Cristoforo Colombo

L’attività combattente e la lotta contro la controrivoluzione preventiva

Capitolo 5° - I compiti e la struttura del partito comunista
martedì 15 agosto 2006.
 

5. I compiti e la struttura del partito comunista

-  L’attività combattente e la lotta contro la controrivoluzione preventiva


L’attività combattente e la lotta contro la controrivoluzione preventiva

La lotta armata non è la forma principale dell’attività del partito, come lo è stata nella fase della «propaganda armata».

Il ruolo, il contenuto e l’importanza relativa di questa come di altre attività del partito sono inevitabilmente destinate a trasformarsi al cambiare della situazione politica del paese. Anzi saper vedere tempestivamente questi cambiamenti e adeguare tempestivamente l’attività del partito alla nuova situazione che sta maturando fa parte di ciò che un partito comunista deve saper fare per mantenere l’iniziativa e condurre il proletariato alla vittoria.

In questa momento e per tutta la fase di accumulazione delle forze in condizione di accerchiamento da parte delle forze borghesi l’attività combattente svolge principalmente i compiti di

-  attaccare il «cuore dello stato», il progetto politico dominante allo scopo di impedirne l’attuazione, impedire il compattamento della borghesia attorno e sotto il gruppo che lo porta avanti, conquistare condizioni più vantaggiose alla lotta di classe (conquista di rapporti di forza favorevoli);

-  disarticolare temporaneamente strutture della controrivoluzione particolarmente insidiose;

-  organizzare ed indirizzare le tendenze di massa alla lotta armata.

Le unità militari del partito collaborano con le altre strutture del partito nel perseguire il compito di:

1. difendere le strutture del partito dagli attacchi della controrivoluzione,

2. sostenere le strutture del partito (finanziamento e dequipaggiamento),

3. eliminare infiltrati, spie e traditori,

4. organizzare la liberazione dei compagni prigionieri,

5. compiere operazioni di spionaggio e controspionaggio, infiltrarsi negli apparati della controrivoluzione, studiarne metodi, mezzi e modalità operative, predisporre ed attuare contromisure, sviluppando gli strumenti della clandestinità e della salvaguardia delle strutture del partito,

6. riprodursi (benchè questo compito sia assicurato più in generale dal complesso del partito).

L’azione combattente del partito, come tutte le altre attività settoriali del partito, si svolge sotto la direzione del partito, che ne stabilisce gli obiettivi. In particolare l’individuazione del «cuore dello stato» è compito della direzione del partito, non delle strutture combattenti, perchè è il risultato della sua analisi politica.

L’attività combattente è svolta da specifiche strutture militari. Occorre analizzare sulla base della nostra esperienza passata e della situazione attuale se l’attività combattente deve essere condotta solo da organizzazioni del partito o se il partito deve promuovere la formazioni di unità combattenti di massa. E’ certo, e l’abbiamo già visto, che quando il movimento delle masse raggiunge un certo livello, si manifestano tendenze a passare alla lotta armata. Dobbiamo trovare il modo per dare uno sviluppo positivo a queste tendenze, consolidare i compagni più affidabili che prendono questa strada, far in modo che queste tendenze non degenerino, che perseguano obiettivi utili alla causa. D’altra parte non dobbiamo accogliere nel partito chiunque anche seriamente e con la massima devozione alla causa imbraccia le armi. Andrebbe a scapito del ruolo del partito, come già si è visto negli ultimi anni 70.

Non si può accettare la tesi che nella fase di accumulazione delle forze in condizione di accerchiamento da parte delle forze borghesi la lotta armata deve essere in linea di principio condotta da organizzazioni formate solo da membri del partito e che le masse devono limitarsi ad un’azione «pacifica», ossia che il partito deve scoraggiare e reprimere ogni tendenza di massa ad usare le armi.

Ciò contrasta con la natura del rapporto partito/masse. Il partito ha la funzione di raccogliere e rendere sistematico ed organico quello che tra le masse esiste in modo confuso e diffuso. Questo rapporto in linea di massima vale per tutti i campi, per la propaganda e l’agitazione come per la lotta armata. La tesi della creazione in linea di principio di strutture militari composte solo da membri del partito è una tesi settaria, perchè pone ostacoli alla mobilitazione delle masse in campo militare e alla direzione del partito nel movimento delle masse in questo campo e quindi alla direzione in generale. Questo carattere settario è venuto in luce quando è stata messa in pratica (ad es. nel 1921 dal Partito Comunista d’Italia nell’ambito della guerra civile contro i fascisti). Questa tesi «di principio» inoltre limita anche l’azione armata del partito perchè se tra le masse non cresce uno spirito rivoluzionario, e uno spirito rivoluzionario non cresce se non si alimenta di attività rivoluzionarie e quindi anche di azioni armate, inevitabilmente l’attività combattente del partito, pur utile e necessaria per gli effetti positivi che provoca di per sè, diventa contemporaneamente un elemento contradittorio nell’unità partito/masse. Quanti sostengono «per principio» questa tesi non comprendono che «ogni fungo richiede molto sottobosco per esistere», che ogni attività si sviluppa «a piramide» con una larga base che sostiene ed alimenta livelli via via più alti di se stessa ed un vertice della piramide che dirige ed orienta lo sviluppo di livelli via via decrescenti della piramide.

In linea di principio quindi va respinta la tesi di «limitare per principio al partito l’attività combattente». In pratica, la tattica, in questo come in ogni campo, dipende dalla valutazione concreta della situazione concreta.

La combinazione dell’attività combattente del partito e di massa nel complesso delle attività del partito e delle masse è il cuore della nuova strategia per la conquista del potere da parte del proletariato nei paesi imperialisti. In questo campo più che in ogni altro dobbiamo procedere sperimentalmente, realizzare esperienze tipo, verificare i risultati, fare il bilancio di ogni nuova iniziativa, generalizzare i risultati.

Nel campo delle vecchie forme di lotta possiamo avvalerci abbondantemente dell’esperienza dei partiti comunisti. Questa combinazione è invece un terreno relativamente nuovo e anche le vecchie forme di lotta assumono contenuti nuovi nell’ambito di questa combinazione. Anche qui bisogna essere duttili e capaci di autocritica. Sostanzialmente dobbiamo imparare dalla nostra esperienza. Dobbiamo imparare quali condizioni permettono la continuità e lo sviluppo del partito anche nei periodi di riflusso del movimento delle masse e nonostante la preponderanza delle forze borghesi. Si tratta di garantire la continuità e la riproduzione del nostro lavoro, di evitare lo scontro in condizioni a noi sfavorevoli, di imparare a conoscere e valutare esattamente le forze che l’avversario può mobilitare.

Insomma si tratta di costruire passo passo la nuova strategia dei comunisti nei paesi imperialisti, imparando dall’esperienza nostra e da quella dei partiti che lottano in condizioni analoghe alle nostre.