Martin Lutero - Supplemento al n. 3 de La Voce

12 Il programma delle BR-PCC

Comunicato
mercoledì 15 maggio 2002.
 

[I commenti e i chiarimenti aggiunti dal curatore nel testo sono tra parentesi quadre. La titolazione, i corsivi, i neretti e le note sono del curatore.]

 

[12. Il programma delle BR-PCC]

[A. La Guerriglia contro lo Stato]

[A1. Dal generale al particolare, dal livello internazionale alla situazione italiana]

In questo quadro generale di processi e di tendenze presenti a livello europeo e internazionale, in Italia il governo, i sindacati confederali, la Confindustria e altre sigle del mondo della piccola e media impresa e sindacali hanno firmato nel dicembre del 1998 il "Patto per l’occupazione e lo sviluppo".

Il Patto rinnova le linee di politica dei redditi già stabilite nel ’93 [governo Ciampi] e ne rilancia i contenuti di fondo, a partire dal principio che sono le imprese il motore primo dell’occupazione e perciò il destinatario del sostegno dello Stato; in funzione dell’emergenza occupazione approfondisce il ruolo della politica dei redditi nella direzione di un intervento che si articola a tutti i livelli di governo, dal nazionale al regionale al locale; continua a riferirsi ai criteri macroeconomici di controllo dell’inflazione e del deficit pubblico, stabilendo un rapporto più organico tra negoziazione e processi decisionali interni e a livello UE.

A sostegno di questi obiettivi e delle politiche "per lo sviluppo e l’occupazione" e della "programmazione dei fondi strutturali 2000-2006" che il patto delinea, viene definita la struttura della negoziazione corporativa come un processo articolato che attraversa capillarmente tutti i livelli di governo. Essa diventa un vero e proprio assetto di carattere istituzionale la cui funzione non solo economica, ma anche politica, di natura antiproletaria e controrivoluzionaria, diventa chiara quando viene previsto che la concertazione si rafforzi nel campo dei servizi di pubblica utilità, anche attraverso l’attivazione di sedi di confronto, di regole e di istituzioni specifiche "in particolare laddove si registrano un tasso di conflittualità elevato e forti effetti verso il sistema economico e sociale"!! [T]

Il carattere corporativo, antiproletario e controrivoluzionario di questa impalcatura economico-politica è inequivoco e profondo. Perciò in questo progetto politico la nostra Organizzazione ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D’Antona, ne ha identificata la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politici generali tra le classi, ha rilanciato l’offensiva combattente, secondo i criteri dell’attacco al cuore dello Stato, cardine della Strategia della Lotta Armata per la conquista del potere politico e l’instaurazione della dittatura del proletariato.

[A2. Il progetto delle BR-PCC]

Questa offensiva mira a ostacolare lo sviluppo programmatico del progetto centrale che è teso a fare passi avanti sia nella riforma economico-sociale, sia nel consolidamento del dominio della borghesia, con l’instaurazione di una mediazione politica di carattere neocorporativo. Con essa le BR-PCC si prefiggono, in generale, il rilancio della prospettiva della conquista del potere per l’instaurazione della dittatura del proletariato, come prima tappa della costruzione di una società comunista e, in specifico, di ottenere un relativo vantaggio politico per il campo proletario, da impiegare ai fini della Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie e degli strumenti politici e organizzativi atti ad attrezzare la classe allo scontro prolungato con lo Stato.

La linea politica che guida l’offensiva combattente mira a colpire le responsabilità centrali nell’opera per fare della sede neocorporativa una nuova istituzione, nell’approfondimento del ruolo politico dell’Esecutivo, nella sua azione programmatica tesa a tradurre in iniziativa legislativa le sue linee di riforma economico-sociale. Questi sono tutti aspetti intorno ai quali oggi si gioca lo scontro tra le classi. Il consolidamento del progetto neocorporativo è la base generale su cui l’Esecutivo intende gestire le contraddizioni antagoniste dello scontro tra le classi, facendone un tramite per fare ancora più arretrare politicamente il proletariato.

Per questo l’iniziativa politico-militare opera contemporaneamente 1. sul piano immediato aprendo un varco offensivo nella situazione difensiva della classe, 2. su un piano di prospettiva politica facendo vivere offensivamente il nodo del potere, 3. sul piano progettuale e programmatico imponendo nello scontro, sul terreno della guerra, gli interessi generali del proletariato. Essa porta, qui ed ora, l’offensiva al livello in cui si definiscono i rapporti di forza e politici tra le classi, al livello cioè dell’iniziativa politica e nel merito dei nodi centrali dello scontro nella attuale congiuntura. Con ciò pone i concreti termini politico-programmatici su cui fare avanzare la Guerra di Classe di Lunga Durata, in dialettica con le istanze di potere che sorgono dalla lotta del proletariato.

Questo "attacco al cuore dello Stato" è il risultato della dialettica tra 1. una linea di continuità-critica-sviluppo del patrimonio comunista, in specifico dell’esperienza prodotta dalle BR nel nostro paese e in particolare del "ricentramento" operato [nel 1981] dalle BR-PCC nella Ritirata Strategica e 2. il concreto processo di riaggregazione delle avanguardie rivoluzionarie in funzione della Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie e in particolare di un’Organizzazione Comunista Combattente che agisca da Partito per costruire il Partito.

Questo processo di aggregazione costituisce uno stadio peculiare della fase di Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie. Il passaggio peculiare di questo processo è stato il rilancio dell’iniziativa rivoluzionaria operato dai Nuclei Comunisti Combattenti con l’attacco all’accordo sulla politica dei redditi tra governo, Confindustria e sindacati confederali nel ’92 [Roma, sede della Confindustria, 10 ottobre 92] e nel ’94 in occasione del Vertice NATO di Bruxelles con l’iniziativa contro il NATO Defence College [Roma, 10 gennaio 94] con cui veniva attaccato il disegno di Nuovo Ordine Mondiale, la strategia di "presenza avanzata" e la complessiva riorganizzazione della NATO e dell’architettura con cui il dominio imperialista si attrezzava a sostenere il ruolo politico-militare aderente ai caratteri odierni del modo di produzione capitalista e della sua crisi e a sfruttare i rapporti di forza favorevoli determinatisi negli equilibri internazionali.

Con queste iniziative, gli NCC sintetizzano il rilancio dell’offensiva rivoluzionaria, con l’avvio di un processo di aggregazione delle avanguardie rivoluzionarie, operando nel vivo dello scontro e intervenendo nei nodi politici su cui ruota la contraddizione Classe/Stato e quella imperia-lismo/antimperialismo. Con questo processo inevitabilmente si misurano tutte le avanguardie che vogliono rilanciare la prospettiva comunista e i suoi obiettivi storici e avviare un processo di superamento dell’attuale situazione di difensiva della classe.

L’esperienza degli NCC si sviluppa traducendo in attività rivoluzionaria il contenuto offensivo dell’autonomia politica di classe, rapportandosi con i termini più avanzati di autonomia politica espressi dal proletariato nel paese, cioè con il patrimonio politico-strategico sviluppato dalle BR-PCC, collocandolo nelle condizioni di difensiva della classe prodotte dal duplice processo controrivoluzionario [sconfitta delle BR nel 1982 e crollo del campo socialista alla fine degli anni ‘80] [PC] che ha determinato una discontinuità del percorso rivoluzionario [D], nelle condizioni interne sul piano del rapporto Classe/Stato e negli equilibri internazionali.[A]

Il rapporto con le condizioni e con le contraddizioni della situazione di difensiva della classe ha costretto il soggetto rivoluzionario, in quanto parte dello scontro generale, a definire strumenti politico-organizzativi e condizioni che costituissero soluzioni politico-concrete per operare in termini offensivi nello scontro di classe.

Avviare un percorso che, relazionandosi allo scontro di classe nei suoi caratteri generali, affronti le condizioni storiche di fase in termini di avanzamento, è possibile solo se fin da subito si organizzano le forze rivoluzionarie e proletarie sul terreno strategico adeguato a sostenere una prospettiva di potere a partire dall’attacco e se si costruiscono le condizioni politico-organizzative e materiali per assumere iniziative d’avanguardia rispetto ai nodi generali relativi alla contraddizione rivoluzione/contro-rivoluzione.

Su questo piano le avanguardie rivoluzionarie fanno i conti con i caratteri storici attuali della fase di Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie, cioè con la necessità di operare un processo di aggregazione dal quale si possano selezionare gli elementi complessivi necessari alla ricostruzione di una OCC che agisca da Partito per costruire il Partito e che, in quanto tale, possa costituire il Nucleo Fondante il Partito.

La costruzione di un’organizzazione che affronti il nodo della ricostruzione delle condizioni per lo sviluppo della Guerra di Classe di Lunga Durata si può avviare solo a partire dall’esercizio di un ruolo d’avanguardia rispetto allo scontro di classe in generale. Per questo l’avvio di tale percorso deve iniziare dalla costruzione delle condizioni politiche, militari, tecniche e organizzative per mettere in campo e sostenere il rilancio dell’offensiva rivoluzionaria nei nodi politici centrali dello scontro di classe, per introdurre in questo scontro il dato politico assente, cioè l’espressione dell’autonomia politica di classe che definisce e colloca l’interesse autonomo della classe e le sue prospettive di potere in relazione alle contraddizioni generali dello scontro. In sostanza l’aspetto principale dell’avvio di questo processo consiste nella costruzione delle forze per l’offensiva, nella tenuta e nella stabilità dell’organizzazione delle forze sul terreno strategico. Dover superare, come organizzazione e nel fuoco dello scontro rivoluzionario, questo stadio di avanzamento verso l’obiettivo della ricostruzione di una OCC che agisce da Partito per costruire il Partito, consente di mettere in luce le contraddizioni concrete, collegate al rilancio della prospettiva rivoluzionaria, nelle condizioni politico-organizzative sfavorevoli create dalla controrivoluzione. Solo questa definizione dei problemi dà concretezza ai caratteri della fase, altrimenti assumibili solo ideologicamente, quali ad esempio la contraddizione costruzione/formazione. Si tratta di una concretezza relativa alla specificità delle condizioni di discontinuità che, nella definizione dei caratteri dei nodi della costruzione di un patrimonio politico collettivo, ne delinea anche le possibili soluzioni politico-organizzative.[D]

Il dato di fondo è che la Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie e proletarie, nel quadro della ricostruzione di una OCC che abbia funzione di Nucleo Fondante il Partito, riguarda tutti gli aspetti che consentono di concepire il conflitto e di combatterlo: dagli elementi di materialismo storico-dialettico, alle competenze operative per agire nell’unità del politico e del militare, ai criteri che consentono a un’organizzazione di essere tale.[CC]

Dati costanti sono che

- ciò è impossibile se non si affronta operando immediatamente sul terreno della attività rivoluzionaria in una dimensione organizzata e in relazione ai nodi generali della contraddizione tra rivoluzione e controrivoluzione,

- che le avanguardie rivoluzionarie, l’insieme delle forze militanti, devono tener conto della complessità su cui operare per avanzare in termini di ricostruzione d’una forza rivoluzionaria.

[A3. L’attuale fase di Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie]

Le condizioni attuali della fase di Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie sono state connotate da questi elementi:

- da un lato l’acutezza delle contraddizioni di classe e l’operare offensivo della borghesia e del suo Stato, in un rapporto di scontro immediatamente politico in quanto inerente alla ridefinizione della mediazione politica e al riflesso in essa dello scontro rivoluzionario;

- dall’altro la mancanza, nei nodi politici generali che costituiscono l’oggetto immediato dello scontro, di una posizione che definisca in modo costruttivo gli interessi generali del proletariato in termini sia di critica di classe, sia di pratica offensiva, sia di prospettiva di potere: cioè che definisca gli interessi generali del proletariato nel concreto dello scontro di classe attuale.[CC]

[A3.1. L’arretramento e le tre tendenze difensive]

Il risultato del processo controrivoluzionario [degli anni ‘80] e gli sviluppi dell’offensiva della borghesia e del suo Stato hanno fatto prevalere nel campo proletario e rivoluzionario tendenze difensive, prodotte proprio dal rapporto di forza sfavorevole che rilancia tali tendenze. Esse rafforzano le condizioni di arretramento, mentre nel contempo la mediazione neocorporativa è il piano proposto e imposto dallo Stato. Il contenuto prevalente nell’opposizione proletaria ha avuto, in questi anni, un carattere di critica sociale, aclassista o interclassista e, dentro questo contenuto, si sono collocate componenti politiche e sociali che mettono in atto una attività che vagheggia ipotesi di riformismo sociale.

1. - In questo quadro si sono collocate anche forze politiche istituzionali che fanno riferimento al proletariato, il cui progetto contiene anche aspetti di riformismo sociale. Esse, facendo leva su questo punto di congiunzione con il riformismo sociale, hanno incorporato e istituzionalizzato istanze della autonomia di classe che scaturiscono dallo scontro, ingabbiandole in pratiche di lealismo istituzionale.

Questa tendenza è disarmante per gli interessi generali della classe. In alcuni passaggi politici queste componenti sono arrivate a farsi carico del sostegno ai progetti dello Stato e alle politiche centrali dell’imperialismo.

2. - Su un altro piano si è collocata una tendenza all’economicismo che svuota le istanze di autonomia di classe del loro contenuto politico generale e le indirizza verso la subordinazione in quanto riferite ad istanze rivendicative, parziali, storicamente prive di prospettiva proprio per i limiti del piano di lotta assunto. Su questo piano, a maggior ragione in una fase in cui il proletariato è sulla difensiva, è impossibile costruire rapporti di forza con prospettive di avanzamento nemmeno in contesti particolari, tranne che in alcuni settori strategici per il funzionamento del sistema economico [v. trasporti, ecc.][T]. In questi però lo Stato combina misure repressive con iniziative di trattativa corporativa remunerativa per frammentare e procedere gradualmente a sottomettere tali settori. L’assunzione in termini difensivi di questo contenuto ha portato organizzazioni politiche che si riferiscono alla classe come classe in sé e per sé [forse è: classe in sé e non per sé, ndr] a collocarsi su un piano ideologico se non idealistico. Si è cioè stabilito un rapporto immediatista con la lotta di classe [= lotta difensiva e rivendicativa] dove la politica rivoluzionaria costituisce esclusivamente un riferimento ideale o tutt’al più un criterio interpretativo senza nessuna ricerca di far assumere alla politica rivoluzionaria il ruolo di direzione consapevole organizzata, dialettica ma finalizzata, della lotta di classe. Rapporto immediatista che vede il piano rivoluzionario come sbocco più o meno meccanico della lotta di classe, risultato della sua estensione come prodotto dell’approfondimento della crisi capitalista.

3. - Il risultato del processo controrivoluzionario e il suo risvolto sul campo proletario in chiave di assunzione di tendenze difensive si sono manifestati anche in opzioni politiche che, nell’oggettiva difficoltà di approfondire il rapporto tra rivoluzione e controrivo-luzione - (approfondimento caratterizzato 1. dall’avanzamento dei termini strategici della Guerra di Classe di Lunga Durata nei paesi del centro imperialista, conquistati mantenendo l’offensiva nelle condizioni della Ritirata Strategica, ma anche 2. dalla discontinuità delle forze e dell’iniziativa rivoluzionaria che implica l’aumento del peso assunto nello scontro dai soggetti rivoluzionari che quindi devono adeguarsi ai nuovi termini del rapporto rivoluzione/controrivoluzione) - hanno assunto le condizioni di agibilità consentite dallo Stato come principio in base a cui ridefinire la strategia rivoluzionaria.[D] Partendo da queste basi, azzerando il rapporto tra forme di dominio dell’imperialismo e strategia rivoluzionaria come unico terreno su cui si può sviluppare la costruzione del Partito e l’organizzazione rivoluzionaria della classe, hanno considerato lo sviluppo della strategia della Lotta Armata per il Comunismo come un incidente di percorso del movimento operaio e hanno assunto come proprio riferimento ideologico la strategia terzinternazionalista dell’insurrezione elaborata dall’Internazionale Comunista [1919-1943].[IC] Queste opzioni politiche hanno azzerato il dato politico che ha visto la ripresa del processo rivoluzionario in Europa nascere dalla critica alla concezione strategica terzinternazionalista dell’insurrezione e alla prospettiva revisionista e riformista in cui, di fronte ai caratteri delle moderne democrazie rappresentative, portava ad impantanare lo scontro rivoluzionario.

[A3.2. Dall’autonomia di classe oggettiva all’autonomia politica di classe]

Nonostante questa condizione di arretramento, l’autonomia del proletariato ha continuato ad esprimersi proprio nell’opposizione di classe alle compatibilità politiche ed economiche imposte attraverso i passi compiuti nella ridefinizione della mediazione politica in chiave neocorporativa.

Nonostante l’acutezza delle contraddizioni prodotte e la crisi del sistema politico-istituzionale, il bilancio dello scontro di classe nella fase attuale conferma che vi è stato un arretramento.

Nel generale e nel particolare dello scontro gli interessi generali del proletariato e la sua contrapposizione complessiva alla borghesia e al suo Stato non costituiscono più, se non episodicamente, il contenuto su cui la classe o settori di essa costruiscono lo scontro. Tale contenuto si esprime implicitamente nei contesti di lotta che si contrappongono offensivamente alla mediazione neocorporativa; ma la latenza degli interessi generali del proletariato, oltre che la condizione che caratterizza i rapporti di forza, costituisce un vincolo alla capacità di catalizzare l’opposizione di classe.

La durata di questo arretramento di fronte all’offensiva della borghesia, si manifesta nella difficoltà ad esprimere una critica di classe all’esistente e nella difficoltà a tradurre questa critica in processi di mobilitazione e di organizzazione che, dalla situazione concreta presente valutata storicamente e dialetticamente, costituiscano avanzamenti possibili nel senso del contributo allo sviluppo di un processo rivoluzionario. Questa difficoltà è nata dal venir meno

1. della prospettiva di potere come orientamento e punto di vista necessario per una critica di classe e per l’opposizione ai rapporti sociali capitalisti,

2. degli strumenti teorico-politici e organizzativi definiti dalla Rivoluzione Sovietica, dalla Rivoluzione Cinese, ecc. e sviluppati dalla Strategia della Lotta Armata per il Comunismo.

Un venir meno non tanto come contenuto ideologico, seppure anch’esso abbia un peso, ma soprattutto come contenuto politico, cioè come patrimonio politico che scaturisce dal collocare tale prospettiva di potere, coscientemente perseguita, nelle condizioni concrete dello scontro attuale.[CC]

La condizione di arretramento è stata indotta dal duplice processo controrivoluzionario [avutosi negli anni ‘80]. Ciò conferma che l’autonomia politica di classe (ovvero la proposta politico-organizzativa di sviluppo del processo rivoluzionario che riflette l’istanza di autonomia di classe oggettiva, generata dalla contraddizione antagonista tra borghesia e proletariato), è un prodotto essenzialmente politico e non il meccanico e spontaneo sviluppo della lotta di classe, anche quando l’acutezza delle contraddizioni di classe è estrema.[A]

Lo Stato borghese ha ben compreso questo nesso e ha posto come principale obiettivo della sua azione di controrivo-luzione preventiva la neutralizzazione (attraverso l’istituzionalizzazione, il rifor-mismo o l’annientamento) degli aspetti che, nelle varie congiunture, trasformano l’opposizione di classe in lotta politica e costituiscono una prospettiva di trasformare l’opposizione in potere.

[A3.3. Iniziativa politico-programmatica e costruzione organizzativa]

Il carattere politico dell’avanzamento verso la costruzione dell’OCC che agisce da Partito per costruire il Partito consiste nella capacità di far esistere stabilmente nello scontro di classe i due aspetti attualmente mancanti: 1. una posizione che rappresenti nello scontro gli interessi generali della classe e 2. una prospettiva di potere nei limiti delle condizioni di fase.

Si tratta quindi di continuare a operare, in termini di iniziativa politico-programmatica e di costruzione organizzativa, al livello più avanzato di definizione della strategia rivoluzionaria, costruendo nello scontro di classe tutti gli elementi di un progetto e di una pratica rivoluzionari, considerando l’organizzazione come ciò che deve costruirsi e formarsi sviluppando lo scontro di classe su tutti i piani.[CC]

Rispetto allo scontro di classe in generale, si tratta di definire e collocare l’interesse generale e autonomo del proletariato come classe in riferimento alle contraddizioni generali, politiche e materiali, prodotte dalla crisi della borghesia e dalla sua azione offensiva espressa dallo Stato per scaricare sul proletariato il costo di questa crisi. Si tratta di affermare nello scontro, di costruire il dato politico per cui solo se si assume l’interesse generale e autonomo del proletariato come punto di vista, contenuto e pratica conseguente, su cui impostare un rapporto di scontro anche particolare, è possibile sottrarsi all’offensiva della borghesia e alla sua crisi e alla subordinazione in cui si cade se si assume l’interesse particolare come piano su cui si affrontano le contraddizioni di classe.

L’interesse particolare è infatti il piano che la borghesia, a partire da rapporti di forza a lei favorevoli, impone al proletariato. È proprio l’accettazione di questo piano ciò che segna il passaggio dalla vecchia mediazione politica ereditata dalla storia alla mediazione politica neocorporativa. L’assunzione offensiva dell’interesse generale e autonomo del proletariato, non come somma di interessi particolari ma come contenuto di ogni scontro particolare, è la condizione per sottrarsi a un rapporto di forza sfavorevole e muoversi anche nella condizione di difensiva della classe.[M]

Rispetto allo scontro rivoluzionario, si tratta di collocare nello scontro di classe, in termini di attacco e di costruzione, come costruzione/formazione, tutti quegli elementi del patrimonio comunista, di proposta politico-strategica e di linea come sviluppo di tale patrimonio in questa fase, che consentono di sviluppare una prospettiva di potere, definendoli in relazione alle condizioni di fase, cioè: di difensiva della classe, di Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie e di Ritirata Strategica.

[A4. Elementi del patrimonio comunista]

Questi elementi del patrimonio comunista vanno

1. - Dal carattere dell’autonomia politica della classe non come dato che si produce e riproduce spontaneamente nella lotta di classe ma come prodotto dell’inserimento nello scontro di un’attività che ha come obiettivo l’affermazione degli interessi generali e storici del proletariato.[A]

2. - Al ruolo della strategia rivoluzionaria e alla sua definizione in riferimento alle attuali forme di dominio dell’imperialismo e cioè principalmente ai caratteri delle moderne democrazie rappresentative che costituiscono l’affinamento e l’assestamento del carattere controrivoluzionario dello Stato, che attraverso un complesso reticolo di filtri e passaggi convoglia e struttura alla legittimazione e al rafforzamento dello Stato stesso ogni attività prettamente politica, svuotandola dei suoi caratteri antagonisti e rivoluzionari. Lo Stato, soprattutto, assume come qualificazione permanente della propria attività politica la mediazione degli interessi sociali particolari, storicamente e congiunturalmente selezionabili, subordinandoli agli interessi generali della frazione di borghesia dominante, in funzione controrivoluzionaria, cioè tale da prevenire e impedire il coagularsi e l’organizzarsi del proletariato per l’affermazione dei propri interessi generali di classe. A ciò si intreccia una vera e propria politica controrivoluzionaria preventiva, intenzionalmente e specificamente perseguita, che non consiste semplicemente in un’azione repressiva, ma connette strutturalmente questa a un’azione politica nei confronti delle contraddizioni di classe, rivolta a prevenire che si sviluppino in direzione della loro politicizzazione e traduzione in organizzazione del proletariato sul terreno rivoluzionario.

Oltre che in riferimento ai caratteri delle moderne democrazie rappresentative, la strategia rivoluzionaria si definisce in rapporto alle forme di dominio storiche entro le quali gli Stati espletano le loro funzioni di dominio sul piano internazionale. Esse, nella nostra area geo-politica, fanno perno sull’Alleanza Atlantica e sull’integrazione politico-militare nella NATO e sui processi di coesione europea.

Tali riferimenti alle attuali forme di dominio dell’imperialismo determinano fin da subito i caratteri 1. della costruzione del Partito come Partito Comunista Combattente, 2. dell’organizzazione della classe sul terreno rivoluzionario nell’unità del politico e del militare; definiscono 1. la centralità del Fronte Antimperialista Combattente per la costruzione di alleanze politiche che operino all’indebolimento dell’imperialismo nella nostra area, 2. gli assi e i caratteri dell’iniziativa politico-programmatica in quanto contenuto strategico che consente di sviluppare un processo, che costruisca, seppur nella sua non linearità, una prospettiva di potere.

3. - Al ruolo dei principi teorici che consentono di sviluppare un’attività politica che si costruisce nel corso di un processo che si dà nella dinamica pratica/teoria/pratica, rapportandosi a condizioni storiche di fase prodotto degli esiti delle fasi precedenti, a partire da cui definire i passaggi che permettono di avanzare.

4. - Al ruolo dell’avanguardia rispetto alla classe e all’inscindibilità di questo ruolo rispetto alla classe da quello che l’avanguardia concretamente esercita sul piano politico della contraddizione Classe/Stato.

5. - Agli elementi politico-organizzativi che consentono all’organizzazione di operare come un corpo unico.

Il saldo riferimento al patrimonio comunista in generale, e in particolare a quello prodotto dalle BR-PCC per dirigere lo scontro rivoluzionario nel paese e alle sue discriminanti teorico-strategiche, è ciò che guida le avanguardie rivoluzionarie nell’assunzione di ruolo politico nello scontro, nell’avviare un processo sia di ripresa dell’iniziativa rivoluzionaria sia di aggregazione e selezione in essa dei termini della Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie.

[A4.1. Le discriminanti teorico-strategiche]

a). Tra queste discriminanti teorico-strategiche si colloca innanzitutto la valenza politica della Strategia della Lotta Armata, come modo in cui si rende praticabile un processo rivoluzionario in riferimento alle attuali forme di dominio dell’imperialismo e si materializza lo sviluppo della Guerra di Classe di Lunga Durata contro lo Stato, processo in cui l’avanguardia politico-militare si pone come direzione e organizza fin da subito i settori rivoluzionari di classe che si dialettizzano e si dispongono sul terreno della lotta armata.[GCLD]

La conduzione della guerra rivoluzionaria adotta termini che sono interni alla fase in corso, che oggi è quella della Ritirata Strategica. Essi hanno come obiettivo lo sviluppo di successivi livelli di ricostruzione, unificazione e direzione delle forze proletarie sul terreno rivoluzionario, fintanto che non abbiano maturato l’assestamento necessario per superare le posizioni di relativa debolezza nel complesso dei rapporti di forza tra le classi.

b). Da ciò deriva l’assumere il principio dell’unità del politico e del militare che agisce come una matrice nel processo rivoluzionario: dai meccanismi che permettono ad una forza rivoluzionaria di essere tale, al suo modo di sviluppare attività rivoluzionaria, al processo rivoluzionario nel suo complesso.

Adottare il principio dell’unità del politico e del militare nei paesi del centro imperialista fa assumere alla lotta armata la forma della Guerriglia che

- svolge la funzione di direzione dello scontro di classe, affrontando contemporaneamente e globalmente i principali piani del processo rivoluzionario,

- è volta a disporre e strutturare le forze sul terreno strategico della lotta armata per sostenere il livello di scontro dato e ai fini della fase rivoluzionaria.

Ma innanzitutto l’operare della Guerriglia, nella dinamica Attacco-Costruzione-Attacco, momenti tra i quali vi è interdipendenza e interrelazione, è teso a lacerare il piano degli equilibri politici tra Classe e Stato e a costruire le condizioni materiali per un equilibrio politico e di forza favorevole al campo proletario, cosa che si può raggiungere solo intervenendo con l’attacco sul punto più alto dello scontro. Ciò perché un processo rivoluzionario non è la risposta agli attacchi della borghesia alle condizioni politiche e materiali della classe (non è quindi un atto difensivo), anche se nel suo sviluppo conosce fasi di resistenza più o meno prolungate, ma è nella sua sostanza un processo di attacco per affermare gli interessi generali del proletariato.

c). Per quanto riguarda il Partito, questo si qualifica come Partito Comunista Combattente. Il riferimento centrale è all’unità del politico e del militare. Ciò mette in risalto che il problema del Partito è la costruzione-preparazione delle condizioni della guerra di classe: una direzione politica e strutture organizzative adeguate a sostenere lo scontro, a rilanciarlo e ad approfondirlo, assolvendo alle necessità e ai compiti dettati dalla congiuntura politica che scaturiscono dalla contraddizione dominante che oppone la classe allo Stato, disponendo e organizzando le forze attivabili intorno ai compiti imposti dalla fase rivoluzionaria. Questi compiti in generale dipendono dai rapporti di forza tra le classi, dagli equilibri tra imperialismo e antimperialismo, dalle forze proletarie: in ultima istanza da un determinato passaggio dello scontro tra rivoluzione e controrivoluzione. In questo riferimento più generale la costruzione del Partito è un processo risultante dall’agire dell’OCC da Partito per costruire il Partito e dal prodursi delle condizioni necessarie e sufficienti a qualificare e configurare il Partito Comunista Combattente come tale [direzione politica e strutture organizzative].

d). Per quanto riguarda il rapporto Partito/masse, esso non viene concepito in altro modo che come costruzione/organizzazione sul terreno della lotta armata di quelle componenti proletarie che esprimono autonomia di classe; il terreno è calibrato, quanto alle forme e ai modi, alle fasi rivoluzionarie che si attraversano, ma è sempre fin da subito caratterizzato dall’unità del politico e del militare.

e). Per quanto riguarda il programma politico, il piano della contraddizione Classe/Stato è il principale terreno programmatico su cui si costruisce l’organizzazione di classe che conduce la lotta armata; con l’attacco al cuore dello Stato, al suo progetto politico centrale di congiuntura in congiuntura e non semplicisticamente al suo apparato centrale, le BR-PCC hanno riproposto la centralità che ha, per i comunisti, la questione dello Stato.[C]

L’attacco al cuore dello Stato, poi, si ripercuote come effetto su tutto l’arco dei rapporti fra le classi fino al piano capitale/lavoro. È una dinamica di intervento che apre uno spazio politico; esso può e deve essere sfruttato per la costruzione di organizzazioni di classe sul terreno della lotta armata, calibrato nelle forme e nei modi alla fase di scontro e ai rapporti di forza generali. I vantaggi momentanei derivanti dall’attacco operato vanno tradotti in organizzazione perché lo scontro rivoluzionario diretto dalla Guerriglia nelle metropoli imperialiste non può costruire "basi rosse" stabili, non può avere retroterra logistico. Lo scontro rivoluzionario nei centri imperialisti è una guerra senza fronti, dove l’attività controrivoluzionaria dello Stato si dispiega contro l’intero campo proletario (Guerriglia, movimento rivoluzionario, classe); dove il processo rivoluzionario avanza in una condizione di accerchiamento strategico, almeno fino alla fase finale del processo rivoluzionario. Per questo la Guerriglia nella metropoli è impostata sui principi di clandestinità e compartimentazione, cioè li adotta conseguentemente come criteri di organizzazione e mobilitazione.

[A4.2. Lo Stato e il cuore dello Stato]

La centralità della questione dello Stato, per i comunisti, deriva dall’essere il piano politico il rapporto fondamentale su cui si determinano i rapporti di forza generali tra le classi.

Le avanguardie rivoluzionarie possono concepire ed articolare la Strategia della Lotta Armata in funzione delle forme di dominio dell’imperialismo e possono concepire e articolare il programma della Lotta Armata in qualsiasi fase si trovi lo scontro di classe solo se rimettono al centro della loro concezione un criterio-guida del marxismo-leninismo. Secondo questo criterio lo Stato è contemporaneamente 1. rappresentante dell’interesse generale della classe dominante, 2. mediatore dello scontro inconciliabile tra le classi. In ciò sta anche il fondamento del suo duplice ruolo: 1. organo politico-istituzionale del dominio della borghesia, sede del suo potere e suo soggetto politico, 2. ordinamento dei rapporti politici e sociali.

Lo Stato, infatti, non viene concepito solo come un insieme di apparati, cioè solo sotto il suo profilo meccanico-oggettivo, ma essenzialmente sotto un duplice profilo: 1. quello politico, di organo di dominio della borghesia e 2. quello giuridico-formale, di ordinamento politico-giuridico. Esso viene cioè concepito sia secondo la sua sostanza soggettiva sia secondo la sua sostanza oggettiva.

Perciò l’analisi dello scontro e l’intervento rivoluzionario sono tesi a individuare gli equilibri politici generali che permettono l’attuazione dei programmi congiunturali, allo scopo di scardinarli e renderne ingovernabili le contraddizioni, secondo il criterio che l’essenziale è identificare, all’interno della contraddizione dominante [che è la contraddizione Classe/Stato], il progetto politico centrale della BI [centralità], per lacerarlo adottando il criterio di selezione che individua il personale politico che assume una funzione chiave nell’equilibrio delle forze che sostengono tale progetto [selezione] e dimensionare l’attacco alla condizione delle forze proletarie e rivoluzionarie, nel paese e negli equilibri internazionali [calibratura].

I rapporti sociali e politici sono regolati nel corpo legislativo-istituzionale (aspetto giuridico-formale della natura dello Stato), attraverso l’azione soggettiva dello Stato che traduce, sanziona e rilancia (in norme e istituti imposti a tutta la società) gli esiti dello scontro sociale che di volta in volta si determinano, riferendosi alla mediazione politica ereditata dalla storia e usando la capacità cogente e sanzionatoria data dal monopolio della forza.[ME] Quindi l’intervento volto a scardinare l’equilibrio politico dominante [EPD] colpendo l’azione soggettiva dello Stato nei nodi centrali della contraddizione Classe/Stato, va a incidere sulle concrete possibilità di governare le contraddizioni in quanto inserisce, attraverso l’uso della forza, il dato politico degli interessi generali della classe operaia nel quadro generale dei rapporti di forza e politici tra le classi e quindi impedisce che questi rapporti di forza vengano linearmente tradotti nel corpo legislativo-istituzionale in senso antiproletario e diventino termine a cui devono riferirsi lo scontro successivo e le posizioni delle classi che in questo scontro sono antagoniste.

Questo è il modo attuale e prospettico di "spezzare la macchina statale", innescando una concreta dialettica politica tra proposta comunista [dell’avanguardia] e autonomia di classe. Questi elementi di concezione dello Stato a cui si riferisce la Strategia della Lotta Armata consentono anche di comprendere la funzione che la Lotta Armata può svolgere anche in una fase difensiva per il campo proletario. Riferendosi alla funzione dello Stato nella sua duplice natura di organo politico della dittatura della borghesia [natura soggettiva dello Stato] e ordinamento politico-giuridico di una società divisa in classi antagoniste che incorpora i dati storici sia dello scontro di classe che delle trasformazioni strutturali [natura oggettiva dello Stato], l’intervento combattente con l’offensiva può concretamente incidere, ottenendone vantaggio politico, laddove si realizza l’iniziativa che costruisce l’equilibrio politico dominante [EPD] che consente di sanzionare i vantaggi e gli avanzamenti ottenuti dalla borghesia e dallo Stato nello scontro di classe. Vantaggi e svantaggi, avanzamenti e arretramenti non costituiscono solo elementi della storia dello scontro di classe, ma vengono incorporati nell’ordinamento politico-giuridico. Essi vanno a costituire fattori della nuova base di partenza, parte di un nuovo quadro a cui deve riferirsi lo scontro di classe, in cui la forza e il peso politico delle classi e delle loro frazioni, per come sono nella mediazione politica storicamente data,[MES] si strutturano in dato di carattere generale che incide su tutta la società. In esso si riflette anche il dato dell’intervento rivoluzionario. Perciò anche in una condizione di difensiva del proletariato, come quella attuale, l’attacco al cuore dello Stato consente 1. di contrapporsi ai vincoli politico-concreti che spingono il proletariato in una posizione di svantaggio politico e che oggi sono costituiti dalla costruzione dei termini complessivi di una mediazione politica neocorporativa e 2. di condizionare i processi dello scontro di classe.

Potendo svolgere questa funzione, la Strategia della Lotta Armata nelle moderne democrazie rappresentative dei paesi del centro imperialista è l’unica base da cui può essere rilanciato il progetto comunista anche quando il rapporto di forza è sfavorevole per il proletariato e da cui può essere perseguito l’obiettivo dell’estinzione della società divisa in classi attraverso la tappa della conquista del potere politico e della dittatura del proletariato. Quindi la Strategia della Lotta Armata è anche irrinunciabile ai fini 1. di sottrarsi all’offensiva complessiva che la borghesia ha lanciato contro il proletariato e 2. di costruire rapporti di forza più favorevoli al proletariato.

La tappa della conquista del potere politico e della dittatura del proletariato è storicamente necessaria, perché il dominio della borghesia tuttora e sempre ha un carattere politico bene e irrinunciabilmente radicato nel ruolo che la proprietà privata svolge nell’ordinamento politico-giuridico; perché i rapporti tra proletariato e borghesia tuttora e sempre hanno carattere antagonista in quanto questo carattere è indissolu-bilmente connesso al ruolo sociale (di forza-lavoro e di capitale) che viene sostenuto nella produzione e nella società e non alla funzione sociale [sic!], né tantomeno alla forma giuridica in cui questa viene svolta, né alle condizioni materiali di vita; perché un ordinamento politico-giuridico è caratterizzato dal potere di imporre e di punire che nasce dal monopolio della forza da parte dello Stato.

Perciò la dittatura del proletariato non è da confondere, com’è usuale e strumentale fare, con una forma più o meno democratica del processo di decisione politica. Deve essere concepita nel suo senso reale, cioè come la sostanza dei rapporti di potere tra le classi e quindi come la sostanza delle corrispondenti centralità di interessi nei rapporti sociali. Perciò la conquista del potere politico è obiettivo di un processo rivoluzionario e condizione di fondo imprescindibile per la costruzione della società comunista. Solo attraverso l’esercizio del potere statale gli interessi generali di una classe possono essere garantiti e tutelati, a maggior ragione se questa classe è il proletariato che non è portatore, nella storia dell’umanità, di una forma di proprietà privata su cui si erige un modo di produzione che compete con quello che lo ha preceduto storicamente.

In sintesi la Strategia della Lotta Armata è l’unica base di rilancio del progetto comunista in quanto 1. permette concretamente di far pesare, qui e ora, nello scontro, gli interessi generali della classe e di usare la forza per aprire e a far avanzare la prospettiva rivoluzionaria e 2. è termine imprescindibile della ricostruzione di condizioni politiche e di forza favorevoli al campo proletario.

L’attività della Guerriglia può avere un riflesso positivo sulle condizioni di vita immediate della classe, come l’ha avuto negli anni precedenti; tuttavia non è questo il criterio che guida la sua iniziativa politico-militare. Lo scopo che essa si prefigge è quello di incidere sui rapporti di forza generali tra le classi, 1. per lavorare alla costruzione del Partito Comunista Combattente, 2. per affermare la prospettiva del potere, espressione degli interessi generali del proletariato, 3. per favorire con ciò lo sviluppo dell’autonomia di classe. Queste condizioni sono termini concreti per il rafforzamento delle posizioni del proletariato nello scontro con la borghesia e conseguentemente incidono positivamente anche nelle condizioni immediate della classe, in quanto è solo sul piano politico che la classe può stabilire un rapporto di forza generale.

Perciò la proposta politica delle BR-PCC si concretizza in due aspetti:

1. da un lato organizzare le avanguardie più coscienti intorno alla propria strategia politica [Lotta Armata per il Comunismo];

2. dall’altro costituire l’elemento di riferimento, di spinta e di coagulo per le istanze più mature della lotta di classe rapportandosi ad esse con il programma politico [Lotta Armata per il Comunismo e Fronte Combattente Antimperialista].

[B. Il Fronte Combattente Antimperialista]

L’altro asse su cui le BR-PCC intendono sviluppare il proprio programma politico è la contraddizione imperia-lismo/antimperialismo al fine di indebolire e ridimensionare il dominio imperialista. Esse si propongono di costruire con le forze rivoluzionarie e antimperialiste che operano nell’area Europea-Mediterranea-Mediorientale of-fensive comuni contro le politiche centrali dell’imperialismo. Perciò le BR-PCC pongono al centro del proprio progetto politico la promozione e la costruzione del Fronte Combattente Antimperialista. La ricerca di unità politico-militare tra forze antimperialiste dell’area nell’ambito del FCA deve mirare a costruire le alleanze politiche necessarie per indebolire il dominio imperialista, a partire 1. dalle differenze storico-strutturali della lotta di classe delle singole formazioni economico-sociali, dentro cui si collocano e maturano le esperienze e le forze rivoluzionarie e antimperialiste, ma anche 2. dal ruolo unico e unitario che svolgono gli Stati dominanti della catena imperialista.

Concepire la necessità politica di costruire un Fronte Combattente Antimperialista non significa escludere la ricostruzione di un’Internazionale Comunista, ma significa 1. non trascurare di attivare tutte le forze disponibili contro il nemico imperialista al di là delle differenze tra tappe rivoluzionarie e tra concezioni che supportano le forze antimperialiste e 2. costruire una condizione favorevole al perseguimento anche dell’obiettivo dell’Internazionale Comunista che presuppone nelle forze che ne fanno parte un’unità superiore nei caratteri di classe, nei fini e nelle concezioni.

Promuovere la costruzione del FCA implica porre al centro dell’offensiva combattente il rapporto organico tra il ruolo della NATO, come alleanza politico-militare degli Stati dominanti della catena imperialista guidata dal polo USA e il ruolo della UE, quale progetto politico centrale dell’imperialismo nella nostra area geo-politica che affianca la NATO 1. nell’azione di penetrazione e assoggettamento dei paesi del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell’Est europeo, 2. nella costruzione delle condizioni dell’approfondimento della tendenza alla guerra.

È un asse di combattimento che deve avanzare sempre in modo complementare allo sviluppo dell’iniziativa combattente nei nodi centrali che oppongono la classe al proprio Stato perché è sul piano Classe/Stato che si scioglie il nodo del potere che qualifica la tappa rivoluzionaria.

[C. La costruzione dell’orga-nizzazione e dei suoi militanti]

[C1. La costruzione di una OCC]

In relazione alle peculiarità legate alla contraddizione costruzione/formazione, lo stadio aggregativo in cui si trova la Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie, costituisce il nodo con cui deve fare i conti lo sviluppo del processo di costruzione di un’Organizzazione Comunista Combattente. In questo quadro il rilancio dell’iniziativa politica offensiva nei nodi centrali che opponevano Classe e Stato e Imperialismo e Antimperialismo, operato dagli NCC, ha costituito un’espressione di progetto, di linea politica e di linea politico-organizzativa definiti in base alla comprensione politica dei nodi centrali dello scontro e della fase strategica.

L’avanzamento da un fisiologico stadio aggregativo iniziale verso la costruzione di una forza rivoluzionaria che punta a qualificarsi come OCC che agisce da Partito per costruire il Partito, necessariamente deve fare i conti con il problema della riproduzione di forze militanti complessive che esercitino un’azione politico-operativa e organizzativa d’avanguardia. Quindi la dinamica che dall’attacco costruisce aggregazione e forza per esprimere un livello più avanzato di capacità offensiva politicamente e militarmente intesa, è strettamente connessa ad un processo di costruzione/formazione di ruoli militanti complessivi che permettano materialmente di realizzare ulteriore costruzione.

L’articolazione della riproduzione di tali ruoli è a sua volta strettamente connessa con l’espressione della forza complessiva dell’organizzazione, che è data dalla costruzione delle condizioni e delle conoscenze necessarie per un movimento unitario e unico, pur nella diversità, delle forze organizzate sul terreno dell’attività politico-programmatica ed in particolare nella costruzione dell’offensiva. Un movimento che concerne la costruzione delle condizioni e degli strumenti per lo sviluppo di una dinamica di centralizzazione-decentralizzazione.

La concezione in cui essa inquadra lo sviluppo del processo rivoluzionario determinano il ruolo dell’avanguardia nella direzione e nell’organizzazione del proletariato sul terreno rivoluzionario, in uno scontro finalizzato all’instaurazione della dittatura del proletariato come prima tappa del processo verso il comunismo. Nei termini strategici di riferimento il processo comporta fin da subito l’unità del politico e del militare. Costruire una forza rivoluzionaria significa quindi costruire una forza che, nel complesso ma anche in generale, cioè in ogni militante, possa riprodurre il ruolo di organizzazione e di direzione della classe sul terreno rivoluzionario. Si tratta quindi di costruire-formare 1. le avanguardie nella loro caratterizzazione complessiva politico-militare e 2. il loro movimento centralizzato e decentralizzato.

Questo processo trova nel rapporto tra responsabilizzazione complessiva e impiego operativo la leva della costruzione/formazione delle forze e dello sviluppo dell’autonomia politico-operativa che si possono produrre nel concreto esercizio della responsabilità politica nel lavoro rivoluzionario in termini di "conduzione", ossia di esecuzione dell’attività nel quadro di una impostazione complessiva e collocandola nella dimensione organizzata.

Questo processo di costruzione si confronta con l’obiettivo centrale della fase, cioè con la Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie andando a definire linee di costruzione e di mobilitazione delle forze sul piano politico-programmatico, a partire dal dato che 1. le forze non sono già formate né organizzate e 2. i proletari, in questa fase, anche quando si dialettizzano in termini di militanza organizzata con il piano rivoluzionario, mediamente riproducono una tendenza allo spontaneismo intendendo con ciò tutto quello che si produce al di fuori di una attività finalizzata e funzionale allo sviluppo del progetto rivoluzionario.

[C2. Lo spontaneismo]

1. - Alla tendenza spontaneista appartiene la tendenza all’approccio ideologico, che concepisce il rapporto con la militanza rivoluzionaria come adesione. Questo rapporto consiste nel riconoscersi in un patrimonio e schierarsi prendendo posizione nello scontro e rendendosi disponibile ad essere attivato, ma non stabilire un rapporto politico con tale patrimonio. Per rapporto politico con il patrimonio si intende che ci si pone il problema di come operare soggettivamente per collocare e riarticolare questo patrimonio, quindi svilupparlo in riferimento al problema di definire come agire in modo che, a partire dalle contraddizioni oggettive e materiali presenti, che hanno sempre un inquadramento sul piano storico-politico ed economico-sociale, si possa operare per avanzare verso gli obiettivi rivoluzionari, utilizzando a questo fine il patrimonio complessivo, stabilendo con esso un rapporto di continuità/critica/sviluppo. L’approccio ideologico vede l’ideologia come ciò che fa avanzare verso gli obiettivi politico-generali. Non vede il ruolo dell’ideologia come concezione che indirizza l’attività nell’immediato e nel concreto. Non vede il ruolo dell’attività nell’approfondire il rapporto politico con la concezione e nello svilupparla. L’ideologismo porta a non vedere che l’avanzamento nell’attività e nella comprensione della concezione si produce solo se, a mettere in rapporto questi due piani, c’è il soggetto che 1. opera nello scontro e 2. dando soluzione al problema dell’operare funzionalmente all’avanzamento del processo rivoluzionario approfondisce la comprensione e sviluppa la concezione stessa.

È contrario alla concezione materialista pensare che la soluzione del problema [della formazione del militante] si compia sul piano della formazione ideologica, per operare, poi, successivamente, nello scontro. Non sviluppando un ruolo soggettivo nella realtà dello scontro, la comprensione sul piano ideologico è fittizia, diventa cioè idealista e sfocia in posizioni opportuniste o massimaliste e non risolve il problema politico di dare sviluppo al processo rivoluzionario.

2. - Limiti connessi allo spontaneismo sono anche quelli

- dell’esecutivismo che, non essendo espressione di una posizione complessiva d’avanguardia, ma di una dipendenza politico-operativa, caratterizza un contributo all’attività rivoluzionaria sganciato dall’inquadramento politico-operativo più generale dei problemi che vengono affrontati e delle finalità perseguite;

- del genericismo, causa ed effetto di una posizione di adesione che non si misura con il dettaglio dei problemi concreti assunti soggettivamente, ma si misura con i problemi di discriminazione di una posizione di schieramento o interpretativa;

- dell’immediatismo, cioè l’attenzione rivolta esclusivamente all’aspetto specifico del problema o dell’attività a cui si vuole dare soluzione, ad una necessità particolare di cui si vede l’importanza ai fini dell’avanzamento dell’attività rivoluzionaria; nonostante il volontarismo e l’abnegazione rivoluzionaria, questo limite 1. può portare all’inefficacia nell’attività, perché essa non è inquadrata in un progetto e in uno scontro politico-militare, 2. può portare anche a difficoltà a fare di questa attività un’occasione di avanzamento nella costruzione soggettiva e dell’impianto teorico atti ad impostare un’attività più avanzata, 3. può in alternativa portare a difficoltà a confrontarsi con problemi nuovi e complessi che, se non affrontati e in assenza di un’impostazione che sappia riarticolare scelte funzionali al progetto rivoluzionario, di fronte a novità e complessità particolari possono mettere in crisi.

3. - Un ulteriore aspetto in cui si manifesta lo spontaneismo è la difficoltà a operare in una dimensione organizzata che si differenzia dall’organizzazione del proletariato sul piano rivendicativo (anche quando questa rivendicazione assume un carattere offensivo). La dimensione organizzativa determina l’agire del militante in quanto la sua attività deve mirare a produrre un movimento unitario e unico nella diversità, di avanzamento rispetto ad obiettivi strategici congiunturali e secondo una linea che costituisce sintesi tra fine e mezzo. La dimensione organizzativa risponde quindi a leggi e problematiche proprie dell’operare collettivo su questo piano e influenzate dai termini di strategia politica, di collocazione di classe, di condizioni storiche: fattori questi che trovano sempre il modo di affermarsi come aspetti concreti e materiali.

4. - Dallo spontaneismo, infine, può dipendere anche la difficoltà ad adeguarsi ai caratteri particolari dell’operare sul terreno della Guerra di Classe di Lunga Durata, che è un piano assunto soggettivamente e offensivamente come unica prospettiva per dare sbocco rivoluzionario alle contraddizioni di classe, i cui caratteri, in questa fase, non sono il prodotto spontaneo dello scontro sociale o della vita civile. Anche quei caratteri di offensività proletaria che possono prodursi spontaneamente sul piano dello scontro di classe sono inadeguati rispetto a un’attività che colloca l’agire offensivo sul piano degli interessi generali e storici del proletariato in una dimensione storicamente continua, scientifica e organizzata.

Il rapporto con le necessità imposte dall’operare in modo offensivo nello scontro e l’essere inseriti in una relazione organizzata che mette tra loro in relazione istanze superiori e inferiori, mettono immediatamente in luce che lo spontaneismo è incompatibile con l’attività rivoluzionaria.

Il confronto tra gli obietti generali che si perseguono, rappresentati concretamente dagli obiettivi programmatici da realizzare, i problemi dell’attività, la dimensione organizzata, nel momento in cui si opera un riadeguamento rispetto alle modalità spontanee con cui si è operato e si analizza teoricamente il limite che causa inefficacia, produce necessariamente un approfondimento nella responsabilizzazione complessiva e negli strumenti conoscitivi necessari per sostanziare l’autonomia politico-operativa.

Queste tematiche e contraddizioni trovano in generale spazio significativo nel dibattito delle forze organizzate impegnate in processi rivoluzionari finalizzati all’instaurazione della dittatura rivoluzionaria del proletariato, in particolar modo nella fase di costruzione del partito. Ciò è determinato dal carattere sociale e politico della rivoluzione proletaria, dai termini che informano il ruolo dell’avanguardia comunista nello scontro, dalla concezione comunista di tale ruolo e del rapporto avanguardia/masse. La concezione comunista è legata alla tesi che la coscienza rivoluzionaria viene portata alla classe dall’esterno, un esterno che però politicamente non va inteso come riferito né al ruolo degli intellettuali né ad un ruolo didattico del partito, ma va riferito al collocarsi dell’operato rivoluzionario sul piano politico dello scontro generale tra le classi, o, in esso, all’approfondimento della contraddizione antagonista tra proletariato e borghesia attraverso la contrapposizione, nella lotta per il potere, degli interessi generali e storici delle due classi antagoniste. L’avanguardia rivoluzionaria svolge un ruolo imprescindibile nello scontro rivoluzionario se e perché opera in funzione dell’affermazione dell’interesse generale e storico della classe. Un operare che si sviluppa per linee interne alle masse, ma che è un piano esterno rispetto alle contraddizioni sociali capitaliste particolari e congiunturali, è appunto il piano generale e storico.

Questa concezione, riportata sul piano dell’organizzazione comunista da costruire, concepisce il Partito come Partito di quadri.

Da questo si ricava che il superamento dei caratteri spontaneisti presenti nei proletari è un problema generale, da affrontare programmaticamente nella costruzione del Partito e dell’OCC che agisce da Partito per costruire il Partito. Si capisce quindi

1. che le tendenze all’esecutivismo, all’immediatismo, al genericismo, all’ideologismo sono forme di spontaneismo che ostacolano la costruzione di una forza rivoluzionaria e quindi sono contrarie al progetto e agli obiettivi in cui ci si riconosce (anche se questo riconoscimento è dato con tutta l’onestà rivoluzionaria possibile);

2. che la lotta contro tali tendenze, condotta non ideologicamente ma per l’affermazione di soluzioni concrete funzionali all’avanzamento dell’attività rivoluzionaria, è un fattore del processo di selezione che distingue il ruolo dell’avanguardia comunista e della ricostruzione degli strumenti per attrezzarne l’esercizio dal complesso dei ruoli e delle condizioni che vanno ricostruiti nella fase della Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie.

[C3. La Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie]

Se queste tematiche hanno spazio in genere nel dibattito dei comunisti, in questa fase esse assumono problematicità e caratteri particolari. La fase attuale, infatti, è caratterizzata dal compito chiave della Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie, caratterizzato dalla contraddizione costruzione/forma-zione e dal permanere di una tendenza alla depoliticizzazione legata 1. al processo contro-rivoluzionario, 2. alle conseguenze dell’attività offensiva dello Stato rispetto al governo delle contraddizioni sociali, 3. alla ridefinizione della mediazione politica e alla messa in opera di una politica neocorporativa per rendere governabile il paese in modo che, pur in un contesto critico, lo Stato possa assumere un ruolo politico-militare sul piano internazionale.

La discontinuità dell’intervento rivoluzionario capace di incidere al livello più alto dello scontro è un fattore concreto di queste contraddizioni.[D]

I militanti rivoluzionari che hanno operato negli NCC hanno affrontato la Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie 1. esercitando un ruolo d’avanguardia rispetto al nodo politico generale dello scontro rivoluzionario, 2. dando una prima soluzione al problema della discontinuità attraverso il rilancio dell’iniziativa politica offensiva nei nodi politici centrali dello scontro di classe, 3. misurandosi con il problema di estendere e approfondire la costruzione nell’ini-ziativa rivoluzionaria corrispondente all’aggregazione di forze ottenuta. Avanzare, necessariamente significa trasformare l’attacco in costruzione per operare in vista di un nuovo attacco nel quadro di gestione del complesso di aspetti prodotti con il proprio operato.

La costruzione di una OCC attraverso l’esercizio di un ruolo complessivo d’avanguardia nello scontro è in rapporto con il problema di costruire/formare avanguardie politico-militari, a partire dallo sviluppo dell’autonomia politico-operativa e della responsabilizzazione complessiva come strumenti per avanzare verso l’agire da Partito per costruire il Partito.

Un processo in cui 1. l’assegnazione, l’assunzione e la gestione dell’attività in termini di direzione-conduzione è collocare lo sviluppo dell’autonomia politico-operativa e la responsabiliz-zazione complessiva nel quadro della dimensione organizzata del lavoro rivoluzionario e 2. il metodo politico-organizzativo è il mezzo per l’assunzione di iniziativa nella proposta e nell’attività, rispetto ai problemi generali e particolari dell’attività rivoluzionaria.

Questo metodo di conduzione dell’attività a tutti i livelli (cioè di esecuzione di ogni attività progettata) è uno strumento politico-organizzativo che, a prescindere dal livello di competenza, consente di affrontare l’attività in modo politicamente efficace. Esso consiste in quell’impostazione e in quelle pratiche che connettono i compiti parziali ad una responsabilità progettuale, intendendo con ciò il progetto politico dell’organiz-zazione come fattore che definisce gli obiettivi rivoluzionari tenendo conto sia delle caratteristiche dei soggetti sia della realtà sociale storica. Questo metodo

1. parte dalla definizione del nodo politico-organizzativo a cui dare soluzione;

2. procede con l’individuazione di un’attività idonea allo scopo;

3. definisce preventivamente gli elementi costitutivi di ogni attività (politici, tecnici, operativi);

4. individua le caratteristiche problematiche di un lavoro in riferimento alle finalità complessive;

5. gestisce i tempi subordinandosi alle esigenze della centralizzazione;

6. procede fino alla conduzione dell’esecuzione;

7. fa il bilancio tecnico e politico dei risultati ottenuti;

8. si conclude con la centralizzazione del patrimonio d’esperienza realizzato.

Quando non può avvalersi di un patrimonio teorico-pratico già sviluppato, questo metodo si affida alla sperimentazione pratica, cioè a una attività svolta mantenendo un approccio di ricerca rispetto ai nodi problematici da sciogliere; rispetto a questi si cercano elementi oggettivi atti a darne una definizione teorica che possa sviluppare un’esecuzione il più efficace possibile. Questo metodo è uno strumento fondamentale affinché la Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie serva al contempo alla formazione di avanguardie complessive. Infatti costituisce l’alternativa (concreta e funzionale all’efficacia dell’attività) agli aspetti di spontaneismo, ideologismo, immediatismo, inesperienza a lavorare in modo organizzato e sul terreno politico-militare che attualmente sono mediamente presenti nei soggetti rivoluzionari.

Se il metodo politico-organizzativo è lo strumento per esprimere e costruire autonomia politico-operativa e per esercitare responsabilità politica, l’autonomia politica consiste nel rapportarsi autonomamente, nelle scelte che si devono compiere per condurre l’attività rivoluzionaria, al patrimonio collettivo che è espressione storica e politica dei termini generali del progetto rivoluzionario ed è in continuo sviluppo grazie al rapporto che l’attività rivoluzionaria innesca con la realtà e all’elaborazione teorica che si opera di essa e che si collega ai termini teorici storici. È un patrimonio che si concorre a definire in relazione alla propria specifica collocazione e al proprio specifico percorso e che comporta necessariamente partecipazione e dialettica, proprio al fine di sviluppare un patrimonio massimamente efficace per la trasformazione rivoluzionaria della realtà.

Il piano aggiornato con cui il patrimonio dell’organizzazione stabilisce una relazione storica con il progetto politico-strategico e la collocazione in questo quadro degli elementi di contraddizione e di avanzamento emersi nella attività svolta concorrono insieme a definire una "linea politica generale" che, riferendosi alle problematiche di fase, deve vivere in tutte le definizioni e realizzazioni programmatiche, per consentire quel movimento centralizzato in cui tutte le attività contribuiscono all’avanzamento complessivo. Questa linea ha poi diversi momenti di specificazione, nascenti dalle difficoltà che scaturiscono quando la si attua nei vari momenti.

Il metodo politico-organizzativo e il riferimento alla linea politica generale come orientamento relativo agli aspetti generali del quadro politico entro cui si colloca lo specifico nodo politico-organizzativo da affrontare costituiscono gli assi principali intorno a cui si formano le forze rivoluzionarie.

Rispetto alla costruzione delle forze rivoluzionarie, il loro impiego per realizzare i vari compiti del programma costituisce il piano centralizzato in cui si definiscono le attività che le forze devono condurre e la necessaria suddivisione delle responsabilità. Anche questo impiego delle forze deve essere fatto in conformità al progetto, combinando, nella definizione dei compiti, gli elementi che consentono l’efficacia nella realizzazione degli obiettivi programmati con l’avanzamento del complesso dei termini necessari per andare a sciogliere il nodo di fase, cioè la costruzione di un’Organizzazione Comunista Combat-tente che agisca da Partito per costruire il Partito, tra cui lo sviluppo dell’autonomia politico-operativa quale obiettivo legato a questo nodo e ai caratteri della tappa attuale.

Questa progettazione dell’impiego delle forze si dimostra efficace, sia sul piano delle realizzazioni programmatiche specifiche sia sul piano della costruzione politico-organizzativa, in misura proporzionale alla capacità, derivante dall’attività concreta e dalla sua analisi scientifica, di analizzare i compiti e le responsabilità, capendone il livello di complessità e di complementarità con altri compiti e ruoli.

In sintesi: ideologismo e spontaneismo, ed esecutivismo e genericismo come risultati dei primi, costituiscono limiti nella formazione dell’autonomia di classe che si pone sul piano rivoluzionario. Solo le fratture soggettive necessarie per l’assunzione di una responsabilità di avanguardia, l’adozione del metodo politico-organizzativo e il riferimento conseguente alla linea generale possono governare-superare questi limiti, mettendo in grado di assumere il metodo pratica-teoria-pratica come riferimento reale e non formale dell’attività rivoluzionaria, consentendo di costruire un patrimonio politico-operativo collettivo e di accedervi, consentendo di qualificare l’identità comunista e di stabilizzarla a livello di concezione della realtà e del proprio ruolo di avanguardia in essa.

Al contempo, la costruzione di una OCC si misura con la costruzione di quegli strumenti e passaggi politico-organizzativi che ne consentono la mobi-litazione e l’azione programmata (progettazione-programmazione-pianifica-zione-esecuzione-verifica). I caratteri di questi strumenti e passaggi vengono definiti nel processo pratica-teoria-pratica man mano che maturano quelle condizioni politiche e materiali che consentono di sperimentarli, di verificarli e di correggerli. Essi, a loro volta, costituiscono la concretizzazione di un metodo politico-organizzativo di lavoro collettivo, nel quale ogni compito, seppur parziale, costituisce momento di esercizio di un ruolo di avanguardia che collega, nella definizione degli obiettivi dell’agire e del modo di operare per conseguirli, l’aspetto della progettazione politica, cioè dell’articolazione funzionale della linea politica generale e del progetto, alla programmazione e pianificazione sviluppata con metodo scientifico, alla conduzione dell’esecu-zione, al bilancio e riadeguamento della attività, alla centralizzazione dei risultati, dei problemi e del patrimonio.

La pratica mostra che gli elementi fondamentali su cui avanza la ricostruzione di una forza rivoluzionaria sono: 1. la qualificazione dei caratteri d’avanguardia che si esprimono nella conduzione dell’attività a tutti i livelli, come espressione di autonomia politico-operativa e di assunzione di responsabilità complessiva, 2. la regolarizzazione degli apporti, 3. la militanza regolare.

Su questi poggia la possibilità di trasformare lo stadio aggregativo delle forze rivoluzionarie in Organizzazione Comunista Combattente. Questo è un processo che, per quanto abbia conseguito il significativo passaggio del rilancio dell’iniziativa combattente e dell’esercizio di un ruolo di direzione politica nello scontro, è solo avviato e ha come prossima tappa la costruzione di una OCC che agisca da Partito per costruire il Partito e che, in quanto tale, possa costituire il Nucleo Fondante il Partito.