Il Progetto di Manifesto Programma
del nuovo partito comunista italiano

Rapporti Sociali n. 20 - novembre 1998 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Questo è il Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano che la Segreteria Nazionale dei CARC sottopone a tutti i membri e collaboratori dei CARC, a tutte le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista del nostro paese, al numero più vasto di lavoratori avanzati che riusciremo a mobilitare nella discussione.

Il Manifesto Programma, una volta che il congresso costitutivo del partito l’avrà approvato nella sua versione definitiva, sarà la base dell’unita politica e ideologica del futuro partito.

Sarà il punto di arrivo della formazione della coscienza dei suoi nuovi membri, un aspetto del processo attraverso cui essi aderiranno al partito: il Manifesto Programma sarà il testo base dei corsi per i candidati.

Sarà il punto di partenza di ogni ulteriore approfondimento e arricchimento della coscienza dei membri del partito.

Sarà un documento essenziale per porre il nuovo partito sulla strada giusta per adempiere il suo compito storico: “senza teoria rivoluzionaria non è possibile un movimento rivoluzionario” ci ha insegnato Lenin. A ogni lettore del Progetto che qui presentiamo, la Segreteria Nazionale dei CARC chiede di

- confrontare l’analisi della realtà e la linea che esso propone con la propria esperienza

- inviare alla Segreteria Nazionale dei CARC le sue osservazioni (positive e negative), le sue critiche, le sue proposte.

Tutto il materiale che arriverà sarà vagliato accuratamente e reso pubblico in una forma che dobbiamo ancora definire, a meno che lettore ci chieda di non farlo.

Ogni lettore che, oltre a studiare e valutare individualmente questo Progetto, lo farà studiare ad altri compagni e raccoglierà e invierà le loro osservazioni e proposte, darà un contributo ancora più importante all’elaborazione del Manifesto Programma. Con questo Progetto di Manifesto Programma i CARC fanno un passo avanti nella creazione delle condizioni per la costituzione del nuovo partito comunista italiano. La discussione del Progetto di Manifesto Programma è aperta a tutti quelli che vogliono concorrere alla fondazione del nuovo partito. Sarà il congresso di costituzione del partito che approverà il suo Manifesto Programma. Da qui al congresso il Progetto verrà arricchito, migliorato, trasformato. Non è escluso che, ad un certo punto della discussione, questo primo Progetto debba essere sostituito da un Progetto più avanzato o che altri progetti siano proposti da altre parti. Saranno i fatti a mostrare la strada attraverso la quale arriveremo alla versione definitiva del Manifesto Programma del nuovo partito. Va da sé che l’elaborazione del Manifesto Programma procederà di pari passo con la preparazione delle altre condizioni per la fondazione del partito. Il partito non è solo un’unità sulla linea politica e sulla concezione del mondo, è anche un’unità organizzativa. Tutto questo verrà preparato “nel fuoco della lotta”, partecipando, nel modo migliore, alla difesa delle conquiste e, più in generale, alla resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della nuova crisi generale del capitalismo.

La fondazione del partito è parte di questa resistenza; sbaglieremmo se la concepissimo al di fuori di essa. È, in questa resistenza, l’espressione per ora più avanzata dell’attacco, che appunto è una parte della resistenza. Questa infatti è unità, combinazione indissolubile di difesa e attacco, in cui la difesa oggi è l’elemento più diffuso, l’attacco è l’elemento dirigente, quello a cui tutto deve essere finalizzato perché la resistenza delle masse popolari possa svilupparsi fino alla vittoria.

Una volta che avrà approvato il suo Manifesto Programma, il partito adotterà sistematicamente, come metodo per formare e rafforzare la sua unità politica e ideologica, la prassi di ricondurre al Manifesto Programma la soluzione che darà ai singoli problemi che l’attività politica ci condurrà ad affrontare, di citare continuamente il Manifesto Programma, di verificare ogni soluzione e decisione alla luce del Manifesto Programma e in questo modo anche verificare continuamente il Manifesto Programma stesso. Ogni iniziativa e parola d’ordine dovrà essere valutata anche alla luce del Manifesto Programma.

 Dovremo evitare assolutamente quello che è successo con le Tesi di Lione del primo Partito comunista italiano.(1) Esse furono approvate ma poi dimenticate nel corso della vita del partito, cosicché nel 1944 Togliatti poté indicare al partito una linea politica (“il ritorno dal fascismo alla democrazia borghese”) in aperto contrasto con le tesi del suo terzo congresso, in particolare in aperto contrasto con le tesi 4 e 26 del capitolo 4, senza neanche dover spiegare perché proponeva una strada che contrastava apertamente con quelle che restavano ufficialmente le tesi fondanti del partito: tanto esse erano diventate lettera morta. La Segreteria Nazionale dei CARC è ben consapevole che in questo primo Progetto non ha affrontato alcuni argomenti che nel Manifesto Programma del partito dovranno essere definiti, perché parti essenziali della sua unità politica e ideologica, su cui l’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano è già sufficiente perché una linea di demarcazione possa essere nettamente tracciata. In particolare questo primo Progetto non tratta in modo esauriente la via alla rivoluzione socialista nel nostro paese e la natura e le caratteristiche del nuovo partito comunista. Altre lacune le individueranno sicuramente i compagni che studieranno questo primo Progetto alla luce dell’esperienza derivata dalla lotta di classe e animati dalla volontà di compiere la rivoluzione socialista. Lasciamo il compito di integrare questo primo Progetto ai compagni che lo prenderanno in mano e lo trasformeranno un po’ alla volta nel Manifesto Programma che il congresso costitutivo del nuovo partito comunista italiano approverà.

 

La Segreteria Nazionale dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo

4 ottobre 1998

 

NOTE

1. Le Tesi di Lione furono approvate dal terzo congresso (Lione, gennaio 1926) del primo Partito comunista italiano. Esse sono quanto di più simile a un programma esso ha elaborato.

La tesi 4 del capitolo 4 stabiliva che “non esiste in Italia possibilità di rivoluzione che non sia la rivoluzione socialista”.

La tesi 26 del capitolo 4 indicava il pericolo di una deviazione di destra consistente nel fare del partito comunista “l’ala sinistra di un’opposizione composta da tutte le forze che cospirano all’abbattimento del regime fascista”.

 

 

[Articolo che accompagna la presentazione del Progetto di Manifesto Programma, ndr]

Pubblichiamo qui a fianco la Presentazione che la Segreteria Nazionale CARC ha fatto del suo Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano.

Aggiungiamo alcune poche righe di illustrazione e commento del Progetto.

Anzitutto salutiamo con commozione la pubblicazione del Progetto. “Era ora!”, diciamo e diranno vari nostri lettori. Era ora che l’aspirazione alla ricostruzione del partito comunista facesse un passo avanti, uscisse dalla nebulosità di un’aspirazione avvertita come necessaria, ma che restava nel vago. Definire le condizioni da creare per la ricostruzione, quindi definire il lavoro immediato che chi lo vuole ricostruire domani deve compiere oggi per il partito e chiamare tutti i compagni, i lavoratori avanzati e le donne e giovani delle masse popolari a compierlo era stato un grosso passo avanti che i CARC hanno compiuto nel 1995 (F. Engels/10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista). Ma altra cosa è la pubblicazione di un Manifesto Programma che espone chiaramente quali devono essere, a parere della Segreteria Nazionale dei CARC, “la concezione del mondo che ci guida, i metodi con cui operiamo, il bilancio che traiamo dai primi 150 anni del movimento comunista, gli obiettivi che perseguiamo” (Premessa): cioè un progetto sulla base del quale, a parere della SN dei CARC, deve fondarsi l’unità politica e ideologica del futuro partito comunista, premessa indispensabile per la sua unità organizzativa. Infatti è impossibile una duratura e forte unità organizzativa di partito senza unità politica e ideologica.

Il lavoro per la ricostruzione del partito da oggi parte da un punto più avanzato. Nessuno potrà pronunciarsi per la ricostruzione del partito, senza pronunciarsi anche pro o contro questo Progetto di Manifesto Programma ed eventualmente  proporne un altro. Si entra in una lotta partendo dal punto più avanzato a cui essa è stata portata.(1) A meno che qualcuno pensi che sia possibile fondare un partito comunista senza una base programmatica, senza una concezione del mondo, un metodo e una linea d’azione. Cosa che equivarrebbe a porsi contro tutta l’esperienza storica del movimento comunista, la cui storia non a caso incomincia con un manifesto, il Manifesto del partito comunista del 1848.(2) Come dire, la pubblicazione di una proposta di Manifesto Programma è un passo da cui non si ritorna indietro. L’importanza del Programma nella costruzione di un vero partito comunista è confermata anche dalla storia del Partito operaio socialdemocratico della Russia. L’elaborazione del suo programma prese un periodo molto lungo:(3) il primo Progetto è del 1885 e il Programma definitivo fu approvato dal secondo congresso del partito nel 1903. Ma, si potrebbe dire, ne valse la pena!

 

1. Quando è stato inventato e messo in opera un sistema più avanzato di lavoro, esso soppianta i sistemi più arretrati. Nel mondo borghese, li soppianta perché il nuovo sistema è proprietà privata e il suo proprietario butta fuori dal mercato gli altri produttori del settore con la concorrenza. Tra comunisti, il nuovo sistema è proprietà sociale e soppianta i sistemi arretrati perché tutti quelli che lavorano in quel settore adottano il sistema più avanzato e da lì partono per procedere oltre.

 

2. I partiti comunisti costituiti negli anni ’20 nacquero senza che ognuno avesse un proprio specifico programma. Ma nacquero in questo modo perché erano sezioni nazionali del partito mondiale, che era l’Internazionale Comunista. Essi si proposero e dovettero quindi tracciare programmi nazionali dopo la loro costituzione.

 

3. Per la storia e la natura del Programma del POSDR si veda V.I. Lenin, Progetto di Programma del nostro partito (1899), in Opere, vol. 4.

 

Perché Manifesto Programma anziché semplicemente Programma? Cioè, perché un documento in cui esponiamo non solo gli obiettivi per cui il futuro partito lotterà (il programma), ma anche il bilancio della storia del movimento comunista e la concezione del mondo che lo guideranno e il metodo con cui lotterà? Per due motivi. Il primo motivo è che in Italia, per tradizione, nel movimento comunista vi è molta resistenza ad affrontare il lavoro teorico oppure il lavoro teorico è concepito e condotto intellettualisticamente (come esercizio accademico, abbellimento), non come sforzo per comprendere la realtà e quindi avere una guida nell’azione rivoluzionaria. Occorre rompere con questa tradizione e instaurare una prassi nuova, conforme all’esperienza dei partiti comunisti che hanno vinto e con ciò hanno dimostrato di avere un metodo più giusto. Il secondo motivo è che il lungo periodo di predominio, sia a livello nazionale sia a livello mondiale, della cultura borghese di sinistra e del revisionismo moderno rende necessaria in questa sede un’esposizione abbastanza analitica (sia pure senza pretesa di includervi anche la dimostrazione) della concezione del mondo e dell’analisi di lungo respiro della situazione internazionale e nazionale da cui discendono la nostra linea e i principi della nostra tattica.

Siamo sicuri che alcuni compagni muoveranno ai CARC la critica di aver precipitato i tempi, di aver proceduto da soli all’elaborazione di un progetto che sarebbe nato meglio se frutto del concorso anche di altre organizzazioni. Salutiamo la critica come segno dell’interesse per l’elaborazione di un programma e della coscienza della sua importanza. Siamo pienamente d’accordo che il concorso di altre organizzazioni avrebbe dato più forza al Progetto, avrebbe portato a un Progetto migliore e avrebbe reso più facile il lavoro che ora resta da fare su di esso. Ma la questione principale è: c’è stato questo concorso? I CARC hanno lanciato già nel 1995 l’appello a elaborare un progetto di programma (F. Engels/10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista, pag. 17). Abbiamo fatto vari tentativi e proposte “private”, a singole organizzazioni, perché venisse sviluppato da più parti un dibattito comune sui temi che compongono l’attuale nostro Progetto. Non abbiamo avuto risposte degne di nota. Nel nostro paese non si è sviluppato alcun dibattito né sulla natura della crisi in corso né sulla composizione di classe del paese e sono emersi solo pochi accenni sul bilancio del movimento comunista.(4) Noi chiediamo che ognuno di quelli che ci muove questa critica raccolga egli stesso i contributi che sono venuti da altre parti sui temi indicati. Perché questo silenzio? La mancanza di autonomia teorica dalla borghesia è una tara storica del movimento comunista del nostro paese, contro la quale intendiamo combattere, anche con l’elaborazione del Progetto. La partecipazione all’elaborazione del programma del partito non può consistere nel mettersi intorno a un tavolo a discutere di programma, facendo valere i pregiudizi della cultura dominante alla pari dei frutti dell’inchiesta, della ricerca e della verifica. La partecipazione all’elaborazione del programma del partito è un lavoro, è l’elaborazione autonoma dell’esperienza e l’esposizione di posizioni sui temi inerenti il programma, posizioni che vengono sottoposte alla verifica della propria e dell’altrui esperienza. Questo lavoro non si inventa né è un diritto che ci si arroga. Semplicemente lo si fa. Aver fatto da soli non è un merito, è un limite che resta da superare e che lotteremo per superare.

4. Si veda il materiale del Convegno “Il bilancio dei 150 anni del movimento comunista” (Firenze, 14 marzo 1998), in Rapporti Sociali n. 19.

  

**** Manchette

Partecipate all’elaborazione del Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano

A ogni lettore del Progetto che qui presentiamo, la Segreteria Nazionale dei CARC chiede di

- confrontare l’analisi della realtà e la linea che esso propone con la propria esperienza;

- inviare alla Segreteria Nazionale dei CARC le sue osservazioni (positive e negative), le sue critiche, le sue proposte.

Tutto il materiale che arriverà sarà vagliato accuratamente e reso pubblico in una forma che dobbiamo ancora definire, a meno che il lettore ci chieda di non farlo.

Inviare critiche, osservazioni e proposte a

SN c/o Edizioni Rapporti Sociali

via Bruschetti 11, 20125 Milano tel/fax 026701806

e-mail carcmi@micronet.it

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Con la pubblicazione del Progetto la SN dei CARC ha semplicemente dato forma di Manifesto Programma a quello che i CARC hanno elaborato e verificato nel corso della loro preistoria (la rivista Rapporti Sociali dal 1985) e della loro storia (dal Convegno di Viareggio del 1992). Con ciò la SN ha adempiuto al compito che le era stato confidato come suo nella campagna “Il nuovo partito comunista italiano” che i CARC stanno conducendo dal mese di giugno e che si chiuderà a novembre.

Ora che un progetto c’è, ognuno ha maggiori possibilità di impegnarsi nell’elaborazione del testo definitivo e di dare il meglio di cui è capace. La SN dei CARC chiama i membri dei CARC, tutte le FSRS e i loro singoli membri, i lavoratori avanzati a prendere in mano il Progetto e a “superarlo”. Il Progetto “farà strada”. È probabile che nel futuro sarà sostituito da altri progetti più avanzati, che manterranno quanto di giusto c’è nel primo, correggeranno eventuali errori e, certamente, colmeranno le lacune del primo Progetto.

La stessa SN dei CARC indica due lacune molto importanti del suo progetto. La prima lacuna riguarda la via alla rivoluzione nel nostro paese; il modo in cui avverrà nel nostro paese l’accumulazione delle forze rivoluzionarie (partito, fronte, forze armate) da oggi fino al rovesciamento dell’attuale Stato e all’instaurazione del nuovo Stato; la forma che prenderà la rivoluzione socialista nel nostro paese. Finora la rivoluzione socialista non ha ancora trionfato in un paese imperialista. Abbiamo avuto molte “avanzate” in questa direzione durante la prima crisi generale, soprattutto in Germania e in Italia, alla fine della Prima guerra mondiale e durante la Seconda. Ma nessuna di queste “avanzate” si è conclusa con la conquista del potere da parte della classe operaia. Quindi la forma della rivoluzione socialista nel nostro paese e in generale in un paese imperialista è ancora da scoprire. La versione caricaturale della Rivoluzione d’Ottobre come “conquista del Palazzo d’inverno” e le elaborazioni che di questa versione è stata fatta anche in alcuni documenti della Internazionale Comunista (vedasi per tutte Neuberg L’insurrezione armata) non hanno aiutato a chiarire il problema. Siamo sicuri che l’esperienza internazionale della prima ondata della rivoluzione proletaria, la comprensione delle leggi che regolano i rapporti tra le classi del nostro paese messe in luce dalla storia del nostro paese nel periodo prefascista, nella lotta contro il fascismo, nella Resistenza, nelle lotte durante il regime DC negli anni ’70 e nelle lotte attuali durante la putrefazione del regime DC permetteranno al nuovo partito comunista di fissare alcune linee, che la pratica e il bilancio dell’esperienza verificheranno e arricchiranno.

La seconda lacuna deriva dalla prima; riguarda la natura e le caratteristiche che dovrà avere il nuovo partito comunista italiano per essere all’altezza del compito che il procedere della seconda crisi generale del capitalismo pone alla classe operaia.

Si tratta di due argomenti che la SN dei CARC non ha ritenuto possibile trattare esaurientemente allo stato delle cose.

 

 Quanto al contenuto del Progetto, esso certamente meriterebbe una spiegazione dettagliata. La faremo nel corso del dibattito che si svilupperà su di esso. Rapporti Sociali a partire dal prossimo numero dedicherà una parte delle sue pagine a questo dibattito: pubblicherà osservazioni, critiche e proposte che le perverranno. In una qualche misura fungono già da spiegazione le numerose note a margine di cui è dotato l’opuscolo del Progetto.

Qui vogliamo solo chiarire il senso del Programma per la fase socialista che costituisce il capitolo 4 del Progetto. Esso espone le trasformazioni che la società attuale ha bisogno di attuare per uscire dal marasma e dalla decadenza in cui la borghesia l’ha trascinata e sempre più la risucchia. Le trasformazioni di cui la società attuale è gravida, le trasformazioni a cui la borghesia sbarra la strada e per fare questo stravolge e storpia giorno dopo giorno milioni di uomini, i loro rapporti, i loro sentimenti e la loro coscienza. Crediamo di non avere inventato nulla, di non aver lasciato spazio a fantasticherie individuali, ma di avere solo elaborato l’esperienza che quotidianamente abbiamo sotto mano alla luce della concezione del mondo e col metodo proprio dei comunisti, il materialismo dialettico. Vale per le misure indicate quello che Marx ed Engels dissero per quelle che essi indicarono nel Manifesto del 1848.

“Abbiamo già visto sopra che il primo passo nella rivoluzione operaia è l’elevarsi del proletariato a classe dominante, la conquista della democrazia.

Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive.

Naturalmente sulle prime tutto ciò non può accadere, se non per via di interventi dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione, vale a dire con misure che appaiono economicamente insufficienti e insostenibili, ma che nel corso del movimento sorpassano se stesse e spingono in avanti e sono inevitabili come mezzi per rivoluzionare l’intero modo di produzione.

Com’è naturale, queste misure saranno diverse a seconda dei diversi paesi”.(5)

Le misure indicate nel capitolo 4 serviranno a dare un significato più concreto, nella coscienza nostra, alla società per cui combattiamo e per cui combatteranno milioni di lavoratori. Nello stesso tempo quelle misure diventeranno strumenti della nostra attività di propaganda. Infatti, per dirla con Lenin (nel cui discorso sostituiamo comunisti a socialdemocrazia), “i comunisti non hanno né possono avere una sola parola d’ordine ‘negativa’, che serva soltanto ad ‘acuire la coscienza del proletariato contro l’imperialismo’, senza fornire in pari tempo una risposta positiva sul modo come i comunisti risolveranno il problema in causa, una volta che siano andati al potere. Una parola d’ordine ‘negativa’, non legata a una precisa soluzione positiva, non ‘acuisce’, ma ottunde la coscienza perché è una parola vuota, un puro grido, una declamazione senza contenuto”.(6)

Concludiamo questa breve nota dando nuovamente il benvenuto al primo Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano.

Che tutti i membri dei CARC, che tutti i compagni delle altre Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, che il numero più grande possibile di lavoratori avanzati si uniscano per studiarlo, arricchirlo, trasformarlo fino a farne, nel più breve tempo possibile, il documento base per l’unità politica e ideologica del nuovo partito comunista italiano!

  

5. K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista (1848), cap. 2, in Opere complete, vol. 6.

 

6. V.I. Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all’“economicismo imperialista” (1916), in Opere, vol. 23.

 

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