25 aprile 2003

Anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascisti
venerdì 25 aprile 2003.
 

Commissione Preparatoria (CP)

del congresso di fondazione del

(nuovo)Partito comunista italiano

e.mail <ekko_20012001@yahoo.com>

page web: www.lavoce.freehomepage.com

Partecipare all’attuazione del piano in due punti per costituire il partito comunista:

1. elaborare il Manifesto Programma del partito a partire dal Progetto pubblicato dalla Segreteria Nazionale dei CARC nel 1998;

2. costituire Comitati di Partito clandestini provvisori che invieranno i loro delegati al congresso di fondazione che approverà il Manifesto Programma e lo Statuto del Partito ed eleggerà il Comitato Centrale che a sua volta ristrutturerà dall’alto in basso i Comitati di Partito.

25 aprile 2003

Anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascisti

Le celebrazioni del 25 Aprile e del Primo Maggio offrono a noi comunisti l’occasione per portare agli elementi avanzati delle masse popolari l’appello ad arruolarsi per la rinascita del movimento comunista e a sviluppare la lotta per instaurare nuovi paesi socialisti.

Celebriamo questo anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascisti in un momento ancora difficile per il movimento comunista, ma che potrebbe anche segnare un passaggio importante della sua rinascita. La borghesia ha affidato il governo del nostro paese a vecchi repubblichini come Tremaglia che ancora si vantano delle atrocità che hanno commesso contro le masse popolari, a più giovani capipicchiatori come Alemanno, Gasparri, Fini e al resto della banda di fascisti, mafiosi, razzisti, clericali, speculatori e avventurieri raccolta da Berlusconi per realizzare anche in Italia il sogno dell’intera borghesia: eliminare radicalmente le conquiste che le masse popolari le avevano strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, sotto la direzione degli operai e del loro partito comunista. La banda Berlusconi professa pienamente e pratica nella misura delle sue forze la sostanza della politica fascista: la sopraffazione dei paesi più forti sui più deboli nei rapporti internazionali e il disprezzo per le aspirazioni dei lavoratori e la prevaricazione dei padroni contro di essi in ogni campo: dal carovita alla cultura. Ogni licenza e libertà per i ricchi e il clero e nessun diritto e nessun rispetto per i lavoratori. Neanche i fascisti avevano mai ridotto in un colpo solo i salari tanto quanto lo sta facendo la banda Berlusconi togliendo ai lavoratori le liquidazioni con la legge delega sulle pensioni. Le spedizioni militari in Afganistan e in Iraq non sono solo una plateale violazione della Costituzione che Berlusconi ora dice "sovietica": sono soprattutto un crimine contro le masse popolari italiane e contro le masse popolari dei paesi aggrediti. L’opposizione borghese alla banda Berlusconi con la dimostrazione della sua incapacità a impedirle ha firmato la sua fine.

Ma i sacrifici di una intera generazione di antifascisti non sono stati inutili. Certo oggi noi subiamo in pieno le pesanti conseguenze del fatto che dopo la Resistenza la direzione del campo antifascista l’hanno presa i conciliatori, i fautori della pacificazione con la borghesia, col Vaticano e col clero quando il potere politico e la proprietà del sistema economico restavano ancora nelle loro mani. Quella pacificazione era in realtà sottomissione dei proletari alla borghesia e al clero che con concessioni importanti ma secondarie hanno guadagnato tempo, hanno ricostituito le loro forze e un po’ alla volta hanno corrotto e corroso il campo antifascista fino ad assestargli il colpo finale quando si sono create le condizioni internazionali adatte. Ora è sotto gli occhi di tutti dove ha condotto la politica di collaborazione con il regime DC, delle riforme di struttura, del compromesso storico, dell’EUR, delle compatibilità, della concertazione. La borghesia e il clero mostrano il loro vero volto: lo sghignazzo cinico di Berlusconi e Previti e lo sguardo torvo di Fini e dei suoi squadristi che abbiamo visto in azione in veste di Stato a Genova e in veste civile nelle "imprese" di Forza Nuova. Ma le lotte condotte prima contro il fascismo e poi contro il regime DC hanno lasciato tra gli operai e nel resto delle masse popolari tracce profonde di ogni genere che possono contribuire alla rinascita del movimento comunista e alla ricostruzione di un nuovo partito comunista che tenga pienamente conto dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e sia all’altezza dei compiti che la nuova crisi generale del capitalismo pone all’ordine del giorno nel nostro paese e nel resto del mondo: una nuova ondata della rivoluzione proletaria e la creazione di nuovi paesi socialisti.

Sta in primo luogo ai comunisti riconquistare e concentrare in un nuovo partito comunista la capacità di comprendere le condizioni, l’andamento e i risultati generali del movimento proletario e di spingerlo in avanti verso una nuova tappa. I comunisti devono ricostituire il partito comunista. Sta a tutti gli antifascisti sostenere i comunisti in questo lavoro e conferire forze e risorse alla rinascita del movimento comunista. Il regime borghese non ha futuro né in Italia né nel resto del mondo. Esso sta sprofondando l’umanità in un marasma di crisi, di criminalità, di epidemie, di superstizioni e di guerre. Proprio per questo la ribellione contro gli ordinamenti sociali dei singoli paesi e contro l’ordinamento internazionale caratterizza tutto il mondo. Le masse popolari non accettano più la vita che la borghesia imperialista e le altre classi reazionarie impongono. L’ordinamento capitalista della società si è trasformato in ogni angolo del mondo in una guerra di sterminio che la borghesia e le altre classi reazionarie conducono contro le masse popolari: una guerra che fa ogni giorno migliaia di vittime della fame, della disoccupazione, delle epidemie, della criminalità, delle calamità "naturali", delle guerre, della repressione, dell’abbrutimento, delle superstizioni e dell’emarginazione sociale. La borghesia imperialista non è più in grado di governare con i sistemi finora impiegati. I gruppi imperialisti stanno nuovamente dividendosi in poli contrapposti e marciano verso una nuova guerra interimperialista. Tutto il mondo è entrato in una nuova situazione rivoluzionaria. Sta a noi comunisti dare un orientamento alla gigantesca, multiforme e ancora scomposta lotta delle masse popolari contro l’ordinamento sociale capitalista che si accende in tutto il mondo e costruire le organizzazioni necessarie per mobilitare le masse popolari in guerre popolari rivoluzionarie che instaurino nuovi paesi socialisti. L’esperienza dei primi paesi socialisti, costituiti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e l’esperienza sedimentata nelle masse popolari del nostro paese dalla lotta antifascista e dalla lotta contro il regime DC forniscono anche a noi comunisti italiani insegnamenti che ci aiuteranno a procedere con maggiore sicurezza, con meno errori e più rapidamente verso l’instaurazione di un paese socialista e verso una nuova epoca di progresso, sulla strada per arrivare a una società comunista. La ricostruzione del partito comunista è il primo indispensabile passo di questo nostro cammino. Tutte le attività, tutte le lotte, tutte le iniziative, tutte le risorse vanno finalizzate alla ricostruzione del partito comunista. Noi siamo fautori e protagonisti nel nostro paese di un processo che sta compiendosi anche negli altri paesi, siamo parte di un movimento mondiale che ci rafforza e che noi rafforziamo: la rinascita del movimento comunista.

In questi giorni i gruppi imperialisti USA sfruttano propagandisticamente con ogni mezzo la conclusione della loro guerra lampo contro l’Iraq. Essi assicurano di aver oramai in mano tutto il paese. Sarebbe sbagliato prendere sul serio le loro grida di vittoria e comunque anche Hitler prima di essere sconfitto celebrò molte vittorie. I gruppi imperialisti USA non esitano a ricorrere a ogni genere di sotterfugi e imbrogli per magnificare il successo della loro aggressione. È impossibile dire oggi se le forze del regime baathista dirette da Saddam Hussein hanno davvero deposto le armi, o hanno solo, contrariamente alle attese e ai loro annunci, rinunciato a difendere Bagdad e si apprestano a prolungare la guerra fino a congiungere la loro resistenza all’aggressore con la resistenza che le altre forze politiche irachene comunque certamente opporranno all’occupazione USA e con la resistenza alle guerre che i gruppi imperialisti USA non mancheranno di scatenare prossimamente contro altri paesi. Con le loro grida di vittoria i gruppi imperialisti USA cercano principalmente di incutere paura ai loro numerosi nemici e avversari sparsi in tutto il mondo per indurli a sottomettersi. Il bersaglio della loro propaganda sono in primo luogo le masse popolari e in secondo luogo gli altri gruppi imperialisti e i governi reazionari e semicoloniali. Infatti in ogni angolo del mondo essi hanno nemici e concorrenti sempre più determinati e hanno solo servi poco affidabili.

È certo che con la loro guerra lampo contro l’Iraq i gruppi imperialisti USA non hanno raggiunto il loro obiettivo strategico: assicurare che le masse popolari e i gruppi imperialisti di tutto il mondo si rassegnino alla loro egemonia. Essi stessi se ne rendono conto e infatti progettano già di estendere nel mondo la loro rete di basi, guarnigioni, missioni militari e agenzie spionistiche. La loro occupazione dell’Iraq non sarà pacifica neanche a breve termine. Con l’occupazione dell’Iraq essi hanno temporaneamente inferto un colpo alle masse popolari arabe da anni in lotta contro i vecchi rapporti di dipendenza personale (i residui feudali, clericali e schiavistici) e coloniale, ma contemporaneamente le costringono a sviluppare un movimento rivoluzionario di livello superiore per liberarsi anche dal nuovo flagello. I gruppi imperialisti USA hanno mostrato al mondo alcune migliaia di iracheni festanti per la fine del regime di Saddam Hussein e del partito Baath. Ma questo non significa nulla. Anche se il regime del partito Baath non corrisponde all’immagine diabolica che gli imperialisti USA ne hanno dipinto e ne dipingono, era però un regime che aveva più fiducia nella forza delle sue armi, nella grande rendita petrolifera di cui disponeva e nei suoi legami con i gruppi imperialisti, che non nella mobilitazione delle masse popolari irachene e nel loro appoggio. Per molti anni questo regime ha servito gli interessi dei gruppi imperialisti, in particolare con la persecuzione dei comunisti iracheni, con la lunga e sanguinosa guerra contro l’Iran (1980-1988), con la discriminazione contro gli sciiti e i curdi. L’appoggio che esso dava alla lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese contro l’insediamento coloniale e razzista di Israele e l’opposizione che da alcuni anni in qua faceva ai piani dei gruppi imperialisti USA sono bastati a farne un bersaglio dei gruppi imperialisti USA e dei sionisti, ma non ne facevano un protagonista d’avanguardia della rivoluzione democratica delle masse popolari irachene e arabe. Anche se le masse esultanti per la caduta del regime baathista non sono completamente montaggi propagandistici, non c’è quindi da meravigliarsene. Nessun dubbio del resto che la caduta del governo di Bush e la sua scomparsa sarebbero festeggiate a milioni da molte più persone nelle piazze di ogni paese del mondo. Come lo sarebbe in Italia la caduta del governo della banda Berlusconi.

La guerra lampo condotta dai gruppi imperialisti USA e dai loro soci britannici contro l’Iraq ha solo dimostrato che la borghesia imperialista affida sempre più alle armi la difesa del suo potere e dei suoi interessi. Oggi più che mai "il potere nasce dalla canna del fucile". È un insegnamento di cui i comunisti, i rivoluzionari e le masse popolari devono tenere il debito conto. Con la guerra popolare rivoluzionaria le masse popolari possono resistere vittoriosamente alle pretese e alle aggressioni dei gruppi imperialisti e batterli. La vittoria del popolo vietnamita sta a dimostrarlo. I comunisti hanno dimostrato che è possibile battere gli imperialisti USA, che non è la superiorità tecnologica che decide l’esito delle guerre. L’esito delle guerre è deciso dalla superiorità ideologica e politica, dalla capacità di mobilitare i fattori interni e internazionali, dalla correlazione internazionale delle forze. L’opposizione pacifica della popolazione della maggior parte dei paesi alla guerra non è bastata, benché maggioritaria, ad impedire la guerra. I gruppi imperialisti hanno dimostrato ancora una volta qual è la loro democrazia. Essi irridono sprezzantemente alla volontà della maggioranza ogni volta che non riescono a manipolarla a loro vantaggio. Le masse popolari non avranno pace finché non avranno abbattuto l’ordinamento sociale capitalista e instaurato il socialismo almeno nei maggiori paesi del mondo. Questa è una delle lezioni che vengono dalla guerra condotta dai gruppi imperialisti USA contro l’Iraq.

Quanto all’Iraq, è sicuro che gli imperialisti USA non lo abbandoneranno di loro spontanea volontà. Essi non possono fidarsi neanche di un eventuale regime fantoccio come quello che hanno installato in Afganistan. È quindi sicuro che la resistenza delle masse popolari irachene contro l’occupazione USA si svilupperà e si salderà via via a quella che il popolo palestinese già oppone all’insediamento razzista e coloniale di Israele, alla resistenza che i gruppi imperialisti già incontrano in Afganistan, alle guerre popolari rivoluzionarie e alle altre lotte rivoluzionarie già in corso in Nepal, in vari Stati dell’India, in Turchia, in Perù, nelle Filippine, in Colombia e a quelle che si svilupperanno in altri paesi. Se in Iraq la resistenza all’occupazione non sarà condotta da quanto resta delle forze del regime baathista, essa nascerà su altre basi, diretta da altre forze che dimostreranno nella pratica di saper far fronte alle forze imperialiste. Ogni forza politica sarà vagliata dalle masse popolari sulla base della sua capacità di condurle a resistere con successo e a battere gli occupanti. I gruppi imperialisti USA hanno fatto e faranno tutto quanto era nelle loro possibilità per aizzare l’uno contro l’altro gruppi e frazioni religiose, nazionali, tribali, politiche. Essi hanno sfruttato e sfrutteranno tutte le differenze ereditate dalla storia per dividere e contrapporre tra loro le diverse parti del popolo iracheno. Questo influenzerà le forme e i tempi dello sviluppo della resistenza, ma non l’impedirà. Gli imperialisti USA non usciranno facilmente dall’Iraq, come non usciranno facilmente dall’Afganistan, dalla Palestina e dagli altri paesi che via via occuperanno per far valere i loro interessi. L’estensione delle occupazioni, della basi militari, delle aggressioni e delle guerre non risolverà il problema dei gruppi imperialisti USA: rendere stabile la loro egemonia mondiale. Essa determinerà solo le forme e i tempi del loro tramonto. Essi e i loro servi, come Berlusconi, affogheranno nelle guerre che essi stessi stanno accendendo. E questo per la semplice ragione che essi, quali che siano le loro intenzioni e le loro dichiarazioni, per loro natura non sono in grado di guidare le masse popolari a erigere ordinamenti sociali locali e un ordine internazionale che anche solo minimamente soddisfino le aspirazioni e le necessità che il processo storico ha fatto nascere nelle masse popolari. Non hanno più niente di positivo da proporre alle masse popolari. Sono i difensori di un ordinamento sociale oramai sorpassato, diventato obsoleto e distruttivo. Possono solo distruggere e fare danno. Possono solo rendere più difficile, tortuosa e sanguinosa la lotta per liberare il mondo dall’ordinamento sociale che essi impersonano. I gruppi imperialisti USA sono diventati il gendarme di ultima istanza dell’ordinamento sociale capitalista in ogni angolo del mondo. Essi sono i massimi responsabili della guerra di sterminio che la borghesia conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. Essi sono quindi in ogni angolo del mondo il bersaglio delle masse popolari. Per ogni forza rivoluzionaria schierarsi contro l’imperialismo americano è un carattere distintivo essenziale, come lo fu durante gli anni ’30 e ’40 schierarsi contro il nazifascismo. È ciò che discrimina tra chi appartiene al campo mondiale della rivoluzione e chi appartiene al campo mondiale della controrivoluzione.

I gruppi imperialisti USA sono impegnati a difendere con ogni mezzo e in ogni paese la loro supremazia nel mondo. È una condotta che non è nata con l’amministrazione Bush. È una condotta che i gruppi imperialisti USA devono seguire per continuare a dominare e sfruttare la popolazione americana. Essi non possono ritirarsi dal resto del mondo e isolarsi negli USA. Essi riescono a prolungare il loro dominio sulla società americana solo grazie alle risorse economiche, finanziarie e umane che succhiano da ogni angolo del mondo. E anche così facendo, per preservare il loro potere sono costretti a restringere i diritti tradizionali goduti da una parte delle masse popolari americane e a eliminare le conquiste che anche esse hanno strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Questa cosa favorirà lo sviluppo della resistenza delle stesse masse popolari americane ai gruppi imperialisti USA. Il potere dei gruppi imperialisti USA sulle masse popolari americane è precario. Essi stanno facendo ogni sforzo e ricorrono sistematicamente alla strategia della tensione per soffocare la ribellione tra le masse popolari americane e mobilitarle ai loro ordini in appoggio alle loro imprese brigantesche nel resto del mondo. Il governo del più potente paese del mondo deve far credere alle masse popolari americane che gli USA sono oggi il paese più minacciato del mondo. Dovendo condurre continuamente guerre controrivoluzionarie, i gruppi imperialisti USA hanno abolito il servizio militare. Non sono già più in grado di chiedere a tutti i cittadini americani di fare il servizio militare come un servizio che tutti fanno per il loro paese. Essi hanno fatto dell’attività militare un mestiere, il mestiere di assassini professionali e hanno costruito un esercito di assassini mercenari. Milioni di giovani americani e di altre nazionalità per sopravvivere si arruolano nelle forze armate USA, come milioni di loro coetanei per lo stesso motivo si danno ad attività criminali e prima o poi finiscono nelle prigioni USA dove sono rinchiuse più di due milioni di persone. La crisi generale del capitalismo spinge i gruppi imperialisti USA a spremere sempre di più le masse popolari americane e ad aumentare il tributo che essi chiedono al resto del mondo. Così aumentano le loro pretese e acuiscono i loro contrasti anche con gli altri governi imperialisti, reazionari, semicoloniali o rivoluzionari che siano. Aumenta continuamente il numero di paesi che essi minacciano, ricattano, aggrediscono. Essi non possono fare altrimenti per valorizzare l’immensa massa di capitale accumulato nelle loro mani.

La politica di aggressione e di rapina dei gruppi imperialisti USA non è nata con l’ascesa al governo di Bush e della sua banda di fanatici neoconservatori e fondamentalisti cristiani. Il tratto nuovo dell’amministrazione Bush rispetto a quelle che l’hanno preceduta da Carter (1976-1980) in qua, cioè dalla sconfitta subita in Vietnam e dall’inizio della seconda crisi generale del capitalismo in qua, consiste 1. nel fatto che i suoi maggiori esponenti e ispiratori ora proclamano apertamente il loro programma di mantenere ad ogni costo la supremazia USA nel mondo e minacciano apertamente di punizioni, ritorsioni e aggressione ogni paese il cui governo non si piega agli ordini del governo USA; 2. nel fatto che il governo USA ora aggredisce in aperto contrasto con gli altri governi imperialisti i paesi che per un motivo o l’altro si sottraggono ai loro "doveri" verso gli USA. Ma il fatto che i gruppi imperialisti USA abbiano infine affidato il potere alla banda di sanguinari e loschi figuri che compone l’amministrazione Bush e il ricorso sempre più diffuso alle aperte minacce persino contro i loro ex satelliti, alleati e agenti sono un indizio incontrovertibile che la situazione dei gruppi imperialisti USA nel mondo è peggiorata, che la ribellione alle loro pretese si è estesa e diventa più decisa, che l’equilibrio delle forze è evoluto a loro sfavore. Data la loro forza e la loro potenza essi trovano ancora alleati in ogni parte del mondo e ne troveranno ancora a lungo, ma dovranno per forza di cose sempre più trasformarli in servi inaffidabili. Ogni alleanza che si formerà sotto l’egida dei gruppi imperialisti USA è instabile. Essi possono e potranno arruolare soldati al loro servizio, ma il prolungarsi della guerra scuoterà il morale dei loro soldati, li trasformerà in una soldataglia pazza e barbarica peggiore di quella che abbiamo visto in azione in Iraq, li renderà sempre più incapaci di costruire sistemi di potere duraturi e li condannerà in definitiva alla demoralizzazione e alla sconfitta. I gruppi imperialisti USA dovranno imporre condizioni sempre più difficili alle masse popolari americane e chiedere loro un tributo di sangue crescente man mano che la ribellione si estenderà nel mondo. Nel frattempo la nuova ondata della rivoluzione proletaria mostrerà alle stesse masse popolari americane che esse possono liberarsi dai gruppi imperialisti e costruire un nuovo mondo assieme alle masse popolari del resto del mondo.

I gruppi imperialisti francesi, tedeschi, inglesi, russi, giapponesi, cinesi, indiani, italiani, spagnoli, il Vaticano e tutti gli altri gruppi imperialisti incontrano difficoltà crescenti a sottostare ai gruppi imperialisti USA. Essi sono mossi dalle stesse leggi che muovono i gruppi imperialisti USA. Per valorizzare la massa enorme e crescente dei loro capitali devono spremere dalle masse popolari maggiori profitti e devono eliminare le conquiste che le masse popolari hanno strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Ma essi per di più subiscono le pretese crescenti dei gruppi imperialisti USA che li estromettono dalle aree di sfruttamento semicoloniale e dai maggiori affari e prelevano per sé una parte dei profitti che loro estorcono alle masse popolari. E ciò proprio mentre per mantenersi al potere anch’essi hanno bisogno non solo di aumentare lo sfruttamento delle masse popolari che già governano, ma di aumentare le proprie aree di sfruttamento e di rapina, di estendere le loro "missioni umanitarie", le loro "missioni religiose e caritative", le loro "opere di beneficenza", l’area d’azione delle loro ONG: insomma la loro rete di affari e di sfruttamento. I gruppi imperialisti USA ereditano dalla storia un ruolo di potenza mondiale egemone e la crisi generale del capitalismo li spinge ad esercitare con maggiore esosità e brutalità le loro vecchie prerogative, anche contro altri sfruttatori, contro le loro industrie, le loro banche, le loro istituzioni e le loro abitudini. Essi sono entrati in urto persino col Vaticano, con le "missioni religiose e caritative" con cui questo venerando gruppo imperialista cerca di estendere la sua ragnatela di influenza e di estorsioni. Ogni gruppo e ogni governo imperialista quindi oscilla: coalizzarsi con i gruppi imperialisti che si sottraggono all’egemonia dei gruppi imperialisti USA e si lanciano come predoni autonomi alla conquista del mondo o vendere i propri servizi ai gruppi imperialisti USA nella guerra che questi conducono per difendere la loro egemonia da quanti già osano contestarla?

L’andamento generale del capitalismo spinge i gruppi imperialisti verso una nuova guerra interimperialista per l’egemonia mondiale. I gruppi imperialisti si stanno dividendo in due fronti contrapposti in contesa per il predominio. Il comune denominatore che unisce i due fronti imperialisti è la necessità di aumentare lo sfruttamento delle masse popolari, di eliminare le conquiste di civiltà e di benessere, economiche, politiche e culturali che esse hanno strappato alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, di sottomettere a uno sfruttamento maggiore i paesi semicoloniali, di conquistare nuovi dipendenti e proseliti, di mobilitare per la guerra imperialista le masse popolari da esse sfruttate indicando loro la rapina e la guerra per la supremazia mondiale come unica via di uscita dal marasma e dalle difficoltà in cui il sistema capitalista le sprofonda. Alle masse popolari che esso direttamente domina, ogni gruppo imperialista indicherà sempre più come unica ineluttabile via di salvezza la guerra per la propria supremazia mondiale, comunque riesca a travestirla: da guerra di difesa, da guerra per la civiltà, da guerra per la democrazia, da guerra per la religione, da guerra per la pace. Il Vaticano e altri gruppi simili cercheranno di lucrare sempre più sulla paura che la crisi stessa del capitalismo incute alle masse popolari, sulla minaccia che essa fa planare sul futuro dell’umanità. Ogni gruppo imperialista chiederà alle masse popolari che già sfrutta di fare maggiori sacrifici economici, di sacrificare le loro conquiste di civiltà e di benessere (dalle libertà civili alle pensioni, dalla sanità alle scuole, dai diritti sul posto di lavoro ai limiti posti all’oppressione delle donne e degli immigrati e alle discriminazioni nazionali, razziali e religiose), di limitare i diritti individuali e politici, di fare maggiori sacrifici alla Patria o a Dio per armarsi, per presentarsi nell’arena mondiale con maggiori possibilità di vittoria, per far fronte con successo alla competizione mondiale e alle "minacce di guerra", per difendersi dalla minaccia che i gruppi imperialisti concorrenti fanno gravare sul paese.

Se guardiamo al corso generale degli avvenimenti, risulta chiaro che nel mondo si stanno sviluppando contemporaneamente due guerre: la guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari e la guerra che i gruppi imperialisti conducono tra loro per l’egemonia mondiale. Dalla combinazione di queste due guerre emerge però un altro polo di aggregazione delle masse popolari: il movimento comunista. La realtà è che l’ordinamento sociale capitalista mette le masse popolari di ogni paese nelle stesse condizioni: non possono sopravvivere e tantomeno progredire se non si liberano dall’attuale ordinamento sociale. L’aggressione e la rapina sono l’unico futuro che questo sistema offre. Ogni gruppo imperialista offre ai lavoratori a lui asserviti la possibilità di sopravvivere solo se si fanno in quattro lavorando, combattendo e sacrificandosi contro i lavoratori asserviti ai gruppi imperialisti concorrenti. Questo ordinamento sociale capitalista condanna tutti i lavoratori, li rende tutti precari. Da questa base oggettiva nascono l’interesse e la necessità per tutti i lavoratori di unirsi per liberarsi del capitalismo e instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale, il comunismo. Questa verità si farà strada tra le masse popolari di tutto il mondo tanto più rapidamente quanto più efficace sarà l’azione dei comunisti nel proporre nella pratica alle masse popolari la via della guerra popolare rivoluzionaria e nel creare gli strumenti necessari perché le masse popolari la possano praticare.

Noi comunisti impegneremo tutte le nostre forze perché la classe operaia prenda la direzione delle masse popolari nella resistenza alla guerra di sterminio condotta dalla borghesia imperialista e la trasformi in una guerra popolare rivoluzionaria per creare nuovi paesi socialisti. I primi paesi socialisti hanno dimostrato in pratica e su grande scala quello che i comunisti prima avevano scoperto teoricamente. I primi paesi socialisti, costituiti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, hanno mostrato la strada da seguire per liberarsi dal capitalismo e costruire sia pure gradualmente un nuovo superiore ordinamento sociale, il comunismo.

Il movimento comunista costituisce un polo di aggregazione per tutte le masse popolari che lottano contro l’attuale ordinamento della società. Un polo autonomo sia dai gruppi imperialisti USA sia dai gruppi imperialisti loro concorrenti. Un polo che non guarda ad un passato idealizzato, che non sogna e non predica il ritorno ad un passato tenebroso, ma guarda all’avvenire e costruisce un mondo nuovo sulla base delle più avanzate conquiste materiali e spirituali raggiunte dagli uomini. La classe operaia è, tra tutte le classi delle masse popolari, la classe che è nelle condizioni più favorevoli per prendere la direzione della resistenza delle masse popolari e dare ad essa un obiettivo realistico e favorevole al complesso delle masse popolari, su cui le masse popolari possono unirsi al di sopra delle differenze nazionali, razziali, religiose, di sesso, di livello di sviluppo economico o culturale, ecc. ereditate dalla storia. I partiti comunisti della classe operaia sono i promotori di questo polo di aggregazione.

La costruzione degli strumenti pratici necessari perché le masse popolari si mobilitino nella guerra popolare rivoluzionaria è il compito dei nuovi partiti comunisti. La politica aggressiva adottata su scala crescente dai gruppi imperialisti USA conferma che essa è assolutamente necessaria e urgente.

È certamente giusto lanciare parole d’ordine come "trasformare le guerre imperialiste in guerre civili", "trasformare la guerra imperialista in guerra popolare rivoluzionaria", "trasformare la guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo in una guerra popolare rivoluzionaria che le masse popolari conducono in ogni angolo del mondo sotto la direzione della classe operaia e del suo partito comunista in modo sempre più collettivo, organizzato e cosciente". Ma queste parole d’ordine restano vuote frasi rivoluzionarie se non si traducono nella preparazione fin da subito, nell’attività di oggi, degli strumenti organizzativi indispensabili perché le masse popolari possano via via prendere effettivamente parte alla guerra rivoluzionaria che riconosciamo necessaria. Un partito o organizzazione che lancia quelle giuste parole d’ordine ma non sviluppa da subito un’attività conseguente con esse, o ha una linea avventurista o ha una linea opportunista. Prepara non le condizioni per sviluppare su scala sempre più grande la guerra popolare rivoluzionaria fino alla vittoria e alla instaurazione del socialismo, ma si prepara o per una sconfitta sanguinosa o per un tradimento vergognoso, che magari giustificherà col fatto che "le masse popolari non sono scese in guerra", in quella guerra di cui come partito non ha costruito le condizioni organizzative minime perché le masse popolari potessero via via farla propria.

Per costruire le condizioni pratiche necessarie per sviluppare vittoriosamente la guerra popolare rivoluzionaria noi comunisti dobbiamo spiegare da subito a ogni elemento avanzato delle masse popolari (in primo luogo a ogni operaio avanzato, ma anche a ogni lavoratore dipendente non operaio, a ogni lavoratore autonomo, a ogni altro elemento avanzato delle masse popolari) che può realizzare pienamente le sue aspirazioni solo con l’instaurazione del socialismo e che per instaurare il socialismo bisogna anzitutto costituire un vero partito comunista. e dobbiamo essere all’avanguardia per costituire un vero partito comunista, cioè avere un piano pratico per costruirlo a partire dalle condizioni attuali e svolgere le attività pratiche necessarie per costruirlo a partire dalle condizioni attuali. Dobbiamo reclutare nel partito comunista quella parte di operai avanzati e di elementi avanzati delle altre classi popolari che è disposta e che via via si renderà disponibile ad abbracciare la causa del comunismo. Contro le manovre e la repressione della borghesia, il partito deve strutturarsi in modo che i suoi membri possano condurre con continuità il loro lavoro da comunisti e nello stesso tempo deve dare ad ognuno di essi la formazione e gli strumenti necessari per essere in grado di orientare i suoi compagni ad una critica comunista dell’ordinamento sociale nazionale e internazionale a favore dell’instaurazione del socialismo, di raccogliere continuamente i sentimenti e le aspirazioni di essi e conferirli al partito perché li traduca in obiettivi del partito e di tutta la classe, di organizzarli, di mobilitarli su ognuno dei fronti di lotta contro la borghesia, di dirigerli a sviluppare e rafforzare con multiformi iniziative tra gli operai l’unità di classe e l’unità della classe operaia con il resto delle masse popolari, di promuovere, sviluppare e dirigere tutte le lotte rivendicative degli operai e del resto delle masse popolari contro i padroni e contro il loro Stato per difendere le conquiste e strappare migliori condizioni di vita e di lavoro con l’obiettivo di fare di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo, di dirigere gli operai a prendere la direzione del resto delle masse popolari e a condurre una guerra vittoriosa contro la borghesia imperialista per instaurare il socialismo.

Costituire ovunque comitati clandestini del (nuovo)Partito comunista italiano!

Legare gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari alla causa della ricostruzione del partito comunista e della lotta per costituire un paese socialista!

Sostenere e promuovere la lotta per difendere le conquiste e per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di ogni settore delle masse popolari!

Mobilitare le masse popolari per difendere ed estendere la validità della giusta causa (art. 18)!

Abbasso il governo della banda Berlusconi!

Sostenere tutte le forze popolari che lottano contro i gruppi imperialisti USA!

Sostenere la rivoluzione democratica delle masse popolari dei paesi arabi!

Sostenere la lotta del popolo palestinese! I sionisti stanno agli ebrei, come i fascisti stavano agli italiani e come i nazisti stavano ai tedeschi: sono una banda di sciacalli che sfruttano e perpetuano le disgrazie del loro popolo e fomentano l’antisemitismo e il razzismo!

Sostenere la resistenza delle masse popolari dell’Iraq e dell’Afganistan!

Opporsi con ogni mezzo alle spedizioni militari italiane in Afganistan e in Iraq!

Viva la guerra popolare rivoluzionaria del Nepal, del Perù, della Turchia, delle Filippine, dell’India!

Sostenere le guerre popolari rivoluzionarie che via via si sviluppano in altri paesi!

Viva le lotte rivoluzionarie che si sviluppano in ogni angolo del mondo!

Viva la rinascita del movimento comunista!

Viva la guerra popolare rivoluzionaria!