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JLF non si è scoraggiato per la nostra risposta alla sua prima lettera né si è seccato. Ha invece replicato.

 

[Replica di JLF]

 

Cari compagni,

per evitare una discussione tra sordi ho atteso, prima di replicare, che qualcuno intervenisse nel dibattito introducendo argomenti e non dichiarazioni d’intenti. Evidentemente il problema posto non era chiaro e lo ripropongo in poche righe.

Nessuno può impedirvi di mettere in rete le vostre posizioni anche se confezionate dai ROS. Nella mia lettera chiedevo solo di cancellare i nomi delle persone da voi schedate, estranee alla vostra organizzazione e coinvolte loro malgrado nelle vostre scelte. Questo per un semplice motivo: non avete il loro consenso.

Potevate consultarle amichevolmente e soprattutto giustificare i vostri giudizi riportando correttamente le loro posizioni. Si tratta di persone che vi proponete di conquistare, quindi non le collocate nel campo nemico. Avete però deciso che nomi ed etichette restano al loro posto e giustificate questa scelta con una argomentazione che, sfrondata dalle dichiarazioni di principio, può essere così riassunta:

Visto che la verità esiste e noi dobbiamo affermarla; valutati i rischi a cui esponiamo i nostri controllati; visto che gli aspetti negativi per loro sono ben poca cosa di fronte all’aspetto positivo per noi... pubblicare i nomi e relativi profili senza il loro consenso è del tutto legittimo.

 

Non spiegate su quale base potete decidere ciò che conviene agli altri, ma dal documento traspare una sorta di investitura, un Principio d’Autorità che vi autorizza a crederlo: l’appartenenza al partito, la convinzione di possedere le idee giuste, di rappresentare la volontà delle masse ecc.

Purtroppo dichiarare noi siamo d’accordo con Marx! non rende più giusti i nostri argomenti e le nostre scelte. Marx suggerisce di non sopravalutare ciò che un individuo o una società pensa o dice di se. Arriva persino a dichiarare di non essere marxista per scoraggiare un uso teologico del suo pensiero.

In altre parole anche i sinceri comunisti possono sbagliare. Non sono le virtù che si attribuiscono a rendere più giuste le loro idee, queste andrebbero sempre verificate nei fatti, per gli interessi che difendono o per i disastri che potrebbero arrecare.

Purtroppo ci sono anche i comunisti non sinceri. In Cina un partito che sfrutta i propri operai anche per conto terzi parla ancora di comunismo, di idee giuste, di trasformazione. Gli operai sovietici si sono ritrovati in braccio al capitalismo mentre ancora si insegnava nelle scuole un ossificato “materialismo dialettico”.

Su scala nanometrica Brandirali è passato da Servire il popolo a Servire Comunione e liberazione rendendo solo più coerente l’originaria impostazione cattolico-maoista.

Queste lungaggini per dire che la verità esiste ma va dimostrata, i nostri giudizi sono una nostra valutazione della realtà, ma una valutazione soggettiva, fallace e da verificare nella prassi.

Quindi azzeriamo i buoni propositi e le pompose dichiarazioni e torniamo ai fatti. Nel caso in questione sono sintetizzati nelle dieci righe che aprono questa lettera, prendiamo alcune vostre risposte senza i riferimenti alle chiese e ai santi protettori.

 

Affibbiamo etichette, cioè diamo giudizi: il problema sollevato nella mia lettera non è se sia lecito dare giudizi ma dare giudizi sommari, ovvero liquidare una posizione elencando gli errori e le deviazioni che gli attribuiamo senza citare riportare l’originale, una pratica molto in voga nella nuova sinistra italiana.

Potevate dimostrare di non condividere questo metodo, anche perché non avete deciso di pubblicare i vostri archivi per amore di verità ma più prosaicamente perché alcuni documenti sono finiti nelle mani dei carabinieri e ora fanno parte degli atti di un processo. Se non vogliamo attribuire anche ai ROS un irrefrenabile bisogno di verità tutta l’introduzione sulle idee giuste e il dovere di applicarle si poteva risparmiare. Tra l’altro alcune delle etichette sono vecchie di vent’anni, qualcuno potrebbe essersi ravveduto o aver contratto nuove deviazioni. Anche presupponendo lettori intelligenti e in grado di comprendere la dialettica, sapranno apprezzare il valore della critica retroattiva?

 

È proprio vero: noi siamo strumentali, nel senso che costruiamo le nostre idee e diamo i nostri giudizi... per la loro affermazione come strumenti utili alla trasformazione della realtà

Il problema non cambia, anche se diamo giudizi per affermarli dovremmo riportare la posizione che si critica per quella che è, a prescindere dai nostri scopi. Solo così diventa strumento utile non solo per noi ma anche per gli altri. Ma qui non si tratta di giudizi critici ma di archivi e profili, appunti e corrispondenze ad uso interno, non credo fossero pronti per le stampe e si aspettasse solo una perquisizione per metterli in rete.

Giudizi duri da digerire!? È solo un elenco di malattie affibbiate a caso e non dimostrate (insurrezionalista, operaista, bordighista, infiltrati,...) Sarebbero questi gli strumenti utili alla trasformazione della realtà?

Dati i toni e le allusioni non è chiaro dove vada a parare tutto il capitolo archivi e profili. Se pensate che i compagni schedati siano assimilabili ai vostri ex collaboratori, e da trattare come probabili infiltrati e sabotatori dovreste dirlo. Per quanto mi riguarda non ho avuto niente a che fare e non ho scritto una sola riga su di voi fino a oggi. In ogni caso anche con gli infiltrati vale la regola di dimostrare le accuse e riportare correttamente le posizioni. Si presume lo abbiate fatto in altra sede, ma avreste dovuto citarla.

Le “schedature” fatte dal Partito sono una garanzia per il Partito stesso e per le masse.

Le masse ringraziano, comitati e organismi sotto osservazione dovrebbero leggere attentamente questo capitolo e il rapporto dei ROS, a dir poco impietoso sulla dinamica delle perquisizioni. (p. 21/22 reperto 8)

 

Un padrone che vuole controllare e schedare i suoi operai si rivolge alla DIGOS, non consulta il sito del CAP-(n)PCI. Ci può essere qualche fascista isolato...

Forse non è chiaro l’uso che si può fare di internet. Non si tratta di capire chi va a cercare informazioni nei vostri elenchi. Chiunque ha bisogno di una informazione va su internet, e deve solo inserire un nome su un motore di ricerca prima di decidere se affittarti un appartamento, darti un lavoro o semplicemente illustrare il tuo profilo al vicinato. In questo caso lo trova in un rapporto dei ROS sul vostro sito. Certo ben poca cosa di fronte all’aspetto positivo per voi, ma dovete ancora spiegare alle persone coinvolte il loro aspetto positivo. Soprattutto spiegare perché credete di poter decidere se le vostre scelte sono o non sono accettabili da chi le subisce.

 

Se ci sbagliamo correggiamo il tiro... mai e poi mai eviteremo di dare giudizi... per evitare di sbagliare

Dalla pubblicazione del dossier è trascorso un anno e ricevete una lettera risentita ma unitaria che vi chiede di cancellare i nomi estranei alla vicenda. Potevate ammettere di aver sottovalutato il problema, correggere il tiro e chiudere la questione.

La vostra risposta al contrario solleva interrogativi ancora più seri, che travalicano il problema del della pubblicazione del dossier.

Si possono giustificare le proprie scelte politiche contrapponendo agli argomenti una presunta autorità morale del partito, una improbabile delega delle masse, il proprio impegno a trasformare la realtà? Si può decidere in nome d’altri senza curarsi dei loro diritti e della loro dignità?

Parlo di diritti e dignità della persona, concetti che rientrano a pieno titolo nella concezione marxista che pone la società umana, o l'umanità sociale come riferimento per le proprie scelte. Qualcosa di diverso quindi dai diritti formali del cittadino nella società borghese, ma anche dalla ragion di stato o di partito, qualsiasi denominazione assumano. Credo si tratti di un punto di vista che può realizzarsi pienamente solo in una società senza classi, senza sfruttamento e senza divisione tra lavoro manuale e intellettuale, quindi solo in questo caso una umanità vera. Un riferimento che l’ordinaria barbarie della società borghese e le fasi cruente della lotta possono mettere a dura prova ma che non bisogna mai perdere.

 

Per concludere. In questa replica non metto in discussione la vostra scelta di proclamarvi Partito, la vostra dedizione alla causa, la vostra sincera ricerca della verità. Quanto detto si riferisce al partito ideale, il partito che riassume in se tutte queste caratteristiche e proprio per questo non può ricorrere al principio d’autorità per giustificare le proprie scelte. E neppure sottovalutare o calpestare i principi basilari di dignità e umanità che pure sono contemplati nel suo programma.

Non intervengo su alcune vostre affermazioni su generiche masse che dovrebbero plasmare il mondo secondo i loro interessi; i filosofi che, secondo Marx, dovrebbero mettersi all’opera al servizio della trasformazione del mondo; il rifiuto di considerare parimenti dignitose le idee degli altri atteggiamento che per voi equivale ad accettare le condizioni imposte dalla borghesia.

Spero ci sarà tempo per verificare pacatamente e costruttivamente le rispettive posizioni.

 

Solo una breve annotazione sui lettori intelligenti in grado di capire il materialismo dialettico.

Temo Taylor abbia ragione quando sostiene che gli operai non sono pagati per pensare. Marx sostiene che non sono pagati neppure per lavorare, ma per produrre plusvalore. Per questa particolare condizione li ritiene in grado di capire facilmente problemi economici e filosofici che risultano incomprensibili ai “presuntuosi uomini colti”. Forse Marx presupponeva (anche) lettori intelligenti, ma i suoi referenti privilegiati erano gli operai, una classe che non è pagata per pensare ma che pensa in proprio ed è la più interessata a capire e rovesciare le condizioni imposte dal capitale. Vogliamo mettere anche il suo nome nella scheda operaisti?

 

Un cordiale saluto

JLF

 


 

Risposta della redazione

 

Finalmente anche la redazione del nostro Sito ha capito!

 

Rispondiamo alla replica che JLF ha inviato alla redazione in merito al Dossier dei ROS pubblicato sul nostro Sito e contenente nomi e cognomi di persone coinvolte a vario titolo nelle indagini.

Confermiamo gli intenti che con la pubblicazione ci eravamo proposti: mettere anche a conoscenza delle masse quello che è già a conoscenza delle forze della repressione, gli aspetti dell’operazione repressiva contro organismi e compagni della carovana del (n)PCI che emergono dal Dossier dei ROS, in particolare i documenti interni della Commissione Preparatoria del Congresso di fondazione del (n)PCI.

Confermiamo che le ragioni della pubblicazione si sintetizzano in quanto abbiamo scritto nella risposta che avevamo dato a JLF: “Ciò che è noto alla borghesia noi cerchiamo di renderlo noto anche alle masse, perché è una via per mettere le masse in condizione di conoscere meglio sia il nostro lavoro che il lavoro del nostro nemico. Due elementi della conoscenza che la borghesia ha invece tutto l’interesse a tenere nascosti.”

Tuttavia, dopo un’analisi attenta della replica del compagno, siamo arrivati alla conclusione che egli ha ragione a proposito del fatto che non è opportuno lasciare in evidenza i nomi e i cognomi delle  persone coinvolte. È una cosa che non aggiunge nulla di sostanziale per le persone che vogliamo con il nostro Sito informare, mentre può effettivamente nuocere alle persone nominate nell’inchiesta dei ROS. Infatti con i motori di ricerca il loro coinvolgimento nell’inchiesta può essere facilmente reperibile anche tramite una ricerca generica su internet da parte di individui che non si indirizzano al nostro Sito.

Quindi abbiamo provveduto a correggere tutto il dossier sostituendo ai nomi della maggior parte degli interessati una sigla. I nomi che ancora compaiono nel dossier sono quelli di compagni che sono d’accordo che il loro nome rimanga in evidenza.

Ringraziamo JLF per il contributo che ci ha dato per approfondire le questioni inerenti questo nostro lavoro e per migliorarlo. Speriamo che un numero crescente di compagni e di semplici lettori non solo ci aiuti ad eliminare errori, ma contribuisca anche a rendere più efficace il nostro Sito e in generale più giusta e più incisiva la nostra propaganda. Per lottare con successo contro la borghesia imperialista, il clero e le altre classi dominanti, per mettere fine al loro ordinamento sociale e instaurare il socialismo, le masse popolari hanno un assoluto bisogno di idee giuste.

In primo luogo ci rivolgiamo a JLF: perché non ci aiuti a migliorare anche il resto della nostra propaganda? A renderla più incisiva? Sarebbe un’opera meritoria e pratica.

I padroni non pagano gli operai per pensare. Anzi in mille modi li scoraggiano dal pensare. Deviare l’attenzione degli operai e in generale delle masse popolari dalla lotta di classe, convogliare la loro attenzione in mille cose futili, convincerli che è impossibile conoscere la verità, che la realtà è complessa: ecco una componente della controrivoluzione preventiva. Per noi comunisti invece, uno degli aspetti importanti del nostro lavoro è incoraggiarli e aiutarli a pensare in modo giusto a cosa fare per instaurare il socialismo. La conoscenza non è un’attività spontanea. Occorrono risorse, energie, tempo, strumenti e allenamento. Non a caso Marx ha dedicato la sua vita a elaborare idee giuste per gli operai. Conoscere in maniera giusta la realtà è essenziale per trasformarla. Instaurare il socialismo è possibile, oltre che necessario. Ma per riuscirci, bisogna anche raggiungere un alto livello di conoscenza del mondo, delle forme, dei risultati e delle condizioni della lotta di classe.