Indice degli scritti di A. Gramsci


Mussolini o Albertini

(l'Unità, 9 maggio 1925, anno 2, n. 105, articolo non firmato)

 

L'opposizione antifascista borghese ha parlato al Senato per bocca di Albertini del Corriere della sera. Le cose dette da Albertini e la replica ad esse fatta dal ministro Federzoni caratterizzano la crisi del potere borghese e servono ad indicare la posizione che la classe operaia deve scegliere per la difesa delle sue libertà e dei suoi interessi. Riferiremo perciò i punti sostanziali del discorso di Albertini.

Secondo il senatore del Corriere della sera., il fascismo ha interamente distrutto all'interno il "palazzo" della Costituzione, conservandone intatta appena la "facciata". Anche questa un giorno, che può non essere lontano, è da prevedere che rovini. E allora non resterà nemmeno l'apparenza dei tradizionali "ordinamenti costituzionali", il cui crollo inevitabile è da attendersi dai metodi "d'illegalità e di violenza instaurati" dai fascisti "per conquistare il potere e per tenerlo".

I fascisti dicono che questi metodi sono necessari per arginare Io sviluppo delle forze rivoluzionarie. Invece, il senatore Albertini è d'opinione che "la migliore salvaguardia contro ogni affermazione rivoluzionaria" è offerta dalla "fede nell'idea liberale". Che il governo fascista, stringendo continuamente i freni e meditando nuovi giri di vite, prepari giorni da temere per la salute dell'ordine borghese, è dimostrato da vari sintomi, che solo i ciechi non vedono, ha detto il senatore Albertini, ammonendo gli uomini della sua classe. Tra questi sintomi, il senatore Albertini ha rievocato il seguente episodio, che noi riportiamo com'è stato riferito da tutta la stampa ufficiosa e semi-ufficiosa di ieri.

A Reggio Calabria per una sera e per una notte intera si credette erroneamente che il ministero si fosse dimesso. La notizia diede luogo a dimostrazioni straordinarie di giubilo...

MUSSOLINI (scattando) Non è vero e la smentirò in pieno! ...

ALBERTINI La mia affermazione è fondata, perché ho fatto fare un'inchiesta.

MUSSOLINi L'ho fatta fare anch'io: e mi risulta che si tratta soltanto di 200 persone di cattiva lega.

ALBERTINI Lei ha dimenticato degli zeri. A me risulta invece che la dimostrazione fu imponente. S'inneggiava alla libertà, si facevano i più lieti pronostici per l'avvenire, mentre non pochi passarono la notte insonne per attendere una lieta conferma, che, ahimè, non venne. Il caso di Reggio è tipico, è rilevatore dello stato d'animo di tutto il paese che elezioni compiute in assoluta libertà dimostrerebbero nella sua imponenza.

Quanto ha ricordato il senatore Albertini è esatto e risponde anche ad una nostra inchiesta. Ma egli ha dimenticato anche di aggiungere che tra gli oratori che parlavano alla folla i comunisti furono i soli a combattere l'illusione che la crisi si fosse potuta risolvere con le semplici dimissioni di Mussolini. L'episodio di Reggio è veramente "tipico" sotto diversi punti di vista.

È tipica per il fascismo ed è tipica per le disillusioni che reca in sé la tattica dell'opposizionismo borghese. Ma non è il caso, per ora, di allontanarsi dal discorso di Albertini.

Citando l'episodio di Reggio Calabria il senatore opposizionista ha voluto ammonire la classe borghese, la sua classe, del pericolo che essa corre, continuando a battere la strada del fascismo. Il ministro dell'Interno, on. Federzoni, rispondendo al senatore Albertini, ha, a sua volta, tenuto a rassicurare la classe borghese che se in Italia "si sorride del pericolo comunista", ciò avviene perché "vi è una volontà vigile e operante (il fascismo), che non permette a questo pericolo di diventare presente ed attivo". Quale dei due metodi vorrà seguire la classe borghese? Con chi vorrà andare la borghesia? Continuerà a fare la sua strada con Mussolini o accetterà il consiglio di Albertini? Ancora una volta risulta chiaro che la sostanza della crisi presente consiste nel dare un assetto all'ordine borghese. Il fascismo doveva ristabilire l'equilibrio della società capitalista italiana, ma con la sua azione ha reso ancora più incerta la stabilità dell'ordine capitalista. Questo ha posto in rilievo il discorso di Albertini. Il proletariato rivoluzionario, che sembra ridotto nello sfondo della scena politica, è quindi sempre la forza più viva, contro cui insorgono egualmente Albertini e Mussolini, sebbene con opposti metodi. Esaminando ora la situazione politica, è da prevedere che la borghesia si rivolga con più ostinato attaccamento al metodo di Mussolini. Sicché l'effetto da attendersi, dopo il discorso di Albertini, è precisamente l'opposto di quanto egli ha invocato, domandando un "rallentamento di freni", in nome dell'ordine e della costituzione.

La parola di un senatore come Albertini, che ha dietro di sé una forza come quella rappresentata dal Corriere della sera, non lascerà indifferenti specialmente quei ceti medi che per gli ordinamenti tradizionali della società nutrono una particolare devozione.

Cresceranno quindi le resistenze al fascismo; crescerà, per queste resistenze, il panico nei grossi capitalisti che appoggiano l'azione dei fascisti, i quali, a misura che sentono sfuggirsi la terra sotto i piedi, dovranno ricorrere a "nuovi stringimenti di vite". Ne abbiamo una esperienza recente.

Quando gli aventinisti - dopo sei mesi di incertezze e di timori - si sono decisi a pubblicare il noto memoriale di Cesare Rossi,(1) essi credevano che questo solo fatto avrebbe costretto Mussolini ad andarsene. Mai errore più grave è stato commesso da uomini politici che si atteggiavano a grandi tattici nella lotta antifascista. Quello che è avvenuto dopo la pubblicazione del memoriale Rossi è oggi noto a tutti, essendo la realtà in cui viviamo. Perché fu possibile a Mussolini tenere il suo discorso delle 48 ore?(2). Perché si poté applicare il bavaglio alla stampa? Perché il fascismo ha potuto ritornare su certe posizioni, che sembravano perdute od abbandonate dopo il delitto Matteotti?

Unicamente perché le opposizioni borghesi dell'Aventino avevano fatto contro il fascismo una campagna di frasi, cullando in dolci illusioni la maggioranza del popolo italiano, al quale avevano lasciato intravvedere un tramonto idilliaco del fascismo. E vennero i giri di vite, senza che una resistenza fosse organizzata, capace di impedirli. L'esperienza di questi mesi non ha però insegnato agli aventinisti ancora nulla.

La politica delle frasi è ancora la sola di cui essi si mostrino capaci. E ne è un saggio eloquente il discorso di Albertini. Questo senatore ha detto che il governo di Mussolini avrebbe le ore contate, se non si servisse dei metodi di violenza e di illegalità con cui si mantiene al potere. Ciò è vero. Ma in che modo la maggioranza del paese che non è col fascismo può far valere i suoi diritti, può riprendersi le sue libertà? Ecco il problema reale cui le opposizioni borghesi sfuggono, per non essere costrette a darne la soluzione. Dopo aver rilevato che della costituzione non rimane più se non la facciata, il senatore Albertini afferma che "con questo nulla" si deve abbattere il fascismo. Tutti ne vedono l'assurdo. Ma è naturale che non lo veda Albertini e che non lo vedano i suoi amici. Gli effetti però di questa politica di frasi si ripercuotono unicamente sulla popolazione lavoratrice. Sono gli operai, sono i lavoratori che sopportano tutti gli stringimenti di vite, cui il fascismo dovrà ricorrere per mantenersi al potere. Da ciò una sola lezione si ricava ed è questa: che l'antifascismo borghese disarmando la classe operaia favorisce la reazione, alla quale non sa opporre che delle frasi. La classe operaia non può provvedere alla sua difesa che inserendosi tra le due fazioni borghesi in lotta e volgendo questa a suo favore. Un tale risultato la classe operaia potrà ottenere, non accodandosi alla compagnia di Albertini, ma organizzando un fronte unico indipendente, sul quale essa dovrà lottare con metodi propri e adeguati alla difesa dei suoi interessi di classe.

I massimalisti, che hanno giudicato i discorsi Albertini e Lusignoli al Senato inutile accademia, devono confessare di fare essi stessi dell'accademia, poiché non sanno seguire una tattica diversa da quella dell'opposizione borghese.

Nella lotta contro il fascismo non ci sono più metodi: o si è con l'accademia dei liberali o si agisce sul terreno della lotta di classe e si riconosce che solo la classe operaia ha la forza di opporsi alla reazione.

La lotta contro il fascismo si organizza dunque attorno alla classe operaia. E gli organi di questa lotta non possono essere se non i comitati operai e contadini, alleati naturali del proletariato. I liberali come il senatore Albertini e compagni si troveranno nella lotta tra popolo e fascismo sempre alleati al fascismo, come la più recente esperienza ha dimostrato in Bulgaria, dove intorno a Zankov si sono stretti indistintamente socialdemocratici e liberali.

 

NOTE

1. Nel memoriale venivano rivelate le responsabilità di Mussolini nell'uccisione di Giacomo Matteotti.

 

2 Allusione alle parole conclusive del discorso del 3 gennaio 1925, preannunciante nuove misure liberticide: "Voi state certi che nelle 48 ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l'area".