Il socialismo è anche questo!

mercoledì 10 settembre 2008.
 

(PNG) Comunicato del 9 settembre 2008

Nelle ultime settimane ben tre uragani, chiamati Gustav, Hanna e Ike, si sono abbattuti su Cuba, Haiti e altre isole dei Caraibi e sulle coste USA del Golfo del Messico e le hanno devastate. Ovunque si lamentano decine e centinaia di morti e feriti, salvo che a Cuba dove i morti sono a tutt’oggi quattro. Cuba è anche la zona dove le devastazioni sono minori. Non perché l’intensità degli uragani a Cuba è minore, che anzi l’uragano Ike nel pieno della sua forza sta percorrendo l’isola in tutta la sua lunghezza. Ma perché il Partito comunista cubano, il governo, le Autorità e le organizzazioni di massa hanno organizzato in tempo utile l’esodo in luoghi sicuri della popolazione delle zone più interessate dagli uragani, perché tutta la popolazione è da tempo attrezzata e formata per far fronte all’emergenza e perché le strutture necessarie sono curate al meglio in conformità alle conoscenze e alle risorse del paese. Negli altri paesi le Autorità nel migliore dei casi hanno intimato alla popolazione di sgomberare o l’hanno solo avvisata dell’uragano in arrivo. C’è di più. Negli USA, ad Haiti e nelle altre isole colpite, la stragrande maggioranza dei morti e feriti appartengono agli strati più poveri ed emarginati della popolazione, che meno dispongono di rifugi sicuri. Sono anche gli strati maggiormente colpiti dalle devastazioni di case e di altre costruzioni, perché le loro sono quelle costruite a standard inferiori. Sono anche quelli che saranno meno o per nulla coperti dalle assicurazioni, che avranno più difficoltà ad arrangiarsi a ritornare, a rimettere in sesto case, campi, ecc. e a riprendere le attività. Sono anche quelli che saranno maggiormente vittime di usurai e altri sciacalli che approfitteranno dell’urgenza del bisogno immediato di soldi e delle difficoltà del riassestamento e della ripresa per impadronirsi di case e terreni per un boccone di pane. Sono anche quelli che saranno vittime di Autorità che approfitteranno della “calamità naturale” per attuare piani di speculazione immobiliare che era difficile compiere con espropri in condizioni normali.

Eppure l’uragano è lo stesso! È il sistema sociale che è diverso!

 

Cuba è un paese immensamente più piccolo e più povero degli USA. Per di più è assediato e boicottato dal governo USA con l’embargo economico e culturale che nonostante le calamità il governo USA ha rifiutato di interrompere. Eppure grazie al sistema sociale più avanzato, la società a Cuba assicura, sia in tempi normali sia in caso di calamità naturali, a ogni persona residente assistenza e condizioni di sicurezza che la maggioranza della popolazione USA non ha. Molti si ricorderanno ancora quello che perfino le TV borghesi hanno mostrato quando New Orleans (USA) e le regioni USA vicine nell’agosto 2005 furono colpite dall’uragano Katrina. Allora furono addirittura le Autorità cubane ad offrire di inviare a proprio carico un’unità sanitaria e un ospedale negli USA, in aiuto ai sinistrati che erano abbandonati a se stessi. Non parliamo poi di paesi come Haiti che sono più poveri degli USA, dove maggiore che negli USA è la percentuale della popolazione in preda alla miseria e all’ignoranza. Qui i morti neanche si sa quanti sono. Con gli uragani di questi giorni, Haiti è diventato il nuovo terreno di caccia per associazioni caritative, ONG e altri organismi di beneficenza che si sono scatenati a raccogliere soldi.

 

Fin qui abbiamo richiamato l’attenzione su quello che ognuno ha potuto constatare anche guardando la TV di Stato, la TV di Berlusconi, la TV vaticana e le altre TV borghesi. Tutti organi di propaganda borghese che non perdono occasione per denigrare i paesi socialisti. Ma in questa occasione, non volendo mostrare apertamente il più alto livello dell’ordinamento sociale di Cuba rispetto anche a quello del più avanzato e ricco paese imperialista, di Cuba hanno parlato il meno possibile.

Ma vi è un altro aspetto della questione su cui è utile riflettere. Perché giornali come il Manifesto , Liberazione e altre pubblicazioni e affini centri di informazione non hanno messo in risalto questa macroscopica differenza tra Cuba e gli altri paesi di fronte agli uragani di questi giorni?

Per l’anticomunismo che praticano da anni, un anticomunismo talmente inveterato da essere addirittura diventato spontaneo. La denigrazione del movimento comunista e in particolare dei primi paesi socialisti, di quelli che sono crollati, di quelli che in qualche modo e in qualche misura resistono come Cuba e di quelli che a loro modo cercano di seguirne le orme come il Venezuela, è talmente sistematica e tanto assimilata in questi centri di informazione e di opinione della sinistra borghese, da essere diventata “spontanea”. Anche in questa occasione confermano la loro natura di organi di informazione borghese e anticomunista: tanto che sarebbe più esatto e veritiero chiamarli organi di disinformazione, di confusione, di intossicazione, di diversione dalla lotta di classe e di evasione dalla realtà. Infatti tacciono delle conquiste del socialismo e sono sempre pronti a fare da gran cassa ai “mali” dei paesi socialisti crollati, di quelli che in qualche modo hanno resistito al periodo di debolezza che il movimento comunista ha attraversato negli ultimi decenni e di quelli che a loro modo cercano di seguirne le orme.

 

Con le elezioni di aprile la sinistra borghese (rappresentata nel teatrino della politica borghese principalmente da PRC, PdCI, Sinistra Democratica e Verdi) da noi ha subito un tracollo. Quelli che non hanno abbandonato la barca, stanno ancora agitandosi per sopravvivere. Molti anche tra i lavoratori avanzati si chiedono in perfetta buona fede come mai è avvenuto questo tracollo e come uscirne.

La sostanza del problema sta nell’essere pro o conto l’instaurazione del socialismo, nell’essere per l’eliminazione del capitalismo o ancorati alla difesa del capitalismo (sia pure lamentando i suoi mali e auspicando un capitalismo che non c’è e non può esistere, perché non si può chiedere a un capitalista di non cercare di fare profitti, di non fare il capitalista e nello stesso tempo continuare a fare il capitalista).

La sinistra borghese per sua natura è contro l’instaurazione del socialismo; è convinta che non è possibile instaurare il socialismo, che “il comunismo è una cosa contro natura”, “è un’utopia”; tanto meno lavora per instaurare il socialismo. Anche gli uomini e i partiti che si dicono comunisti ma fanno parte della sinistra borghese, di tutto si occupano fuorché di mobilitare le masse popolari perché instaurino il socialismo. Questa è in sostanza la fonte della debolezza della sinistra borghese di fronte alla destra, di fronte ai Berlusconi, ai Veltroni e ai Benedetto XVI. Questa è in sostanza la fonte della sua crisi!

Anche il loro atteggiamento di fronte agli uragani devastatori di questi giorni rivela e conferma lo schieramento di classe di partiti, organismi ed esponenti della sinistra borghese. Così come lo dimostra e conferma il loro atteggiamento di fronte alla speculazione che riduce i salari: sarebbe un’entità inarrestabile e astratta, quindi si può fare poco o niente per porvi fine. Così come lo dimostra e conferma la loro condotta di fronte alla guerra che il sistema imperialista di relazioni internazionali diffonde nel mondo: nel migliore dei casi vorrebbero starne fuori.

I migliori di loro si lamentano e protestano. Ma che forse indicano la causa di tutto questo? Che forse indicano il rimedio? Che forse indicano come porre fine radicalmente e definitivamente alle mille tribolazioni che l’ordinamento sociale borghese impone all’umanità? Che forse si danno da fare per mobilitare le forze sociali realmente interessate a porre fine alla situazione attuale?

 

L’umanità oramai dispone di tutte le risorse materiali, scientifiche, intellettuali e morali per assicurare condizioni di vita e un ruolo sociale dignitosi a ogni uomo, a ogni donna, a ogni bambino e a ogni anziano, per promuovere la piena e crescente partecipazione di ogni individuo alle attività specificamente umane, quelle che distinguono la specie umana dalle altre specie animali, per salvaguardare con successo l’ambiente e il pianeta.

L’ordinamento sociale borghese rende tutto ciò impossibile, perché il capitale è la sua legge suprema e il profitto del capitale la misura del suo funzionamento. Per sua natura è fondato sui privilegi dei capitalisti, del clero e delle altre classi sfruttatrici e privilegiate. Per sua natura mette la direzione della vita sociale in mano a queste classi. Per sua natura condanna la massa delle popolazione ad arrabattarsi per sopravvivere. Per sua natura esclude gran parte dell’umanità dalle attività specificamente umane. Condanna una gran parte dell’umanità alla miseria, all’ignoranza e all’abbrutimento materiale, intellettuale e morale. Per sua natura saccheggia e devasta il pianeta e lo rende sempre meno abitabile.

Il socialismo apre una nuova epoca della storia dell’umanità, riapre all’umanità la via del progresso che essa ha percorso nei millenni che abbiamo alle spalle. Esso inizia con l’instaurazione del potere della classe operaia organizzata: la direzione della società deve essere presa in mano dai lavoratori organizzati nei consigli territoriali e aziendali, nelle organizzazioni di massa, nel partito comunista. I lavoratori devono organizzarsi per farlo e per spazzare via la borghesia che sbarra loro la strada e che difende con ogni mezzo e su ogni terreno il suo potere e i suoi privilegi.

Il compito principale dei comunisti, la prima trasformazione che i comunisti devono promuovere nella società è l’organizzazione dei lavoratori, la rinascita del movimento comunista.

Il primo passo che la classe operaia organizzata deve fare, una volta preso il potere, è la nazionalizzazione dei principali mezzi di produzione, delle grandi aziende dell’industria, dei servizi e dell’agricoltura e la loro riorganizzazione in modo che non producano più profitti, ma producano i beni e i servizi necessari al benessere delle masse popolari, che il lavoro sia svolto nelle condizioni più conformi alla dignità e alla integrità di chi lavora e che l’ambiente sia salvaguardato al meglio.

Su questa base, difendendola e salvaguardandola contro chi cerca di demolirla, l’umanità inizierà a ridurre ed eliminare le differenze di classe e a trattare le contraddizioni irrisolte della sua storia e che ora, con i mezzi materiali, intellettuali e morali di oggi, può risolvere. Passo dopo passo eliminerà la divisione tra dirigenti e diretti, tra lavoratori intellettuali e lavoratori manuali, tra lavoro di direzione, organizzazione e progettazione e lavoro esecutivo, tra uomini e donne, tra adulti e giovani, tra città e campagna, tra paesi, regioni e settori avanzati e paesi, regioni e settori arretrati. In questo modo promuoverà la massima partecipazione di tutti alle attività specificamente umane e avanzerà verso la società comunista.

 

Per instaurare il socialismo bisogna creare un alto livello di organizzazione e di coscienza politica tra i lavoratori, tali che riescano a vincere l’opposizione e gli ostacoli di ogni genere (politici, militari e culturali) che la borghesia, il clero e le altre classi sfruttatrici oppongono alla rinascita del movimento comunista.

Ma anche dopo che i lavoratori organizzati avranno preso la direzione della società, il socialismo non sarà un’impresa facile e tanto meno spontanea.

Certamente è un’impresa possibile oltre che necessaria. Possibile perché con il socialismo si tratta solo di rendere universali e coordinati e di attuare con la direzione delle nuove autorità, quello che di meglio già oggi si compie, ma in maniera frammentaria, scoordinata e in contrasto con altri aspetti importanti della società che invece vanno in tutt’altra direzione. Nel socialismo tutte le unità produttive coopereranno tra loro come oggi fanno già i reparti di una stessa grande azienda. Tutti gli uomini e le donne in condizioni di lavorare adempiranno a una parte del lavoro di cui la società ha bisogno, come oggi fanno già i lavoratori. I migliori sentimenti e le migliori idee già oggi esistenti avranno modo di farsi valere forti del comune interesse e non più contrastati dalla ricerca di profitti dei capitalisti e dal bisogno e dagli interessi dei lavoratori che devono arrabattarsi per vivere.  

Il socialismo è quindi possibile, ma non sarà un’impresa facile, che si farà da sé una volta tolti di mezzo i padroni. Perché esso costituisce la rottura, sia pure graduale, con la storia, con le abitudini e con la cultura che abbiamo alle spalle: di divisione in classi, di comando delle classi sfruttatrici, di sottomissione delle classi oppresse (la maggioranza dell’umanità) alle classi dominanti che hanno il monopolio della cultura e che riservano a sé anche tutte le altre attività specificamente umane.

Si tratterà di far nascere e progredire un nuovo ordine sociale, nuove istituzioni, un nuovo sistema di relazioni sociali e di vita individuale, un nuovo sistema di idee e di sentimenti conformi ai nuovi compiti che ognuno dovrà svolgere e alle nuove condizioni in cui vivremo.

Il socialismo si basa sulla coscienza crescente della massa della popolazione, sulla repressione dei comportamenti antisociali finché ne restano e in quanto necessaria, su una grande tolleranza.

Il socialismo si basa su un più elevato livello di coscienza della massa della popolazione, che rende milioni di individui atti a compiere attività e a svolgere ruoli da cui oggi e da sempre sono sistematicamente esclusi. Che rende in massa gli individui capaci di assumere la responsabilità della vita della società che oggi i capitalisti, il clero e gli altri notabili riservano a sé: “lei non è pagato per pensare”, “qui non si fa politica”, “ognuno deve pensare ai fatti suoi”.

Il socialismo implica che i lavoratori organizzati impongano con la coercizione l’adempimento dei loro doveri sociali agli individui che non avranno ancora la coscienza sufficiente per compierli volontariamente. Ecco cosa è la dittatura del proletariato. È la coercizione di cui tanto menano scandalo i borghesi e i preti quando parlano dei primi paesi socialisti. Non hanno nulla da ridire sulla coercizione che con il danaro, con i loro ticket, con la disoccupazione, con le loro forze armate e con l’ignoranza essi oggi impongono alla maggioranza dei lavoratori. Ma trovano intollerabile e scandaloso che i lavoratori organizzati impongano con la coercizione di adempiere i loro doveri sociali a quelli che cercheranno ancora di sottrarvisi.

Il socialismo implica anche un alto livello di tolleranza di costumi, idee, abitudini, riti e sentimenti differenti. Solo un alto livello di tolleranza renderà infatti possibile che milioni di individui di nazioni, tradizioni e culture diverse collaborino attivamente, creativamente e volontariamente ai compiti che per loro natura sono comuni ed esigono collaborazione. Ma le condizioni pratiche di questa tolleranza esistono. La base materiale di questa tolleranza sarà che tutti disporranno senza preoccupazione di quanto è indispensabile alla loro vita. La base morale di questa tolleranza sarà la coscienza dei compiti comuni e della comunanza del proprio destino, della necessità che gli uomini collaborino da un capo all’altro della terra, costituendo un’unica comunità non solo di fatto (come già è ora, alla maniera anarchica e violenta imposta dall’ordinamento sociale capitalista), ma consapevolmente organizzata.

Questa è la via d’uscita dal marasma materiale, politico, sociale, intellettuale, morale e ambientale in cui la borghesia ha condotto l’umanità.

Il sistema sociale capitalista e lo sforzo della borghesia, del clero e delle altre classi sfruttatrici di prolungarne l’esistenza sono la causa principale dei mali che oggi affliggono l’umanità. Sono anche l’unico vero impedimento della loro soluzione.

Solo l’organizzazione dei lavoratori e la loro lotta senza riserve e senza quartiere contro queste classi ci condurranno a instaurare il socialismo.

Questo è il compito che noi comunisti ci proponiamo!

Facciamo appello a ogni lavoratore avanzato, alle donne più generose, ai giovani più coraggiosi perché si uniscano a noi per realizzare questo compito!

 

Uniamoci sempre più profondamente ai popoli che da un capo all’altro del mondo resistono alla guerra di sterminio non dichiarata perpetrata dalla borghesia imperialista e dalle altre forze reazionarie!

 

La borghesia imperialista fomenta e prepara la guerra civile anche nel nostro paese, conduce già oggi una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari: sarà vittima della guerra che essa stessa promuove!

Noi comunisti siamo contro la guerra civile che la borghesia imperialista scatenerà anche nei paesi imperialisti, ma non la temiamo e ci prepariamo a combatterla e a vincerla!

 

Sostenere con forza e con ogni mezzo la resistenza dei popoli oppressi contro gli aggressori imperialisti!

 

Ogni vittoria dei popoli oppressi contro i loro aggressori è una vittoria delle masse popolari di tutto il mondo.

 

Il movimento comunista deve porsi alla testa della resistenza dei popoli oppressi e della resistenza che le masse popolari dei paesi imperialisti oppongono ai governi imperialisti e ai padroni dei loro paesi.

 

La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché crescano su grande scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo le loro lotte per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro lotta contro il carovita, contro gli speculatori e contro la Corte Pontificia e le altre Autorità che li sostengono, contro lo squadrismo fascista e razzista e contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il benessere!

 

Che i lavoratori, le donne, i giovani più avanzati si arruolino nelle fila del Partito comunista, degli organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e contribuiscano alla rinascita del movimento comunista!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito clandestini e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!