Progetto di Manifesto Programma

Capitolo II

Il ruolo del partito comunista
martedì 11 luglio 2006.
 

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Capitolo II

Il ruolo del partito comunista

2.1. Le lezioni da trarre dalla storia della rivoluzione proletaria


2.2. Lo Stato della borghesia imperialista e il partito comunista


2.3. Il partito nazionale e la rivoluzione mondiale


Capitolo II

Il ruolo del partito comunista

2.1. Le lezioni da trarre dalla storia della rivoluzione proletaria

Una situazione rivoluzionaria di lungo periodo sta davanti a noi e il comunismo è il nostro futuro. L’inizio della transizione dal capitalismo al comunismo, il primo passo nel socialismo è la conquista del potere politico da parte della classe operaia nel corso di un movimento rivoluzionario: la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato sono inevitabili.

Nella società moderna creata dal capitale solo due classi hanno un ruolo che consente loro di prendere in mano le attività economiche principali e farle funzionare: quindi solo due classi sono in grado di gestire il processo di produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell’esistenza:

-  la borghesia nell’ambito del rapporto di capitale sulla base della proprietà capitalista delle forze produttive e di rapporti mercantili,

-  la classe operaia sulla base del possesso collettivo delle forze produttive da parte dei lavoratori associati e di una gestione unitaria e pianificata delle principali attività economiche.

Di conseguenza nella società moderna sono economicamente possibili solo il potere della borghesia imperialista e il potere della classe operaia. Solo queste due classi possono detenere il potere politico. Nella società moderna, salvo circostanze eccezionali e di breve durata, qualsiasi forma di Stato e di governo, qualsiasi regime politico si fonda su una di queste due classi. Nella società moderna lo Stato o è monopolio della borghesia imperialista (quindi dittatura della borghesia) o è monopolio della classe operaia (quindi dittatura della classe operaia). Questo è vero pur nella varietà delle forme con cui la classe dirigente è organizzata, le istituzioni attraverso cui elabora la sua linea di condotta, prende le sue decisioni e le mette in pratica, quali che siano le forme in cui organizza i suoi rapporti con le altre classi. Queste forme dipendono dalle situazioni concrete. Ovviamente quelle della borghesia imperialista, classe sfruttatrice e reazionaria contrapposta alla stragrande maggioranza della popolazione, sono profondamente diverse da quelle della classe operaia, classe che per la sua propria emancipazione deve lottare per il comunismo, per porre fine alla divisione in classi, per l’estinzione dello stesso Stato e per l’autogoverno delle masse popolari organizzate, cioè per un potere pubblico costruito dalle masse stesse.

L’esperienza dei paesi socialisti ha dimostrato che il proletariato deve mantenere la propria dittatura per un tempo indeterminato. L’indebolimento della dittatura del proletariato in nome dello "Stato di tutto il popolo" è stata una delle linee su cui ha fatto leva la borghesia per sabotare i paesi socialisti fino alla loro rovina. Lo Stato della dittatura del proletariato è la repressione della vecchia borghesia e dei suoi tentativi di restaurazione dall’interno e dall’esterno, è la lotta per la mobilitazione, l’organizzazione e la trasformazione in massa degli operai in classe dirigente, è la lotta contro il consolidamento in nuove classi dominanti degli strati dirigenti e privilegiati che permangono per molto tempo anche nel socialismo e che per ragioni oggettive saranno eliminati solo gradualmente, è la lotta per la mobilitazione e l’organizzazione di tutte le masse popolari perché assumano sempre più la direzione della propria vita e diventino protagoniste della società socialista, è la lotta per la trasformazione a tappe di ogni forma di proprietà privata delle forze produttive in proprietà collettiva di tutti i lavoratori associati, è la lotta contro tutte le diseguaglianze sociali, contro i privilegi materiali e culturali, contro i vecchi rapporti sociali e le concezioni che riflettono i vecchi rapporti di classe, è il sostegno alle forze rivoluzionarie proletarie di tutto il mondo; insomma è la lotta per l’adeguamento dei rapporti di produzione, del resto dei rapporti sociali e delle concezioni al carattere collettivo delle forze produttive e per lo sviluppo del carattere collettivo delle forze produttive che ancora non sono collettive. La dittatura del proletariato scomparirà solo con la scomparsa della divisione in classi e dello Stato stesso. Allora scomparirà anche il partito comunista.

La classe operaia è costituita dai collettivi delle unità produttive capitaliste e si è formata soggettivamente prima nelle lotte rivendicative, economiche e politiche, in cui si è opposta alla borghesia, poi nella lotta per il potere. Essa completerà la sua formazione come classe dirigente nell’esercizio del potere stesso.

L’esperienza di tutte le rivoluzioni proletarie (iniziate nel 1871 con la Comune di Parigi) ci insegna che nessun movimento rivoluzionario della classe operaia può svilupparsi oltre un livello elementare né può quindi raggiungere la vittoria se non è diretto da un partito comunista. La classe operaia si costituisce come classe dirigente costituendo il partito comunista.

Il partito comunista:

-  è la parte d’avanguardia e organizzata della classe operaia, incarna la coscienza della classe operaia in lotta per il potere ed è lo strumento della sua direzione sul resto del proletariato e delle masse popolari;

-  è il partito della classe operaia, nel senso che lotta per instaurare il potere della classe operaia e per il comunismo;

-  è il reparto d’avanguardia della classe operaia nel senso che è la coscienza della classe operaia in lotta per il potere, è l’interprete cosciente di un processo in gran parte spontaneo, conosce le leggi della rivoluzione senza di che non sarebbe in grado di dirigere la lotta della classe operaia;

-  è una parte della classe operaia, nel senso che nel partito vi sono gli elementi migliori della classe operaia, i più devoti alla causa del comunismo, i più combattivi, i più ricchi d’esperienza di lotta e d’iniziativa, i più influenti e disciplinati: nel partito possono esserci e in generale ci sono anche elementi di altre classi i quali hanno fatto propria la causa del comunismo, ma gli operai ne sono la componente indispensabile;

-  è reparto organizzato nel senso che è un insieme disciplinato di organizzazioni che fanno tutte capo a un centro di cui seguono le direttive con assoluta disciplina, a cui sono legate secondo i principi del centralismo democratico;

-  è la forma più alta di organizzazione della classe operaia nel senso che promuove e dirige tutte le altre organizzazioni della classe stessa ed è lo strumento della sua direzione sul resto del proletariato e delle masse popolari, promotore e dirigente delle più svariate organizzazioni delle masse che raccoglie e indirizza verso il comune obiettivo raccogliendole in fronte;

-  è lo strumento della dittatura della classe operaia: per conquistare la dittatura della classe operaia prima e poi per consolidarla ed ampliarla e fare in modo che sviluppi la transizione verso il comunismo.

Tra questi caratteri del partito comunista, stante le tradizioni del nostro paese, l’esperienza del primo Partito comunista italiano e la situazione in cui si forma il nuovo partito, dobbiamo dare risalto particolare al fatto che il partito è coscienza della classe operaia in lotta per il potere, interprete cosciente di un processo spontaneo.

Per dirigere la rivoluzione alla vittoria il partito comunista deve aver assimilato il materialismo dialettico come concezione del mondo e come metodo di pensiero e d’azione, espresso nel marxismo-leninismo-maoismo e sapere applicarlo all’esame concreto della concreta situazione della rivoluzione socialista nel nostro paese per ricavarne la linea generale, le linee particolari, i metodi e le misure della sua attività. Il partito deve possedere una buona comprensione del movimento economico e politico della società, delle tendenze oggettive in azione, delle classi in cui la società è divisa, delle forze motrici della trasformazione della società, degli esiti possibili dei singoli passaggi di cui si compone la trasformazione in corso. Il movimento rivoluzionario per vincere deve essere diretto da un partito comunista che applichi creativamente il bilancio dell’esperienza passata (il marxismo-leninismo-maoismo) all’esperienza concreta del movimento di rivoluzionamento del nostro paese. La storia del movimento comunista del nostro paese è ricca di episodi di lotta in cui le masse popolari e singoli militanti hanno profuso eroismo e iniziativa rivoluzionari, ma non hanno conseguito la vittoria a causa della mancanza di una direzione basata su una giusta teoria della rivoluzione socialista nel nostro paese. È quindi una questione di responsabilità oggi per noi comunisti occuparci di trarre dall’esperienza questa teoria. Se il partito ha una linea giusta, esso conquisterà tutto quello che ancora non ha e supererà ogni difficoltà. Solo se il partito ha una teoria rivoluzionaria, esso può dirigere un movimento rivoluzionario che inevitabilmente in gran parte è spontaneo e privo di coscienza, date le condizioni in cui l’attuale classe dominante confina le masse popolari. Solo con una giusta direzione del partito il movimento rivoluzionario può quindi svilupparsi e arrivare alla vittoria.

La rivoluzione socialista è fatta dalla classe operaia, dal proletariato e dalle masse popolari: il partito comunista è la direzione, lo stato maggiore di questa lotta. È un partito di quadri che dirige una lotta di massa, quindi è parte delle masse e profondamente legato alle masse onde essere in grado di comprenderne le tendenze e sviluppare le tendenze positive.

Il partito conduce la sua opera di agitazione e di propaganda e il suo lavoro di organizzazione tra le masse sulla base della sua linea politica e indirizza il movimento delle masse in modo da sviluppare le forze della rivoluzione, rafforzarle e raccoglierle sotto la direzione della classe operaia. Il suo obiettivo non è quello di cercare consensi, né di far accettare alle masse le proprie concezioni, ma quello di dirigere il movimento delle masse nella lotta contro la borghesia imperialista per l’instaurazione della dittatura della classe operaia. Nelle lotte rivendicative delle masse popolari, del proletariato e della classe operaia il partito persegue sempre l’obiettivo di raccogliere e accumulare forze rivoluzionarie. Nella difesa delle conquiste delle masse, il partito prepara le condizioni per l’attacco.

Il partito conduce l’agitazione tra le masse, ma si distingue nettamente dagli avventurieri e dai mestatori e dagli individui che usano l’agitazione delle masse come merce di scambio per la loro scalata nelle gerarchie del regime: essi "agitano le masse" senza avere idea di dove andare, senza preoccuparsi di assimilare l’esperienza del passato, senza porsi il problema di individuare e superare i limiti per i quali il proletariato nel nostro paese nel periodo 1914-1945 non riuscì a conquistare il potere. Oggi questi movimentisti e profittatori delle lotte delle masse confluiscono con quei vecchi opportunisti che di fronte al crollo dei revisionisti moderni si propongono come "conservatori del comunismo" e il cui ruolo effettivo è quello di paralizzare nel pantano di una politica sterile di risultati rivoluzionari ma ammantata di frasario comunista, le energie che il crollo delle organizzazioni revisioniste libera.

Il partito comunista si mette alla scuola delle masse, impara a dirigere la lotta che le masse stanno conducendo contro la borghesia imperialista nell’ambito della seconda crisi generale del capitalismo.

Il partito si mette alla scuola delle masse non nel senso di confondersi con le masse o di "agitare le masse" al modo dei soggettivisti e degli economicisti, ma nel senso di imparare

-  dall’esperienza del primo "assalto al cielo": la Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del socialismo, l’Internazionale Comunista, la lotta contro il fascismo e la Resistenza, le rivoluzioni antimperialiste, la Rivoluzione Culturale Proletaria;

-  dall’esperienza negativa dei regimi dei revisionisti moderni: per avanzare dobbiamo imparare anche dagli errori che la borghesia e i suoi portavoce cercano invece di usare contro di noi;

-  dall’esperienza del movimento di massa e rivoluzionario del nostro paese, dalla lotta della classe operaia e dalla resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della crisi generale del capitalismo.

Il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi della società borghese e i compiti delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, in Rapporti Sociali n. 12/13 (1992).

Il partito ricava da questa esperienza una concezione del mondo, una teoria della rivoluzione, un programma, una linea politica e una linea organizzativa sulla base dei quali tesse nell’ambito della classe operaia, del proletariato, delle masse popolari e dell’intera società i conseguenti rapporti organizzativi, di direzione e d’influenza. Per un comunista oggi il nodo principale del problema non è quanto le masse "sono in agitazione", perché stante la situazione rivoluzionaria in sviluppo le masse presentano e inevitabilmente presenteranno sempre più un terreno favorevole all’azione dei comunisti, ma quanto il partito ha imparato ad assolvere i compiti che lo rendono capace di dirigere il movimento delle masse fino alla vittoria della rivoluzione socialista.

Il ruolo specifico dell’iniziativa del partito in ogni situazione data, sta nel riunire e mobilitare le forze motrici di una delle soluzioni possibili in contrapposizione alle altre. Ma è il movimento economico della società che nel suo corso genera in ogni situazione concreta sia gli obiettivi possibili dell’attività politica dei comunisti che le forze con cui perseguirli. Procurarsi le condizioni materiali dell’esistenza è l’occupazione principale e la forza motrice dell’attività della stragrande maggioranza degli uomini: l’intreccio delle attività a ciò dirette è l’ambito entro cui si svolge la vita di tutti gli individui e il divenire dell’intera società. Le tendenze soggettiviste, proprie dell’aristocrazia proletaria dei paesi imperialisti che porta nelle masse l’influenza della borghesia, hanno fatto spesso dimenticare anche ai comunisti queste tesi fondamentali della concezione materialista della storia. La conseguenza è stata ed è il pullulare di concezioni, linee ed obiettivi politici arbitrari e quindi perdenti.

È il movimento pratico, organizzato e spontaneo, delle masse che trasforma la società. Una teoria diventa una forza trasformatrice della società solo se si incarna in un movimento pratico, come orientamento per la sua azione; una teoria sorge solo come sintesi dell’esperienza di un movimento pratico. Il partito quindi riconosce e afferma il primato del movimento pratico come fonte della conoscenza, come operatore della trasformazione della società e come metro d’ultima istanza della verità di ogni teoria della rivoluzione. Il partito non si presenta alle masse dottrinariamente proclamando una nuova verità che chiede di accettare, né chiede di unirsi ad esso a professare una nuova teoria. Il partito cerca di ricavare dall’esperienza comune del movimento delle masse la ragione che sta negli avvenimenti che la compongono. Quindi non dice mai alle masse: smettete di lottare, quello che state facendo è inutile, dovete prima farvi una coscienza e darvi una teoria. Al contrario cerca di comprendere qual è il vero motivo per cui le masse combattono e qual è la fonte vera della loro forza e di ricavare da ciò una linea per andare verso la vittoria. La linea è una cosa che per procedere le masse devono far propria e attuare.

"Non affronteremo il mondo in modo dottrinario, con un nuovo principio: qui è la verità, inginocchiatevi! Attraverso gli stessi principi del mondo noi illustreremo al mondo nuovi principi. Non gli diremo: ’Abbandona la tua lotta, è una sciocchezza; noi ti grideremo la vera parola d’ordine della lotta’. Gli mostreremo soltanto perché effettivamente combatte, poiché la coscienza è una cosa che deve far propria".


Lettera di K. Marx ad Arnold Ruge (settembre 1843).

Mille iniziative, mille organismi e rapporti organizzativi, mille lotte rivendicative, proteste, ribellioni, rivolte compongono il movimento pratico: il partito deve cercare di capire le ragioni fondamentali ed unitarie di essi, di acquisire quella coscienza che permette a chi la fa propria di lavorare in modo sistematico per svilupparli e potenziarli, liberarli dagli inciampi e dai limiti prodotti dall’influenza che ha in essi il vecchio mondo dei rapporti e della cultura della classe dominante, unirli in una forza vittoriosa capace di eliminare il vecchio mondo della borghesia e avviare la costruzione del nuovo mondo comunista. Quindi quella coscienza su cui si basa l’unità del partito e grazie alla quale il partito riesce a dirigere il movimento delle masse alla vittoria della rivoluzione socialista.

Il partito deve essere unito sulla linea politica e sulla concezione del mondo e il metodo del proletariato, il materialismo dialettico, che permettono di ricavare la linea giusta dall’analisi dell’esperienza della lotta concreta che conduce e della situazione concreta.

Su questa base crea e rafforza i propri legami con le masse, rafforza la propria organizzazione e cementa la propria unità.

L’unità del partito si consolida con l’applicazione rigorosa del centralismo democratico, la verifica delle idee nella pratica, l’unità con le masse, la pratica della critica e dell’autocritica, la formazione dei quadri, la lotta tra le due linee, l’epurazione. Il partito comunista è il partito della classe operaia, ma in esso esercita la sua influenza anche la borghesia. La vita del partito è inevitabilmente influenzata dalla contraddizioni di classe (lotta tra le due linee), dalla contraddizione tra il nuovo e il vecchio, dalla contraddizione tra il giusto e lo sbagliato. Questo è un fatto oggettivo: solo se lo riconosciamo, possiamo comprenderlo e farvi fronte efficacemente.

Il metodo principale che il partito impiega per assolvere il suo compito di dirigere la classe operaia, il resto del proletariato e delle masse popolari è la linea di massa.

Linea di massa


È il principali metodo di lavoro e di direzione del partito comunista ed è l’applicazione della teoria marxista della conoscenza all’attività politica. Consiste nell’individuare in ogni situazione le tendenze positive e negative esistenti nelle masse e intervenire per sostenere le tendenze positive e combattere le tendenze negative; nell’individuare in ogni situazione la sinistra, il centro e la destra e intervenire per mobilitare e organizzare la sinistra perché unisca a sé il centro e isoli la destra; nel raccogliere le idee sparse e confuse delle masse, elaborarle tramite il materialismo dialettico e la conoscenza del movimento economico della società, ricavarne un’analisi della situazione e tradurla in linee, criteri e misure e portare quindi queste linee, criteri e misure alle masse perché le riconoscano come proprie e le attuino. La teoria della linea di massa è uno degli apporti del maoismo al pensiero comunista.


Riferimenti: Linea di massa e teoria marxista della conoscenza, in "Rapporti Sociali" n. 11(1991); La linea di massa, in "Rapporti Sociali" n. 12/13 (1992). Molti scritti di Mao Tse-tung relativi alla linea di massa sono contenuti nei volumi 8 e 9 delle Opere di Mao Tse-tung.

2.2. Lo Stato della borghesia imperialista e il partito comunista

Il partito deve combattere tra i suoi membri ogni concezione e tendenza a fondare la sua esistenza e la sua azione sulle libertà (di pensiero, di propaganda, di agitazione, di organizzazione, di manifestazione, di riunione, di sciopero, di protesta, ecc.) che con la vittoria della Resistenza sono state in qualche misura introdotte nel nostro paese e che in parte sopravvivono ancora alla eliminazione delle conquiste strappate dalla classe operaia e dalle masse popolari che la borghesia imperialista sta sistematicamente operando dalla metà degli anni ’70 a questa parte. Nello stesso tempo deve accompagnare le masse a trarre un giusto bilancio dall’esperienza che giorno dopo giorno stanno facendo dei limiti in cui la classe dominante ha sempre contenuto queste libertà e delle restrizioni che viene ponendo per effetto del progredire della crisi generale del capitalismo.

Con l’inizio della fase imperialista la borghesia ha cessato di lottare per la democrazia sia pure borghese, cioè per tutti a parole ma limitata alle classi possidenti nei fatti. "L’imperialismo tende a sostituire la democrazia in genere con l’oligarchia", "l’imperialismo contraddice ... a tutto il complesso della democrazia politica". "L’imperialismo non frena l’estensione del capitalismo e il rafforzamento delle tendenze democratiche tra le masse della popolazione, ma acuisce l’antagonismo tra queste aspirazioni democratiche e le tendenze antidemocratiche dei monopoli".

V.I. Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all’"economicismo imperialista" (1916), in Opere, vol. 23.

Tutte le volte che la classe operaia ha basato la sua lotta sulla democrazia borghese, la borghesia imperialista ha ricordato che il potere le appartiene ricorrendo a massacri e repressioni di massa, colpi di Stato, provocazioni e scissioni contro le organizzazioni della classe operaia e ha imposto il suo potere: dalla Spagna, all’Indonesia al Cile. Ha confermato ciò che Engels aveva già indicato nel 1895: la borghesia di fronte alla maturazione politica della classe operaia avrebbe violato essa stessa per prima la propria legalità.

F. Engels, Introduzione a Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 (1895), in Opere complete, vol. 10.

L’accumulazione delle forze rivoluzionarie non può più avvenire nell’ambito delle procedure e delle libertà scritte nelle costituzioni della borghesia. Queste valgono solo nei limiti in cui sono utili alla borghesia per mantenere il suo potere. Non sono norme comuni che regolano la lotta di tutte le classi, ma misure per tenere sottoposte la classe operaia e le altre classi sfruttate e oppresse. La borghesia poteva restare democratica solo finché la classe operaia era lontana dall’esercitare nella pratica i diritti che le erano riconosciuti sulla carta. La realtà ha smentito le illusioni che continuasse l’epoca in cui la borghesia aveva svolto un ruolo progressivo, che il fascismo fosse una parentesi o una deviazione nel corso della vita della società borghese, che dopo il fascismo la borghesia potesse ritornare alle vecchie forme di potere, alla democrazia borghese. I revisionisti moderni di tutto il mondo hanno propagandate queste illusioni e hanno condotto le masse nel vicolo cieco del parlamentarismo, della partecipazione, delle riforme di struttura e di altre chiacchiere che sono rimaste tali. Queste illusioni hanno pesato negativamente sulla lotta della classe operaia e sulla capacità di direzione del suo partito, esse esistono ancora e continueranno ad esistere per un certo tempo. Su grande scala solo l’esperienza pratica le spazzerà via.

Il procedere della crisi generale del capitalismo costringe la borghesia ad accentuare il carattere repressivo, militaresco, segreto del suo regime, nei rapporti con le masse popolari e nei rapporti tra gli stessi gruppi imperialisti. La disinformazione, la provocazione, il controllo, l’infiltrazione, l’intimidazione, il ricatto, l’eliminazione e la repressione sono correntemente pratica di lotta politica da parte della classe dominante e lo diventeranno ancora più di quanto lo sono stati nei cinquant’anni passati.

Con l’inizio dell’epoca imperialista e ancora più con la prima crisi generale del capitalismo lo Stato della borghesia imperialista è diventato uno Stato poliziesco e militarista, profondamente reazionario. Esso ha cessato di essere lo Stato della democrazia borghese ed è diventato lo Stato della controrivoluzione preventiva organizzata, strumento per la repressione e la guerra della borghesia imperialista contro la classe operaia e la masse popolari.

Riferimenti:


Democrazia e socialismo, in "Rapporti Sociali" n. 7 (1990).


La situazione rivoluzionaria in sviluppo, in "Rapporti Sociali " n. 9/10 (1991).

L’esperienza della prima crisi generale del capitalismo ha dimostrato che la lotta tra la borghesia imperialista e le masse popolari con il procedere della crisi diventa inevitabilmente guerra civile o guerra tra Stati.

Riferimenti:


Le contraddizioni tra Stati imperialisti nel futuro, in "Rapporti Sociali" n. 4 (1989).

Ovunque la classe operaia non ha saputo porsi alla testa della mobilitazione delle masse popolari, la mobilitazione delle masse popolari è diventata mobilitazione reazionaria, la classe operaia ha subito la guerra imposta dalla borghesia e tutte le masse popolari ne hanno pagato le conseguenze.

Il partito deve costruirsi tenendo conto di questi aspetti e nello stesso tempo tenendo conto della debolezza e dell’instabilità del regime della borghesia imperialista, corroso dall’opposizione crescente delle masse popolari, dalla crescita delle contraddizioni tra i gruppi imperialisti e dallo sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria e reazionaria delle masse.

Sulla base dell’analisi della situazione concreta e dei compiti che esso deve assolvere per condurre la classe operaia alla conquista del potere, il nuovo partito comunista definisce la sua natura e le sue caratteristiche.

2.3. Il partito nazionale e la rivoluzione mondiale

Benché sopravvivano ancora le nazioni ed esistano ancora tanti singoli Stati, il capitalismo ha già unificato il mondo intero sul piano economico. Quindi il socialismo non può affermarsi definitivamente che come sistema mondiale. Il ritorno stabile e a tempo indeterminato a un mondo spezzettato in varie isole autosufficienti è un obiettivo non solo reazionario, ma irrealizzabile.

Le crisi generali del capitalismo sono crisi mondiali e mondiale è anche la situazione rivoluzionaria che ne deriva. Tuttavia la rivoluzione proletaria (rivoluzione socialista o rivoluzione di nuova democrazia) può vincere in alcuni paesi e non svilupparsi o essere sconfitta in altri. Il suo successo dipende da fattori particolari specifici di ogni paese.

Il primo passo della rivoluzione socialista è la distruzione dello Stato esistente e la creazione un nuovo Stato. In ogni paese la borghesia imperialista oggi ha il suo Stato ed è quello che dobbiamo abbattere.

Tutto questo conferma sia la necessità della formazione di partiti comunisti specifici di ogni paese, sia la necessità della loro collaborazione internazionalista. Dove vi sono paesi plurinazionali, il partito comunista deve inoltre e con forza particolare promuovere la lotta contro l’oppressione nazionale e lo sciovinismo nazionalista, sostenere il diritto di ogni nazione a disporre di se stessa fino alla secessione e unire i lavoratori e le masse popolari di tutte le nazionalità nella lotta comune contro la borghesia imperialista e il suo Stato.

Per vincere i loro rispettivi nemici i vari "reparti nazionali" della classe operaia devono imparare l’uno dall’altro, collaborare tra di loro e sostenersi reciprocamente. È quanto abbiamo visto succedere nel corso dei 150 anni del movimento comunista, in forme più o meno sviluppate a seconda delle varie fasi: in forma organizzata nella Lega dei comunisti (1847-1852), nella I Internazionale (1864-1876), nella II Internazionale (1889-1914), nell’Internazionale Comunista (1919-1943), nel Cominform (1947-1956), in modo informale negli altri periodi.

La borghesia realizza l’unità economica del mondo nell’ambito del rapporto di produzione capitalista e di rapporti borghesi. Quindi questa unità ha la forma del mercato mondiale e dell’esportazione di capitali, della concorrenza, dello sviluppo ineguale, dell’oppressione e dello sfruttamento dei paesi più deboli da parte dei paesi più forti, della formazione di aristocrazie operaia in alcuni paesi e della estinzione della classe operaia in altri paesi,

La borghesia imperialista ha sottomesso e sta sottomettendo a uno sfruttamento particolarmente intenso la popolazione dei paesi semicoloniali dove la classe operaia ha ancora scarse capacità di organizzarsi e contrastare con la lotta sindacale e politica l’impoverimento crescente dei lavoratori a cui tende il capitalismo. In alcuni paesi semicoloniali il capitalismo fa estinguere la classe operaia, dando salari sistematicamente inferiori al valore della forza-lavoro, cioè a quanto necessario alla sua riproduzione (capitalismo "arraffa e fuggi"): la distruzione della popolazione e delle risorse naturali sono il risultato del "miracolo economicco" di vari paesi semicoloniali. In altri paesi la borghesia imperialista elimina direttamente la popolazione per impadronirsi della terra, delle foreste o delle risorse del sottosuolo (Indios dell’Amazzonia, Ogoni in Nigeria, ecc.).

della divisione del mondo intero tra pochi gruppi imperialisti, della sopraffazione dei gruppi imperialisti più deboli da parte dei più forti, dello sterminio delle popolazioni che non sanno resistere all’invadenza dei capitalisti, della feroce dominazione imperialista, delle guerre mondiali, della sovrappopolazione mondiale che condanna intere popolazioni all’estinzione, della lotta tra nazioni per la sopravvivenza, lo "spazio vitale", il "posto al sole".

Di contro, man mano che la rivoluzione proletaria avanza, l’unità economica del mondo viene trovando gradualmente, per salti, con passi avanti e passi indietro, la sua forma adeguata a livello sovrastrutturale nella formazione dei partiti comunisti in ogni paese, nella loro collaborazione più o meno stretta e più o meno organizzata, nella creazione del campo socialista. Nel futuro assumerà altre forme più avanzate.

La classe operaia di ogni paese impara da quella degli altri paesi ed è di insegnamento a quelle di altri paesi, lo sviluppo della sua lotta dipende dall’andamento dell’economia mondiale, dal sistema delle relazioni internazionali, ecc. La classe dominante di un paese collabora con quella di altri o si scontra con esse. Sono tutti altrettanti aspetti del carattere internazionalista del movimento comunista di un paese. Un carattere oggettivo, che esiste indipendentemente dal livello della comprensione di esso da parte di ogni singolo movimento comunista nazionale e dall’attività consapevole che ogni singolo movimento comunista nazionale esercita in questo campo attraverso il suo partito comunista e le sue organizzazioni di massa. Il partito comunista deve avere coscienza di questo legame internazionale, svilupparlo e farlo valere.

Il partito comunista di ogni paese ha il dovere di portare al successo la rivoluzione nel proprio paese e di contribuire così al successo della rivoluzione a livello mondiale.