Il PD è il partito della guerra, del carovita e della 'Ndrangheta!

     

05.09.2022 - Comitato di Partito Fratelli Cervi - Comunicato n.13


L'Emilia Romagna non è cosa vostra


FestaReggio, la festa del Partito Democratico (PD) reggiano e non solo (accumulando negli anni milioni di euro di debiti) da poche ore terminata, è stata una vera e propria tribuna di propaganda elettorale per la promozione dell'Agenda Draghi.

Approfittiamo dell'attenzione che questa festa ha suscitato sul territorio per proporre un approfondimento sul vero volto e ruolo del PD nel sistema di potere, clientelare e mafioso, a Reggio Emilia e nel resto della nostra regione. Il PD è il responsabile politico della devastazione economica, sociale e ambientale che investe il territorio emiliano-romagnolo e uno dei pilastri del suo sistema di potere è costituito dall'articolato e strutturale rapporto che ha stretto e saldato con la 'Ndrangheta.

Questo è il PD: il partito della guerra, del carovita e, specialmente nella pianura padana, della 'Ndrangheta.


Reggio Emilia ne è una manifestazione e dimostrazione.

Qui infatti, la cosca Grande Aracri con a capo Nicolino e originaria di Cutro (KR), ha trovato casa negli anni Ottanta in provincia per poi colonizzare l'intero territorio a suon di bombe e proiettili negli anni Novanta. Gli omicidi del 1992 segnarono l'ascesa di Nicolino Grande Aracri al vertice della 'Ndrangheta in Emilia Romagna e la politica locale diventò fin da subito un protettore e un socio d'affari decisivo.

Ben presto, il "linguaggio degli incendi" divenne la lingua ufficiale della 'Ndrangheta sul territorio: con costanza (e con una significativa recrudescenza dal 2018-2019 ad oggi) la provincia reggiana è stata costellata da centinaia di roghi e incendi dolosi ad auto, capannoni, case in costruzione, aziende, pizzerie eccetera per intimidire e punire chi non si allineava. Persino alcuni vigili del fuoco, intervistati, hanno espresso scetticismo e stanchezza nel ricondurre le cause dei molti episodi ad "autocombustione e cortocircuiti".

Il riciclaggio di denaro, giovatosi del boom edilizio reggiano dei primi anni 2000 di cui l'area politica del PD è stata promotrice, è l'altro pilastro tramite cui le cosche si sono imposte. Prima, durante e dopo l'era dell'esponente PD Graziano Delrio (oggi candidato, alle politiche, del PD nel collegio plurinominale P01 per il Senato) questo sistema ha permesso e incentivato la proliferazione di società, cooperative e ditte impegnate nelle costruzioni che, di riffa o di raffa, facevano capo alla 'Ndrangheta.

Con l'amministrazione comunale di Graziano Delrio, l'intreccio tra politica locale e 'Ndrangheta fece un salto di qualità: all'Urbanistica, dal 2004 al 2014, c'era Maria Sergio, moglie di Luca Vecchi, il delfino di Graziano Delrio e suo capogruppo in consiglio comunale. La continuità d'azione venne poi garantita dal passaggio di testimone alla guida del Comune, nel 2014, a Luca Vecchi (oggi al suo secondo mandato).

Per capire gli ingranaggi di questo sistema di potere, è sufficiente ricordare che Maria Sergio diventò il punto di riferimento delle cosche locali: diversi imprenditori e costruttori, rassicurati da Grande Aracri, si rivolgevano direttamente a lei per garantirsi fette della torta.

A conferma di ciò, tra il 2012 e il 2013, un'informativa dell'AISI (i servizi segreti di sicurezza interni) su Maria Sergio mise in luce un'oliato giro d'affari, che coinvolgeva anche Alberto Zambelli, il "geometra" della 'Ndrangheta.

Nell'informativa si legge: "L'avvocato Grande Aracri Domenico, fratello del capo cosca Grande Aracri Nicolino, avrebbe fornito all'imprenditore edile Mazzei Giovanni rassicurazioni in ordine all'assegnazione di appalti per i lavori di ricostruzione post-terremoto in Emilia Romagna, affermando di poter contare sull'amicizia della citata Sergio".

La trama si infittisce perché nel 2010 i Carabinieri di Reggio Emilia avevano segnalato un "complicato giro di società" che vedeva coinvolti esponenti PD, tra cui Luca Vecchi, l'assessore Ugo Ferrari e la stessa Maria Sergio (già precedentemente indagata per corruzione e abuso d'ufficio). Oggetto dell'inchiesta fu la dismissione, da parte del Comune, dell'area dell'ex casello A1 (l'"Area nord") alla Immobiliare Nord Est.

Come se non bastasse, in questa fase, cioè tra il 2009 e il 2010, oltre all'Urbanistica Maria Sergio dirigeva e sovrintendeva anche gli uffici preposti per l'edilizia privata. Vi mantenne una "supervisione" anche dopo la sua decadenza per l'implicazione nell'affare dell'Area Nord. Un bel conflitto di interessi insomma... sia l'edilizia pubblica che quella privata!


Ma non è finita qui: le "coincidenze" si accavallano. Tra le varie ditte affiliate al sistema mafioso reggiano, spicca la M&F General Service srl, in cui rivestì un ruolo preminente tale Francesco Macrì e da cui Maria Sergio comprò, nel 2012, casa.

Francesco Macrì era un faccendiere che si muoveva con fluidità nelle stanze comunali: tra il 2003 e il 2012 un'altra ditta a lui collegata ottenne, dal Comune, lavori per 280 mila euro. Non solo, grazie ad un'inchiesta del M5S locale è venuto alla luce che nel 2006 il Comune approvò un piano particolareggiato e ad hoc per favorire la M&F e fu Maria Sergio in persona a seguire e ad approvare l'iter.

Il maxi processo Aemilia "ha scoperto e dimostrato" che Francesco Macrì non è altro che un prestanome della 'Ndrangheta: deteneva anche il 95% della Cenacolo srl il cui scopo era ripulire il denaro di Nicolino Grande Aracri e Michele Bolognino, tra i più vicini al boss locale.

Il silenzio del PD su tutto ciò è tanto assordante quanto evidenti sono le responsabilità e gli interessi del PD stesso nell'essere garante politico ed economico della 'Ndrangheta.

Di tutto questo non sapevano solo l'AISI e i Carabinieri, ma anche la Procura reggiana. Il fascicolo fu tramesso alla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Bologna e da lì approdò, all'inizio del 2013, all'ufficio del sostituto procuratore Marco Mescolini che ignorò tutto. Il fascicolo rimase in un cassetto e né Maria Sergio né Luca Vecchi vennero interrogati.

Da qui la carriera di Marco Mescolini: PM del maxi processo Aemilia contro la cosca Grande Aracri e poi, dal 2018, procuratore capo di Reggio Emilia. Finito al centro dello scandalo delle nomine del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e delle chat di Luca Palamara, punta su Palamara per ottenere (e la ottiene) la nomina a procuratore di Reggio Emilia (gli scrive: "Reggio è importante per tutto").

L'ascesa di Mescolini ha tutto il sapore di un premio per non aver indagato, e quindi protetto, il PD reggiano. La luna di miele dura però poco: nel 2021 Marco Mescolini viene rimosso da Reggio Emilia per "incompatibilità ambientale". Questo sistema di potere, per quanto si mostri granitico è in realtà attraversato da una profonda guerra per bande interna, cosa di cui è stata espressione il maxi processo Aemilia.


La realtà di questo sistema non deve sorprendere: il nostro paese ha la caratteristica di avere una situazione di sovranità limitata, determinata in primo luogo dalla presenza e dal ruolo del Vaticano. Infatti, come approfondisce il Manifesto Programma del (nuovo) PCI, "sotto l'apparente sovranità ufficiale dello Stato italiano, in Italia esistono zone territoriali e relazioni sociali in cui non vale la sua legge. Operano una serie di poteri sovrani, indipendenti dalla Stato italiano. Ognuno di essi detta le sue regole e dispone di mezzi propri per imporre la sua volontà ed esercita un'influenza extralegale sulle Autorità dello Stato e della Pubblica Amministrazione".

La 'Ndrangheta è uno di questi poteri e l'Emilia Romagna è uno di questi territori.

Questo il contesto in cui lottiamo. Questa la cornice entro cui condurre un'utile campagna elettorale per le masse popolari in vista delle politiche del 25 settembre prossimo. Questo dunque il vero volto e ruolo del PD in regione.

È lo stesso PD che incentiva il carovita e ingrassa gli amministratori e gli azionisti delle multiutility HERA e IREN sulle spalle delle masse popolari. È lo stesso PD che, vuole imporre il rigassificatore a largo di Ravenna e che, per agevolare e sostenere la 'Ndrangheta, cementifica ogni lembo disponibile di terra (l'Emilia Romagna è la terza regione italiana per consumo di suolo), inquinando e devastando l'ambiente. Combattere la devastazione ambientale significa quindi combattere questo sistema mafioso: i due aspetti, lotta alla mafia e difesa del territorio, sono direttamente collegati!

Per queste ragioni dobbiamo dare lavorare affinché venga espresso un Parlamento quanto più ostile all'Agenda Draghi e alle Larghe Intese e al loro programma comune di lacrime e sangue.

Per questo è necessario condurre una campagna elettorale non solo di comizi su programmi radicali, ma prima di tutto di azioni radicali contro il carovita (come ad esempio le autoriduzioni delle bollette), lo smantellamento delle aziende, la partecipazione alla guerra USA-NATO, la devastazione dell'ambiente e il riscaldamento climatico, lo sfascio e la privatizzazione del SSN e dell'Istruzione, le grandi opere inutili e dannose, gli sfratti, il maltrattamento degli immigrati e la repressione.


In quest'ottica, un esempio è quanto promosso a Reggio Emilia nei giorni scorsi: Uniti contro il Green Pass e Unità Comunista hanno realizzato, separatamente ma in contemporanea, azioni di propaganda alla Festa del PD. Hanno cioè chiarito le responsabilità del PD in materia di carovita e hanno lanciato la parola d'ordine delle autoriduzioni quale misura concreta e di rottura per mettere mano fin da subito al carovita stesso (per informazioni e dettagli, consultare le pagine Facebook del P. CARC Lidia Lanzi, di Partito Comunista Reggio Emilia e di Uniti contro il Green Pass).

Quest'iniziativa non è la sola, come dimostrano le esperienze di Napoli (il falò delle bollette promosso da disoccupati e cittadini) e di Torino (con banchetti popolari per intervenire sulla gestione del teleriscaldamento promossi anche da ASIA USB e dal movimento cittadino). Il passo successivo è quello di mettere in rete, convergendo, tutte queste (e le prossime) iniziative così da fare fronte comune. La promozione di una vasta e articolata reste di Organizzazioni Operaie e Popolari, e il loro protagonismo, è la via!

Pertanto, vi invitiamo a leggere e diffondere i Comunicati CC 20 e 21 del 2022 del 19 e del 31 agosto 2022 del (nuovo) PCI (reperibili su www.nuovopci.it) che illustrano la linea da tenere e la prospettiva da realizzare con questa campagna elettorale.


Svincoliamoci dall'abbraccio mortale del PD: rendiamo il territorio ingovernabile praticando gli interessi della classe operaia e delle masse popolari!

Il PD è il partito della guerra, del carovita e della 'Ndrangheta!

Che il movimento comunista cosciente ed organizzato proceda nella sua rinascita in Emilia Romagna portando a compimento l'opera iniziata eroicamente in questa terra nel secolo scorso!

Aderite al (nuovo) PCI!

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Per informazioni: www.nuovopci.it. Qui trovate le istruzioni per utilizzare metodi di comunicazione protetta (TOR e PGP). Comunica con il CdP Fratelli Cervi: scrivi a baserossa@mailo.com

Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 71.