La Voce 6

L’Operazione 19 Ottobre

sabato 4 novembre 2000.
 

È passato un anno da quando la borghesia ha avviato l’Operazione 19 Ottobre con una serie di perquisizioni in varie province a carico dei CARC e di altre FSRS. Gli avvenimenti dell’anno hanno confermato sia che si trattava di un atto di una campagna più generale e di lunga durata condotta dalla classe dominante per impedire l’attuazione del piano di costituzione del partito proposto dalla CP, sia che nello Stato borghese vi sono dubbi e divisioni se conviene colpire le FSRS legali o se è un metodo controproducente di lotta contro la costituzione del partito comunista.

Lungo l’anno si sono susseguiti articoli di stampa e dichiarazioni di personaggi, con in testa il sen. Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione parlamentare stragi, sulle “misteriose” attività di FSRS e in particolare dei CARC. Queste dichiarazioni e questi articoli fanno parte della guerra dei nervi (intimidazione) contro i compagni che lavorano a creare le condizioni per la ricostruzione del partito.

Alle dichiarazioni si sono accompagnati interrogatori, perquisizioni e altre operazioni di polizia con lo scopo di intimidire singoli compagni; di creare loro difficoltà nel lavoro, nei rapporti familiari e nella vita quotidiana inducendoli a ridurre la loro attività politica; di costringerli a spese per avvocati, pratiche giudiziarie, viaggi e assenze cercando di strozzarli economicamente.

Lungo l’anno si sono susseguite a cascata notizie di strane attività di gruppi combattenti con poche attività combattenti. Crediamo che almeno una parte di queste notizie siano inventate di sana pianta e che siano diffuse principalmente allo scopo di creare confusione e secondariamente come ingredienti della guerra dei nervi contro i compagni che lavorano a creare le condizioni per la ricostruzione del partito comunista.

Alla repressione si è opposta in primo luogo la capacità di resistenza degli organismi e dei compagni presi di mira. Non c’è lotta senza sacrificio. Chi rifiuta di affrontare i sacrifici necessari per la lotta, si rassegna a subire i sacrifici avvilenti che la borghesia impone a tutti gli sfruttati e oppressi. La nostra strada è una strada che certamente comporta dei sacrifici, ma l’importante è che i nostri sacrifici non sono inutili e che la nostra strada conduce alla vittoria.

In secondo luogo alla repressione si è opposta la solidarietà delle masse e delle organizzazioni. È una arma importante perché neutralizza almeno in parte la repressione (difesa) ed educa le masse alla lotta politica (attacco). Per questo non ripeteremo mai abbastanza quanto sia importante promuovere la solidarietà delle masse, ogni forma di solidarietà, anche le forme più elementari e quanto sia importante essere solidali e manifestare solidarietà. La solidarietà educa e introduce alla lotta politica. Proprio per questo è necessario combattere quelli che predicano solidarietà spargendo tanto veleno anticomunista e antipartito da superare di gran lunga l’effetto positivo. Che vadano a fare solidarietà con le Dame di S. Vincenzo! La nostra è una solidarietà di classe, non pietosa beneficenza di nemici!

Bisogna propagandare ogni atto repressivo e rompere l’isolamento in cui la borghesia cerca di confinare ogni compagno preso a bersaglio, contrastare la terra bruciata che la borghesia cerca di creargli attorno.

Bisogna promuovere ogni tipo di espressione della solidarietà: dalle scritte murali, alle dichiarazioni, alle sottoscrizioni, alla partecipazione ad assemblee e dimostrazioni di solidarietà, a forme di aiuto pratico ai compagni e agli organismi colpiti.

Ogni FSRS e ogni organismo si qualifica nella pratica anche per lo slancio con cui partecipa a questa opera di solidarietà. Il Fronte per la ricostruzione del partito esiste in quanto esiste anche una solidarietà contro la repressione. L’unità delle masse si concreta anche nella solidarietà di fronte alla repressione.

Il diritto dei comunisti e di tutte le altre correnti politiche anticapitaliste di fare apertamente propaganda e agitazione è una conquista della Resistenza. È stato difeso dalle masse popolari contro le manovre della NATO e del suo governo democristiano. La borghesia non ha mai cancellato dal suo codice gli articoli che punivano come reato l’incitamento alla lotta di classe e l’associazione sovversiva, ma per decenni li ha dovuti dimenticare. Ogni atto di repressione dei diritti politici dei comunisti in nome dell’associazione sovversiva e del concorso morale deve essere oggetto di particolare denuncia e condanna e deve dare luogo a espressioni di solidarietà verso chi è colpito. Quanto più diffuse e più capillari sono la denuncia e la condanna e quanto più numerose e forti le espressioni di solidarietà, tanto più la repressione si ritorce a danno della borghesia. A quelli che si riempiono la bocca di retorica sulla “solidarietà militante”, perché non capiscono l’importanza politica anche della forma più elementare di solidarietà genuina delle masse popolari, dobbiamo pazientemente spiegare la concezione comunista della lotta di classe, che è l’unica che i fatti hanno confermato.

Tutte le attività di repressione confermano infine che è giusta e necessaria l’indicazione della CP di costruire il nuovo partito comunista a partire dalla clandestinità. La borghesia non rispetta alcun diritto delle masse popolari che nuoce alla sicurezza del suo potere. Questa conclusione va propagandata (trovare il modo opportuno per farlo, ma farlo) da tutti quelli che vogliono elevare la coscienza politica della classe operaia e preparare le masse popolari alla rivoluzione socialista. Questo non vuol dire rinunciare a difendere e a utilizzare le possibilità di lotta politica e sindacale aperta e di massa, ma creare condizioni che scoraggiano la borghesia dal ricorrere alla loro eliminazione e che in ogni caso consentono la continuazione della lotta nonostante la repressione. Se ci sono organizzazioni clandestine, la borghesia cerca di isolarle e reprime le organizzazioni legali proclamando che vuole colpire solo le organizzazioni clandestine. Ma se non vi sono organizzazioni clandestine, forse che la borghesia imperialista non reprime la lotta della classe operaia e le sue organizzazioni? Sulle attività repressive condotte oggi dalla borghesia e sul loro significato invitiamo a meditare seriamente, con larghezza di idee e pensando anche al divenire delle cose (cioè dialetticamente), anche quei compagni che ritengono, come scrivono gli articolisti del giornale Comunismo , che nel nostro paese, e negli altri paesi imperialisti, oggi “vi sono le condizioni di libertà necessarie per la ricostruzione e l’attività politica del partito comunista nella piena legalità” e che i comunisti non devono mai precedere la borghesia e devono ricorrere alla clandestinità “solo nel momento in cui sono abolite le libertà politiche democratiche, cosa che, per fortuna, non esiste in Italia”. Noi riteniamo che per la classe operaia e per le masse popolari sia meglio che i comunisti prevengano le mosse dell’avversario. È anche il modo migliore per impedirle e difendere i diritti di agibilità politica conquistati.