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[1]La Lega dei Comunisti (1847-1852) era nata dalla Lega dei Giusti di cui costituì la continuazione diretta dopo che di quest'ultima furono abbandonate sotto la influenza di Marx e di Engels le tendenze comuniste utopistiche e il carattere settario. La Lega dei Giusti era sorta nel 1836 ad opera di operai tedeschi rifugiati a Parigi e che si erano staccati da una Lega di carattere democratico-borghese detta Lega dei Proscritti. La Lega dei Giusti fino al 1840 era una Lega essenzialmente tedesca, che operava nel quadro di azione delle società segrete francesi. A seguito dello sbandamento che si verificò dopo la sconfitta del tentativo insurrezionale di Parigi del 1839 promosso dai blanquisti, la Lega si trasferì a Londra e riuscì a creare nuove sezioni non solo in Germania ma anche tra gruppi di emigrati in Belgio, in Inghilterra, in Francia e in Svizzera; particolarmente influente fu la .sezione svizzera diretta dal sarto Wilhelm Weitlilng, sostenitore di un comunismo utopistico messianico ed evangelico, che influenzò tutto l'orientamento della Lega. Marx ed Engels non appartenevano alla Lega, di cui non condividevano né l'atteggiamento settario né le idee comuniste astratte, poco consistenti e generiche. Mantenevano tuttavia contatti anche stretti con i dirigenti dei Giusti e su di essi fecero pressioni perché l'orientamento generale della organizzazione venisse mutato. Nel 1847 la Lega superò le posizioni di Cabet, Weitling, ed accettò i principi teorici propugnati da Marx e da Engels i quali entrarono allora nella Lega. Due congressi furono tenuti a Londra al primo dei quali partecipò Engels. In questo primo congresso la Lega dei Giusti mutò il proprio nome in Lega dei Comunisti, abbandonò il carattere settario per presentarsi come una società di propaganda con una struttura democratica, pur rimanendo per necessità politiche, ma non per principio, segreta. Al secondo congresso partecipò anche Marx, alla fine di novembre, ed in questo Marx ed Engels ebbero l'incarico di redigere un programma pratico e teorico circostanziato del partito, destinato alla pubblicità. Fu questa l'origine del Manifesto.  Per la storia della Lega dei Comunisti si veda lo scritto di Engels, che apparve come prefazione a Rivelazioni sul processo dei comunisti di Colonia  nel 1885.

[2]La rivoluzione del febbraio del 1848 a Parigi che ebbe come prima conseguenza l'abdicazione del re Luigi Filippo e l'instaurazione della repubblica, con un governo provvisorio e la proclamazione del suffragio universale e del "diritto al lavoro", cui fecero seguito la diminuzione delle ore lavorative e l'apertura di una serie di opifici nazionali, mantenuti dallo Stato per assicurare il lavoro ai disoccupati. La rivoluzione assumeva un carattere socialista piccolo-borghese, che preoccupò la Francia e l'estero. In seno al movimento politico repubblicano si sviluppò una dura lotta tra i partigiani della repubblica democratica e i sostenitori del carattere democratico sociale, rappresentati nel governo provvisorio da Ledru-Rollin, Louis Blanc, Flocon e Albert. L'assemblea eletta nel maggio del 1848 ebbe una maggioranza moderata e antisocialista. Il contrasto con le forze proletarie culminò nell'insurrezione del giugno 1848, contro la quale si operò una sanguinosa repressione, e successivamente nella caduta della repubblica democratica assalita dalla reazione bonapartista e clericale.

[3]La Comune di Parigi, il governo popolare e operaio instaurato a Parigi con la rivoluzione del 18 marzo 1871. La rivoluzione fu inizialmente legata, oltre che a motivi socialisti, anche alla reazione del sentimento nazionale contro la capitolazione decisa dal governo francese di fronte all'esercito tedesco. Il governo fuggì da Parigi e per la prima volta nella storia fu instaurato nella capitale francese il potere proletario. L'analisi storica della Comune fu condotta da Marx nell'indirizzo dell'Internazionale al consiglio generale dell'associazione e pubblicato col titolo La guerra civile in Francia. La Comune di Parigi dovette soccombere di fronte all'esercito di I00.000 uomini che il Thiers lanciò contro Parigi, mentre i tedeschi che assediavano la città restavano in attesa. Il bilancio della repressione fu di 20.000 esecuzioni e 38.000 arresti, tra 13.500 condanne e 7.500 deportazioni. Sull'importanza della Comune per la storia del movimento operaio e per lo sviluppo stesso di posizioni fondamentali del marxismo alle quali anche Engels allude in questa prefazione, si veda il capitolo di Stato e rivoluzione  di Lenin.

[4]Michele Bakunin (1814-1876), il socialista anarchico russo che in seno alla Associazione internazionale dei lavoratori costituì l'alleanza socialista che aveva un programma federalista anarchico contrapposto a quello dell'Internazionale. Questo programma fu adottato dalla federazione del Giura in Svizzera e dagli internazionalisti italiani e spagnoli. Gli aderenti all'Alleanza socialista furono espulsi dall'Internazionale al congresso dell'Aja del 1872. Bakunin fondò in Italia le prime sezioni dell'Internazionale ed esercitò sul movimento rivoluzionario italiano una grande influenza.

[5]La campana

[6]Una delle residenze della famiglia dello zar nei pressi di Leningrado. Lo zar di cui parla Engels è lo zar Alessandro III, il cui padre fu ucciso dai terroristi il 13 marzo 1881.

[7]In questo periodo in Russia culmina il movimento populista, che comincia anche ad esprimere nel suo interno le prime articolazioni da cui nascerà il movimento socialista propriamente detto, sulla scia della penetrazione delle idee socialdemocratiche.

[8]Il mir, comune rurale, comprendeva in Russia, ancora agli inizi del XX secolo, gli otto decimi delle terre dei contadini. La dissoluzione del mir cominciò con la riforma di Stolypin (decreto del 22 novembre 1907; legge del 27 giugno 1910).

[9]A questa concezione — così dico nella prefazione alla traduzione inglese — che. secondo me, è destinata a produrre nella scienza storica un progresso uguale a quello che ha prodotto la teoria dl Darwin nelle scienze naturali, entrambi ci eravamo già accostati a poco a poco vari anni prima del 1845. Fino a qual punto io fossi avanzato in modo indipendente, in questa direzione, appare dal mio libro sulla Situazione della classe operaia in Inghilterra. Ma quando, nella primavera del 1845, rividi Marx a Bruxelles, egli aveva già elaborato fino in fondo tale concezione, sicché me la espresse in parole quasi altrettanto chiare, quanto quelle in cui l'ho riassunta qui sopra (Nota di Engels all'edizione tedesca del 1890).

[10]Il processo per "alto tradimento", questa l'accusa, contro i membri della Lega dei Comunisti, il cui comitato centrale si era trasferito, dopo il fallimento della rivoluzione del 1848, a Colonia. Sul processo si vedano le Rivoluzioni di Marx. Col processo si chiude il primo periodo del movimento operaio tedesco; la Lega fu sciolta.

[11]I sindacati operai inglesi, inizialmente estranei alla politica, alla quale vennero via via accostandosi nel corso del XIX secolo.

[12]Lassalle si riconobbe sempre personalmente, di fronte a noi, "allievo" di Marx, e come tale è naturale che egli stesse sul terreno del Manifesto. Altro è il caso di quei seguaci che non seppero andare al di 1à della sua rivendicazione delle associazioni di produzione col credito dello Stato, e che dividevano tutta la classe operaia in fautori dell'aiuto statale e fautori del mutuo soccorso. (Nota di Engels).

[13]Questo proemio fu scritto da Engels in francese per l'edizione del Manifesto del Partito comunista, pubblicata a Milano nel 1893. Nella traduzione italiana del 1893 porta la data del 1° febbraio. La presente traduzione è stata riveduta sull'originale francese.

[14]Desunta dalle posizioni dei vari sistemi utopistici e riformatori l'idea di un "comunismo" movimento barbarico, negatore della civiltà della libertà, della morale, della famiglia, ecc., già intorno al 1848 aveva assunto la organicità di un vero e proprio sistema che non corrispondeva a null'altro di reale se non all'odio delle classi dominanti nei confronti di quanti ne ponevano in discussione e ne minacciavano il sistema di potere. Contro l'immagine di questo "spettro rosso" (che aggiornata ma non riveduta né corretta si è tramandata fino ai giorni nostri), Marx ed Engels contrappongono il programma reale dei comunisti.

[15] Nella esemplificazione gli accostamenti hanno carattere antitetico, per porre in evidenza come nella caccia allo "spettro del comunismo" si ritrovino uniti governanti e uomini e partiti politici, peraltro divisi da concezioni sia religiose sia politiche. Il papa (Pio IX che aveva condannato il comunismo con l'enciclica Qui pluribus del 1846) si trova in compagnia dello zar ortodosso (Nicola 1, che aveva represso nel sangue l'insurrezione di Varsavia nel 1830-31, e aveva fatto partecipare truppe russe alla repressione dell'insurrezione di Cracovia del 1846, insurrezione democratica contro il cui programma si levò l'accusa di comunismo, Nicola I fu particolarmente avverso al cattolicesimo e al ritorno ad esso degli scismatici); il primo ministro austriaco Metternich (il gran cancelliere della Santa Alleanza, tenace sostenitore dell'assolutismo, che condusse una lotta senza quartiere contro idee e istituzioni liberali e si schierò contro ogni moto di indipendenza) stringe la mano a Guizot (liberale conservatore, che dal 1840 al 1848 diresse la politica estera del governo francese), i radicali francesi (cioè i repubblicani borghesi democratici del tempo che ebbero parte decisiva nella rivoluzione del febbraio 1848 a Parigi) vanno sotto braccio con i poliziotti tedeschi, tecnici della censura e della repressione della libertà di organizzazione non solo nei confronti dei comunisti ma anche dei liberali e dei radicali tedeschi. La spietata caccia allo spettro del comunismo viene definita "santa" per l'evidente richiamo alla vecchia "santa alleanza", stabilita nel 1815 dopo la caduta di Napoleone, tra lo zar Alessandro I, l'Imperatore d'Austria, e il re di Prussia, al fine di combattere in Europa le tendenze liberali e sostenere in Europa il potere assolutistico.

[16]Non si hanno notizie di questa prima traduzione italiana, alla quale Marx fa riferimento anche nello Herr Vogt nel 1860 (ma che non viene ricordata nelle prefazioni alle successive edizioni del Manifesto). La prima traduzione italiana che si conosca è quella, attribuita a Pietro Gori, pubblicata nel 1891 a Milano da Flaminio Fantuzzi editore-tipografo nella "Biblioteca popolare socialista", preceduta da una prefazione Ai lettori a firma l'Editore e da una presentazione del Gori. In questa edizione non sono riportate le prefazioni di Marx e di Engels e il paragrafo introduttivo del Manifesto. Il Manifesto venne successivamente tradotto sulla quinta edizione tedesca (1891) dal poeta Pompeo Bettini, e pubblicato nell'organo del Partito dei Lavoratori italiani, La lotta di classe, nel 1892, riprodotto subito dopo in opuscolo dallo stesso giornale e poi, nel 1893, nella "Biblioteca della Critica Sociale" con un nuovo proemio Al lettore italiano di Federico Engels e con le prefazioni del 1872, del 1883 e del 1890.

[17]Per borghesia si intende la classe dei capitalisti moderni che sono proprietari dei mezzi della produzione sociale e impiegano lavoro salariato. Per proletariato si intende la classe degli operai salariati moderni, che non possedendo nessun mezzo di produzione, sono costretti a vendere la loro forza-lavoro per vivere (Nota di Engels all'edizione inglese del 1888).

[18]O, a dir meglio, la storia scritta. Nel 1847 la preistoria sociale, l'organizzazione sociale precedente a tutte le storie scritte era come sconosciuta. Dopo di allora Haxthausen scoprì la proprietà comune del suolo in Russia, Maurer dimostrò essere essa la base sociale da cui mossero storicamente tutte le stirpi tedesche, e a poco a poco si trovò che le comunità agricole col possesso del suolo in comune erano la forma primitiva della società dall'India fino all'Irlanda. Infine l'intima organizzazione di questa primitiva società comunista fu messa a nudo nella sua forma tipica dalla scoperta di Morgan della vera natura della gens  e della posizione di questa nella tribù. Con lo sciogliersi di queste comunità primitive ha principio la divisione della società in classi distinte che diventano poi antagonistiche. Io ho cercato di indagare questo processo di dissoluzione nella Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, seconda edizione, Stoccarda, 1866(Nota di Engels all'edizione inglese del 1888).

[19]Si tengano presenti a proposito di questa fondamentale affermazione le precisazioni contenute nella lettera di Marx a J. Weydemeyer del 5 marzo 1852: "Per quello che mi riguarda, a me non appartiene né il merito di aver scoperto l'esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. Già molto prima di me degli storici borghesi avevano esposto l'anatomia economica delle classi. Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: 1 ) che l'esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; 2) che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3) che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi..." (K. Marx - F. Engels, Sul materialismo storico, Roma, 1949, pp. 72-73).

[20]Sull'importanza della manifattura, che nasce da una modificazione di carattere organizzativo, dalla divisione del lavoro all'interno di ogni singola officina, si veda nel Capitale (vol. I, Roma, 1964, p. 379 sgg.) il capitolo Divisione del lavoro e manifattura  e in Miseria della filosofia di Marx, Roma, 1969, p.108 sgg.

[21]Nell'edizione inglese del 1888, riveduta da Engels, sono qui aggiunte le parole: "di questa classe".

[22]"Comuni" si chiamarono le città sorte in Francia anche prima che fossero riuscite a strappare ai loro padroni e signori feudali i diritti politici, come "terzo stato". Parlando in generale, viene qui preso come paese tipico dell'evoluzione economica della borghesia l'Inghilterra, della sua evoluzione politica la Francia (Nota di Engels all'edizione Inglese del 1888). Così in Italia  e in Francia gli abitanti delle città chiamarono la loro comunità cittadina, dopo aver strappato o comperato dai loro signori feudali i primi diritti di amministrazione autonoma (Nota di Engels all'edizione tedesca del 1890).

[23]Nell'edizione inglese del 1888 qui sono aggiunte le parole: "Come in Italia e in Germania".

[24]Nell'edizione inglese del 1888 qui sono aggiunte le parole: "Come in Francia".

[25]Monarchia a potere limitato, cioè con gli "stati" (clero, nobiltà, "terzo stato", borghesia) rappresentati negli organi consultivi della monarchia.

[26]Per questa definizione dello Stato si ricordino le pagine sul "Rapporto dello Stato e del diritto con la proprietà" dell'Ideologia tedesca, Roma, 1967 p. 66 sgg. e quelle dell'ultimo capitolo di L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato  (Roma, 1963) di Engels.

[27]Si ricordi quanto Marx aveva già scritto nella Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico (in Opere filosofiche giovanili, Roma, 1968, pp. 94-95): Lo stato attuale della società mostra già la sua differenza dallo stato di una volta della società civile in questo: che esso non è, come una volta, qualcosa di comune, una comunità che tiene l'individuo, ma è in parte caso, in parte lavoro etc., dell'individuo, si attenga questi al proprio stato o no; è uno stato ch'è a sua volta soltanto una determinazione esteriore dell'individuo, chè esso stato non è inerente al suo lavoro e non si rapporta all'individuo come un'oggettiva comunità, organizzata secondo leggi stabili e avente con lui stabili relazioni. Esso, piuttosto, non è in alcun reale rapporto con l'agire sostanziale dell'individuo, col suo reale stato. L'esercizio della medicina non costituisce nessun particolare stato nella società civile. Un commerciante appartiene a uno stato diverso da quello di un altro commerciante, cioè a una diversa situazione sociale. Così come la società civile si è separata da quella politica, la società civile si è separata, nel suo interno, in stato e in situazione sociale, per quante relazioni vi siano fra i due. Il principio della condizione borghese ossia della società civile è il godimento, la capacità di fruire. Nell'acquistare significato politico il membro della società civile si stacca dal suo stato, dalla sua effettiva posizione privata; è colà soltanto che perviene come uomo ad aver significato, ovvero la sua determinazione come membro dello Stato, come ente sociale, si manifesta quale sua determinazione umana. Giacché tutte le altre sue determinazioni, nella società civile, appaiono come inessenziali all'uomo, all'individuo, come determinazioni esteriori, necessarie, è vero, alla sua esistenza d'assieme, cioè quale legame con l'assieme, ma legame di cui può altrettanto bene sbarazzarsi in seguito.

[28]Le grandi migrazioni di massa di vari popoli (germanici, provenienti dalle zone baltiche, slavi, il gruppo sarmatico degli Alani, la popolazione mongolica degli Unni) che si verificarono fra il IV e il VI secolo d. C. e che interessarono tutto il territorio dell'Impero Romano. Engels ne parla nel VII e VIII capitolo della citata Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato.

[29]Questo complesso problema sul quale Marx ed Engels tornano sovente nelle loro opere (dalla Ideologia tedesca, al 18 Brumaio, al Capitale, a Il problema delle abitazioni, a La situazione della classe operaia in Inghilterra), viene così ripreso e schematizzato da Marx nella Introduzione alla Critica dell'economia politica (1857): "Dove predomina l'agricoltura praticata dai popoli a dimora stabile - e questa stabilità è già un grande progresso -, come presso gli antichi e nella società feudale, l'industria, la sua organizzazione e le forme della proprietà ad essa corrispondenti hanno più o meno questo carattere di proprietà fondiaria; esse o dipendono completamente da questa, come presso gli antichi Romani, oppure imitano, come nel Medioevo, l'organizzazione della campagna nella città e nei suoi rapporti. Il capitale stesso nel Medioevo, se si eccettua quello puramente monetario: come tradizionali strumenti degli artigiani, ecc. ecc. ha questo carattere di proprietà fondiaria. Nella società borghese avviene l'opposto. L'agricoltura diventa sempre più una semplice branca dell'industria ed è completamente dominata dal capitale. Lo stesso dicasi della rendita fondiaria. In tutte le forme in cui domina la proprietà fondiaria il rapporto con la natura è ancora predominante. In quelle, invece, dove domina il capitale, prevale l'elemento sociale, prodotto storicamente. La rendita fondiaria non può essere intesa senza il capitale, ma il capitale può ben essere inteso senza la rendita fondiaria. Il capitale è la potenza economica della società borghese che domina tutto. Esso deve costituire il punto di partenza così come il punto di arrivo, e deve essere trattato prima della proprietà fondiaria." (K.Marx, Per la critica dell'economia politica, Roma, 1969, p. 195).

[30]Reminiscenza della ballata di Goethe L'apprendista mago (1797).

[31]Marx correggerà in seguito questa espressione sviluppando la teoria del plus-valore, e sostituirà a "valore del lavoro" "valore della forza-lavoro". Si ricordi quanto Engels scrive nella prefazione a Lavoro salariato e capitale di Karl Marx: "Nella nostra attuale società capitalistica, la forza-lavoro è una merce, una merce come ogni altra, ma ciò nonostante una merce tutta affatto speciale. Essa ha cioè la proprietà specifica di essere forza produttrice di valore, di essere fonte di valore, anzi di essere, se viene impiegata in modo appropriato, fonte di un valore maggiore di quello che essa possiede. Nello stato attuale della produzione la forza-lavoro dell'uomo non solo produce in un giorno un valore superiore a quello che essa possiede e a quello che costa; ad ogni nuova scoperta scientifica, ad ogni nuovo perfezionamento tecnico questa eccedenza del suo prodotto giornaliero sul suo costo giornaliero aumenta, cioè si riduce quella parte della giornata di lavoro in cui l'operaio produce l'equivalente del suo salario, e si allunga perciò d'altro lato quella parte della giornata in cui egli deve regalare  al capitalista il suo lavoro senza essere pagato" (ed. cit., p. 25).

[32]Questi movimenti fecero la loro prima apparizione a Nottingham e nei distretti vicini alla fine del 1811 e si estero in tutti i centri industriali dell'Inghilterra negli anni successivi fino al 1814, stroncati da severe misure repressive. I gruppi di operai che, nottetempo, distruggevano o mettevano fuori uso le nuove macchine erano denominati "Luddisti", sembra dal nome Ned Ludd, di un operaio, sulla cui esistenza non si hanno documenti. Marx studia le conseguenze della introduzione delle macchine nei processi di lavoro nella sezione del Capitale "Macchine e grande industria" (ed. cit., vol. I, p 413 sgg.).

[33]Riferimento alla attività della prima società operaia inglese fondata dal calzolaio Thomas Hardy (1752-1832), che accanto alla agitazione politica promosse numerosi moti di rivolta tra la popolazione industriale di Londra e dei Midlands. La società venne soppressa nel 1799 nel quadro di generali misure repressive, ma i movimenti si estesero nella illegalità e con lotte sanguinose fino al 1824-25 allorché le disposizioni limitative della organizzazione degli operai vennero attenuate.

[34]La legge che limitava la giornata lavorativa a 10 ore fu votata dal Parlamento inglese nel 1847. Ad essa brevemente accenna Marx nel Capitale (ed.cit., vol. I, p. 319): "Gli anni 1846-47 fanno epoca nella storia economica dell'Inghilterra. Revoca delle leggi sul grano, abolizione dei dazi di importazione sul cotone e su altre materie prime, dichiarazione che il libero commercio era la stella polare della legislazione! In breve era l'aurora del millennio. Dall'altra parte, negli stessi anni giungevano alla massima altezza il movimento cartista e l'agitazione per le dieci ore, che trovano alleati nei tories anelanti vendetta. Nonostante la resistenza fanatica dell'esercito libero-scambista che, con il Bright e il Cobden in testa, mancava ora alla propria parola, il Bill delle dieci ore al quale da tanto tempo si aspirava, fu approvato dal parlamento". Il capitolo da cui è tratta la citazione è dedicato alla giornata lavorativa e alla storia delle lotte per una regolamentazione legislativa di essa.

[35]Esempi sono forniti dalle lotte del movimento operaio inglese all'inizio degli anni 30 per le riforme politiche. Di queste lotte si servì la borghesia liberale come forza di pressione e con il loro aiuto nel 1832 poté ottenere una riforma del Parlamento. I lavoratori di Parigi fecero forza con il loro intervento sulla caduta della dinastia borbonica nel luglio 1830. Di quella vittoria si giovò la borghesia finanziaria che stabilì il suo potere con Luigi Filippo. Anche in Belgio nell'agosto del 1830 agli inizi della rivoluzione borghese nazionale, si fecero luce dei gruppi di orientamento bonarrotiano.

[36]Nell'edizione inglese del 1888: "Educazione politica e generale".

[37]Nell'edizione inglese del 1888: "Elementi di istruzione e di progresso".

[38]Su questi ceti intermedi, residui di vecchie strutture e rapporti economici o filiazione di nuovi, continuamente esposti ad essere rovinati dalla concorrenza della grande industria e incapaci di far fronte al sempre più rapido processo di ammodernamento delle tecniche produttive, si ricordi quanto scrive Engels, parlando però degli artigiani tedeschi: "La classe dei piccoli commercianti e bottegai è estremamente numerosa in Germania come conseguenza dello scarso sviluppo preso in questo paese dalla classe dei grandi capitalisti e dei grandi industriali. Nelle città più grandi essa costituisce quasi la maggioranza degli abitanti; nelle città minori essa predomina in modo assoluto, grazie all'assenza di concorrenti più influenti e più ricchi. Questa classe, che è molto importante in ogni Stato moderno e in ogni rivoluzione moderna, è particolarmente importante in Germania, dove, nel corso delle lotte recenti, ha avuto in generale una parte decisiva. La sua posizione intermedia tra la classe dei capitalisti, commercianti e industriali maggiori, tra la borghesia propriamente detta e la classe dei proletari o industriale, determina il suo carattere. Mentre essa aspira alla posizione della prima, il più piccolo rovescio di fortuna precipita i suoi membri nelle file della seconda... sballottata dunque eternamente tra la speranza di salire nelle file della classe più ricca e la paura di essere ridotta alla condizione di proletari e persino di poveri, tra la speranza di favorire i propri interessi con la conquista di una partecipazione nella direzione degli affari pubblici, e il timore di provocare, con una opposizione intempestiva, la collera di un governo da cui dipende la sua stessa esistenza perché ha il potere di togliere i migliori clienti; possedendo scarsi mezzi e la sicurezza del loro possesso essendo in ragione inversa del loro ammontare, questa classe è estremamente vacillante nelle sue opinioni" (Rivoluzione e controrivoluzione in Germania, in K. Marx - F. Engels, Opere scelte, Roma, 1969, pp. 596-597).




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