Cristoforo Colombo - capitolo 1° - Il movimento economico della società

      La concezione materialista delle forze motrici del movimento delle masse

Le forze motrici del movimento delle masse
martedì 15 agosto 2006.
 

Pippo Assan

Cristoforo Colombo

-  Capitolo 1° - Il movimento economico della società


La concezione materialista delle forze motrici del movimento delle masse

La relativa egemonia che la borghesia è riuscita a mantenere sulla classe operaia e sul proletariato della metropoli imperialista nel periodo compreso tra la fine della 2° Guerra Mondiale e oggi è stata resa possibile principalmente dal fatto che le società imperialiste sopravvissute (13) agli sconvolgimenti della prima grande crisi generale del sistema capitalista mondiale verificatasi nel periodo 1914-1945, hanno avuto davanti a sé quasi 25 anni di continuo sviluppo economico durante il quale la classe operaia ed il proletariato della metropoli imperialista sono riusciti a migliorare gradualmente la loro condizione materiale nell’ambito della società borghese stessa.

Senza questo non ci sarebbe stato nei paesi imperialisti il lungo periodo di relativa pace sociale, il lungo periodo di relativa egemonia della borghesia, che copre gli anni 50 e 60.

Solo grazie a questo negli anni successivi alla conclusione della 2° Guerra Mondiale non si sono create nella metropoli imperialista e la borghesia ha potuto mantenere la direzione della società con un uso episodico, selettivo e circoscritto della violenza.

Il lungo periodo di pace sociale ha avuto quindi come sua causa e premessa necessarie un fatto oggettivo, strutturale: 30 anni di accumulazione continua del capitale e di sviluppo economico continuo.

L’accumulazione continua di capitale degli anni 1945-1970 si è tradotta nel progetto di costruire nei paesi imperialisti una società del benessere grazie ad altri fattori strutturali e sovrastrutturali, economici e politici che vedremo più avanti.

Questi fattori hanno determinato la forma particolare, tra le varie possibili, assunta da questo lungo periodo di egemonia borghese sulle masse: l’appartamento con la moquette, l’auto, le ferie e le migrazioni di massa anzichè la processione con il santo patrono.

I modelli di comportamento, i messaggi, la propaganda, le suggestioni, insomma tutto quello che è comunicazione, hanno dato solo la veste spirituale, il corollario di immagini e di idee a quest’epoca di egemonia borghese sulle masse.

Ogni muro deve avere un colore, non può esistere muro senza colore. Ma è una persona molto concreta quella che pensa che è il colore a far stare in piedi il muro! Chi scambia la forma della cosa con la sua causa, non può arrivare lontano. Ogni uomo porta i pantaloni, ma non sono i pantaloni che fanno l’uomo!

La borghesia non ha dovuto fare ricorso solo limitatamente al controllo dei corpi perchè controllava le coscienze; al contrario, solo perchè nutriva a sazietà i corpi, solo grazie a questo, le è stato possibile controllare le coscienze. Lyndon Johnson non è stato solo il presidente della guerra USA contro il Vietnam: è stato anche il presidente della che fu anch’essa una cosa molto concreta.

Il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (nel periodo posteriore alla 2° Guerra Mondiale, nelle metropoli imperialiste) non è stato un’invenzione di Carosello e di Mike Bongiorno. La fiducia alimentata da Carosello e da Mike Bongiorno in un miglioramento illimitato, continuo e per tutti, ha avuto un effettivo ruolo politico solo perchè sostenuta dalla conferma pratica di miglioramenti diffusi e quotidiani.

Chi ricorre alla TV, alle tecniche di persuasione occulta, alle e ai della suggestione collettiva, all’ubiquità, all’adattabilità e alla varietà dei messaggi per spiegare il lungo periodo di pace sociale avutosi nelle società imperialiste nel secondo dopoguerra, nega o sottovaluta la trasformazione delle condizioni materiali conquistata dalle classi oppresse in questo periodo nell’ambito di quelle società, salvo poi, quando è costretto a considerarla, proclamare che sono , , . Il ché è molto funzionale alla conservazione delle sue false idee.

***

Alcuni esponenti del movimento rivoluzionario grazie ad una simile concezione ritengono che le società imperialiste sono e saranno caratterizzate dall’estensione delle forme democratiche, di partecipazione e di consultazione delle masse: il cosiddetto .

Questa tesi è giorno dopo giorno smentita dai fatti e questo è l’aspetto più importante. Le confederazioni sindacali per tenersi a galla devono imporre per legge il monopolio della rappresentanza, le elezioni nelle fabbriche avvengono su liste bloccate, funzionari e dirigenti sindacali sono nominati per cooptazione e accordo clientelare, i referendum introdotti nelle fabbriche sono rapidamente rimangiati, il diritto di indire scioperi viene limitato per legge e per contratto alle confederazioni sindacali, le trattative contrattuali sono accentrate a livello nazionale; i partiti esistenti sono sostenuti dal finanziamento statale, i parlamentari vengono irreggimentati, il voto segreto dei parlamentari viene ridotto, il governo legifera con decreti-legge, i governi degli enti locali autonomi vengono decisi a Roma, le istituzioni di partecipazione di massa (comitati di zona, consorzi, organismi locali, associazioni, partiti, ecc.) sono ridotte a comitati d’affari di consorterie, ecc. ecc. Come non c’è male!

Si potrebbe ritenere che la smentita dei fatti sia transitoria, sia un fenomeno in via di estinzione. Ma consideriamo cosa significa la tesi dell’ e cosa implica.

Essa comporta che la borghesia possa lasciare spazi crescenti di organizzazione, di iniziativa e di espressione alle masse mentre sta sistematicamente peggiorando le condizioni di vita e di lavoro, mentre sta togliendo uno a uno gli istituti dello stato sociale o società del benessere. Ciò implica che il corso attuale non acuisca i contrasti economici tra individui e gruppi della classe dominante, che questi contrasti non si traducano in contrapposizioni politiche, che nelle fessure che questi contrasti aprono nel regime non si infiltri e non si esprima il malcontento delle masse, che queste accettino di buon animo restrizioni e peggioramenti, appagate o rincretinite da discorsi, promesse, prediche e suggestioni in contrasto con la realtà.

E’ forse a torto che chiamiamo soggettivisti i sostenitori della tesi dell’? Quando poi le stesse persone sostengono la continuazione dell’attività combattente delle bande, è chiaro che essi non pensano ad una attività combattente che nasce, si sviluppa e si alimenta del malcontento, dell’iniziativa, della resistenza, dell’opposizione e della ribellione delle masse, ma ad un’attività combattente condotta da alcuni marziani come antidoto e contrapposizione alla generale acquiescenza delle masse e alla loro integrazione nel regime. Attività che quindi sarà inevitabilmente condotta in modo da pervenire alla sconfitta e all’estinzione.

***

Alcuni idealisti si spingono fino ad obiettare che è inammissibile, immorale, ecc. che il proletariato dei paesi imperialisti non sia ribellato ad una condizione di vita in cui ha conquistato il gabinetto e l’acqua in casa, un letto a testa, un’automobile, una pensione di vecchiaia e d’invalidità, un contratto collettivo di lavoro, un’assistenza sanitaria, ecc. ma che si basa sullo sfruttamento e la dipendenza, che mantiene larghe fasce di emarginazione, che depreda l’ambiente di vita, che resta largamente precaria, che ha come contropartita il saccheggio e la condanna a morte di intere popolazioni dei paesi da sempre , ecc.

A molte anime belle (che albergano per lo più in corpi sazi) ripugnerà l’accettazione e la rassegnazione ad un modello di vita così . Il fatto è che l’idealista postula una sua realtà immaginaria, molto conforme ai suoi pregiudizi e desideri e in nome di essa nega la realtà tout court. I comunisti l’hanno avvertito da vari decenni e a questo punto non ci resta che lasciarlo a risolvere i dilemmi in cui lo caccia la sua ostinazione. Quello che non si deve tollerare è la presenza di tesi di questo genere nelle nostre fila. Che gli idealisti abbiamo il coraggio del loro idealismo; sta comunque a noi non permettere che lo camuffino da materialismo.

A questo punto ci interessa capire come mai il proletariato delle metropoli imperialiste è stato in grado di strappare in questo dopoguerra un complessivo miglioramento delle sue condizioni di vita e se lo sarà anche nel futuro.

Paragrafo precedenteParagrafo successivo
Indice del capitolo 1°Indice generale