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Il programma comune della borghesia imperialista

  

Il “programma comune” consiste:

1. nell’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari dei paesi imperialisti avevano strappato alla borghesia nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976), quando il movimento comunista era forte nel mondo. L’eliminazione per le masse popolari dei paesi imperialisti si traduce in flessibilità, precarietà, disoccupazione, lavorare di più e guadagnare di meno, innalzamento dell’età pensionabile e pensioni da fame, eliminazione del CCNL, istruzione e sanità a pagamento, carovita, affitti alle stelle e mutui da strozzinaggio, miseria, degrado ambientale e culturale;

2. nello smantellamento del settore pubblico dell’economia e delle altre istituzioni e procedure (espressione dell’unità della società e delle sue forze produttive in un contesto ad essa antagonista, fondato sulla proprietà privata delle forze produttive: quelle che Marx chiamò Forme Antitetiche dell’Unità Sociale-FAUS) con le quali nei paesi imperialisti la borghesia nella prima parte del secolo scorso ha fatto fronte all’avanzata della rivoluzione socialista e nella creazione di nuove FAUS: fine dell’accordo di Bretton Woods e creazione della moneta fiduciaria mondiale, Unione Europea, formazione del sistema finanziario internazione, sviluppo su grande scala del capitale speculativo e del Debito Pubblico (in Italia: “divorzio Tesoro-Banca d’Italia” del 1981), libera circolazione dei capitali nel mondo, ecc.;

3. nella reintegrazione nel sistema imperialista mondiale dei primi paesi socialisti e nella ricolonizzazione dei paesi già colonie (dove i gruppi imperialisti aprono miniere e installano piantagioni, “ripuliscono” la terra dalle popolazioni che ci abitano, delocalizzano aziende, impongono opere pubbliche e altre operazioni speculative, vendono armi, fanno investimenti, conducono guerre - direttamente o per interposta persona - contro gli Stati e le autorità che non si piegano alla loro volontà e non aprono le frontiere alle loro scorrerie e ai loro traffici) e nella lotta accanita tra i gruppi imperialisti per conquistare un ruolo di primo piano negli affari mondiali e nella spartizione dei profitti estorti ai lavoratori e ai popoli oppressi;

4. nella repressione del movimento di resistenza delle masse popolari contro il “programma comune” e in particolare nella persecuzione, condotta all’insegna della “guerra contro il terrorismo”, di quanti si organizzano e lottano contro il sistema imperialista e per la rinascita del movimento comunista: inchieste, arresti, perquisizioni, sequestri, pedinamenti, intercettazioni, cariche della polizia, espulsioni dai sindacati di regime, schedature, politica della sicurezza diretta dai servizi di informazione (intelligence), controllo e direzione dell’informazione di massa.

È il programma (inaugurato da Ronald Reagan negli USA e da Margaret Thatcher in Gran Bretagna) che la borghesia imperialista attua da quarant’anni a questa parte per far fronte, a suo modo, alla seconda crisi generale per sovraccumulazione assoluta di capitale iniziata nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, dopo che essa ha ripreso in mano la direzione del mondo a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (tra il 1956-XX Congresso del PCUS e il 1976-fine della Rivoluzione Culturale in Cina) e del declino generale del movimento comunista.

  

 
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