Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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25 giugno 2022

Dibattito Contro la NATO e la guerra dei padroni organizziamo la nuova resistenza


Intervento del CC del (n)PCI


Cari compagni,

a nome del (nuovo) Partito comunista italiano ringrazio il compagno Marco Pappalardo della Segreteria Federale Emilia Romagna del P.CARC che ci ha invitato a questo dibattito e faccio auguri di rapida guarigione al compagno Andrea Scarfone. Partecipare a iniziative come questa è per noi importante. Il P.CARC è nostro partito fratello perché, oltre a sostenere al meglio delle sue capacità come altri organismi comunisti e progressisti la resistenza delle masse popolari alle malefatte della borghesia e del clero, il P.CARC condivide con noi l’obiettivo e la linea di creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare, una tappa della rivoluzione socialista che promuoviamo nel nostro paese.

Il governo Draghi ha coinvolto il nostro paese nella guerra con la quale i gruppi imperialisti USA cercano di estendere all’Ucraina, alla Bielorussia, alla Federazione Russa e oltre verso oriente la NATO, cioè la loro rete di basi militari e di agenzie (palesi e occulte) di manipolazioni e manovre politiche con cui tengono sotto controllo un vasto numero di paesi, tra cui dal 1949 anche l’Italia. Ora le sofferenze prodotte dalla guerra e dal riarmo si aggiungono a quelle della pandemia e della seconda crisi generale del capitalismo generata dalla sovrapproduzione assoluta di capitale con il connesso smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese. Molti sono e ancora più saranno gli organismi e gli individui che daranno il loro contributo per porre fine a questa guerra, alle sofferenze prodotte dalla crisi generale del capitalismo e agli altri effetti del capitalismo. Noi comunisti dobbiamo sostenere tutte le forme di resistenza delle masse popolari, mobilitare e rafforzare ogni suo protagonista valorizzando il contributo che dà. Ma tanto più efficace sarà la sua opera quanto più avanzata è la sua comprensione del corso delle cose in cui questa guerra è inserita e più forte la sua convinzione che l’instaurazione del socialismo è l’obiettivo al quale dobbiamo mirare. Anche a questa guerra dobbiamo rispondere con la rivoluzione socialista. Quindi a questo dedicherò il mio intervento.

Anzitutto, in cosa consiste il socialismo che vogliamo instaurare? Da decenni, e in particolare dopo l’avvento nel secondo dopoguerra dei revisionisti moderni alla direzione del movimento comunista dell’Unione Sovietica e dei paesi imperialisti d’Europa e degli USA, socialismo è una parola usata con significati molto diversi. Il socialismo che noi vogliamo instaurare è la fase inferiore, iniziale del comunismo. Tre sono le sue caratteristiche principali: 1. gli organismi operai e popolari, cioè le masse popolari organizzate, hanno la direzione politica del paese; 2. l’apparato produttivo è un’istituzione pubblica che svolge attività pianificate per soddisfare i bisogni della popolazione residente e delle sue relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con altri paesi; 3. e principale tra le tre, tutte le risorse del paese sono dedicate ad accrescere la partecipazione della popolazione alle attività specificamente umane, dalle quali le classi dominanti hanno da sempre escluso la massa degli esseri umani e li escludono ancora oggi nonostante l’alta produttività del lavoro che, se l’attività economica non fosse ancora governata dai capitalisti, rende possibile che l’intera popolazione dedichi al lavoro una parte trascurabile del proprio tempo e della propria energia. Il socialismo è la fase della creazione di una umanità nuova, quale non è ancora mai esistita proprio perché la grande maggioranza degli esseri umani doveva dedicare tempo ed energie a produrre le condizioni materiali dell’esistenza e per di più i membri delle classi dominanti da sempre, come ancora oggi, si appropriavano di gran parte di quelle che i lavoratori producevano.

È da più di un secolo che l’instaurazione del socialismo è stata resa possibile dallo sviluppo delle forze produttive. Addirittura è resa necessaria dal dominio che gli uomini hanno raggiunto sulla natura e dalla catastrofe (dalle malattie alla crisi climatica) che proprio questo dominio, stante il perdurare del sistema capitalista, fa incombere sulla Terra e sull’umanità.

Grandi sono già state le lotte per realizzarla. La Comune di Parigi del 1871, la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre 1917 in Russia che ha dato corso alla costruzione dell’Unione Sovietica, il primo paese socialista e ha sollevato nel mondo l’ondata di rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia del periodo 1917-1976, le cui massime espressioni sono state la fine del vecchio sistema coloniale e la fondazione (1949) della Repubblica Popolare Cinese e la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria del Popolo Cinese (1966-1976). E in parallelo la costituzione della Prima (1864-1876), della Seconda (1889-1914) e della Terza (1919-1943) Internazionale. Ma il socialismo non è ancora predominante a livello mondiale. Non abbiamo ancora instaurato il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti, perché i comunisti di questi paesi non hanno raggiunto un livello di comprensione delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe all’altezza del loro compito. Nell’Unione Sovietica con il XX Congresso (1956) i revisionisti moderni hanno preso la direzione del partito comunista e in 30 anni sono riusciti a dissolverla e a restaurare la proprietà privata delle aziende. Nei primi paesi socialisti o è avvenuta una analoga restaurazione o la creazione di forze produttive moderne ha assorbito e tuttora assorbe gran parte delle forze: il caso più importante è la Repubblica Popolare Cinese.

In conclusione i gruppi imperialisti dominano ancora il mondo capeggiati dai gruppi imperialisti USA. Gli USA sono sostanzialmente una colonia di popolamento europeo impiantata nell’epoca già borghese della società umana. Intervenendo nella guerra mondiale (1914-1918) scatenata dai gruppi imperialisti europei e poi partecipando alle successive aggressioni dei gruppi imperialisti per soffocare l’Unione Sovietica e la rivoluzione socialista, i gruppi imperialisti USA hanno assunto un ruolo preminente nel sistema imperialista mondiale: dalla fine della seconda guerra mondiale (1939-1945) ne sono diventati il nucleo dirigente. Da allora essi sono stati alla testa della borghesia, nella lotta per contenere e soffocare le forze della rivoluzione socialista e di nuova democrazia. Ma proprio per la natura del capitalismo non hanno potuto impedire lo sviluppo ineguale tra i gruppi imperialisti e la crescita dei contrasti tra di essi. Da quasi 50 anni la loro preminenza commerciale, finanziaria, monetaria e tecnologica è in calo costante e il malcontento e la ribellione si rafforzano tra le masse popolari USA.

La crisi generale del capitalismo è inevitabilmente anche lotta tra gruppi imperialisti. Resta vero che l’imperialismo genera guerra. Si moltiplicano i paesi che si oppongono all’ingerenza e alla dominazione del complesso militare-industriale-finanziario che governa gli USA. Questo cerca di salvaguardare la propria preminenza tra i gruppi imperialisti estendendo il numero di paesi sottoposti alla sua influenza politica e dove è presente con basi militari. Dopo uno sviluppo vittorioso, in Europa orientale l’espansione della NATO si è incagliata e l’opposizione della Federazione Russa si è tradotta nel suo intervento militare dello scorso 24 febbraio in Ucraina e nella guerra in cui il governo Draghi ha coinvolto anche l’Italia.

Sintetizzando: dall’inizio del secolo XX la storia umana è storia della rivoluzione socialista, dello sforzo dei gruppi imperialisti per soffocarla e della lotta tra i gruppi imperialisti per la supremazia. Il dominio dei gruppi imperialisti è sempre più incerto, la rivoluzione socialista è in crescita lenta. Alcuni sostengono che avanza con difficoltà perché le masse popolari sono arretrate. In effetti la rivoluzione socialista è l’uscita di esse dalla soggezione non solo pratica, ma anche intellettuale e morale alla borghesia. Quindi noi comunisti dobbiamo non aspettare masse popolari avanzate, ma promuovere la crescita intellettuale, morale e organizzativa di noi comunisti fino a essere capaci di guidare le masse popolari a elevare la loro resistenza alla borghesia, prendere il potere e dare inizio al socialismo. Di questo compito fa parte anche la lotta contro la guerra.

È il compito che sta ai comunisti svolgere. È un compito difficile, ma possibile e indispensabile. Ad assumere questo compito il (n)PCI chiama i più avanzati e generosi di voi.

Avanti quindi, compagni! Il (n)PCI è a fianco di ogni proletario che lotta. Possiamo vincere! Vinceremo!

il Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (nuovo)PCI