Ritorna all'indice dei Comitati di Partito


Scarica il testo del comunicato
del CdP
Anna Maria
Mantini

in formato PDF


Comitato di Partito
Anna Maria Mantini

 

Comunicato 04, 11-08-2010

 

Portiamo a fondo la campagna contro le prove di fascismo orchestrata da Manzo, questore di Pistoia!

 

La banda Berlusconi è a pezzi, e basterebbe un soffio per abbatterla. La cosiddetta opposizione non è capace neanche di fare questo. Né il governo né la cosiddetta opposizione sono in grado di dare una risposta alle necessità sempre più pressanti delle masse popolari investite dalla crisi dell’economia capitalista, crisi generale di sovrapproduzione assoluta di capitale, crisi che la borghesia non può risolvere che conducendo l’umanità verso il fascismo e la guerra. La spinta verso il fascismo e la guerra è la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

Contro questo esito, le masse popolari costruiscono spontaneamente organizzazioni di resistenza diffuse in modo capillare, vaste e forti, mentre il comunismo risorge in tutto il mondo e anche in Italia, organizzandosi nelle forme iniziali ma salde, capaci di resistere alla repressione e soprattutto fiduciose di vincere, del (nuovo) Partito Comunista Italiano e delle forze a esso unite dal comune obiettivo, di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Il partito è la massima espressione cosciente e organizzativa delle masse popolari. La sua coscienza è analisi scientifica della realtà, volontà di trasformazione rivoluzionaria, fiducia di vincere. Il rafforzamento del partito e lo sviluppo della resistenza delle masse popolari sono fenomeni che vanno di pari passo, inscindibili l’uno dall’altro. La resistenza delle masse popolari trova nella direzione del partito la via per trasformarsi in attacco, cioè in lotta per la trasformazione della realtà. Questo processo è la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari.

Mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria si confrontano come in una guerra. È una guerra che la borghesia oggi in Italia porta avanti in modo non dichiarato, perché non osa ancora passare alle forme di attacco aperte. Hanno paura. La sconfitta che la Resistenza ha inflitto al fascismo brucia ancora, particolarmente in terre come la Toscana. Per questo la borghesia, cioè la sua parte più sovversiva, radunata nella banda di mafiosi, razzisti e fascisti attorno a Berlusconi, va avanti per tentativi. Questi tentativi si chiamano prove di fascismo.

In Toscana queste prove di fascismo hanno avuto esiti pessimi. Nel luglio dell’anno scorso una ronda popolare a Massa ha spento sul nascere le ambizioni governative di organizzare le masse popolari in ronde fasciste, mirate a colpire gli immigrati, e quindi a istituzionalizzare l’attacco contro le vittime preferite dalla canaglia fascista, che si va organizzando con il sostegno dello Stato e del clero nelle Tane Pound, esteso alle donne, agli omosessuali, a tutte le forze che lottano per la difesa degli interessi e delle aspirazioni delle masse popolari. Il progetto governativo tanto strombazzato ha iniziato a sfasciarsi a partire dalla notte in cui i compagni e le compagne dell’ASP e del Partito dei CARC si sono opposti all’attacco fascista, sono stati arrestati, e immediatamente la questura di Massa è stata assediata, e i binari delle ferrovie sono stati occupati a Massa e a Napoli.

La reazione dei mandanti è stata rabbiosa e spropositata. Il coordinamento toscano contro le ronde riunito a Pistoia è stato assaltato da polizia e Digos l’11 ottobre 2009 al Circolo Primo Maggio di Pistoia. 20 persone, con la scusa del fatto che qualcuno aveva pensato bene di rompere qualche vetro e gettare a terra un computer in una Tana Pound poco distante, sono state sequestrate e tenute una notte in carcere, per “accertamenti”. Alla fine della nottata, alcuni di loro saranno accusati di quella che diventerà la “devastazione” della Tana Pound, saranno costretti agli arresti domiciliari, e uno, Alessandro della Malva, Segretario federale della Toscana del Partito dei CARC, già arrestato a luglio per i fatti di Massa, sarà portato in carcere dove starà fino a gennaio 2010.

Nella notte dell’11 ottobre s’affaccia in strada il regista dell’operazione, il questore Maurizio Manzo, inviperito perché non s’aspettava di trovare 120 persone a protestare davanti alla questura a mezzanotte, e a bloccare il traffico per strada. La sua è comunque una presenza fugace. Preferirà agire in retrovia, e mandare allo sbaraglio altri, anche nei mesi a venire.

Andrà in prima linea Boccia, il Pubblico Ministero al processo per i fatti di Pistoia, che avrà il mandato di tenere compagni e compagne in carcere, agli arresti domiciliari, al confino nel corso di quasi un anno tramite la falsa testimonianza di un fascista e facendo passare vetri rotti e un computer a terra per “devastazione”, rendendosi ridicolo di fronte ai tribunali da Pistoia fino alla Corte Costituzionale ed essendo costretto, il 20 luglio, a lasciare l’incarico.

Andranno avanti emissari mafiosi fino alla Val d’Elsa, a minacciare la compagna di Alessandro della Malva sulla via di casa e a scassinarle la porta, per intimidire il suo compagno in carcere a Parma, per impedirle di essere attiva nel vasto movimento di protesta sorto di fronte a una montatura così evidente e a un attacco così infame ai diritti conquistati dalle masse popolari nella guerra di Resistenza contro il fascismo, libertà di associazione e di espressione, diritto e anzi dovere di combattere i fascisti, soprattutto quando le forze istituzionali e forze come il PD, anche in Toscana, consentono agibilità alle Tane Pound e simili in nome della “libertà di opinione”, come se il fascismo fosse un’opinione, e non un’ideologia e una pratica criminale che la Costituzione vieta.

Oggi, a Pistoia, si fanno avanti elementi loschi, armati di coltelli, protagonisti di provocazioni quotidiane, che strisciano attorno alle abitazioni di compagni e di simpatizzanti del partito dei CARC, chiedendo informazioni su di loro ai vicini. Questi elementi (fascisti) si attivano quando in zona compare un paracadutista, parente del Ciavardini che a Pistoia fa il vicequestore, e che quindi lavora con Manzo. Ciavardini è un cognome ben noto a molti italiani: è un famoso stragista fascista, e il vicequestore di Pistoia infatti è suo fratello.

Alle varie forze politiche e istituzionali, e a tutti gli italiani e le italiane che prendono sul serio l’affermazione secondo cui le forze dell’ordine sono al servizio dei cittadini, noi chiediamo questo: a chi i compagni pistoiesi devono rivolgersi per denunciare le minacce da parte di fascisti armati di coltelli? Alla questura di Pistoia, al vice Ciavardini, a Manzo?

Non è sensato pensarlo, date le premesse. La soluzione è un’altra. La soluzione è che Manzo sia cacciato dalla questura di Pistoia. La soluzione è che tutte le forze che in Toscana e oltre sono attive per la difesa e l’estensione dei diritti conquistati dalla Resistenza, per la difesa della democrazia, nella lotta contro il fascismo si mobilitino e si impegnino finché Manzo non sarà rimosso dall’incarico che ha. Perché bisogna fare questo?

Bisogna farlo perché servirà indubbiamente a ripulire le strade di Pistoia dai fascisti che minacciano i giovani pistoiesi e pratesi, e la sicurezza dei cittadini di Pistoia in generale.

Bisogna farlo perché abbiamo a che fare con un individuo che calpesta i diritti democratici dei cittadini per ricavarsi un ruolo di punta nelle prove di fascismo, per farsi un nome, per acquistare credito presso la borghesia eversiva. Per questo è andato a studiare negli USA. Per questo ha preso parte al gruppo clandestino e illegale che riuniva politici e magistrati italiani e francesi e che ha tentato (fallendo) di imprigionare dirigenti, membri e simpatizzanti del (nuovo) Partito Comunista Italiano, dei CARC e di altri organismi ad esso uniti per il comune obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. In questo gruppo Maurizio Manzo aveva come compagni di merende Gratteri, il massacratore della Diaz di Genova, e la moglie di Bruno Vespa, tra gli altri.

Bisogna farlo perché individui come Manzo, come Gratteri, come il generale dei carabinieri Ganzer, condannato per traffico internazionale d’armi e droga, sono una minaccia non solo per i comunisti, per gli antifascisti militanti, per tutti i soggetti più deboli delle masse popolari che i fascisti da loro protetti o diretti colpiscono. Essi sono l’espressione concreta dei tentativi che la borghesia eversiva fa per tastare il terreno, per verificare quanto può spingersi verso la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, verso il fascismo e la guerra, spinta a farlo da una crisi che non è ciclica, che è strutturale, che si risolve solo con un mutamento politico radicale.

Sono una minaccia anche per quelle forze che oggi esitano, che si limitano alla denuncia, che si dichiarano di sinistra e che però non assumono, con coraggio, la responsabilità di dirigere le masse popolari, che sono in grande fermento, verso l’alternativa possibile e necessaria che si va prefigurando. Sono forze che chiedono ad altri, magari addirittura al governo Berlusconi, di fare quello che è giusto fare. E’ come chiedere al lupo di riparare la porta dell’ovile. È come se i giovani pistoiesi andassero a denunciare i fascisti che li minacciano a Manzo.

 

Forze importanti della sinistra toscana come la Federazione della Sinistra e i Verdi hanno già assunto iniziative riguardo alla campagna orchestrata da Manzo. Hanno già avuto modo, oggi, ci conoscere in dettaglio chi muove la campagna, in quale contesto lo fa, con quali scopi, quali forze muove. Si tratta del tentativo di tastare il terreno per un progetto di regime inteso ad attaccare direttamente gli spazi di agibilità politica conquistati con la guerra di Resistenza, e quindi anche gli ambiti di agibilità di forze che si dichiarano comuniste, come ce ne sono nella Federazione della Sinistra, di soggetti sinceramente determinati a difendere l’ambiente, come i Verdi, di avvocati che fondano la loro attività sulla persistenza del rispetto dei diritti democratici, di sindacalisti determinati a difendere gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici. Maurizio Manzo è un nemico di tutti voi.

Inoltre, i 70.000 elettori che hanno dato il voto alla Federazione della Sinistra e ai Verdi nelle elezioni regionali in Toscana saranno felici di vedere che i partiti da loro eletti prendono una posizione decisa contro gente affiliata ai massacratori della Diaz di Genova, e contribuiscono a ricacciarli indietro. Molti altri settori delle masse popolari molto consistenti, attivi sul piano politico e sociale, nella lotta contro il fascismo e per la difesa degli immigrati, saranno altrettanto felici. È importante, è vitale che i partiti e gli elementi di sinistra che stanno nelle amministrazioni delle città, delle regioni e dello Stato rinsaldino il legame con chi mantiene fiducia in loro, guadagnino fiducia in altri settori delle masse popolari, in questo periodo in cui la crisi politica del paese si fa convulsa, la crisi economica va a precipitare, la crisi ambientale produce disastri mai visti. Oggi, nella regione toscana, questo significa schiacciare le prove di fascismo, smascherare chi le fa e ricacciarlo indietro.

La lotta contro le prove di fascismo in Toscana, con le vittorie che sta conseguendo, serve alle masse popolari e a tutti coloro che sinceramente ne rappresentano gli interessi a comprendere che vincere è possibile, e quindi serve a loro per abbandonare la mentalità e la concezione di classi subalterne e diventare protagoniste della storia, secondo la lezione che Gramsci ci ha dato.

Acquistano la fiducia di poter governare la società e la sua trasformazione, e potranno sbarrare il passo alla mobilitazione reazionaria costituendo un governo di emergenza, che sappia fare fronte agli effetti più devastanti della crisi, che dia un lavoro a tutti e a tutti il necessario per vivere, che sviluppi l’attività produttiva in modo corrispondente alle esigenze della popolazione e abolisca le produzioni dannose, che organizzi le relazioni sociali entro il paese in conformità a questo, che stabilisca relazioni internazionali sulla base della collaborazione e dello scambio con chi sarà disposto a stabilirle.

Il percorso per fare tutto questo è fatto di singoli passi, e uno di questi passi sta nel cacciare via individui come Maurizio Manzo.

Il CdP Mantini coglie l’occasione per esprimere la sua gioia per la vittoria ottenuta il 21 luglio, con l’abolizione delle misure restrittive per compagni e compagne arrestati l’11 ottobre, e per esprimere la sua solidarietà ai compagni di Pistoia e di Prato che le forze repressive perseguitano direttamente attraverso persecuzioni poliziesche e di nascosto con i fascisti. Il comunismo è la giovinezza del mondo, e voi ne siete l’espressione viva e concreta.

 

Smascherare, isolare, espellere Manzo!

Viva la resistenza dei compagni antifascisti toscani!

Viva il governo di Blocco Popolare!

Facciamo dell’Italia un nuovo paese socialista!

Viva il (nuovo) Partito comunista italiano!

  

Il (nuovo)Partito comunista italiano chiede il concorso e il contributo della parte più generosa e onesta, della parte più avanzata delle masse popolari del nostro paese!

Compagni, operai, proletari, donne, immigrati e giovani: arruolatevi nel (nuovo)Partito comunista italiano!

Costruite clandestinamente in ogni azienda, in ogni zona e in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito!

 

Leggi La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano: Sito: http://lavoce-npci.samizdat.net o www.nuovopci.it; email: lavocenpci40@yahoo.com