Il maoismo, terza tappa del pensiero comunista

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

È terminata la pubblicazione delle Opere di Mao Tse-tung in 25 volumi. Pubblichiamo la dichiarazione della redazione delle Edizioni Rapporti Sociali.

Per ulteriori elementi sull’apporto del maoismo al pensiero comunista si veda l’articolo Per il marxismo-leninismo-maoismo. Per il maoismo in Rapporti Sociali n. 9/10 e l’opuscolo Sul maoismo, terza tappa del pensiero comunista, Edizioni Rapporti Sociali.

 

Le Edizioni Rapporti Sociali tra il 1° maggio 1991 e il 1° ottobre 1994 hanno pubblicato le Opere di Mao Tse-tung in 25 volumi più un fascicolo di indice generale. Si tratta di una raccolta sistematica di scritti, discorsi, lettere e poesie di Mao Tse-tung disposti in ordine cronologico a partire dai primi scritti del 1917 fino alle ultime dichiarazioni del 1976.

Nei 25 volumi delle opere di Mao Tse-tung abbiamo pubblicato tutti gli scritti attribuiti a Mao che siamo riusciti a trovare in lingua italiana, francese, inglese e tedesca tramite ricerche di biblioteca e facendo lo spoglio delle riviste. In più, specialmente per il periodo della rivoluzione culturale, per permettere una conoscenza adeguata delle posizioni e del ruolo svolto da Mao, abbiamo aggiunto una serie di documenti ufficiali del partito comunista cinese (secondo autorevoli fonti cinesi) sotto la direzione di Mao e una serie di editoriali e di opuscoli di altri organismi e di altri dirigenti che (secondo autorevoli fonti) sono ispirati da Mao e rappresentativi delle sue posizioni.

La maggior parte dei testi è corredata di note che aiutano il lettore a collocare i testi nella storia della lotta di classe in Cina e nel mondo. Ogni volume è arricchito da un’Introduzione, un’Avvertenza al lettore sui criteri seguiti nella raccolta e nel la presentazione dei testi e una Cronologia del periodo relativa sia alla storia cinese sia alla storia mondiale. La raccolta è completata da un indice generale dei testi che abbiamo stampato in fascicolo a se stante.

 

Perché abbiamo pubblicato le Opere di Mao Tse-tung?

Abbiamo pubblicato le Opere di Mao Tse-tung per permettere a tutti quelli che in Italia si pongono già oggi e a quelli, più numerosi, che si porranno nel prossimo futuro l’abbattimento dell’ordinamento politico borghese della società (cioè quelle che chiamiamo forze soggettive della rivoluzione socialista) di conoscere, assimilare e applicare il maoismo.

E questo perché, sulla base dell’esperienza nostra e delle altre forze soggettive della rivoluzione socialista, siamo arrivati a capire (e siamo convinti che molti altri compagni dovranno, se vogliono andare avanti, approdare alla stessa conclusione) che il maoismo è la terza e superiore tappa del pensiero comunista dopo il marxismo e il leninismo, che è bilancio più avanzato che è stato fatto, a livello mondiale, delle lotte del proletariato e dei popoli oppressi per trasformare la società attuale, che il maoismo è quindi la migliore guida che abbiamo per comprendere la realtà in cui si svolge la nostra lotta per trasformare la società, per individuare i nostri compiti e realizzarli.

Poniamoci solo qualche domanda, partendo proprio dalla recente esperienza nostra e di molte altre forze soggettive della rivoluzione socialista in Italia.

1. Perché le forze soggettive della rivoluzione socialista in Italia e nella maggior parte degli altri paesi imperialisti non progrediscono granché, perché siamo pochi e deboli nonostante la crisi economica avanzi in tutti i paesi imperialisti producendo sacrifici e regresso per le masse popolari, nonostante la concorrenza e i contrasti tra i gruppi borghesi siano sempre più acuti e i loro regimi politici sempre più instabili, nonostante le svariate iniziative che le masse popolari stanno sviluppando per resistere al procedere della crisi?

2. Convinti che il nostro compito principale fosse quello di “elevare la coscienza politica delle masse” con la propaganda, quanto tempo, sforzi ed energia abbiamo dedicato (e molti continuano tuttora) a fare propaganda del comunismo, a  spiegare ai nostri compagni di lavoro, di scuola, ecc. quello che pensavamo del mondo, quello che secondo noi avrebbero dovuto fare, a parlare di crisi, di capitalismo, di comunismo, ecc. allo scopo innanzitutto di trasformare la loro coscienza oppure a cercare di trascinarli in lotte rivendicative, in proteste, in assemblee, convegni, ecc. che secondo noi erano giusti? E che risultati abbiamo ottenuto? Scarsi o nulli, al punto che alcuni sono approdati all’amara conclusione che le masse non capiscono o perché arretrate o perché egemonizzate dai revisionisti o perché incantate dai mass-media borghesi.

3. Quanti compagni per anni si sono dedicati (e molti continuano tuttora) a correre dietro alle mille iniziative di lotta e protesta delle masse, hanno considerato come loro compito principale quello di “stare in mezzo” alle masse o, nel migliore dei casi, quello di appoggiare le rivendicazioni e le conquiste di una parte delle masse, farne programmi generali i che escludono quelle di altre parti delle masse e ignorano l’obiettivo della conquista del potere da parte della classe operaia e dell’instaurazione di una società socialista, cioè programmi irrealizzabili e che dividono e contrappongono una parte delle masse all’altra? E quante volte quegli stessi compagni si sono trovati a concludere che gli operai sono arretrati perché fanno gli straordinari, che i disoccupati sono arretrati perché accettano il salario d’ingresso, che i cassintegrati sono arretrati perché accettano la cassa integrazione a zero ore o i contratti di solidarietà, che è arretrato l’operaio che difende il suo posto di lavoro anche se la fabbrica inquina o il lavoratore che difende la sua salute contro la fabbrica che inquina?

Il maoismo ci ha aiutato a trovare una risposta a queste e ad altre domande correnti, una soluzione a questi problemi; domande e problemi che non ci poniamo solo noi, ma ogni rivoluzionario, ogni comunista che sta cercando onestamente e seriamente una strada alla rivoluzione nel nostro paese; ci ha permesso di capire i limiti e gli errori dell’attività delle forze soggettive della rivoluzione socialista nel nostro paese, ma anche di cogliere, sviluppare e valorizzare quello che di positivo avevano fatto e costruito.

Ci ha aiutati a capire che partire dagli anni ’70 siamo entrati in un periodo, che si protrarrà a lungo, in cui il regime politico borghese, per precise cause economiche proprie della fase imperialista del capitalismo, non riuscirà ad avere un assetto stabile e che le forze soggettive della rivoluzione socialista possono, se sfruttano le leggi proprie del periodo e regolano su di esse la loro tattica, crescere fino a rovesciare il rapporto di forza e prendere il potere (teoria della situazione rivoluzionaria in sviluppo). Questo vuol dire che se le forze soggettive della rivoluzione socialista sono poco numerose e deboli, se sono sconfitte, la causa non sta nella forza della borghesia o nella sua astuzia o nella violenza repressiva che usa, ma nel fatto che la concezione del mondo, le linee, i programmi, i metodi delle forze soggettive della rivoluzione socialista non corrispondono all’effettivo procedere del movimento economico e politico della società e quindi sono quella concezione, quella linea, quei programmi e quei metodi che vanno corretti e adeguati alla situazione concreta.

Il maoismo ci ha anche aiutati a capire che il compito delle forze soggettive della rivoluzione socialista non è quello di cambiare la coscienza delle masse, di stare in mezzo alle masse, di escogitare programmi economici generali per le masse, ma quello di raccogliere ciò che già esiste nelle masse come sensazione e coscienza diffusa e confusa, elaborarlo ad un livello superiore e riportarlo alle masse, di individuare la tendenza positiva (quella che sviluppandosi porta a confluire nel fiume della rivoluzione socialista) esistente tra le masse e appoggiarla fino a farla prevalere sulla tendenza negativa (quella che porta sotto la direzione della borghesia imperialista), di organizzare chi, in ogni situazione, rappresenta la tendenza positiva (la sinistra) affinché unisca a sé chi oscilla (il centro) e isoli chi rappresenta la tendenza negativa (la destra) (teoria della linea di massa come metodo principale di lavoro e di direzione dei comunisti).

Già questi pochi esempi mostrano l’utilità della comprensione e dell’applicazione del maoismo. È chiaro che le cose si possono capire anche senza leggere i libri, ma le Opere di Mao Tse-tung possono facilitare di molto il nostro lavoro. Se si impara da soli, è infatti inevitabile rifare errori che altri hanno evidenziato e corretto. Se si usa l’esperienza di chi ha  già fatto la stessa strada, si può riuscire ad evitare, almeno in una certa misura, gli errori già messi in luce.

È altrettanto chiaro che il maoismo non è la risposta ad ogni problema, non è un talismano: è solo la migliore attrezzatura per chi sta cercando una strada. Sta a noi usarla e combinarla con le condizioni concrete e specifiche della lotta di classe nel nostro paese.

La redazione delle Edizioni Rapporti Sociali

 

**** Manchette

 

MASSE POPOLARI

Con questa espressione indichiamo tutte le classi della popolazione del nostro paese che nell’ambito della resistenza, difensiva e offensiva, al procedere della crisi dell’attuale formazione economico-sociale, la classe operaia può unire sotto la propria direzione contro la borghesia imperialista.

Oltre al proletariato (i lavoratori il cui reddito proviene dalla vendita della propria forza-lavoro), fanno parte delle masse popolari anche:

- i lavoratori autonomi (coltivatori diretti, camionisti-proprietari, negozianti e benzinai, venditori ambulanti, ecc.),

- i proprietari di piccole aziende individuali e familiari il cui reddito proviene per la maggior parte dal proprio lavoro e solo in parte minore dallo sfruttamento del lavoro altrui,

- i piccoli professionisti,

- soci-lavoranti di cooperative di produzione,

- pensionati e familiari dei gruppi già indicati non inseriti a loro volta in attività produttive (casalinghe, studenti, ecc.),

- piccoli risparmiatori e piccoli proprietari immobiliari le cui condizioni di vita sono affini a quelle dei lavoratori e le cui proprietà sono frutto recente di redditi da lavoro o che percepiscono rendite e affitti per effetto del decadimento dell’importanza economica della loro proprietà,

- lavoratori dipendenti che nelle unità produttive svolgono ruoli di quadri di livello inferiore e quindi partecipano in parte anche ai ruoli propri del capitalista.

Per maggiori dettagli, vedasi Rapporti Sociali n. 12/13, p.38.

****