzialmente staccato dal movimento comunista, non aveva più una strategia comunista, era degenerato! Nel 1989 alla Bolognina Occhetto chiedeva di ratificare ufficialmente la degenerazione che era avvenuta: la trasformazione del PCI in un partito della sinistra borghese.

All’operazione della Bolognina, Cossutta e il resto di Rifondazione opposero una combinazione indefinita di “mantenimento del PCI di Berlinguer” e “rinnovamento”: in questa ambiguità dell’indefinito ognuno (da Cossutta ai trotzkisti di Vinci e Maitan, dagli ex PCI a DP e anche altri) faceva il suo nido, tesseva a sua tela e faceva da raccoglitore di elementi altrimenti incontrollabili dalla borghesia, continuava l’opera di corruzione, demoralizzazione e corrosione condotta per anni dal PCI revisionista. Non a caso quindi il PRC e il PdCI nel loro percorso reale sono approdati a una nuova Bolognina (La Sinistra - L’Arcobaleno) che ha suggellato il collasso elettorale e organizzativo di questo ultimo anno.

Ora molti di quelli che giustamente rifiutano di sciogliersi e cercano una nuova strada, ripropongono una “vera rifondazione”, contro quella che c’è stata. La “vera rifondazione” vuol ancora dire per loro, sia pure confusamente e tenendo conto che sono varie le versioni e ancora più le sfumature, riallacciarsi al vecchio PCI di Berlinguer che nelle elezioni europee del 1976 aveva addirittura sorpassato la DC in numero di voti. A questi compagni, a tutti quelli che cercano una strada con onestà e con determinazione, poi possiamo e dobbiamo indicare la strada tracciata nel Manifesto Programma che il (nuovo)Partito comunista ha fatto pubblicare in questi giorni dalle Edizioni Rapporti Sociali.

La confusione e l’eclettismo, la superficialità intellettuale negli intellettuali della sinistra borghese e dell’area da essa influenzata, sono tali che ripropongono alla rinfusa e accostano cose che fanno a pugni tra loro. Questo ben si presta a fare da specchietto per allodole, ma si presta anche alla nostra opera di contrapporre una cosa all’altra facendo rilevare e valere l’incompatibilità logica e pratica.

Nelle assemblee che si tengono in questi giorni, bisogna, con le parole giuste ma senza sottintesi e ambiguità, portare la tesi che il partito comunista possibile, che ha un futuro e di cui c’è bisogno è il partito che

1. riprende in mano la lotta per il comunismo i cui dirigenti più rappresentativi sono stati Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e in Italia Gramsci: continuità con il movimento comunista che, pur avendo solo poco più di 150 anni di vita, ha già assunto un ruolo determinante nella storia dell’umanità e ha già indicato e verificato la strada che essa seguirà per uscire dal capitalismo;

2. assume il compito di continuare l’opera del movimento comunista (instaurare il socialismo) e quindi si dà come suo obiettivo “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”. Già le Tesi di Lione (1926) del PC d’Italia, stese sotto la direzione di Gramsci, ben dicevano che in Italia non è possibile altra rivoluzione che non sia la rivoluzione socialista e che il Partito comunista italiano doveva contrastare la deviazione di destra consistente nel diventare l’ala sinistra dello schieramento antifascista. La storia le ha confermate. Non possiamo avere altro obiettivo che “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”: “nuovo” perché tiene conto che l’Italia è un paese imperialista e “paese socialista” perché fa tesoro dei preziosi insegnamenti e dell’esperienza dei primi paesi socialisti creati durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale;

3. adotta una strategia adeguata a raggiungere l’obiettivo che finora il movimento comunista non ha mai raggiunto (instaurare il socialismo in un paese imperialista), proprio per la mancanza di una strategia adeguata, come già Engels, Lenin e Gramsci avevano messo in luce.

I compagni che faranno propri questi tre punti e cercheranno di svilupparli in una linea politica e in una scelta organizzativa conformi alla situazione della lotta di classe nel nostro paese, approderanno alla conclusione che il partito comunista oggi deve basarsi sul marxismo-leninismo-maoismo; deve assumere la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata per instaurare il socialismo in Italia e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo; deve rompere con l’economicismo, la piaga peggiore e storica del movimento comunista dei paesi imperialisti.

L’economicismo ancora oggi infetta l’attività e la concezione di molti compagni che si credono comunisti e ne rende l’attività sterile di risultati. Esso nella sua essenza consiste nel ritenere 1. che gli operai non sono in grado di recepire (assimilare, far propria) in massa la concezione e la linea dei comunisti di instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale (il comunismo), 2. che gli operai possono arrivare in massa a capire e fare propria la lotta per instaurare il socialismo solo o principalmente attraverso le lotte rivendicative, come loro estensione e proseguimento, 3. che i comunisti devono essere principalmente gli animatori e dirigenti più determinati e lungimiranti delle lotte rivendicative per poterle poi politicizzare e trasformare in lotta per il potere, approfittando del fatto che lo Stato interviene a difesa dei padroni nelle lotte rivendicative e del fatto che in molte lotte rivendicative lo Stato è la controparte diretta degli operai. In realtà l’esperienza ha già largamente dimostrato che gli operai possono far proprio in massa l’obiettivo di instaurare il socialismo: questa era l’aspirazione aperta e consapevole di milioni di operai nel Biennio Rosso (1919-1920) e negli anni della Resistenza (1943-1945) e successivi: ci sono voluti l’insufficienza rivoluzionaria dei dirigenti del vecchio PSI nel primo caso e l’accorta e graduale opera di corruzione, corrosione, demoralizzazione e disorganizzazione dei revisionisti moderni nel secondo caso per distogliere milioni di lavoratori dalla lotta per instaurare il socialismo. In realtà l’esperienza ha già largamente dimostrato che i comunisti devono essere principalmente gli animatori e dirigenti della lotta per eliminare lo Stato della borghesia e delle altre classi dominanti e instaurare un nuovo Stato degli operai e delle altre classi delle masse popolari e che essi devono animare e dirigere le lotte rivendicative come scuola di comunismo oltre che come mezzo di sopravvivenza. Bisogna farla finita con la confusione tra programma politico e piattaforme rivendicative: essa ostacola anche le lotte rivendicative, perché impedisce lo sviluppo della lotta per instaurare il socialismo. La lotta per instaurare il socialismo è il contesto necessario per sviluppare su grande scala anche le lotte rivendicative, per farla finita con la concertazione e la sottomissione delle organizzazioni sindacali alla borghesia e al clero. L’economicismo è una manifestazione di opportunismo: i dirigenti rinunciano al compito di organizzare la rivoluzione socialista mascherando la loro rinuncia dietro l’ossequio alla spontaneità delle masse. Ma organizzare la rivoluzione è appunto in sintesi il vero e principale compito dei comunisti.

 

Il nuovo Partito comunista italiano indica a tutti gli elementi avanzati delle masse popolari la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Esso è stato costituito nella clandestinità perché l’esperienza ha dimostrato che per operare con libertà e svolgere con continuità il suo compito quali che siano le misure che la borghesia prende per impedirlo, il partito comunista deve essere clandestino. La clandestinità del Partito è una garanzia di libertà, di autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla borghesia e di continuità per tutto il movimento comunista, anche per le sue organizzazioni e le sue attività pubbliche. Dalla clandestinità, con la sua struttura centrale e con i suoi Comitati di Partito costituiti nelle aziende e territorialmente, il Partito promuove e sostiene la rinascita del movimento comunista e la costituzione del Nuovo Potere delle masse popolari. Questo consiste nella rete sempre più fitta di organizzazioni di massa e di partito che si contrappone al potere della borghesia che a sua volta fa capo allo Stato e alla Corte Pontificia. È in questo modo che si viene sviluppando nel nostro paese la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che metterà fine al dominio della borghesia e del clero, instaurerà il socialismo e avvierà il passaggio al comunismo.

Non è casuale che da più di due decenni la borghesia perseguita l’insieme di organizzazioni e persone che hanno contribuito a creare le condizioni per la fondazione del nuovo Partito comunista italiano e che a vario titolo contribuiscono alla realizzazione del suo Piano Generale di Lavoro per l’accumulazione di forze rivoluzionarie. Ma questa persecuzione non ha impedito che il Partito e il Nuovo Potere continuassero a svilupparsi. Infatti la loro forza sta nella concezione comunista del mondo che li guida, il marxismo-leninismo-maoismo e nelle risorse senza limiti delle masse popolari a cui, grazie a questa concezione, attingono le loro forze e le risorse necessarie a svolgere il loro compito. Lo ha confermato anche l’Udienza Preliminare che si è svolta al tribunale di Bologna il 13 maggio, parte dell’Ottavo Procedimento Giudiziario che il regime intenta alla carovana del (n)PCI e che riprenderà il 1° luglio.

Forte della breve ma significativa sua esperienza, ma soprattutto del patrimonio teorico e dell’esperienza del movimento comunista internazionale e dell’eredità del movimento comunista italiano, ai compagni che cercano onestamente e con determinazione una via d’uscita dal marasma attuale e sono decisi a compiere lo sforzo individuale che l’impresa richiede, il nuovo Partito comunista italiano indica la via della rinascita del movimento comunista.

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!