02 Trasformare ogni sconfitta in vittoria!

 
 

Avanti, per consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!


 

Trasformare ogni sconfitta in vittoria.

Avanziamo nel consolidare e rafforzare il Partito!

 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

27.08.05 - Comunicato

In una lotta lunga e per tanti versi ancora nuova (benché il movimento comunista abbia quasi 150 anni) come quella che il (nuovo)Partito comunista italiano sta conducendo nell’ambito della rinascita del movimento comunista internazionale, sono inevitabili alti e bassi, successi e sconfitte, avanzate e ritirate, periodi di scontri accesi e pause. Quello che è decisivo ai fini della vittoria nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, e così contribuire alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo, è che dopo ogni sconfitta i compagni superstiti raccolgano le forze, tirino in campo teorico e in termini organizzativi le lezioni della sconfitta, traccino una linea di difesa e di avanzata e incomincino ad attuarla.

In circostanze come l’attuale, bisogna farci forti della nostra linea “costruire il Partito partendo contemporaneamente da più punti”. Ogni organismo e membro del Partito deve reagire alla sconfitta che abbiamo subito combinando l’azione collettiva organizzata del Partito con l’iniziativa e la creatività dei singoli organismi e dei singoli compagni orientati dalla concezione e dalla linea del Partito, la disciplina nella divisione del lavoro e nella compartimentazione dei ruoli con l’iniziativa creativa per far fronte ai compiti che la sconfitta impedisce di continuare a svolgere agli organismi che ne erano incaricati. Noi apriamo alla classe operaia e a tutte le masse popolari la via verso la vittoria della causa del comunismo facendo fronte a ogni sconfitta che subiamo. Ogni ostacolo che incontriamo sulla nostra strada esiste solo per essere superato. Le difficoltà formano e selezionano gli individui e gli organismi. Li pongono di fronte a delle scelte e, a seconda di come agiscono, alcuni regrediscono e si abbrutiscono, altri progrediscono e raggiungono livelli più elevati moralmente e intellettualmente, diventano capaci di fare quello di cui prima non erano capaci: in questo modo trasformano la sconfitta in vittoria.

È questo lo spirito indispensabile per costruire un partito comunista all’altezza del ruolo che deve svolgere nel corso della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che ci porterà a fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

La Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (n)PCI chiama tutto il Partito, ogni membro e ogni organismo del Partito a far fronte con questo spirito rivoluzionario alla caduta dei compagni Maj e Czeppel arrestati il 26 maggio e detenuti con motivazioni legali inconsistenti, all’oscuramento dei due siti internet del Partito ("http://www.nuovo-pci.com/" e "http://www.lavoce.freehomepage.com/") e alla persecuzione dei giovani simpatizzanti e collaboratori che continuano il lavoro della Delegazione della CP culminata nell’arresto (del tutto privo di appigli legali) il 21 luglio dello studente Angelo D’Arcangeli da parte delle autorità francesi in combutta con le Autorità italiane.

Solo i compagni che adotteranno questo atteggiamento di lotta tireranno le lezioni giuste dagli attacchi subiti e contribuiranno a trasformare le sconfitte di questi giorni in una vittoria futura. “Se il nemico ci attacca, è anzitutto un buon segno. “ Vuol dire che la nostra attività gli fa male” ci ha insegnato Mao Tse-tung.

Le Autorità italiane perseguitano sistematicamente da circa 25 anni la “carovana” da cui è nato il (n)PCI e ora hanno la collaborazione delle Autorità francesi. Questa persecuzione sistematica non è frutto di errori né di stupida ostinazione, non è diretta contro singoli individui, ma contro l’attività a cui essi contribuiscono. La borghesia imperialista persegue l’obiettivo razionale (cioè corrispondente ai suoi interessi) di soffocare il partito comunista, ma lo deve fare con le armi che ha a disposizione. La legislazione vigente per la borghesia è ancora troppo rispettosa dei diritti democratici delle masse popolari e il clima politico rende controproducente spingere la persecuzione anche solo nella pratica oltre un certo limite, così come non permette di modificare la legislazione in altro modo che gradualmente, a piccoli passi e giovandosi delle tecniche della “strategia della tensione”. La borghesia imperialista da 25 anni maschera le sue operazioni volte a impedire la ricostruzione del partito comunista come “guerra contro il terrorismo”. Grazie alla resistenza dei compagni della “carovana” e alla solidarietà della masse popolari, le sue sporche, ciniche e subdole manovre sono state finora sempre smascherate (l’”Appello Pelazza”, http://appello-pc.tripod.com, lo mostra chiaramente) e sono fallite. Il (n)PCI è stato costituito. La riunione allargata della Commissione Preparatoria del Congresso di fondazione, con la sua Risoluzione del 3 ottobre 2004, ne ha sanzionato la nascita. La borghesia imperialista insiste nelle sue sporche manovre perché non ha armi migliori nelle attuali circostanze. La Resistenza e la vittoria contro il nazi-fascismo hanno permesso alle masse popolari dei paesi imperialisti la conquista di diritti democratici che la borghesia imperialista non è ancora riuscita a cancellare completamente neanche a 60 anni di distanza da quella vittoria (1945) e nonostante la collaborazione vergognosa che i revisionisti moderni le hanno dato. Essa non è riuscita comunque a impedire la ricostruzione del partito comunista e per le stesse ragioni non riuscirà a impedire la sua attività verso la classe operaia e le altre classi delle masse popolari. Essa riesce però a conseguire il risultato di ostacolare e rallentare la nostra attività. Perquisizioni, oscuramento dei siti Internet, sequestri di beni, di propaganda, di corrispondenza e di documenti, spese giudiziarie, angherie di vario genere e detenzioni ostacolano e frenano il nostro lavoro, spaventano e dissuadono le persone ancora deboli dal partecipare al nostro lavoro. Anche se i procedimenti giudiziari non sfociano in condanne ma in proscioglimenti, con essi comunque la borghesia imperialista qualche risultato immediato lo ottiene. Sta a noi fare in modo che anche il nostro campo ottenga qualche risultato, fare in modo che il risultato che noi otteniamo da ogni procedimento giudiziario e da ogni altra operazione persecutoria sia superiore a quello che ottiene la borghesia imperialista, al danno che essa ci causa: che la solidarietà morale ed economica che creiamo attorno al Partito e alla “carovana”, i contatti e le collaborazioni nuove che stabiliamo, la coscienza politica che creiamo e gli arruolamenti che suscitiamo compensino e sopravanzino il danno che la borghesia imperialista ci reca. Sta ai nostri avvocati fare quanto sono capaci di fare per ridurre la durata delle carcerazioni e dei sequestri, ottenere indennizzi, contenere le spese giudiziarie. Per ottenere i loro risultati parziali e immediati, magistrati, poliziotti e le altre Autorità devono accusarci di attività che noi non compiamo e devono fingere di credere che noi conduciamo attività (attentati e affini) che non facciamo. I compagni imputati e i loro avvocati devono fare il massimo possibile per smascherare di fronte alle masse le montature delle Autorità: gli organismi popolari e gli elementi avanzati, i democratici e i progressisti li possono aiutare. I compagni perseguitati direttamente e i loro avvocati devono approfittare sul piano giudiziario del fatto che non tutti i magistrati sono compattamente schierati e decisi a usare strumentalmente le disposizioni di legge contro il terrorismo per conseguire il “bene comune” della borghesia imperialista di ostacolare e rallentare il nostro lavoro, né tutti hanno la stessa concezione di questo “bene comune” e delle vie più adatte a conseguirlo - donde la tendenza esistente nella borghesia imperialista di ogni paese a creare una magistratura speciale cui affidare simili procedimenti giudiziari.

Dobbiamo anche confutare quelle FSRS che per stupidità, per settarismo, per opportunismo o per sottovalutazione del ruolo del partito comunista ai fini dell’esito della lotta della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari contro la borghesia imperialista, vanno dicendo che la sistematica e pluriennale persecuzione delle Autorità contro la “carovana” è frutto di equivoci o che è solo un accidentale effetto collaterale della repressione prima contro le vecchie e poi contro le nuove Brigate Rosse e altre Organizzazioni Comuniste Combattenti: sostenendo questa tesi essi avallano la maschera con cui la borghesia imperialista cerca di coprire la sua manovra anticomunista. L’oscuramento dei siti Inter-net del Partito e la persecuzione dei simpatizzanti e dei collaboratori della Delegazione della CP fanno piazza pulita della finzione dei magistrati di essere a caccia di terroristi dediti a compiere o almeno a preparare attentati e alla interpretazione di comodo che alcune FSRS danno della loro attività.

Alcuni compagni sostengono che la borghesia imperialista perseguita il (n)PCI perché abbiamo abbracciato la linea della clandestinità e addirittura proclamiamo e propagandiamo questa linea. Essi dimenticano che la persecuzione sistematica della borghesia imperialista contro la “carovana” da cui è nato il (n)PCI è iniziata ben prima che noi abbracciassimo, incominciassimo ad attuare e proclamassimo la linea della costruzione del partito comunista clandestino. Quanto poi alla proclamazione e propaganda della nostra linea del partito comunista clandestino, chi la critica dimentica che noi comunisti attingiamo la nostra forza e le nostre risorse dalla classe operaia e dalle masse popolari: ad esse dobbiamo quindi portare e spiegare la nostra linea perché la facciano propria e diano il loro contributo indispensabile all’ attuazione della stessa.

La giusta interpretazione dei motivi della sistematica pluriennale persecuzione della borghesia imperialista contro la “carovana” da cui è nato il (n)PCI aiuta a comprendere la natura del partito comunista e il ruolo che esso deve svolgere nella rivoluzione socialista. Nel passato per un lungo periodo i partiti del vecchio movimento comunista nei paesi imperialisti hanno predicato il socialismo e la rivoluzione, hanno mobilitato le masse contro la borghesia imperialista. Tuttavia non hanno né progettato, né organizzato la rivoluzione. Si sono nascosti dietro la giusta considerazione che ogni rivoluzione è una realtà complessa e nuova, che presenta aspetti e sviluppi imprevisti e imprevedibili. E non hanno previsto e organizzato neanche quello che era possibile prevedere e organizzare. Il risultato fu che quanto più lo scontro tra le masse popolari e la borghesia imperialista si avvicinava alla guerra civile, tanto più essi abbandonarono il loro ruolo di promotori, di avanguardie, di organizzatori e di dirigenti; si smarrirono, retrocedettero, abbandonarono le masse al ricatto e alla repressione della borghesia imperialista. Quelli che oggi travisano i motivi e il ruolo politico della repressione della borghesia imperialista contro il (n)PCI e della nostra resistenza, non hanno ancora rotto con questo lato oscuro del vecchio movimento comunista, con quell’atteggiamento e quella concezione rinunciataria che già Gramsci denunciava, riferendosi al PSI, nel Rapporto che la Sezione Socialista di Torino stese per l’Internazionale Comunista nel maggio 1920, tanto lodato da Lenin.

Fare fronte con questo spirito rivoluzionario alle sconfitte di questi mesi rientra a pieno titolo nel consolidamento e rafforzamento del Partito: questa é la parola d’ordine che nell’attuale fase inquadra tutta l’attività del Partito e definisce le priorità nel nostro lavoro. La CP conta anzitutto sulle proprie forze e risorse. Essa però fa appello anche a tutti i Comitati di Partito perché ognuno di essi si organizzi per far fronte alla sconfitta. Fa appello a ogni operaio avanzato e a ogni elemento avanzato delle altre classi delle masse popolari perché, nell’ambito della linea “costruire il Partito partendo contemporaneamente da più punti”, si mobiliti e costruisca nuovi CdP, collabori con i CdP esistenti, lavori negli organismi di massa secondo la linea del Partito e contribuisca con la sua iniziativa, con rapporti, riflessioni, proposte e critiche al consolidamento e al rafforzamento del Partito.

Per sua natura la rivoluzione socialista è opera della masse popolari e in particolare della classe operaia. I suoi protagonisti principali sono gli organismi con cui gli individui si associano liberamente e collaborano consapevolmente a un’attività comune per conseguire obiettivi comunemente definiti. Questo nuovo ordinamento sociale è lo sviluppo qualitativamente nuovo dell’iniziativa individuale degli uomini e delle donne. Per la prima volta nella storia del genere umano, ogni individuo diventa interamente protagonista della vita sociale, mentre anche i più avanzati ordinamenti sociali finora esistiti, finanche il più democratico e ricco paese borghese, hanno di fatto escluso dall’iniziativa sociale gran parte degli uomini e delle donne, le masse popolari dei paesi imperialisti e i popoli oppressi, rendendoli coopartecipi della loro storia solo come forza lavoro e massa di manovra. Questo aspetto della natura della rivoluzione socialista e della futura società comunista si riflette oggi nella natura e nel funzionamento del partito comunista. Da qui l’importanza determinante e il carattere particolare dell’iniziativa e della creatività richieste a ogni singolo compagno e organismo e le condizioni che rendono efficace e indispensabile l’attività di ogni individuo al fine di determinare un evento che trascende l’attività e la forza individuale di ognuno di noi.

Per consentire un’ampia e creativa partecipazione alla realizzazione del programma “ trasformare le sconfitte di questi mesi in vittoria futura”, la CP espone nei seguenti tre punti il suo bilancio delle sconfitte subite e le lezioni che ne trae.

1. La causa fondamentale della sconfitta di maggio, la caduta dei due membri della CP ritornati nella clandestinità appena 6 mesi prima, sta nel fatto che il numero dei compagni e delle compagne arruolati come rivoluzionari di professione nella struttura clandestina del Partito è inferiore a quanto richiesto dall’attuazione dei piani di lavoro del Partito che lo stato del movimento delle masse rende possibili. C’è terreno fertile per esser lavorato, il Partito ha i mezzi per lavorarlo, ma gli uomini e le donne disposte a contribuire sono ancora in numero insufficiente. Il lavoro fin qui fatto per la costruzione del Partito ha consentito di riunire i mezzi finanziari e logistici per arruolare nuovi rivoluzionari di professione: un risultato di inestimabile valore. Ma le domande di arruolamento sono ancora scarse: alcuni compagni si arruolano, ma poi si ritraggono di fronte ai lavori da compiere; altri addirittura rinnegano gli impegni inizialmente assunti. Ovviamente ogni compagno è individualmente responsabile delle sue azioni. Ognuno deve essere valutato e deve valutarsi in base alla sua personale capacità di dedicarsi senza riserve alla causa. Ma quando un comportamento è diffuso, occorre anche capire le cause sociali, che vanno oltre l’individuo. Ed è proprio di esse, che in questa sede, noi dobbiamo soprattutto occuparci. Le attuali difficoltà di reclutamento di rivoluzionari di professione sono il frutto avvelenato della storia demoralizzante degli ultimi decenni del movimento comunista, delle sconfitte vergognose e umilianti a cui il revisionismo moderno ha condotto il movimento comunista, della corruzione e putrefazione che hanno condotto il campo socialista al crollo e tanti vecchi partiti comunisti alla dissoluzione, dell’azione sistematica di denigrazione del movimento comunista che a ragion veduta la borghesia imperialista conduce nell’ambito della controrivoluzione preventiva, della sfiducia in sé stessa e nelle proprie capacità di creare un nuovo mondo che permea la classe operaia. A questa situazione soggettiva di massa sfuggono relativamente pochi individui. Ma proprio per questo la maggior parte di essi si sentono come esseri estranei alle masse, non rappresentativi, diversi. Anche se in realtà sono solo la personificazione concentrata di quanto di positivo vi è nel presente e nella storia delle masse popolari. Facilmente, quasi inavvertitamente la loro autonomia soggettiva devia verso l’indivi-dualismo, il soggettivismo e l’avventu-rismo, che contrappongono ognuno di essi alle masse. Si tratta di contraddizioni oggettive a cui non è possibile sottrarsi, ma che il Partito può trattare tanto meglio quanto più le comprendiamo nei loro termini generali e in ogni caso concreto e quanta maggiore esperienza accumuliamo. Le masse supereranno la loro attuale situazione soggettiva solo gradualmente, passo dopo passo grazie agli effetti spontanei dell’ eroica Resistenza dei popoli oppressi, in particolare dei popoli arabi e musulmani, contro la borghesia imperialista; grazie allo sviluppo ulteriore della resistenza spontanea della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari dei paesi imperialisti al progredire della crisi, alla guerra di sterminio non dichiarata e all’estendersi della guerra dichiarata; ma soprattutto grazie allo sviluppo, in dialettica con i precedenti fattori spontanei, del lavoro cosciente e organizzato che il Partito compie con le forze di cui via via effettivamente dispone. Noi non abbiamo tenuto adeguatamente conto di questo. Abbiamo elaborato audaci programmi di sviluppo coerenti con la nostra strategia. Ma in alcuni casi abbiamo cercato di attuarli con iniziative tattiche il cui successo dipendeva in misura determinante dal contributo di compagni non ancora verificati, scambiando la loro formazione sul campo (“imparare a combattere combattendo”) con il loro impiego già possibile in ruoli decisivi del lavoro del Partito. In altri casi abbiamo cercato di attuarli con iniziative tattiche che dipendevano in misura determinante dal contributo di forze ausiliarie che non facevano parte del nostro sistema di centralismo democratico e di critica-autocritica. Quando alcuni dei compagni non ancora verificati sono venuti meno al loro impegno, non avevamo previsto riserve per sostituirli. Quando è risultato che alcune delle forze ausiliarie collaboravano solo parzialmente o di malavoglia o che lavoravano con criteri divergenti dai nostri che non accettavano di mettere in discussione, ci siamo trovati scoperti. Qui sta la causa fondamentale della caduta di maggio.

Bisogna assolutamente evitare atteggiamenti soggettivisti di questo genere. Dobbiamo sfruttare al massimo le forze effettivamente disponibili, cogliere con slancio ogni possibilità di sviluppo. Ma dobbiamo evitare l’avventurismo e il soggettivismo ed avere più fiducia nelle capacità rivoluzionarie degli operai e degli altri lavoratori, delle donne e dei giovani delle masse popolari. Essi con i loro tempi porteranno senza dubbio al successo la causa del comunismo se noi svolgiamo bene il nostro ruolo, senza impazienza e senza fughe in avanti.

Nello stesso tempo dobbiamo accompagnare, sostenere e sfruttare lo sviluppo favorevole dei fattori spontanei sopra indicati con una propaganda specifica e multiforme sulla natura del nuovo partito comunista, sulla necessità e sul ruolo del partito comunista, sulla necessità e sul ruolo dei rivoluzionari di professione, sulla necessità della clandestinità e sul suo ruolo nel liberare forze rivoluzionarie dal controllo della borghesia imperialista: tutto questo allo scopo di promuovere l’arruolamento di nuovi rivoluzionari di professione. Dobbiamo mettere a punto programmi di formazione ideologica, politica e organizzativa delle nuove reclute e verificarle: un sistema completo di formazione delle nuove leve del Partito.

Dobbiamo avere fiducia che ora che abbiamo costruito il partito qualitativamente giusto, benché ancora molto ridotto di forze, tutti gli sviluppi della lotta di classe contribuiranno al suo potenziamento. La nostra attuale situazione è analoga a quella che si determina in un bacino geoidrico di cui è stato finalmente tracciato il percorso del principale canale di raccolta e convogliamento delle acque. Ognuno dei lavori più vari compiuti da amici, nemici, o persone all’oscuro di tutto, per migliorare, ognuno con i propri fini, lo scolo delle acque in qualche parte di esso, contribuisce in definitiva ad accrescere la portata del canale e questa, a sua volta, consolida il percorso. Il rapporto tra il (n)PCI e la lotta di classe è oggi analogo a quello tra quel canale e il suo bacino. Tutte le operazioni della lotta di classe, anche quella compiuta da nostri avversari e nemici, anche quelle che, finché non esisteva il Partito, giustamente consideravamo operazioni inutili, diversive o dannose, oggi contribuiscono a consolidare e rafforzare il Partito, anche contro le intenzioni o la volontà di quelli che le compiono, se noi sviluppiamo in un modo giusto la nostra attività con le forze di cui effettivamente disponiamo. Determinante non è la quantità, ma la qualità dell’attività del Partito. La quantità certamente deve crescere, ma crescerà per effetto della combinazione tra la qualità del Partito e la lotta di classe.

2. In secondo luogo dobbiamo elaborare, migliorare e consolidare nel Partito uno giusto stile di lavoro. È un campo in cui abbiamo ancora importanti limiti specifici. Cercare di attuare piani di lavoro con forze inadeguate facilita l’adozione di metodi di lavoro sbagliati, ma non rende questi ultimi inevitabili. Dobbiamo creare nel Partito la pratica sistematica, consapevole e radicata di uno giusto stile di lavoro: divisione dei compiti, compartimentazione, disponibilità di riserve e predisposizione di varie linee di sbarramento. Dobbiamo basarci principalmente sulle nostre forze (cioè su forze che fanno parte del nostro sistema di centralismo democratico, capaci di critica-autocritica, formati ideologicamente e politicamente). Occorre condurre in profondità la lotta ideologica; analizzare i problemi fino alle estreme conseguenze; tenere sempre l’iniziativa in pugno; non aver paura di portare alla luce le contraddizioni; avere fiducia nei compagni e nella forza del collettivo; non scambiare la realtà con desideri, aspirazioni e dichiarazioni; prevedere anche i casi peggiori e predisporre vie di ritirata; considerare tutte le ipotesi ragionevoli, fare analisi sistematiche di ogni situazione; selezionare per ogni compito i compagni con un’analisi sistematica, oggettiva e ampia delle loro caratteristiche e non assolutizzare la possibilità di illimitata trasformazione degli individui; tenere conto che la trasformazione di un compagno, oltre che coscienza e volontà, richiede condizioni, metodo, tempo e verifica.

Il nostro Partito è giovane, il revisionismo ha rotto la continuità tra noi e il vecchio movimento comunista: quindi noi ereditiamo solo indirettamente i risultati che esso aveva raggiunto in termini di stile di lavoro. Dobbiamo ricostruire quello che il vecchio movimento comunista aveva già costruito e che il revisionismo moderno ha dissolto, oltre che oltrepassare i limiti del vecchio movimento comunista, quei limiti a causa dei quali la classe operaia dei paesi imperialisti non è riuscita a instaurare il socialismo. Il (n)PCI deve compiere un lavoro specifico, nel suo insieme e in ogni suo organismo, per acquisire e trasmettere uno stile di lavoro giusto, procedere sempre meno istintivamente e per abitudine, sottoporre ripetutamente a esame critico, a dibattito e a verifica il proprio stile di lavoro.

3. In terzo luogo il Partito è ancora lontano dall’avere imparato a compiere una sua elaborazione delle misure e delle regole del lavoro clandestino che sia professionale, scientifica, basata sull’analisi sistematica delle forze in campo, delle risorse e dei metodi operativi del nemico, delle nostre forze e risorse e delle condizioni concrete in cui operiamo; un’elaborazione condotta con modestia, con volontà di imparare, senza presunzione. Occorre combattere i pregiudizi e lo stile approssimativo di lavoro, la selezione dei fatti e degli argomenti che convalidano abitudini e i pregiudizi a danno di quelli che ad essi si oppongono. Occorre non sostituire gli stati d’animo agli argomenti e alle dimostrazioni, le credenze ai fatti, ma anche imparare a trattare gli stati d’animo anziché ignorarli e condannarli e curare adeguatamente il benessere fisico e morale dei compagni.

Oltre che per il numero limitato dei rivoluzionari di professione e per uno stile di lavoro non abbastanza buono, le cadute e i danni subiti dalla struttura clandestina del Partito implicano l’inosservanza di regole stabilite e la mancata elaborazione di regole adeguate. La caduta del 23 giugno 2003 è avvenuta perché la polizia italiana era riuscita a reperire un compagno che non aveva applicato compiutamente misure e regole previste per gli incontri con compagni viventi nella legalità. La caduta del 26 maggio 2005 è avvenuta perché le misure e regole elaborate per trovare abitazioni non erano adeguate: si usavano gli annunci pubblicitari delle riviste e un compagno è caduto nella trappola che la polizia italiana aveva teso tramite esse. In ambedue i casi si sono rivelate inadeguate le misure di verifica, filtrazione, compartimentazione, custodia della documentazione e del materiale di lavoro, emergenza con cui avremmo dovuto circoscrivere i danni conseguenti al reperimento di un compagno.

In conclusione all’origine della caduta del 2003 e di quest’anno vi sono problemi di arruolamento dei rivoluzionari di professione, di stile di lavoro, di elaborazione e osservanza delle misure e regole di clandestinità. Si tratta quindi in tutto e per tutto di questioni a cui possiamo porre rimedio con un lavoro adeguato e con l’esperienza. Questo vale per tutti i colpi che la controrivoluzione preventiva infligge o può infliggere alla nostra struttura e al nostro sistema di lavoro clandestino e conferma il ruolo strategico e dirigente della struttura e del sistema di lavoro clandestini rispetto alla struttura e al sistema di lavoro legali. Il bilancio dell’oscuramento dei due siti inter-net del Partito e della persecuzione dei simpatizzanti e collaboratori della Delegazione della CP è diverso. Si tratta infatti di strumenti e metodi di lavoro che per la loro natura legale sono a portata di mano della controrivoluzione preventiva e quindi hanno esistenza precaria. Essi vanno usati su grande scale tenendo però conto che la borghesia li può eliminare da un giorno all’altro, quando valuta che convenga farlo. Contro la loro eliminazione bisogna fare quanto possibile per suscitare la mobilitazione ampia di democratici e progressisti. Infatti la loro eliminazione rientra a pieno titolo nella più generale opera di resistenza e cancellazione dei diritti democratici della masse popolari che la borghesia imperialista sta compiendo in questi anni. In questa veste vanno denunciati presso la classe operaia e le altre classi delle masse popolari per favorire la crescita della coscienza politica, la solidarietà e la mobilitazione politica della classe operaia e del resto delle masse popolari. Al contrario di quello che credono gli economicisti, la classe operaia è in grado di assumere la lotta per la difesa dei diritti democratici delle masse popolari come parte e aspetto della sua lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

L’oscuramento dei siti Internet e la persecuzione dei simpatizzanti e collaboratori della Delegazione sono una piccola parte dell’opera ben più vasta di repressione che in tutti i paesi della UE la borghesia imperialista conduce in questo periodo contro le masse popolari e le loro attività politiche, sindacali e associative. Questa ondata di repressione, che spesso viola le leggi ancora vigenti nonostante siano di giorno in giorno modificate per legalizzare e universalizzare la repressione, deve essere fronteggiata direttamente con la mobilitazione di massa, con denuncie e proteste e con la solidarietà. È uno dei veicoli della mobilitazione politica delle masse popolari contro la borghesia imperialista. E deve essere usata per radicare tra le masse popolari la convinzione che la clandestinità è la garanzia della continuità e libertà d’azione del Partito e strumento di forza dell’attività politica, sindacale e associativa delle stesse masse popolari.

I colpi che la borghesia imperialista ci ha inflitto hanno indebolito il nostro lavoro e per un po’ di tempo inevitabilmente lo rallenteranno. I compagni incarcerati non possono dare il loro contributo come prima, ci vorrà tempo e lavoro per ricostruire il materiale sequestrato e aprire nuovi siti in-ternet. Ma il danno più grave sarebbe se a seguito dei colpi che la borghesia imperialista ci ha inflitto si rafforzasse la convinzione che la clandestinità del partito comunista è sbagliata o impossibile.

Chi dalle sconfitte che noi subiamo (e certamente nel futuro ne subiremo altre prima d’arrivare alla vittoria) trae la conclusione che la nostra strategia è sbagliata commette un grave errore; peggio ancora, ha una concezione del mondo alterata, metafisica. Non tiene conto che il genere umano nella sua storia ha compiuto molte grandi imprese, molte grandi trasformazioni e che ognuna di esse è stata compiuta attraverso ripetuti tentativi e insuccessi. Nel corso di ognuna di esse, alcuni individui si sono persi d’animo, ma altri hanno preso il loro posto e, imparando anche dagli insuccessi, di tentativo in tentativo siamo arrivati alla vittoria. Oggi noi non riusciamo a immaginare come miliardi di uomini e donne potranno far parte, da un capo all’altro del mondo, di un’unica associazione in cui ogni individuo darà liberamente e creativamente, come meglio potrà, il suo contributo materiale, intellettuale e morale nella definizione e realizzazione di opere comuni e dove ognuno, grazie ad esse, disporrà di quanto di migliore la società potrà mettere a disposizione, in campo materiale, intellettuale, morale, sentimentale ed estetico, per la formazione, l’attività e il benessere dei suoi membri. Molte cose che oggi sono ovvie e scontate, i nostri lontani predecessori neanche le immaginavano. Ma essi in una data epoca le hanno realizzate tramite la lotta di quelli che ne vedevano la possibilità e che avevano interesse a realizzarle, opponendosi a coloro i quali, spinti dai loro interessi, dalle loro abitudini e dalle loro concezioni, rimanevano ancorati al vecchio mondo.

Il nuovo si afferma lottando contro il vecchio, la verità si afferma lottando contro l’errore. Le classi oppresse si emancipano e creano l’umanità di domani lottando contro le classi che le opprimono. È una legge dello sviluppo del genere umano, della società umana che si compie solo grazie all’azione degli individui, ma che, tuttavia, trascende l’azione dell’individuo stesso. Nel corso della sua storia il genere umano ha prodotto non solo cose nuove, ma anche uomini e donne nuovi, capaci di relazioni, sentimenti, idee e azioni nuove. La storia del genere umano mostra l’inconsistenza di ogni credenza in una natura umana fissata una volta per tutte nei suoi attributi, caratteristiche e funzioni, come la immaginano i conservatori, i religiosi e i metafisici. Le donne e gli uomini sono cambiati e continueranno a cambiare anche fisicamente, ma di gran lunga più velocemente e ampiamente essi sono già cambiati e continuano a cambiare quanto alle loro capacità, alle loro relazioni, alle loro idee, ai loro sentimenti, alle loro azioni e ai loro comportamenti. In qualche modo come l’hardware e il software nel campo dell’informatica.

Oggi noi non riusciamo ad immaginare come gli uomini di domani risolveranno i loro problemi. Ma ciò che è decisivo nella lotta di classe ora in corso non è questo. Ciò che è decisivo è che quel domani è l’unica soluzione delle contraddizioni che gli uomini e le donne di oggi devono affrontare e che l’umanità di oggi dispone di tutti i presupposti materiali, morali e organizzativi per quella soluzione, ovviamente allo stadio di utensili per un’opera ancora da compiere: le condizioni oggettive e soggettive del socialismo.

La nostra strategia è giusta perché è il risultato del bilancio dell’esperienza internazionale e storica del movimento comunista e dell’analisi delle caratteristiche generali della lotta di classe che si svolge attorno a noi. Ma per attuarla dobbiamo sviluppare centinaia e migliaia di operazioni tattiche del genere più vario. Ognuna di esse ha successo solo se teniamo conto in modo adeguato delle condizioni concrete, dirette e immediate, particolari della sua attuazione. Le possibilità di sbagliare sono quindi molte e niente ci può garantire dal subire alcune sconfitte, pur avendo una strategia giusta. Quello che è sicuro è che, come collettivo, quindi come Partito, possiamo imparare da ogni colpo inflitto onde ridurre gli errori e le sconfitte e così arrivare in definitiva alla vittoria. Quindi ogni organismo del Partito, ogni membro del Partito è impegnato a dare il suo contributo in questo senso, è il suo dovere di membro del Partito, il suo impegno morale d’ono-re. Chi non lo assolve, perde ogni diritto e ogni rispetto.

La nostra esperienza, l’esperienza di altri partiti comunisti e lo stesso bilancio delle nostre sconfitte, mostrano che neanche nelle attuali condizioni di demoralizzazione diffusa delle masse la controrivoluzione preventiva è in grado di impedire la costituzione e il funzionamento di un partito comunista clandestino, anche se certamente essi richiedono sforzi, sacrifici e una dedizione che solo gli individui più generosi e più avanzati riescono a esprimere. Il genere umano ha ancora bisogno di eroi per compiere la sua storia. Impariamo a onorare i nostri eroi!

Un aspetto essenziale e decisivo della rivoluzione socialista è la costruzione di un partito comunista all’altezza del ruolo che solo un partito comunista può svolgere; di un partito comunista capace di essere da subito centro animatore e propulsore della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, del nuovo potere politico e del nuovo ordinamento sociale.

La lotta tra, da una parte, la borghesia imperialista che cerca di impedire la costruzione del partito comunista e il suo consolidamento e rafforzamento e, dall’altra, il partito comunista che cerca di consolidarsi, rafforzarsi e compiere la sua attività verso la classe operaia e le altre classi delle masse popolari, è il cuore politico della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. In questa lotta si scontrano direttamente i centri dei due poteri: quello della borghesia imperialista che oggi ancora domina il mondo e quello della classe operaia che, dopo la grande sconfitta che ha concluso il primo assalto al cielo nel secolo scorso, si trova nuovamente allo stadio di germoglio. La resistenza del partito comunista alla repressione si svilupperà nella resistenza della classe operaia e della altre classi delle masse popolari alla guerra di sterminio non dichiarata e questa trapasserà per tappe in guerra civile, la seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che condurrà all’instaurazione di nuovi paesi socialisti.

L’esperienza delle prima ondata della rivoluzione proletaria ha mostrato che costruire un simile partito comunista è particolarmente difficile nei paesi imperialisti. Qui da più di 100 anni la borghesia imperialista, a partire dagli USA e dalla Gran Bretagna - i paesi capitalisti d’avanguardia - sviluppa e affina le operazioni e le tecniche della controrivoluzione preventiva. Essa opera sistematicamente, consapevolmente, scientificamente (cioè cercando di imparare dall’esperienza) per prevenire la costruzione di un simile partito comunista. Chi crede di poter costruire un partito comunista capace di guidare la classe operaia alla rivoluzione socialista senza fare fronte da subito alla controrivoluzione preventiva; chi pensa che la borghesia imperialista, contro chi lavora alla costruzione di un simile partito comunista, si limiti ad applicare il codice penale; chi basa i suoi progetti sulla fiducia che la borghesia imperialista possa passare alla repressione sistematica e mirata solo quando la lotta di classe si porrà solo in termini di lotta armata, non tiene conto dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria nei paesi imperialisti. Già Engels nel lontano 1895 aveva avvertito che la borghesia imperialista, di fronte al pericolo di perdere il potere e l’ordina-mento sociale che garantiva i suoi privilegi, i suoi valori e la sua civiltà, avrebbe violato ogni limite legale che la storia aveva eretto a libertà dello Stato e della classe dominante di reprimere.

La borghesia imperialista per prevenire la costruzione e il radicamento tra le masse di un simile partito comunista impiega la repressione aperta e le operazioni coperte e subdole della corruzione, della confusione e dell’intossicazione intellettuale e morale. Proprio per questo, come si è visto nella prima ondata della rivoluzione proletaria, nei paesi imperialisti è più difficile per la classe operaia conquistare il potere, mentre, una volta preso, la transizione dal capitalismo al comunismo diverrà più facile. Qui, da più di 150 anni, esistono infatti sia le condizioni oggettive sia le condizioni soggettive del socialismo: un livello di sviluppo economico tale per cui la disponibilità delle condizioni materiali dell’esistenza per tutta la popolazione non dipende più principalmente dalla lotta degli uomini contro la natura per strapparle quanto necessario, ma dipende essenzialmente dall’ordinamento sociale che ne ostacola la produzione e la distribuzione (come mostrano le crisi di sovrapproduzione di merci cui assistiamo da quasi due secoli nei paesi più avanzati). Esiste un certo grado di organizzazione e un certo livello di coscienza politica della massa del proletariato: il fantasma che da oltre 150 anni turba i sonni delle classi dominanti d’Europa e dell’America del nord. Eppure durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale la classe operaia non era è riuscita ad instaurare il socialismo in nemmeno uno dei paesi imperialisti, salvo che nell’anello debole del sistema imperialista, l’impero russo, dove la rivoluzione democratica borghese non era ancora completata. Il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mostra che la causa decisiva del fallimento della rivoluzione socialista in questi paesi è stata proprio la mancanza di partiti comunisti all’altezza del loro compito. La costruzione di partiti comunisti all’altezza del loro ruolo è quindi il compito a cui noi comunisti dedichiamo e dobbiamo dedicare il massimo dell’attenzione e delle energie per capire le caratteristiche che il partito comunista deve avere e per costruirlo praticamente.

In questo lavoro l’ostacolo principale che noi dobbiamo superare non è la repressione della borghesia imperialista! L’ostacolo principale è l’arretratezza nella comprensione e nella dedizione alla causa che vi sono tra noi comunisti e tra gli elementi avanzati della classe operaia e delle masse popolari. Queste arretratezze sono inevitabili: noi veniamo dalla classe operaia e dalle altre classi delle masse popolari. Quindi portiamo in noi stessi in qualche misura l’eredità di una millenaria abitudine alla sottomissione e all’asservimento, la ristrettezza di vedute e l’abbrutimento morale che essa genera. Questa eredità sopravvive in un’unità di opposti, accanto e contro lo spirito e lo slancio rivoluzionari della ribellione che l’oppressione e lo sfruttamento generano nella classe operaia e nelle altre classi delle masse popolari; e noi comunisti siamo esponenti d’avanguardia di questa ribellione.

L’esperienza dolorosa della sconfitta e il bilancio che ne facciamo contribuiscono al superamento di quella arretratezza e rafforzano quindi le basi della futura vittoria. Come insegnava Lenin, un esercito che sa imparare dalle sue sconfitte, ha aperta davanti a sé la strada della vittoria.

Che i compagni prigionieri e comunque perseguitati siano un fulgido esempio di resistenza!

Solidarietà morale ed economica con i compagni prigionieri o in altro modo bersaglio della repressione: facciamo in modo che nessuno mai si senta solo contro la borghesia imperialista!

Solidarietà con i lavoratori immigrati, la parte più oppressa e sfruttata del proletariato dei paesi imperialisti!

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Assimilare la concezione del mondo e la linea del Partito e applicarle!

Realizzare il Piano Generale di Lavoro del Partito!

Mobilitare le masse popolari del nostro paese in solidarietà con la lotta dei popoli oppressi, in particolare con la lotta dei popoli arabi e musulmani: dalla Palestina, all’Iraq, all’Afghanistan!

Impariamo dagli esempi più avanzati di guerra popolare rivoluzionaria: dal Nepal alle Filippine!

Costituire in ogni azienda, zona d’abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!