La Voce 24

Noi comunisti e la verità

mercoledì 28 marzo 2007.
 

Gli unici discorsi con i quali convinceremo le masse popolari a fare la rivoluzione, sono quelli che poggiano sulla verità. La nostra verità esse la ritrovano nella vita, nella loro pratica quotidiana. Ma di regola non la scoprono da sole, per caso. La loro condizione sociale le esclude dagli strumenti e dalle condizioni necessari per scoprire la verità. Taylor diceva al proletario: “Tu non sei pagato per pensare. Altri sono pagati per farlo”. Letizia Moratti e Silvio Berlusconi proclamano: “È uno spreco di tempo e di risorse insegnare filosofia, storia e il resto della cultura generale a uno che è destinato a fare lo spazzino. Basta insegnargli a fare bene il suo mestiere”. La borghesia non vuole persone capaci di partecipare pienamente, a pieno titolo alla progettazione e alla gestione della società e a tutta la vita sociale, capaci di dedicarsi a quelle attività creative che più distinguono la specie umana dalle altre specie animali, quelle attività riferendosi alle quali Dante disse “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”. Anzi teme che esistano simili individui al di fuori della classe dominante. Benedetto Croce e Giovanni Gentile portarono consapevolmente nella scuola dell’Italia unita questa concezione della classi dominanti: l’istruzione elementare con le nozioni necessarie per ricevere ordini ed eseguirli e incentrata sulla formazione religiosa, per le masse; la conoscenza razionale e il metodo critico per le scuole superiori (licei e università) riservate ai rampolli della classe dominante e ai pochi selezionati a entrare a farne parte. Ancora poco più di cento anni fa Papa Leone XIII proclamava che era peccaminoso voler che tutti gli uomini e tutte le donne imparassero a leggere e a scrivere. Nel nostro paese le donne hanno diritto di voto da poco più di 60 anni, dopo la vittoria della Resistenza. Per gli uomini il diritto di voto è quasi universale da meno di cento anni: è stata una conquista che le masse hanno strappato a caro prezzo grazie alle lotte guidate dal partito socialista e ad esso la borghesia ha cercato di reagire sviluppando il clientelismo, il ruolo del danaro nelle elezioni, l’intimidazione dei candidati e degli elettori, le campagne di intossicazione dell’opinione pubblica. La borghesia vuole manodopera capace, efficiente, obbediente. Esclude anche consapevolmente, volutamente, programmaticamente le masse popolari dagli strumenti e dalle condizioni necessari per scoprire la verità. Al contrario, per noi comunisti è essenziale - è il nucleo del nostro compito storico - creare condizioni sociali per cui - cresca e si moltiplichi illimitatamente il numero di simili individui, fino a che la loro quantità crei una nuova realtà, la nuova società comunista. Oggi, nella fase della transizione, della lotta per instaurare il socialismo e nel socialismo, noi dobbiamo creare le condizioni soggettive e oggettive per conoscere e rivelare alle masse popolari la verità. Perché solo così esse riusciranno a riconoscerla nella loro pratica. Questa capacità noi, che dobbiamo essere le avanguardie, possiamo trarla anzitutto da quel patrimonio immenso che già possediamo. Un patrimonio di esperienze e di bilanci attraverso cui i popoli oppressi, e i comunisti che li hanno guidati, hanno scoperto la verità che a tutti i membri delle classi sfruttate e dei popoli oppressi la borghesia nega: la lotta di classe. E abbiamo intrapreso la strada per arrivare a cancellare le menzogne e l’oscurantismo delle classi dominanti. Dobbiamo in secondo luogo trarla dall’inchiesta sulla realtà che ci circonda. La borghesia nasconde la verità. Il segreto di Stato e le manovre di intossicazione e di confusione sono la dimostrazione più clamorosa che la borghesia esclude le masse dalla conoscenza della verità. Il segreto di Stato è in realtà la negazione stessa della democrazia: come potrebbe il popolo decidere sull’attività dello Stato se è escluso dalla conoscenza proprio delle cose più delicate, più importanti e decisive? Ci obietteranno che ogni Stato ricorre al segreto: è vero. È per questo che noi diciamo che una reale autogoverno delle masse richiede l’estinzione dello Stato e mostriamo che lo Stato va verso la sua estinzione, che l’umanità per far fronte alla realtà della sua vita e delle sue attuali condizioni, può e deve andare verso l’estinzione dello Stato, verso l’universale partecipazione agli “affari di Stato” fino a che essi cessino di essere “affari dello Stato” e diventino affari di tutti. La Rivoluzione d’Ottobre iniziò pubblicando i Trattati segreti con cui i governi dei paesi imperialisti, prima di lanciare la prima Guerra Mondiale, avevano concordato la spartizione del bottino. Il governo sovietico abolì il segreto di Stato che fu poi costretto a ripristinare per far fronte alla situazione creata dal fatto che in Europa occidentale i predoni imperialisti mantenevano il potere. L’estinzione dello Stato è una possibilità che faremo diventare reale nel corso dell’epoca socialista, nel corso della transizione dal capitalismo al comunismo, man mano che aumenterà la partecipazione delle masse alla progettazione e alla gestione della vita della società. La democrazia borghese per sua natura è democrazia dei ricchi. Solo loro hanno mezzi e condizioni per partecipare alla progettazione e gestione della società. Il capitalismo si è sviluppato nell’imperialismo e questo comporta che anche tra i ricchi solo un pugno di persone sono veramente addentro negli “affari di Stato”. Se poi al segreto di Stato aggiungiamo i mille segreti d’ufficio (commerciale, bancario, industriale, ecc. ecc.) di cui la società borghese ha bisogno perché è per sua natura una società basata sul contrasto degli interessi, è ancora più chiaro che le masse conoscono solo quello che la classe dominante permette che conoscano e quello che più o meno casualmente trapela. Su questo terreno crescono da una parte l’intossicazione, la confusione e la diversione dell’opinione pubblica e dall’altra il disinteresse delle masse per la politica borghese che, nella sua espressione pubblica, come teatrino della politica, diventa arte per imbrogliare e illudere. Ma quello che è interdetto alle masse conoscere, il partito comunista lo può conoscere grazie al fatto che concentra nella sua organizzazione forze e risorse di cui nessun individuo delle masse popolari personalmente dispone. Esso deve servirsene per elaborare la sua linea e per elevare la coscienza politica e ideologica delle masse.

Nel corso degli ultimi 50 anni, sfruttando gli errori e i limiti del movimento comunista (l’avvento dei revisionisti moderni alla sua direzione), la borghesia e i revisionisti hanno ucciso nelle masse popolari la fiducia nella propria capacità di trasformare il mondo, con la decadenza e il crollo dei primi paesi socialisti e con lo spettacolo e la rappresentazione di quell’evento. Inventando, intossicando e dando ripetutamente alle menzogne l’apparenza della verità hanno ucciso nelle masse popolari anche la fiducia nella propria capacità di conoscere la verità. Sollevare le masse popolari da questo marasma morale e intellettuale non è impresa semplice, tuttavia è impresa possibile. Ci aiutano anche l’esperienza dei primi paesi socialisti, gli insegnamenti che possiamo e dobbiamo trarre dalla loro esperienza, il patrimonio di esperienze, di conoscenze, di valori, di capacità e di conquiste che la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale ha creato e che la borghesia è lungi dall’avere completamente cancellato: anzi è da comprendere che non riuscirà a cancellarlo completamente.


 

Anna M.