Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

Sito: http://www.nuovopci.it

e.mail: nuovopci@riseup.net


Delegazione:

BP3 4, rue Lénine 93451 L'Île St Denis (Francia)

e.mail: delegazione.npci@riseup.net

scarica il testo in formato Open Office o Word


12 agosto 2022


Intervento del CC del (n)PCI alla presentazione di Questioni del leninismo edito da ERS e da Red Star Press


ERS e Red Star Press hanno fatto un’opera di grande attualità pubblicando la raccolta di scritti e discorsi 1924-1939 di Stalin Questioni del leninismo. Essi danno modo a quelli che oggi in Italia aspirano a diventare comunisti di imparare dall’esperienza sovietica e dagli insegnamenti di Lenin e di Stalin e affrontare con scienza e coscienza il compito principale di oggi. Segnalo in particolare che nello scritto Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre del 7 novembre 1927 Stalin premonisce che la scomparsa dell’URSS avrebbe dato luogo per l’umanità intera al periodo di nera e sfrenata reazione al quale dobbiamo porre fine.

La pubblicazione di questa raccolta ha una grande importanza per la lotta che i comunisti devono condurre in questo periodo. Non mi riferisco né solo né principalmente alla campagna elettorale per il 25 settembre, anche se è importante che anche questa campagna elettorale sia principalmente indirizzata a mobilitare e organizzare le masse popolari contro le malefatte dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei: senza di questo il successo elettorale serve a poco. La vicenda del M5S lo ha chiaramente mostrato. Mi riferisco alla rivoluzione socialista e alle condizioni favorevoli oggi esistenti per farla avanzare.

Gli scritti e discorsi di Stalin qui raccolti sono quanto di meglio si può leggere per comprendere la linea seguendo la quale i comunisti sovietici hanno costruito il socialismo e per trarre dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria insegnamenti utili per fare avanzare la rivoluzione socialista oggi. Mancano solo lo scritto di Stalin Problemi economici del socialismo in Unione Sovietica del 1952 e il discorso che alla fine del 1947 Zdanov fece ai dirigenti dei partiti comunisti europei.

Non a caso la borghesia, il clero, la sinistra borghese (quelli che denunciano gli effetti del corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista senza proporsi di porre fine al suo dominio) e anche gran parte degli intellettuali che si dichiarano comunisti si danno da fare per nascondere o travisare la grande opera compiuta dai comunisti sovietici che guidati da Stalin hanno messo in pratica la linea tracciata da Lenin. Particolarmente feconda sarà la lettura di questi scritti e discorsi di Stalin a chi la farà alla luce degli apporti del maoismo. Mao ha infatti elaborato la scienza di quello che Stalin ha fatto nella pratica mosso dalla passione per la costruzione del socialismo e dalla formazione ricevuta nel corso della lotta che aveva portato alla conquista del potere nel paese anello debole della catena dei paesi imperialisti. L’unico paese imperialista in cui i comunisti furono capaci di portare le masse popolari alla vittoria nel corso della prima guerra mondiale che i gruppi imperialisti avevano scatenato nel 1914 per cambiare la spartizione del mondo.

Nella raccolta di scritti e discorsi di Questioni del leninismo Stalin espone e spiega la linea che i comunisti russi (in realtà i comunisti delle decine di nazioni che costituivano l’Unione Sovietica, Stalin stesso veniva dalla Georgia) dovevano seguire, le iniziative che dovevano prendere e cosa dovevano fare negli anni che vanno dal 1924 al 1939. Fu il periodo in cui le masse popolari sovietiche fecero del paese che era stato l’anello debole della catena imperialista la grande potenza che concluse con la vittoria del 1945 la terza aggressione preparata contro l’URSS da tutte le potenze imperialiste del mondo e messa in opera militarmente dalla Germania nazista con una parte dei suoi aperti alleati. Nel contempo l’URSS tramite l’Internazionale Comunista alimentava nelle classi e nei popoli oppressi di tutto il mondo l’aspirazione a cambiare la loro condizione e la convinzione di essere capaci di farlo al punto che dal 1917 al 1976 dettero luogo alla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria.

La creazione in Unione Sovietica di moderne forze produttive nonostante la seconda aggressione (1922-1941) dei gruppi imperialisti di tutto il mondo era stata strettamente legata, e leggendo Questioni del leninismo lo si constata, al crescente accesso delle masse popolari alle attività specificamente umane, ma per forza di cose aveva comportato anche la nascita di una nuova borghesia tipica dei paesi socialisti sorti in paesi economicamente arretrati. Questo generava nel partito stesso la lotta tra due vie: da una parte la prosecuzione della via al comunismo e dall’altra la restaurazione del capitalismo con la conseguente esclusione delle masse popolari dalle attività specificamente umane. Il Partito di Lenin e di Stalin non raggiunse una comprensione sufficiente di questo processo. È stata la parte della scienza comunista elaborata da Mao Tse-tung che la tradusse nella Rivoluzione Culturale Proletaria del Popolo Cinese (1966-1976). Ma l’iniziativa del PCC non bastò né a impedire in URSS l’erosione dell’accesso delle masse popolari alle attività specificamente umane né a prolungare nel mondo la prima ondata della rivoluzione proletaria.

Un fantasma si aggira per l’Europa, il fantasma del comunismo.” Con queste parole Marx ed Engels nel 1848 si erano rivolti a quelli che sentivano che bisognava costruire un nuovo mondo, riferendosi sia alla minaccia da cui i capitalisti e i preti d’Europa si sentivano perseguitati, sia al sogno che i proletari e gli altri oppressi non osavano ancora neanche dire. Nelle successive pagine del Manifesto del partito comunista Marx ed Engels spiegavano che quel sogno era la storia che l’umanità stava percorrendo e che per compiersi aveva bisogno dell’attività consapevole dei comunisti. Sono gli uomini che fanno la loro storia, non la fanno né gli dei né i signori, ma ai loro compagni Marx ed Engels spiegarono che essi dovevano fare del comunismo un sogno “alla Pisariev”: l’obiettivo della loro attività. Si trattava infatti di porre fine alla millenaria divisione dell’umanità in classi e quindi all’esclusione delle classi oppresse dalle attività specificamente umane.

Orbene a quasi 175 anni da quando Marx ed Engels lo descrissero e spiegarono, il sogno degli oppressi non è ancora realtà.

Questo perché i partiti comunisti dei paesi imperialisti europei e degli USA, che per forza di cose e a ragione si erano formati come promotori delle lotte rivendicative sindacali e politiche del proletariato e come esponenti della sua partecipazione alla lotta politica della borghesia, nonostante il chiaro allarme lanciato da Engels nel 1895 non seppero andare oltre questi ruoli e usarli per instaurare il socialismo nel proprio paese: restarono in attesa che le lotte rivendicative facessero scoppiare rivolte del tipo di quelle del 1848 o del 1871 in Francia. Ma la rivoluzione socialista per sua natura non scoppia: è una guerra popolare rivoluzionaria che il partito comunista deve promuovere e dirigere.

Il risultato è che l’umanità sta vivendo gli orrori che la borghesia imperialista le ha imposto negli ultimi quarant’anni e catastrofi peggiori incombono su di essa. In Europa e nell’America del Nord la borghesia imperialista sta eliminando le conquiste di benessere e di civiltà che le masse popolari le hanno strappato nella prima parte del secolo scorso e trasforma in un disastro il dominio che gli uomini hanno raggiunto sulla natura, dominio che assieme alla capacità di produrre senza grande fatica le condizioni materiali della propria esistenza sono il progresso che è risultato dal plurisecolare dominio della borghesia. Gli oligarchi della Federazione Russa, dove le masse popolari negli anni ’90 hanno sperimentato la sorte che i gruppi imperialisti USA riservavano loro, hanno fermato l’espansione della NATO dall’Europa verso l’Asia facendo leva anche sulla resistenza delle masse popolari dell’Ucraina. Il PCC e il governo cinesi stanno mostrando che la RPC ha la forza per far fronte alla borghesia imperialista USA, ma non è ancora chiaro se avrà anche la forza e la volontà di contribuire alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato nel mondo e quindi animare nelle masse popolari del mondo intero, comprese quelle degli USA, la fiducia e la convinzione che esse possono e devono instaurare il socialismo, fiducia e convinzione che la dissoluzione dell’Unione Sovietica ha ridotto ai minimi termini. Noi comunisti italiani le abbiamo e ci è chiaro il nostro compito nazionale e internazionale.

Compagni!

Il contrasto tra la grandezza e l’urgenza del compito e le dimensioni delle nostre forze è reale: la questione è come farci fronte. Oggi l’umanità deve superare un aspetto insito nel cammino che ha compiuto nel corso della sua lunga storia. Deve porre fine alla divisione in classi sociali di oppressi e oppressori, di sfruttati e sfruttatori che ha caratterizzato ogni suo progresso, ma che oggi è diventata una cappa soffocante. Si tratta di finirla con la vita fatta da sempre, di aprire una strada nuova che ancora nessuno ha percorso. Come rimediamo al fatto che avanziamo lentamente e che siamo ancora in pochi ad aprire la strada? Il rimedio è che tutti quelli che si rendono conto che le masse popolari in fermento hanno bisogno che i comunisti aprano la strada, si uniscano a noi nello svolgere il ruolo di apripista, il ruolo d’avanguardia di cui il processo ha bisogno. Il rimedio non sta nell’abbandonare anche noi il lavoro che stiamo facendo. Chi si limita a deplorare che siamo pochi, chi si limita a constatare che siamo pochi e si compiace che non è solo lui a non essersi impegnato nel ruolo d’avanguardia o ad aver disertato, chi conclude che siamo pochi e che non ce la faremo mai, ecc. ognuno di questi incarna il problema che le classi sfruttate e i popoli oppressi devono ancora risolvere.

La soluzione del problema è collaborare ad aprire la strada: con la propria intelligenza, con la propria energia, con il proprio coraggio, ognuno con tutta la generosità di cui è capace. Quanti più siamo a lavorarci, tanto più rapidamente avanziamo, tanto più convincente è il nostro esempio.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (n)PCI.