La contraddizione principale dei CARC

Rapporti Sociali n. 19 - agosto 1998 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Ogni fenomeno è caratterizzato da una contraddizione interna, costitutiva, che determina la sua natura e la sua trasformazione, dalla sua nascita fino alla sua morte. Comprendere quale è la contraddizione principale di un fenomeno, è indispensabile per comprendere le leggi del suo sviluppo e quindi poterlo dirigere. Questa tesi è esposta e illustrata da Mao, nel secondo capitolo (La contraddizione è universale) del suo scritto Sulla contraddizione (agosto 1937, Opere di Mao Tse-tung, vol. 5).

Nel corso della Lotta Ideologica Attiva che si è svolta nei CARC nell’estate ’97, abbiamo capito meglio, verificato e confermato che la contraddizione principale che governa la vita dei CARC è quella tra voler essere partito e non essere ancora partito.

In ogni situazione la nostra volontà di essere partito ci porta ad adottare una linea e un metodo propri di un partito comunista (lavorare con stile di partito), ma la loro applicazione pratica risente del fatto che in concreto la nostra organizzazione non è ancora un partito, quindi l’efficacia di quella linea e quel metodo è limitata dalla nostra natura attuale di non-partito; anche la capacità di raccogliere ed elevare i risultati positivi che pure raggiungiamo grazie all’efficacia di quella linea e quel metodo, è limitata dal nostro non essere ancora partito.

D’altra parte è proprio l’applicazione di linee e metodi da partito che favorisce la trasformazione in partito. Il rapporto dialettico, la lotta tra i due poli opposti della stessa unità, è la base oggettiva su cui, facendo prevalere il “voler essere” sul “non essere”, creeremo il futuro partito comunista, trasformeremo in partito quella parte di noi che ha superato la contraddizione principale.

Non c’è particolare del nostro lavoro che non confermi questo a ogni compagno, salvo a quelli che di fatto nel loro lavoro trascurano il legame che esiste tra i vari fenomeni e aspetti e non si chiedono il perché delle cose, non cercano di dirigere i processi cui partecipano.

Gli opportunisti di destra da cui ci siamo divisi (e che hanno trascinato con loro alcuni compagni arretrati e alcuni compagni deboli) né accettano né capiscono che proprio quella è la nostra contraddizione principale (ma non tutti i compagni che commettono questo errore sono opportunisti di destra: gli errori e le arretratezze si trasformano in una deviazione solo quando sono elevate a linea).

A un certo punto dello sviluppo della loro attività, gli stessi opportunisti di destra hanno confermato apertamente il loro errore. Essi hanno negato che la contraddizione principale che determina la nascita e lo sviluppo dei CARC (e ne determinerà la fine) è quella tra voler essere partito e non essere ancora partito. Essi hanno opposto che la contraddizione principale che regola la vita dei CARC è la contraddizione “tra voler essere partito e l’essere partito” (vedi ad esempio il Comunicato 5 del Collettivo di CARC, 23.10.97).

Esaminiamo la loro tesi.

Secondo i frazionisti dei CARC la contraddizione che regola la vita dei CARC è quindi “tra voler essere (un vero) partito e l’essere (un vero) partito”. Cioè la contraddizione tra, da una parte, la volontà di essere, l’aspirazione a essere e dall’altra il riuscire a essere davvero, cioè avere una linea e un metodo giusti, ecc., cioè raggiungere quelle caratteristiche che rendono un partito comunista capace di condurre le masse alla vittoria.

Questa contraddizione è effettivamente una contraddizione che esiste in ogni partito comunista. Noi riconosciamo in molti dirigenti e membri del primo partito comunista italiano la volontà di essere un partito comunista, la volontà di fare la rivoluzione e di condurre le masse alla vittoria, mentre contemporaneamente constatiamo che non ci sono riusciti. Hanno commesso errori di metodo e di linea, non hanno raggiunto una comprensione abbastanza giusta della situazione,  per cui non sono riusciti sconfiggere la linea nera capeggiata da Togliatti e quindi sono stati sconfitti.

Ma ai nostri frazionisti chiediamo: “Oggi esiste già un partito comunista”? Non esiste. Se esistesse, perché i CARC a partire dal 1992 avrebbero proclamato che il compito principale della fase è “creare le condizioni per la costituzione del partito comunista”?

Ma la tesi dei frazionisti è rivelatrice. Anche per questa via i frazionisti confermano che essi hanno rinnegato il proposito dichiarato: ricostruire il partito, cioè creare le condizioni necessarie alla sua costituzione. Saltano a dopo, come fanno spesso quelli che vogliono eludere il compito che la realtà pone loro di fronte, il duro lavoro necessario per svolgere questo compito. Nella loro vita e nel loro lavoro, nessuna tensione a creare le condizioni per la ricostruzione . Solo, quando qualcuno gli pone la questione del partito, il luogo comune “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Come dire “Chissà se mai si riuscirà ad essere veramente un partito!”.

 

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