Giuseppe Conte e Giorgio La Pira
Agli operai della Bekaert e agli interessati

   

16 maggio 2019

 

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è venuto a Firenze a parlare di Giorgio La Pira il 14 maggio. Ha fatto un discorso che vale la pena di analizzare, perchè rappresenta un modo di pensare ormai antiquato e inservibile e per liberarcene dobbiamo conoscerlo. Noi però qui trattiamo una cosa sola, un episodio che è stato centrale nella vita di La Pira e cioè il suo intervento per la Fonderia delle Cure negli anni'50 dello scorso secolo, su cui Conte è tornato.

Ne trattiamo perchè Conte nel suo discorso ripete quanto anticipato dal Comitato del (nuovo)PCI Aurora Tenere la posizione alla Bekaert di Figline Valdarno (in www.nuovopci.it/comdipar/a2018/CdP_2018.12/CdP_Aurora_Tenere_la_posizione_alla_Bekaert.html). Il CdP Aurora, qualche giorno prima che la Bekaert chiudesse, disse che gli operai dovevano mantenere la posizione, cioè rimanere nella fabbrica, occuparla e che da questa posizione avrebbero potuto condurre da protagonisti il progetto di reindustrializzazione. Il CdP affermava questo con la sicurezza tratta dall'esperienza della Rational di Massa, azienda i cui operai avevano svolto una lotta esemplare, di lunga durata, estesa sul territorio regionale e nazionale, ricca di insegnamenti, ma che al momento in cui la fabbrica è stata chiusa non ci sono rimasti, cosa che è stata fattore di debolezza.

Conte, nel suo discorso su La Pira, torna al diritto romano per dichiarare che quando c'è una situazione controversa non ci devono essere mutamenti di sorta. Conte scrive:

 

Un evento della vita di La Pira, che mi ha molto colpito e che creda esprima molto bene in misura più intensa, la sua determinazione nel perseguire l'ideale, che per alcuni aspetti rasentava l'utopia, di un mondo più solidale, più autenticamente umano.

Nel gennaio 1955, egli si trovò a fronteggiare un grande evento di crisi che colpì in quegli anni la città di Firenze: la messa in liquidazione dell'Officina Fonderia delle Cure, di cui venne dichiarato il fallimento. Non si trovava il modo, soprattutto, non si riusciva – è problema comune, sempre attuale – a recuperare risorse finanziarie sufficienti per dare lavoro a cento famiglie.

Nel febbraio di quell'anno, non vedendo altra soluzione, dispose la requisizione immediata dello stabilimento e ne affidò la gestione alla cooperativa dei lavoratori, col compito che questa assicurasse impiego a tutte le maestranze. Tra le varie motivazioni di cui dà conto il provvedimento di requisizione si può leggere: "Considerato ... che l'atto di requisizione ... ha la stessa finalità di pace che aveva in diritto romano l'analogo interdetto uti possidetis [col quale] il pretore si intrometteva come paciere tra le parti in causa, ordinando che, nell'attesa che la questione fosse sottoposta ad un giudizio di merito, la situazione controversa non subisse mutamenti di sorta ...". E qui insomma la lezione degli antichi, da Gaio e Ulpiano diventano utili in quel frangente per legittimare un'azione di giustizia sociale e di impegno comunitario.

 

Secondo questo antico principio riesumato da La Pira e ripreso dall'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri gli operai Bekaert avrebbero fatto il giusto restando in fabbrica. Oggi si costituiscono in cooperativa per diventare protagonisti di un processo di reindustrializzazione che, come era previsto, non ha consistenza alcuna e fanno il giusto secondo il principio della Roma antica e pure secondo quello della Roma moderna, da dove Conte dirige lo Stato. Faranno il giusto ancora di più se torneranno nella fabbrica e inzieranno a intervenirci prima di tutto per fermarne il degrado. È contro la legge? Anche l'elemosiniere di Bergoglio ha agito contro la legge riallacciando la corrente elettrica in uno stabile occupato. Inoltre gli operai hanno saputo cambiare una legge come il Jobs Act e possono anche cambiarne altre, in nome di quel diritto superiore di cui Conte ha parlato molto nel suo discorso fiorentino, diritto che ha radici nel passato, dicono Conte e La Pira, ma soprattutto nel futuro, diciamo noi, dice il nuovo Partito comunista italiano, perchè il futuro è scritto dalla classe operaia e dalle masse popolari.

Giuseppe Conte e tutti i mille sostenitori di La Pira tra i quali parecchi si presentano come candidati alle elezioni amministrative ed europee sostengano gli operai della Bekaert in ogni loro azione, altrettanto faccia Di Maio, che è Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, altrettanto facciano gli amministratori locali e altrettanto facciano tutte le forze che hanno sostenuto la lotta degli operai della Bekaert in questi mesi sul territorio.

 

Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

Per informazioni, vedi il sito del (nuovo)PCI, www.nuovopci.it mail:delegazione.npci@riseup.net