La Voce 29

07.02 - Difensiva strategica e tattica offensiva: criteri, principi e secondo fronte di lotta

Sul secondo fronte di lotta
martedì 1 luglio 2008.
 

La rivoluzione la si organizza

“La strategia politica, come la tattica, si occupa del movimento operaio. Ma nello stesso movimento operaio troviamo due elementi: l’elemento oggettivo, ovvero spontaneo e l’elemento soggettivo, ovvero cosciente.

L’elemento oggettivo, spontaneo, è dato da quell’insieme di processi che si svolgono indipendentemente dalla volontà cosciente e regolatrice del proletariato. Lo sviluppo economico del paese, lo sviluppo del capitalismo, il crollo del vecchio regime, i movimenti spontanei del proletariato e delle classi che gli stanno attorno, i conflitti di classe, ecc., sono tutti fenomeni il cui sviluppo non dipende dalla volontà del proletariato; essi rappresentano l’aspetto oggettivo del movimento. La strategia non può intervenire in questi processi, giacché non può né abolirli né modificarli; può soltanto tenerne conto e prenderli come punto di partenza. L’elemento oggettivo è il campo che costituisce oggetto di studio per la teoria e per il programma marxista. (1)

Ma il movimento ha anche un aspetto soggettivo, cosciente. L’aspetto soggettivo del movimento è il riflesso nella mente degli operai dei processi spontanei del movimento, è il movimento cosciente e sistematico del proletariato verso un obiettivo preciso. Questo aspetto del movimento è interessante per noi precisamente perché, a differenza dell’aspetto oggettivo, dipende interamente dall’azione direttiva della strategia e della tattica.

Se la strategia non è in grado di modificare alcunché nel corso dei processi oggettivi del movimento, invece qui, quando si considera l’aspetto soggettivo, cosciente del movimento, il campo di applicazione della strategia è vasto e multiforme, giacché essa, la strategia, può accelerare o rallentare il movimento, indirizzarlo per la via più breve o deviarlo sulla via più difficile e dolorosa, a seconda dei pregi o dei difetti della strategia stessa.

Accelerare o rallentare il movimento, favorirlo o intralciarlo: questi sono i limiti e il campo di applicazione della strategia e della tattica politica (...).

Il compito più importante della strategia consiste nel determinare qual è la direzione principale che il movimento della classe operaia deve seguire, quale offre maggiori vantaggi al proletariato per vibrare all’avversario il colpo principale al fine di conseguire gli obiettivi posti dal programma. Il piano strategico è il piano di organizzazione del colpo decisivo (...).

Determinare la direzione del colpo principale significa predeterminare il carattere delle operazioni per tutto il periodo della guerra e quindi predeterminare per i nove decimi le sorti di tutta la guerra. Questo è il compito della strategia.”

Così il compagno Stalin nel suo scritto La questione della strategia e della tattica dei comunisti russi ( Opere Complete , vol. 5 Edizioni Rapporti Sociali) sintetizza il ruolo centrale che ricopre la strategia nella lotta per il socialismo, confermando il principio leninista che “la rivoluzione la si organizza”.

Il piano strategico che il (n)PCI ha elaborato per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPRdiLD). Il bilancio dell’esperienza compiuta principalmente nei paesi imperialisti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, dimostra chiaramente che questa è la strategia per arrivare al socialismo sia nei paesi imperialisti, sia in quelli oppressi (dove essa ha però come obiettivo la rivoluzione di nuova democrazia). (2)

Per accumulare forze in questa fase della GPRdiLD (la fase della difensiva strategica) e creare il Fronte delle forze rivoluzionarie, il (n)PCI si è dotato del Piano Generale di Lavoro (PGL), attraverso cui opera simultaneamente (in proporzione alle sue forze) sui quattro fronti di lotta.

Criterio generale dell’azione in questa fase della GPRdiLD è: essere strategicamente sulla difensiva, ma tatticamente all’offensiva, avere l’iniziativa in mano.

Cosa significa?

Per comprendere bene questo criterio bisogna analizzarlo alla luce delle “due gambe” (intervento nelle masse popolari e intervento nelle contraddizioni del nemico). Esso infatti si traduce in:

1. utilizzare tutte le occasioni, tutti gli ambiti per sviluppare un nostro intervento nelle masse popolari per accumulare forze e far crescere il Nuovo Potere;

2. operare per impedire al nemico di concentrare tutte le sue forze contro di noi, evitare lo scontro frontale, sfruttare a nostro vantaggio il “tallone d’Achille” del regime di controrivoluzione preventiva (le masse popolari), sfruttare a nostro vantaggio le contraddizioni presenti nel campo borghese per ostacolare e rallentare l’unificazione delle varie formazioni intorno ad un’unica linea repressiva con cui fronteggiare il Nuovo Potere e, quindi, guadagnare tempo per accumulare forze rivoluzionarie.

La tattica e le operazioni tattiche ricoprono quindi un ruolo centrale. “La tattica è una parte della strategia, alla quale è subordinata e alla quale serve. La tattica non si occupa della guerra in generale, ma dei suoi singoli episodi, delle battaglie, dei combattimenti. Se la strategia mira a vincere la guerra o a condurre a termine, per esempio, la lotta contro lo zarismo, la tattica, viceversa, mira a vincere determinate campagne, determinate azioni più o meno corrispondenti alla situazione concreta della lotta in ogni momento specifico. Il compito più importante della tattica è quello di determinare le vie e i mezzi, le forme e i metodi di lotta che corrispondono nel modo migliore alla situazione concreta esistente in un determinato momento e che preparano nel modo più sicuro i successi strategici.” (Stalin, scritto già citato).

Per valutare quanto una tattica sia corrispondente e funzionale agli obiettivi strategici e ai compiti che il (n)PCI si è prefissato (e quindi contrastare il tatticismo fine a se stesso e, allo stesso tempo, l’analisi soggettivista e unilaterale dei risultati conseguiti nella determinata operazione tattica) bisogna mettere in relazione l’operazione tattica (sia nella sua elaborazione, sia nella sua attuazione, sia nella sua valutazione in fase di bilancio) con la linea generale del (n)PCI: “ unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono e opporranno al procedere della crisi generale del capitalismo, comprendere ed applicare le leggi secondo cui questa resistenza si sviluppa, appoggiarla, promuoverla, organizzarla e fare prevalere in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla in lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, adottando come metodo principale di lavoro e di direzione la linea di massa”.

 

La strategia dirige la tattica, la linea del (n)PCI orienta la strategia: per essere funzionale alla vittoria, la strategia deve essere espressione coerente della linea generale, che a sua volta è il frutto dell’analisi concreta della situazione concreta e del bilancio dell’esperienza.

Il Manifesto Programma del (n)PCI sintetizza la linea e la strategia del Partito e illustra la concezione e l’analisi su cui esse poggiano: il MP, quindi, è innanzi tutto lo strumento che orienta la guerra che stiamo conducendo. Il MP è uno strumento di guerra.

Esso è il punto di arrivo del percorso di elaborazione e sperimentazione portato avanti per più di vent’anni dalla “carovana” del (n)PCI. Allo stesso tempo è un punto di partenza:

1. per rafforzare l’unità ideologica del Partito: un’armata rivoluzionaria vincente è un’armata che è unita dalla stessa concezione e visione strategica;

2. per condurre, grazie a questa superiore unità ideologica che via via andrà costruendosi, un maggior numero di operazioni tattiche sui quattro fronti del PGL, alla luce del principio “strategia ferma e tattica flessibile”.

Questi due aspetti sono centrali per avanzare nell’accumulazione di forze rivoluzionarie e nella costruzione del Nuovo Potere.

 Per condurre efficaci e numerose battaglie tattiche sui quattro fronti di lotta del PGL è molto importante fare il bilancio dell’esperienza accumulata in questi anni e, anche, studiare l’esperienza accumulata dai comunisti negli altri paesi. La politica rivoluzionaria è infatti una scienza. Come tutte le scienze poggia sullo studio dei fenomeni, sull’elaborazione di leggi, sull’applicazione (e verifica) di queste nella pratica attraverso esperimenti, sullo sviluppo di bilanci attraverso cui perfezionare le leggi elaborate e formulare nuovi e superiori criteri e principi.

 

Alcune riflessioni

sull’esperienza nepalese

Il Partito Comunista del Nepal (maoista) offre a tutto il movimento comunista un ricco bagaglio di esperienza fresca a cui attingere rispetto alla combinazione della tattica con la strategia. Lo studio scientifico e senza preconcetti da “duri e puri” della GPRdiLD che il PCN(m) sta conducendo permette di ricavare nuovi e superiori principi da applicare poi nella situazione concreta del loro paese.

L’esperienza nepalese evidenzia cinque aspetti centrali della politica rivoluzionaria:

1. conferma che la “rivoluzione la si organizza”: senza un piano strategico fatto “a tavolino” tenendo conto dell’analisi concreta della situazione concreta (quindi alla luce del Materialismo Dialettico, concezione del mondo, metodo di conoscenza e guida per l’azione dei comunisti) non è possibile accumulare forze e quindi avanzare nella GPRdiLD; (3)

2. conferma che la GPRdiLD è principalmente la mobilitazione, la formazione e l’accumulazione di forze intorno al partito comunista contro la borghesia imperialista (lotta tra i due poteri): la direzione deve sempre spettare alla politica e non alle armi, come invece sostengono i militaristi vecchi e nuovi; (4)

3. conferma l’importanza del principio “strategia ferma e tattica flessibile”: i compagni nepalesi nel corso della GPRdiLD che stanno conducendo combinano, in base alla fase, varie forme di lotta (da quella armata a quella elettorale, da quella sindacale a quella culturale), realizzando operazioni tattiche in tutti quegli ambiti che noi chiamiamo “i quattro fronti di lotta” e avendo sempre in mano l’iniziativa tattica sul nemico. Con la loro pratica dimostrano che la vittoria strategica è il salto qualitativo prodotto dall’accumulazione quantitativa di vittorie tattiche conseguite all’interno di una giusta strategia.

4. conferma l’importanza di intervenire su “due gambe” in tutti e quattro i fronti di lotta e nel corso di tutta la GPRdiLD: ossia sviluppare la mobilitazione delle masse popolari e intervenire nelle contraddizioni interne al nemico;

5. conferma l’importanza del principio “ogni cosa ne contiene una seconda, una terza e una quarta: suoniamo il pianoforte con dieci dita!”, ossia l’importanza di intervenire simultaneamente nei vari ambiti della lotta di classe (i quattro fronti) e anche nei vari ambiti di lotta presenti all’interno dello stesso fronte, sviluppando una sinergia tra questi vari ambiti e, fase per fase, definire alla luce dell’analisi concreta della situazione concreta quale di essi è principale (sia tra i quattro fronti, sia nello stesso fronte) e su questa base ordinare gerarchicamente i vari compiti.

L’esperienza del PCN(m) ha quindi molti punti di contatto con la concezione strategica e tattica che guida il (n)PCI e che abbiamo sintetizzato nel Manifesto Programma . In sintesi, essa dimostra ancora una volta il carattere universale della GPRdiLD e conferma che lo studio scientifico dell’esperienza accumulata durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e l’analisi concreta della situazione concreta portano a conclusioni comuni quei partiti che vanno fino in fondo nell’analisi traducendo in linea d’azione le conclusioni e che quindi, pur operando in contesti diversi, adottano il Materialismo Dialettico e il marxismo-leninismo-maoismo come concezione del mondo, metodo di conoscenza e guida per l’azione.

Tattica offensiva e secondo fronte di lotta

Analizziamo ora il lavoro svolto sul secondo fronte del PGL del (n)PCI (intervento nella lotta politica borghese): questo è infatti, tra i quattro, il fronte su cui in questi anni abbiamo condotto il maggior numero di operazioni tattiche.

L’appello lanciato dalla CP nel 2000 a tutte le forze comuniste, anti-capitaliste e anti-imperialiste del nostro paese Costituire il Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista (FP-rpc) per partecipare alle elezioni politiche del 2001 , (5) ha aperto la strada ad un percorso per molti aspetti nuovo nel nostro paese e che via via è andato definendosi sempre meglio attraverso le irruzione nel teatrino della politica borghese fatte da organizzazioni della “carovana” del (n)PCI, in particolare dal P-CARC. (6)

L’esperienza accumulata in questi anni, (7) conferma che l’intervento nel secondo fronte permette di condurre moltissime operazioni tattiche per accumulare forze rivoluzionarie (aspetto principale) e per sfruttare a nostro vantaggio le contraddizioni presenti nel campo borghese per guadagnare tempo per accumulare forze (aspetto secondario).

Sul secondo fronte di lotta del PGL l’obiettivo strategico specifico è la costruzione del Blocco Popolare elettorale, ossia un fronte composto dai comunisti, dagli antifascisti, dagli anti-imperialisti, dagli anti-capitalisti, dai sinceri democratici, dai comitati di lotta, dalle associazioni progressiste e dalle sezioni dissidenti dei partiti della sinistra borghese. (8)

I vari appelli per l’unità dei comunisti che sono iniziati a circolare in particolare dopo la disfatta elettorale della Sinistra L’Arcobaleno, confermano la validità dell’analisi fatta dal (n)PCI rispetto alla crisi della sinistra borghese e alle forze che essa libera. Allo stesso tempo confermano che il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista nel nostro paese e, per quanto riguarda il lavoro specifico sul secondo fronte, che è favorevole per la costruzione del BP.

Le Liste Comuniste per il Blocco Popolare (LC-BP) alimentano la costruzione del BP elettorale. Infatti rafforzano con il loro esempio e con la loro influenza l’autonomia ideologica, politica e organizzativa degli elementi avanzati delle masse popolari dalla borghesia imperialista. Le LC-BP sono un “passaggio intermedio” per la costruzione del BP elettorale.

Quest’anno le LC-BP hanno fatto irruzione alle elezioni amministrative in alcune parti del nostro paese e solo per poco non si è riusciti a presentare una LC-BP anche alle elezioni politiche nella circoscrizione Campania 1 (e non a caso a qualche giorno dalla consegna delle firme è scattata, con la pretestuosa accusa di “spaccio di sostanze stupefacenti”, la perquisizione nella sede del P-CARC di Ponticelli, impegnata nella campagna elettorale). (9)

Nel comunicato CP del 25 aprile ’08, abbiamo sintetizzato così l’aspetto principale di questa irruzione: “Le Liste Comuniste per il Blocco Popolare e le altre liste comuniste hanno raccolto un numero di voti enormemente superiore a quanto il numero di attivisti lasciava sperare. Il numero di persone che ha votato per le nostre liste è superiore al numero di persone che potremmo organizzare con le sole nostre forze attuali. Ciò dimostra che il terreno è fertile, che i comunisti, organizzandosi e superando i propri limiti, recluteranno forze importanti in tempi relativamente brevi. Tuttavia non ci facciamo illusioni, né facciamo promesse che non potremmo mantenere. La lotta sarà dura, perché grande è l’opera che dobbiamo compiere. Ma la vittoria è sicura”.

Questo risultato è legato alla dialettica tra due aspetti: l’aspetto soggettivo (il lavoro svolto dalle LC-BP) e l’aspetto oggettivo (crisi della sinistra borghese che libera forze e lo sviluppo della resistenza che le masse popolari oppongono all’avanzare della crisi del sistema capitalista).

Soffermiamoci sull’aspetto soggettivo: l’esperienza accumulata in questi anni dalla “carovana” del (n)PCI ha permesso di andare “più a fondo” nell’irruzione, di avanzare con una superiore chiarezza di vedute, di osare di più nel condurre le operazioni tattiche su “due gambe”, di combinare meglio l’irruzione nel “teatrino” con il sostegno alle lotte e alle rivendicazioni delle masse popolari, di migliorare la propaganda per il socialismo (passando dall’essere principalmente contro il capitalismo all’essere principalmente per il socialismo, illustrando cos’è e perché è possibile e necessario), di sviluppare in modo migliore la sinergia tra i vari ambiti di intervento e tra concentramento di forze e lavoro ad ampio raggio.

In sintesi, l’esperienza accumulata ha permesso di giocare di iniziativa sulle varie compagini borghesi, di essere cioè all’offensiva sul piano tattico. Questo ha suscitato “simpatia” e “sostegno attivo” tra le masse popolari e creato seri problemi ai vari teatranti locali.

E’ stata fatta un’articolata “semina”. Adesso bisogna “raccogliere”. Per far ciò è necessario però mettere in campo un lavoro finalizzato a sviluppare gli aspetti positivi che si sono delineati e, allo stesso tempo, contrastare alcune tendenze che ancora limitano l’offensiva tattica sul secondo fronte di lotta da parte della “carovana” del (n)PCI. Analizziamo alcuni dei principali limiti e alcuni dei principali aspetti positivi su cui riteniamo sia necessario porre l’attenzione.

 

Dirige chi ha la posizione più avanzata

Nella “carovana” del (n)PCI c’è ancora la tendenza errata (che si esprime in forme diverse) a concepire le operazioni tattiche solo come operazioni contro il nemico. In realtà per operazioni tattiche dobbiamo intendere anche quelle operazioni finalizzate a raccogliere forze rivoluzionarie. Questo errore è il prodotto della concezione da FSRS che ancora ci portiamo dietro e che via via ci stiamo lasciando alle spalle: ossia passare da formazione che opera principalmente per difendere la sua identità ad agente trasformatore della realtà.

Per rafforzare la trasformazione in corso e superare questo limite che si evidenzia nelle operazioni tattiche condotte, è necessario approfondire l’assimilazione del principio “nei fatti dirige chi ha la posizione più avanzata”. Facciamo alcuni esempi concreti, unendo il generale con il particolare.

1. - Unità e lotta . Ci sono ancora delle resistenze a fare delle incursioni nella base rossa del BP (ossia tra quei gruppi che la crisi della sinistra borghese libera). Per incursioni intendiamo promuovere iniziative e/o utilizzare a nostro vantaggio tutte le iniziative promosse da questi gruppi per “spingerli in avanti”, ossia per rafforzare al loro interno la sinistra, per promuovere la politica da fronte e la propaganda del socialismo e per illustrare il ruolo del BP elettorale nella lotta per il socialismo. Così facendo, facciamo giocare a nostro favore la resistenza o addirittura l’ostilità che c’è da parte della destra, e in particolare di alcuni dei dirigenti di quest’area, nei confronti della prospettiva che noi proponiamo (ci riferiamo a quei dirigenti che puntano a rifondare Rifondazione Comunista, anziché fare un bilancio scientifico, critico e autocritico di quell’esperienza; ci riferiamo ai dirigenti nazionali del PCL, PdAC, Sinistra Critica che cercano di fare steccati a sinistra per “tenersi buoni” i loro militanti e usano l’“orticello” illusorio di costruire il partito comunista tramite le elezioni per eludere i problemi della strategia per l’instaurazione del socialismo nel nostro paese e del partito ad essa corrispondente. 

Oscilliamo ancora tra un atteggiamento settario e di chiusura (“è inutile intervenire, non comprendono nulla!”) e un atteggiamento da intergruppo che cioè tende a tralasciare, nascondere le differenze di concezione, linea, analisi e a rincorrere l’unità di facciata. Ambedue le concezioni sono errate: poggiano sull’incomprensione della necessità dell’unità e lotta per spingere in avanti le cose e, quindi, su un’errata concezione della politica da fronte. L’errore fondamentale che si trova alla base è la non sufficiente comprensione del fatto che nella pratica dirige chi ha la posizione più avanzata. Come possiamo influenzare la sinistra presente in questi ambiti se nascondiamo le divergenze oppure se non interveniamo?

2. - Economicismo . Un altro aspetto che limita l’efficacia delle nostre operazioni tattiche finalizzate ad accumulare forze, è la tendenza economicista che porta ad irrompere nel teatrino (sia durante la campagna elettorale sia fuori dalla campagna) senza però mettere al centro della nostra propaganda la parola d’ordine “fare dell’Italia un nuovo paese socialista!”. Questo è un errore che nasce dall’idea, contraddetta dall’esperienza storica, che le masse possono essere mobilitate solo (e quindi che la propaganda deve essere incentrata) sulle rivendicazioni immediate (casa, lavoro, ecc). In realtà l’analisi concreta della situazione concreta dimostra l’esatto contrario: per unire a noi la base rossa del BP bisogna incentrare la nostra propaganda esattamente sulla propaganda del socialismo, dirle quello di cui ha bisogno e non quello che già sa e fa. Altrimenti a cosa serve l’avanguardia? L’avanguardia serve principalmente perché è lo stato di sviluppo della società divisa in classi a richiederla: nella società divisa in classi nulla avanza in blocco, perché diverso è il livello di autonomia ideologica dalla classe borghese. Anche per quanto riguarda la propaganda del socialismo è valido quindi il principio “ nei fatti dirige chi ha la posizione più avanzata!”. (10)

3. - Scuola di comunismo. Analizziamo anche un terzo aspetto. Dopo aver sferrato un colpo su “due gambe” ai teatranti della politica locale, aver seminato scompiglio al loro interno e suscitato simpatie tra la base rossa del BP, si tende a tralasciare il lavoro per rendere questa esperienza una “scuola di comunismo” per gli elementi avanzati che vi hanno partecipato o che hanno avuto modo di seguire l’incursione. In sintesi: sferriamo il colpo mobilitando le masse, però non sfruttiamo il colpo sferrato e il prestigio che produce, per formare le masse, per rafforzare la loro autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla borghesia, per unirle ancor di più a noi. Il bilancio collettivo dell’esperienza con il più vasto numero possibile di coloro che hanno partecipato (o seguito) l’incursione è uno strumento molto importante per fare di ogni lotta una “scuola di comunismo”: questa operazione rientra nelle operazioni tattiche che bisogna fare per unire a noi la base rossa del BP. Non è una cosa “accessoria”. L’errore fondamentale che si trova alla base è la non adeguata comprensione che le masse popolari hanno bisogno di un nuovo superiore ordinamento sociale. Dal bilancio dell’esperienza bisogna passare a impegni superiori, differenti da compagno a compagno, a secondo della disponibilità e delle attitudini degli individui. Anche qui vale il principio che nei fatti dirige chi ha la posizione più avanzata. Perché, quindi, sfuggire al (oppure trascurare il) confronto con gli elementi avanzati che ci ruotano intorno, anziché formarli? Dal confronto noi abbiamo solo da guadagnarci! La verità è rivoluzionaria!

4. - Spostare a sinistra le FSRS”. Ci fu un tempo in cui il nostro compito principale era alimentare la trasformazione delle FSRS in collettivi comunisti che avessero come obiettivo principale trasformare la realtà anziché difendere la loro identità. (11) Giustamente allora dicevamo che a questo fine è necessario sviluppare la mobilitazione delle masse popolari, anziché perdere ore e ore in inconcludenti “incontri bilaterali”. Solo in questo modo possiamo infatti rafforzare la loro sinistra interna (che oggi non ha in mano la direzione, per via dei limiti del movimento comunista) e quindi produrre uno “spostamento a sinistra” della FSRS in questione (con i tempi e modi specifici di questo avanzamento - che di solito sono contraddittori e lunghi). “Dirige chi ha la posizione più avanzata” significa quindi anche “dirige chi riesce a mobilitare le masse popolari seguendo una linea giusta, suscitando simpatia e sostegno attivo tra le masse popolari”. 

A partire dal 2004 però abbiamo spostato il centro del nostro intervento dalle FSRS agli elementi avanzati delle masse popolari. A differenza che nei vent’anni precedenti, i nostri referenti principali sono diventati gli elementi avanzati delle masse popolari. Il nostro obiettivo principale, quindi, non è più “spostare a sinistra” le FSRS, ma unire a noi il numero più vasto possibile di elementi avanzati.

Ci sono però dei compagni che ancora non hanno assimilato questo concetto (o che lo hanno assimilato teoricamente, ma non lo traducono in azione pratica) e cercano la mobilitazione delle masse popolari per “spostare a sinistra” le FSRS, anziché per unire a sé gli elementi avanzati delle masse popolari. Questo non li mette in condizione di curare il lavoro di “scuola di comunismo” che bisogna invece condurre con quegli elementi avanzati che si sono mobilitati oppure che hanno seguito l’irruzione.

Questa errata impostazione limita l’efficacia delle nostre operazioni tattiche: accumuleremmo molte più forze se impiegassimo le nostre energie per sviluppare la mobilitazione degli elementi avanzati e per unirli a noi (anziché star dietro alle FSRS), sfruttando al meglio il principio “dirige chi ha la posizione più avanzata”! (12)

 

Contro il nemico, sfruttare di più lo “spostamento a sinistra”

Analizziamo ora le operazioni tattiche condotte principalmente per creare scompiglio nel teatrino e sfruttare a nostro vantaggio le contraddizioni presenti tra i partiti borghesi. Nel condurre queste operazioni tattiche stiamo applicando sempre meglio la linea delle “due gambe”. (13) Per rendere ancora più incisivi i nostri colpi è necessario assimilare a un livello superiore e prendere più in considerazione il principio: “l’irruzione dei comunisti nel teatrino produce uno spostamento a sinistra dell’asse politico e la rincorsa a sinistra della sinistra borghese”. Il limite che si trova alla base del livello non adeguato di assimilazione e di utilizzo di questo principio risiede nella non adeguata comprensione del regime di controrivoluzione preventiva e del fatto che il suo “tallone d’Achille” sono le masse popolari. (14)

Questo porta a oscillare da posizioni da “duri e puri” (“non bisogna avere a che fare con i politici borghesi, neanche per utilizzarli a nostro favore”) a posizioni da “amici degli amici” della sinistra borghese (“proviamo a chiedere al consigliere del PRC se fa questo o quello, diplomaticamente e cercando di far valere i buoni rapporti”). In linea generale, non è che uno fa perché noi lo sollecitiamo. Uno fa perché noi creiamo condizioni tali che si convince che gli conviene fare.

In conclusione l’esperienza dimostra che per far fare ai politicanti borghesi quello che noi vogliamo che facciano, è necessario sviluppare la mobilitazione delle masse popolari, creare lo spostamento a sinistra e, su questa base, elaborare una linea specifica di intervento nelle contraddizioni borghesi. Solo attraverso la mobilitazione delle masse popolari creiamo il rapporto di forza necessario per “dirigere le danze”. L’operazione tattica condotta ai ballottaggi di Massa e Massa/Carrara dimostra l’importanza dello spostamento a sinistra. (15)

 

Avanti con la sinergia!

Come già detto, uno degli aspetti positivi dell’irruzione delle Liste Comuniste per il Blocco Popolare è stata la sinergia che si è sviluppata tra i vari ambiti di intervento e tra concentramento di forze e lavoro ad ampio raggio. Approfondiamo il discorso, facendo degli esempi.

Sinergia tra diversi ambiti di lotta. I candidati delle LC-BP durante le interviste indossavano la maglietta “Stop Giovagnoli! No alla persecuzione dei comunisti!”, parlavano dell’ottavo procedimento giudiziario in corso contro la “carovana” del (n)PCI (titolare del procedimento è il “novello Torquemada”, il giudice Giovagnoli) e chiamavano a partecipare all’udienza preliminare del 13 maggio. Allo stesso tempo, l’irruzione è stata un momento anche per rafforzare la mobilitazione anti-fascista portata avanti dai compagni già da prima della campagna elettorale (15) e per rafforzare il sostegno alle lotte rivendicative condotte dalle masse popolari della zona in cui le LC-BP hanno fatto irruzione (ad esempio a Massa la LC-BP ha messo il suo spot televisivo autogestito a disposizione dei lavoratori in lotta contro la chiusura dell’EVAM).

Questi sono solo alcuni degli esempi della sinergia tra i vari ambiti di intervento che è stata messa in atto durante l’irruzione. Estendere e rendere sistematica questa sinergia permetterà di rafforzare tutte le operazioni tattiche che conduciamo per irrompere nella base rossa del BP e unirla a noi, da un lato e dall’altro per creare scompiglio nel teatrino. Bisogna far vivere di più nella nostra attività l’importante principio “ogni cosa ne contiene una seconda, una terza e una quarta: suoniamo il pianoforte con dieci dita!”. (16)

Sinergia tra concentramento di forze e lavoro ad ampio raggio. Da Massa/Carrara, dove ha fatto irruzione la LC-BP, in occasione dell’udienza preliminare del 13 maggio a Bologna contro la “carovana” del (n)PCI è stata organizzata una corriera per partecipare al presidio davanti al tribunale. Da Napoli sono state organizzate due corriere (una dal P-CARC, una dal Sindacato Lavoratori in Lotta - per il sindacato di classe). Questo è un esempio molto importante su come combinare il lavoro nei concentramenti di forze con il lavoro ad ampio raggio. (17) Pianificare un maggior numero di operazioni tattiche che combinano il lavoro nei concentramenti di forze con il lavoro ad ampio raggio, renderne sistematico l’uso rafforzerà l’accumulazione di forze e l’intervento nelle contraddizioni del nemico. (18)

 

Conclusioni

 Dall’analisi qui esposta emerge chiaramente la necessità di elevare la nostra capacità di fare analisi concreta della situazione concreta e, allo stesso tempo, la capacità di fare Critica-Autocritica-Trasformazione (CAT).

Per avere l’iniziativa in mano ed essere tatticamente all’offensiva anche in una situazione di difensiva strategica e, quindi, per riuscire ad intervenire con scienza nelle varie situazioni che si delineano durante l’irruzione, è necessario imparare a studiare la realtà e a scomporla nelle sue varie parti, studiarle nella loro specificità, individuare i legami che le uniscono e su questa base tracciare la linea di intervento.

In sintesi, adottare il Materialismo Dialettico come concezione del mondo, metodo di conoscenza e guida per l’azione.

Oltre ad essere soggetto che promuove la trasformazione, siamo però anche oggetto della trasformazione: per superare i nostri attuali limiti e sviluppare i nostri aspetti positivi, dobbiamo infatti imparare ad adottare il Materialismo Dialettico anche per studiare noi stessi e il nostro collettivo, per individuare le varie tendenze che ci attraversano e che attraversano il collettivo, la loro origine, il loro percorso e su questa base porre le basi per una nostra elevazione, per rilanciare ad un livello superiore la lotta tra il vecchio e il nuovo, per trasformare la nostra mentalità e il nostro comportamento e quelli del nostro collettivo.

In sintesi, per avere l’iniziativa tattica, dobbiamo elevare la nostra capacità di fare la Critica-Autocritica-Trasformazione (CAT).

È infatti possibile applicare con efficacia il principio “fermezza strategica e flessibilità tattica” solo se eleviamo la nostra autonomia ideologica dalla borghesia. “Per combattere il tuo nemico devi essere autonomo e indipendente da lui, innanzi tutto dal punto di vista ideologico, altrimenti combatti con le mani legate”. L’analisi concreta della situazione concreta e la CAT sono lo strumento attraverso cui costruiamo questa autonomia. Questo è l’obiettivo da raggiungere in questa fase del nostro sviluppo, per avanzare nel sentiero tracciato. E lo raggiungeremo!

Avanti quindi compagni! Il futuro è nelle nostre mani!

Avanzare nella CAT e nell’assimilazione del Materialismo Dialettico, per elevarci, migliorare la qualità del nostro lavoro di accumulazione delle forze e sferrare colpi sempre più precisi al nemico!

L’autonomia ideologica dal nemico è condizione necessaria per combatterlo con successo!

  Claudio G.

 

 

Note

1. Trattandosi di movimenti di massa, per azione spontanea si intende quella che le masse compiono in base alla mentalità corrente che ogni individuo assorbe dall’ambiente e che lo guida, a meno che egli compia su di se un’opera di trasformazione - CAT. In proposito vedere A. Gramsci, Punti preliminari di riferimento per una introduzione e un avviamento allo studio della filosofia e della storia della cultura (QC, vol. II, pp. 1375-1395) in Sulla filosofia e i suoi argomenti , Edizioni Rapporti Sociali (ndr).

 

2. Sull’esperienza della rivoluzione nei paesi imperialisti e la GPRdiLD vedere ad esempio Pietro Secchia e due importanti lezioni , in La Voce n. 26. Quanto all’essenza della GPRdiLD vedere Manifesto Programma , cap. 3.3., in particolare pag. 203. Il PGL è illustrato in Manifesto Programma , cap. 3.5. pag. 221.

 

3. Il 15 novembre 2007 il compagno Gaurav (C.P. Gajurel) ha tenuto a Londra una conferenza sulla strategia del PCN(m), sul piano che era stato fatto “a tavolino” tenendo conto dell’analisi concreta della situazione concreta. Durante la conferenza il compagno ha illustrato le varie tappe che questa lotta avrebbe attraversato, il comportamento che avrebbero assunto i partiti borghesi nepalesi e il re, gli obiettivi che sarebbero stati conseguiti. La pratica ha confermato quanto il compagno Gaurav affermava. Questo conferma ancora una volta il grave errore contenuto nelle analisi di quei partiti e organizzazioni che si ostinano a dire che “non è possibile pianificare la rivoluzione”, “non sappiamo cosa il futuro ci riserva”, a volte facendosi forti del fatto irrefutabile che nella realtà possono succedere fatti imprevisti che ci obbligano a cambiare i nostri piani. In sintesi questi compagni 1. vedono solo l’elemento oggettivo (spontaneo) di cui parla il compagno Stalin nella citazione riportata all’inizio di questo articolo, dimenticando completamente il ruolo, la funzione, i compiti e gli effetti dell’aspetto soggettivo, dei comunisti; 2. ignorano o trascurano il fatto che anche i processi oggettivi o spontanei, naturali o sociali, si svolgono non a caso, per interventi arbitrari di dio o del destino, ma secondo leggi che i comunisti, il Partito comunista deve studiare per tenerne conto. A questi compagni e ai loro predecessori il compagno Mao Tse-tung ha riposto in maniera chiara: “Se avremo una giusta linea, avremo uomini se avremo bisogno di uomini, soldi se avremo bisogno di soldi, armi se avremo bisogno di armi”.

 

4. A proposito dell’essenza della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, vedere Manifesto Programma , cap. 3.3. pag. 203.

 

5. Vedere l’articolo Costituire il FP-rpc che partecipi alle elezioni politiche del 2001 , pubblicato in La Voce n. 6.

 

6. E’ un percorso per molti aspetti nuovo nel nostro paese perché la concezione dogmatica con cui la sinistra interna al PCI (che aveva come suo principale esponente Secchia) ha dato battaglia ai revisionisti moderni e la concezione estremista, soggettivista e fortemente influenzata dalla concezione della Scuola di Francoforte con cui è stato combattuto negli anni ’70 il revisionismo moderno, hanno portato ad abbandonare la lotta nel teatrino della politica borghese, a non utilizzarla per accumulare forze rivoluzionarie e a lasciare campo libero ai revisionisti moderni, alle altre compagini borghesi e al Vaticano. Stante questa situazione, i comunisti nel nostro paese per molti versi devono scoprire come irrompere nel teatrino e come calare nella situazione concreta del nostro paese le giuste linee già tracciate dall’Internazionale Comunista (vedere Rapporti Sociali n. 35).

 

7. In proposito vedere l’articolo Sul secondo fronte di lotta - Le idee giuste vengono dall’esperienza e dal suo bilancio in questo numero di La Voce .

 

8. Nel dirigere e condurre il lavoro sul 2° fronte, bisogna tener presente che ci sono persone e organizzazioni che tramite la partecipazione alle elezioni vogliono costruire il Partito comunista (e quindi, tra l’altro, alle elezioni ci vanno da sole, perché dicono che sono un mezzo per costruire il loro Partito: PCL, SC, PdAC, PCIML, ecc.). Sbagliano in due sensi. 1. Perché un partito comunista costruito tramite le elezioni sarà inevitabilmente (quali che siano le dichiarazioni e le intenzioni, anche individualmente oneste), un partito elettorale, adepto della via elettorale (parlamentare, “democratica”) al socialismo, quindi di una via che l’esperienza del movimento comunista ha già dimostrato che è fallimentare (il risultato effettivo delle azioni di un individuo non sempre corrisponde alle sue intenzioni, a volte le circostanze di cui non ha tenuto conto fanno risultare una cosa del tutto diversa da quella a cui l’individuo mirava). 2. Perché comunque non concluderanno granché neanche in termini di costituzione di un partito elettoralista e parlamentarista (come liste elettorali), non avranno successo (come invece lo avrà il Blocco Popolare) perché l’esperienza già fatta dal PCI e poi dal PRC è lì a dimostrare (a quelli che essi vorrebbero mobilitare per costruire quel loro partito, quindi ai loro stessi attivisti) che la via da loro proposta e perseguita è un fallimento. Chi oggi vuole cominciare da dove il PCI (e la sua prosecuzione, il PRC-PdCI) è finito , è destinato a vegetare senza raggiungere, neanche da lontano, la forza sia pure solo elettorale, solo parlamentare, del PCI (nel 1976 alle elezioni europee ebbe più di 10 milioni di elettori, più della DC). Non arriverà a svolgere (neanche da lontano e sia pure per la borghesia) il ruolo che ha svolto il PCI. Possono parlare (Rete dei Comunisti, PCL, ecc. ecc.) quanto vogliono di “sponda politica”, di “sponda istituzionale”, di “sponda parlamentare” delle lotte delle masse popolari. Ma il PCI ha svolto questo ruolo (dimostratosi a lungo andare fallimentare, truffaldino, rovinoso per il movimento comunista e le masse popolari) perché il periodo si prestava e perché ha usato (e dilapidato) in questo ruolo il patrimonio di forza che aveva accumulato precedentemente, nella lotta contro il fascismo, nella Resistenza e nella lotta (dei primi anni dopo la Resistenza) contro il regime DC. Chi vuole incominciare dalla sua fine, da dove il PCI è finito, non riuscirà neanche a questo. Sarà la ripetizione farsesca della tragedia già consumata.

 

9. Il mensile Resistenza del P-CARC ha dato la possibilità di far conoscere, ai compagni del movimento comunista del nostro paese che sono interessati a comprendere e che non sono rinchiusi nelle riserve indiane dell’astensionismo di principio tipico dei “duri e puri” (in proposito vedere Comunicato CP del 25 marzo ’08), le varie iniziative che sono state messe in campo dalle LC-BP. Questo ha creato le condizioni per alimentare lo scambio di esperienze finalizzato al rafforzamento della lotta in corso nel nostro paese per l’affermazione di una giusta concezione e di una giusta pratica della politica rivoluzionaria. Ringraziamo quindi la redazione del mensile e, allo stesso tempo, invitiamo tutti i compagni interessati ad approfondire l’esperienza delle LC-BP, a leggere Resistenza .

 

10. Le FSRS economiciste che fino a ieri dicevano che alle masse non bisognava parlare di ricostruzione del partito comunista, oggi, che la necessità di ricostruire il partito comunista è largamente riconosciuta, vengono messi dai fatti davanti all’erroneità della loro posizione. Anziché fare autocritica e raddrizzare il tiro, che cosa fanno? Dicono che, adesso che tutti parlano della necessità di ricostruire il partito comunista, non bisogna parlare di socialismo! Questi compagni dovrebbero chiedersi: perché e grazie a chi oggi tutti parlano della necessità di ricostruire il partito comunista? Grazie alla sinistra borghese, forse? O al padre eterno? Ovviamente la stessa domanda devono porsela i vari Ferrando, Grisolia, Turigliatto, Cannavò e Ricci, che si ostinano, da buoni trotzkisti, a nascondere alle masse l’obiettivo del socialismo, a denigrare l’esperienza dei primi paesi socialisti e del movimento comunista e a spacciare piattaforme rivendicative per programmi di propaganda o per programmi elettorali.

 

11. Sui tre stadi del lavoro di ricostruzione del partito comunista nel nostro paese vedere Manifesto Programma , cap. 3.1. pag. 184. 

 

12. Ci sono anche compagni che perdono tempo prezioso in incontri bilaterali con le FSRS per costruire il BP (per poi non cavare un ragno dal buco), anziché fare un’attività mirata e costante tra le masse popolari... per poi lamentarsi di non avere il sufficiente radicamento nel territorio e che il territorio è in mano ai fascisti! L’origine di questa errata impostazione è comune con quella appena illustrata, anche se si manifesta a livelli diversi: il processo in atto di trasformazione da FSRS in comunisti.

 

13. Per approfondire la linea delle “due gambe” vedere articolo Strategia e tattica: tre principi, due problemi e tre soluzioni pubblicato su La Voce n. 28 e l’opuscolo Teatrino, masse popolari e comunisti delle Edizioni Rapporti Sociali.

 

14. Sul regime di controrivoluzione preventiva vedere il Manifesto Programma, cap. 1.3.3. pagg. 46-56 e, anche, gli articoli pubblicati al riguardo su La Voce n. 27 e 28.

 

15. Vedere la lettera alla Redazione Come utilizzare anche il ballottaggio a favore della rinascita del movimento comunista, in questo numero di La Voce .

 

16. Per approfondire il principio “ogni cosa ne contiene una seconda, una terza e a volte una quarta: suoniamo il pianoforte con dieci dita!” rimandiamo ai due articoli pubblicati al riguardo su La Voce n. 28.

 

17. Per approfondire questo aspetto rimandiamo all’articolo Sulla mobilitazione delle masse popolari: concentramento di forze e dispersione di forze pubblicato su La Voce n. 24 pag. 21.

 

18. A questo proposito, vedere anche la lettera alla redazione pubblicata in questo numero della rivista: Riflessioni sulla lotta di Pianura e sul principio “concentramento di forze e lavoro ad ampio raggio”.

 

 

 


Manchette

 

Piano Generale di Lavoro (PGL) del (n)PCI

Nella prima fase della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, il compito del (n)PCI si suddivide in due campi.

·  Consolidamento e rafforzamento quantitativo e qualitativo del partito, della sua struttura clandestina (Centro e CdP di base e intermedi).

·  Lavoro di massa del partito

        su quattro fronti.

1. Mobilitazione delle masse popolari nella lotta contro la repressione e nella solidarietà con l’obiettivo di rafforzare la capacità delle masse di resistere alla repressione e di sviluppare la loro coscienza di classe;

2. Mobilitazione delle masse po-polari a irrompere nella lotta politica borghese, con l’obiettivo principale di accumulare forze rivoluzionarie e secondariamente di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse;

3. Mobilitazione delle masse popolari nelle lotte rivendicative: “fare di ogni lotta una scuola di comunismo”;

4. Mobilitazione delle masse popolari a costruire strumenti e organismi autonomi dalla borghesia utili per soddisfare direttamente i propri bisogni materiali e spirituali: “fare di ogni iniziativa una scuola di comunismo”.

(vedi Manifesto Programma, cap. 3.5. pag. 221)