8 luglio 2022. Comunicato numero 34 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano


Un anno di resistenza degli operai GKN e la guerra in Ucraina...

La guerra è in casa nostra e vincerla dipende da noi!


Considerazioni a partire dalla presa di posizione riguardo alla guerra in Ucraina espressa nella Dichiarazione sulla guerra del Collettivo di Fabbrica della GKN del 18 giugno (vedi su FB: Collettivo di Fabbrica - Lavoratori GKN Firenze)


Termina il primo anno di resistenza degli operai della GKN e ne inizia uno nuovo. Questa lotta, che ha animato tanta parte della classe operaia e delle masse popolari del nostro paese, è iniziata come reazione all'attacco del fondo speculativo Melrose, ma prosegue per forza propria, nonostante quelli che sperano si fermi per stanchezza. Prosegue tesa a un fine, quello di fare della classe operaia la classe dirigente della società, come gli operai GKN dicono da mesi. Prosegue animata da questo sogno, perché “bisogna sognare”, scrive Lenin nel 1902, nel suo libro Che fare?, un pilastro nella storia del pensiero comunista. Lenin scrive che quando il sogno è legato alla vita, quando lo si persegue con determinazione, tutto va per il meglio e aggiunge: “Di sogni di questo genere ve ne sono disgraziatamente troppo pochi nel nostro movimento”. Per quanto pochi, questi sogni diventarono realtà quindici anni dopo con la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre, evento che ha cambiato la storia del secolo e che ha segnato la storia dell'umanità.


Con questo nostro comunicato ci rivolgiamo a chi ha coltivato e coltiva questi sogni, per mostrare quale legame essi hanno avuto e hanno con la vita. Chiediamo a chi ci legge di seguirci: la relativa lunghezza di questo scritto è giustificata dal fatto che ripercorriamo la storia di più di un secolo mostrandone gli aspetti essenziali, quelli che la storia insegnata nelle scuole dello Stato borghese omette o falsifica. Al termine della lettura avrete a disposizione una visione della storia dell'ultimo secolo radicalmente nuova e chi di voi deciderà di rifletterci e farla propria, sarà in grado non solo di comprendere i fatti di ieri e di oggi, ma anche di partecipare a costruire il futuro.


Tra gli effetti della Rivoluzione d'Ottobre uno è stato moltiplicare nel mondo le organizzazioni operaie sul modello dei Soviet, come nel caso dei Consigli di Fabbrica del 1919/'20 in Italia, che si imposero di nuovo negli anni '70 del secolo scorso in moltissime fabbriche del paese, inclusa la Fiat di Firenze. L'esperienza del Consiglio di Fabbrica della Fiat di Firenze non si è spenta: si è trasmessa nel Collettivo di Fabbrica della GKN.

Un altro effetto grandioso della Rivoluzione d'Ottobre fu la resistenza della popolazione sovietica contro i ripetuti attacchi delle potenze imperialiste tesi a cancellare l'URSS. Il più noto di essi è quello concluso con la vittoria dell'Armata Rossa contro il nazifascismo nel 1945, il termine di quella che è nota come Seconda Guerra Mondiale. Il ricordo e gli insegnamenti di quella gloriosa resistenza devono servirci per respingere gli attacchi della borghesia imperialista che prima fomenta e alimenta la guerra in Ucraina e poi, con la scusa della guerra, tenta di imporre sacrifici alle masse popolari italiane. Carovita, licenziamenti, eliminazione dei diritti conquistati con le lotte... questo è il programma del Governo Draghi e lo sanno bene gli abitanti di Piombino il cui porto dovrebbe essere occupato da una nave che si cura di introdurre nel paese il gas comprato agli imperialisti USA al posto di quello di migliore qualità e minor prezzo che fino a ieri l’Italia importava dalla Russia.


Il Collettivo di Fabbrica della GKN nell'anno di lotta trascorso ha educato a resistere alla guerra della borghesia. Per esempio ha educato tutti che per occuparsi del proprio singolo problema, bisogna occuparsi e cambiare l'intero ordinamento sociale. A proposito della guerra in Ucraina, il Collettivo di Fabbrica della GKN ha emesso una sua Dichiarazione (pubblicata sulla sua pagina Facebook il 18 giugno). E' una dichiarazione utile a illuminare la strada del che fare, qui ed ora, per contrastare le politiche guerrafondaie del governo Draghi. E' una dichiarazione però parziale se il fine è far comprendere la natura, le origini e il contesto in cui si è sviluppata e si sviluppa questa guerra. Qui ci occupiamo di essa, con spirito di fraterno dibattito, perché le idee influenzano quello che facciamo nel breve e lungo termine.

Per far fronte con successo alle difficoltà del presente, abbiamo bisogno di una visione giusta del nostro passato e di una visione giusta del futuro che costruiamo. Per arrivarci dobbiamo liberarci dal ciarpame che ci inculca la borghesia imperialista e dalle mediazioni che ci propina la sinistra borghese: questa è incapace di immaginare un orizzonte diverso da quello della crisi del sistema capitalista e di lagnarsi per questo.

Molte sono le posizioni diffuse nel movimento di resistenza popolare a proposito di quanto sta accadendo in Ucraina.

Le migliori tra esse mostrano che l'intervento militare della Federazione Russa nell'Ucraina di Zelensky è reazione a una lunga pressione e a molteplici intollerabili provocazioni fatte dalla comunità internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti.

Altre posizioni (come quella riportata nella Dichiarazione del Collettivo di Fabbrica dell GKN) insistono sul fatto che lo scontro è "tra due opposti imperialismi" dei quali uno è quello degli USA e l'altro sarebbe quello della Federazione Russa. Chi dice questo pecca di superficialità. Usa la categoria "imperialismo", la cui natura fu messa in luce da Lenin (nello scritto del 1916 L’imperialismo, fase suprema del capitalismo), ma la usa in modo sbagliato, la travisa. Con “imperialismo” egli intende un'attività volta all'occupazione militare di un territorio. Presume quindi che la Federazione Russa abbia "ambizioni imperiali" e intenda addirittura occupare tutta l'Europa. Questo non serve a capire la nostra epoca e il suo senso. E' una ingenuità: ad essa si può e deve porre rimedio con la discussione, il dibattito e l'approfondimento.

C'è poi la posizione del tutto sbagliata anche se poggia sulle apparenze: la posizione di quelli che dichiarano che si tratta dello scontro tra un aggressore, che sarebbe la Federazione Russa, e un aggredito, che sarebbe l'Ucraina diretta da Zelensky. Questa posizione è sostenuta dal Partito Marxista Leninista Italiano (PMLI). Questa posizione è sbagliata ed è deleteria: comporta che sarebbe giusto sostenere il regime di Zelensky, mandargli armi, sacrificarci per difenderlo: proprio ciò su cui insiste la propaganda del governo Draghi. Chi la condivide finisce a sostenere che i militari ucraini che il governo Zelensky manda contro quelli della Federazione Russa sarebbero “Partigiani”, come se i nazisti del battaglione Azov fossero assimilabili a chi tra il 1943 e 1945 in Italia ha combattuto il nazifascismo.


Impariamo dalla storia per comprendere la natura della guerra in Ucraina, studiamo la storia con le lenti dei comunisti: su www.nuovopci.it è possibile reperibile l'Avviso ai Naviganti 120 dello scorso 18 aprile. La trovate in www.nuovopci.it/dfa/2022/120/avvnav120.html.


La cultura borghese corrente divide i periodi del secolo scorso fino a oggi come scanditi dalle due guerre mondiali e dalla pace che sarebbe seguita dalla fine della seconda nel 1945. Non può negare che il periodo delle due guerre di cui parla è stato segnato anche da due grandi rivoluzioni socialiste, in Russia e in Cina. Sono eventi di portata epocale, tale che non possono essere passati sotto silenzio, eventi che però la borghesia (che ha una visione del mondo, per dirla con una metafora, come dallo spioncino nella porta di casa propria) considera anomali e che presume avranno termine. La cultura borghese dichiara che il proprio regime è il punto di arrivo della storia e insuperabile: “la storia è finita”.

L'Avviso ai Naviganti 120 mostra uno scenario radicalmente diverso, anzi opposto a quello sopra raccontato. Spazza via la storia come la insegnano (quando la insegnano) nelle scuole dello Stato borghese.

La storia dell'umanità è storia di lotta di classe. La vittoria della Rivoluzione d'Ottobre nel 1917 è stata uno spartiacque senza ritorno perché ha mostrato che “si può fare”: che la classe operaia e le masse popolari sono capaci di prendere il potere, che il socialismo è possibile. E' dunque ovvio che quell'evento abbia scandito lo sviluppo storico dell'intera umanità da allora fino ad oggi. Dunque, la storia del secolo scorso è segnata dall'attacco dei paesi imperialisti contro i paesi socialisti, a partire dal primo, l'URSS, e a partire dalla sua costituzione.

L'attacco si sviluppa in quattro fasi.

1. Dopo la vittoria in Russia del partito bolscevico guidato da Lenin il 7 novembre del 1917, gli Stati imperialisti che mandavano le masse popolari a morire a centinaia di migliaia nella Prima Guerra Mondiale compresero che non potevano continuare a farlo senza rischiare una rivoluzione socialista anche nei loro paesi. Posero quindi termine alla guerra e unirono le forze contro il paese dei Soviet. Sostennero e finanziarono la guerra civile di nobiltà, clero e borghesia russi contro le masse popolari russe e dove poterono intervennero direttamente. La guerra civile terminò con la sconfitta dei reazionari e degli imperialisti e la costituzione dell'URSS, nel dicembre del 1922.

2. La seconda aggressione contro l'URSS fu condotta da quel momento con sanzioni finanziarie, blocco commerciale, cospirazioni. L'intento era di soffocare il paese dei Soviet sul piano economico e politico. Contemporaneamente e già fin dal tempo della Rivoluzione d'Ottobre la borghesia imperialista attaccava il movimento comunista nei propri paesi (ricordiamo l'assassinio in Germania di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht nel 1919, l'arresto nel 1926 di Gramsci tenuto in carcere fino alla morte nel 1937, l'arresto nel 1933 e l'uccisione nel 1944 del segretario del Partito comunista tedesco Ernst Thaelmann) e combatteva il movimento della classe operaia e delle masse popolari che si mobilitavano contro l’aggressione all'URSS. Dove il movimento comunista era più forte, come in Italia e in Germania, instaurò dittature terroristiche, il fascismo e il nazismo. Anche questa aggressione contro l'URSS però fallì: il paese socialista diretto da Stalin si sviluppò diventando una grande potenza mondiale sul piano economico, scientifico e tecnologico e in particolare su quello politico, grazie a una partecipazione delle masse popolari al governo del paese quale mai si era data nella storia delle società divise in classi.

3. La terza aggressione fu quella chiamata Seconda Guerra Mondiale quasi fosse un seguito della prima. La borghesia la descrive come conflitto tra paesi “democratici” e dittature quali quelle nazifasciste di Italia, Germania, Giappone, (cioè un conflitto tra Stati imperialisti). L'URSS sarebbe stata accolta a fianco dei “democratici” contro i “dittatori”. La realtà è a rovescio. Hitler attaccò l'URSS confidando nell'appoggio o per lo meno nel non intervento degli altri paesi imperialisti, in primis USA, Inghilterra, Francia che lo avevano aiutato ad armarsi. Era consapevole che la distruzione del paese socialista corrispondeva ai loro comuni interessi e che essi non avrebbero mosso un dito a sostegno del paese attaccato, così come non avevano mosso un dito e anzi avevano impedito che altri lo facessero nel caso della Repubblica Spagnola attaccata (1936-1939) dai fascisti diretti da Francisco Franco e appoggiati generosamente dalla Germania nazista e dall'Italia fascista. Ma USA, Inghilterra, Francia non poterono appoggiare apertamente Hitler contro l'URSS e l'Internazionale Comunista che in essa aveva il centro: in ognuno dei tre paesi lo impedivano le masse popolari, ostili a nazisti e fascisti. In più li ostacolò la manovra tattica attuata dall'URSS con il Patto Molotov-Ribbentropp (1938) che fece leva sulle contraddizioni tra gli imperialisti tedeschi e gli altri. Lo scioglimento dell'Internazionale Comunista (1943) contribuì anch’esso a ostacolare il “rovesciamento dei fronti” quando ancora nel maggio 1945 gli imperialisti USA e anglosassoni ne discussero con i generali tedeschi. Sintesi: gli Stati imperialisti che si coalizzarono contro Hitler e i suoi alleati non condussero affatto il conflitto con il fine di distruggere i nazisti in Germania, ma anzi ponendosi in stato di attesa e confidando che i nazisti tedeschi avrebbero distrutto l'URSS. Non a caso intervennero sbarcando nel continente europeo, in Normandia e nel sud dell'Italia, solo dopo che l'Armata Rossa schiacciò i nazifascisti a Stalingrado e iniziò la sua avanzata verso Berlino. Solo allora si diedero da fare contro il nazismo e il fascismo, ma per impedire che l’Armata Rossa occupasse da sola tutta l'Europa, cosa che avrebbero fatto con facilità stante l'appoggio che avrebbero trovato da parte delle masse popolari del continente. La terza aggressione si concluse quindi anch’essa con la sconfitta del campo imperialista.

4. Iniziò subito la quarta aggressione degli imperialisti contro l’URSS, anche questa, come la seconda, non condotta con le armi, ma principalmente fomentando e sostenendo la corruzione dei partiti comunisti che erano stati alla testa della resistenza contro i paesi imperialisti durante la terza aggressione, quindi in primo luogo il partito dell'URSS e, nei paesi imperialisti, il Partito comunista italiano. Presero la testa di questi partiti dirigenti come Kruscev e Togliatti che si impegnarono a farli deflettere dalla via rivoluzionaria e mantenersi nel modo di produzione capitalista. Questa aggressione fu una offensiva di lunga durata (rinviamo chi vuole conoscere in dettaglio il suo svolgimento nell’URSS all’articolo di Fabrizio Poggi Intervento sovietico in Afghanistan e fine dell’URSS: causa-effetto o coincidenza temporale?) e si concluse questa volta vittoriosamente per gli imperialisti, dopo 35 anni, con la dissoluzione nel 1991 dell'URSS e, in Italia, del PCI.

La sconfitta delle forze comuniste nel 1991 ha avuto effetti rovinosi sulle masse popolari dei primi paesi socialisti, con il peggioramento delle condizioni di vita e la costrizione a emigrare nei paesi imperialisti e sulla vita delle masse popolari in tutto il resto del mondo: stiamo vivendo ancora l’epoca di nera e sfrenata reazione seguita, nonostante la sopravvivenza e l’opera di partiti comunisti in molti paesi tra cui principale la Repubblica Popolare Cinese, alla vittoria degli imperialisti nel 1991.

Sulle macerie della parte maggiore del territorio che un tempo costituiva l'URSS oggi governa un regime oligarchico diretto da Putin. Esso è stato costretto a contrastare l’espansione della NATO verso oriente 1. dalla resistenza delle forze progressiste ucraine (per eliminarla non è bastato che i predecessori di Zelensky e complici mettessero fuori legge il Partito Comunista dell’Ucraina e in carcere il suo segretario generale Petro Simonenko - in proposito rimandiamo all’articolo di Fosco Giannini Il fascista Zelensky mette al bando il partito comunista ucraino) e 2. dai sentimenti predominanti tra le masse popolari della Federazione Russa. Per questo le forze armate russe sono infine scese in campo contro il tentativo dei gruppi imperialisti USA di estendere con la NATO il proprio dominio su tutto il territorio che fu quello dei primi paesi socialisti. Ma i gruppi imperialisti USA non possono recedere da questo tentativo: sono costretti a farlo dalla necessità insita nel capitalismo di estendere sfruttamento e distruzioni.


Oggi, dopo decenni di attacco della borghesia imperialista alle conquiste della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari in campo economico, politico e culturale, siamo all'inizio della riscossa e la lotta della GKN ne è un segno. A questa riscossa diamo corpo cacciando il governo guerrafondaio di Draghi, nemico delle masse popolari e responsabile della guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari.


Cacciare il Governo Draghi e costruire un governo d'emergenza popolare!


Un governo d'emergenza popolare, fondato su organizzazioni operaie quali il Collettivo di Fabbrica della GKN e organizzazioni popolari che dobbiamo moltiplicare partendo dalle lotte come quella contro il rigassificatore a Piombino (LI), da quella contro la costruzione di una nuova base militare a Coltano (PI) e simili.

Non ci stancheremo. L'Armata Rossa non si stancò di combattere i nazifascisti, né si stancarono i Partigiani in Italia. Combatterono e la loro vittoria fu fondamento di un mondo nuovo, che pochi prima immaginavano - "sognavano"- possibile.


Guerra alla guerra!

No al rigassificatore a Piombino!

No alla base militare, né a Coltano, né a Pontedera né altrove!

Viva la lotta degli operai della GKN!

Per un governo di emergenza delle organizzazioni operaie e popolari!

Viva la rinascita del movimento comunista!


Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicazioni con il CdP Aurora al recapito theaurors@netcourrier.com