Jugoslavia - Anno Santo e lotta tra gruppi imperialisti

Rapporti Sociali n. 22 - giugno 1999 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Le origini e gli obiettivi dell’aggressione della NATO

 

L’aggressione alla Jugoslavia è diventata il perno dell’intera politica mondiale. Riepiloghiamo gli avvenimenti.

Trent’anni di direzione revisionista avevano reso l’URSS e i paesi socialisti dell’Europa orientale finanziariamente, commercialmente, economicamente, tecnologicamente e culturalmente dipendenti dall’imperialismo e avevano eroso e corroso le loro istituzioni politiche. La nuova crisi generale del capitalismo aveva messo (e mette: basta vedere la Cina) i regimi revisionisti con le spalle al muro. Per pagare gli interessi e comperare quanto loro necessario dovevano svendere i loro prodotti e quindi spremere la loro popolazione in modo incompatibile con gli ordinamenti socialisti ancora esistenti. Tutti i gruppi imperialisti hanno fatto il diavolo a quattro per disgregare i paesi socialisti e ingoiarseli. Per la natura dell’imperialismo resa più rigida dalla crisi in corso, l’attività degli imperialisti verso i paesi socialisti non poteva e non può che essere un’azione di saccheggio, rapina e devastazione. Ciò che alcuni rimproverano al FMI come un errore di scelta, in realtà è l’unica linea che gli imperialisti potevano seguire: tanto è vero che è quella che continuano a seguire, nonostante i risultati e le denunce. Il saccheggio, la rapina e la devastazione rendono incompatibile con l’imperialismo ogni gruppo e corrente politici in qualche modo legati alla salvaguardia dell’indipendenza e dell’economia nazionali. È per questo che le correnti borghesi genuinamente nazionaliste nei paesi socialisti oggi diventano antimperialiste (e su questo terreno si crea un’alleanza confusa, contraddittoria, ma effettiva con le correnti comuniste). Gli unici nazionalisti che vanno d’accordo con l’imperialismo sono quelli il cui nazionalismo consiste nel fatto che sono disposti a collaborare alla rapina di tutta la loro nazione a condizione di avervi la loro parte: i Berisha, gli Eltsin, ecc.

Con la collaborazione di questi elementi “nazionalisti” gli imperialisti hanno “ingoiato” l’URSS e gran parte dei paesi socialisti. Ma questo non ha guarito il loro mal di stomaco già prodotto dalla crisi generale, l’ha anzi aggravato. Non riescono a digerire i paesi socialisti. La spartizione del bottino è diventata il centro di tutti i loro antagonismi (già esistenti perché insiti nella loro crisi generale) per l’egemonia mondiale. Solo il centro, perché questi antagonismi si esprimono anche nell’ondata di grandi fusioni che sta creando, in tutti i più importanti settori economici, due, tre, al massimo dieci grandi gruppi che si spartiscono tutto il mercato mondiale del settore, nelle guerre e lotte in corso per la ricolonizzazione del terzo mondo, nella guerra strisciante fatta in gran parte ancora di complotti e azioni terroristiche che gruppi e Stati imperialisti stanno conducendo tra loro.

In questo contesto nasce la questione jugoslava. Oggi alcuni (anche su giornali molto “di sinistra”, nello stile de il manifesto) presentano le guerre balcaniche come frutto dell’atavica barbarie e della aggressività razziale dei popoli (addirittura alcuni hanno scritto “tribù”) che vi abitano. Sono posizioni razziste, completamente false, comode a nascondere le vere responsabilità delle guerre e i loro esiti possibili. Ricordiamo che il partito socialista serbo nel 1914 fu, col partito bolscevico, l’unico in tutta la Seconda Internazionale a votare in parlamento contro i crediti di guerra al governo del proprio paese e a condurre un’agitazione contro il proprio governo (pagando con la persecuzione e la galera). Ricordiamo che le dieci e più piccole nazioni che componevano la Jugoslavia in larga misura mischiate tra loro sugli stessi territori avevano vissuto per quasi cinquant’anni in pace tra loro nella Repubblica Federativa Jugoslava e assieme avevano combattuto e vinto il nazifascismo (come erano vissute in pace tra loro per 70 anni e combattendo assieme contro l’imperialismo e contro la miseria le cento nazioni che componevano l’Unione Sovietica). Né i misfatti degli ustascia e  dei cetnici nello sterminio di serbi, zingari, ebrei e comunisti sono maggiori della efferatezza mostrata dai civilissimi tedeschi durante la Seconda guerra mondiale o dai colti israeliani nell’assolvimento del loro ruolo di cani da guardia degli interessi USA nel Medio Oriente e oramai in tutto il Mediterraneo. La determinazione crescente con cui oggi combattono i popoli balcanici è proporzionale all’abiezione del ruolo cui l’imperialismo li condanna: combattono per non fare i lavavetri, le prostitute, gli spacciatori, i mendicanti, le cavie e gli emarginati. Il carattere fratricida delle loro guerre di oggi è dovuto al fatto che non hanno ancora imboccato l’unica strada positiva e costruttiva per evitare quel ruolo inaccettabile: la lotta contro l’imperialismo per la restaurazione del socialismo.

La disgregazione della Jugoslavia esplode all’inizio degli anni ’90. Per disgregare la Jugoslavia e aprire il paese al loro saccheggio, da vari anni i gruppi imperialisti tedeschi e il Vaticano avevano fatto leva sulle differenze nazionali, sulle differenze culturali e sulle differenze nel livello di sviluppo economico che la direzione revisionista aveva accentuato. Prima hanno con diverso successo sostenuto politicamente e finanziariamente la formazione di governi nazionalisti (con elementi interni e dell’emigrazione) in Slovenia, in Croazia e in Serbia e nelle altre repubbliche e regioni autonome jugoslave. Poi nel 1991 hanno promosso e sostenuto la proclamazione di indipendenza della Slovenia e della Croazia che sono diventate Stati vassalli della Germania. I gruppi imperialisti USA a questo punto hanno messo un alt all’espansione tedesca, hanno fatto leva sulla difficoltà in cui la secessione della Slovenia e della Croazia metteva la Bosnia e la Macedonia e hanno promosso e sostenuto l’indipendenza dei due paesi. La Bosnia oggi è un protettorato misto americano-tedesco e la Macedonia è in mano agli USA. L’Albania era protettorato misto per interposto governo italiano, finché nel 1997 le truffe del loro mediatore, il “nazionalista” Berisha (che Scalfaro aveva decorato cavaliere della Repubblica italiana), hanno fatto esplodere l’intero paese facendo di esso una specie di terra di nessuno un cui gruppi e agenzie di vari paesi si costruiscono il proprio feudo.

L’anomalia di quanto restava della Federazione jugoslava (la Serbia con il Kosovo e con la Voivodina e Montenegro) consisteva nel fatto che non è ancora diventata preda né dell’uno né dell’altro dei due nuovi padroni dei Balcani e cerca anzi di sfruttare la loro contrapposizione per conservare una libertà d’azione minata dalle contraddizioni interne.

Ma proprio l’antagonismo tra i nuovi padroni dei Balcani ha fatto precipitare la situazione. Questo è il punto che gli analisti borghesi non ammetteranno apertamente, ma le loro analisi non lo possono nascondere completamente perché trasuda dai fatti.

In che forma si presentavano quegli antagonismi?

Gli imperialisti tedeschi hanno bisogno di tempo per consolidare attorno a loro l’Unione Europea. Per quanto stava in loro per il momento avrebbero lasciato i Balcani nella situazione di fatto. La competizione a livello mondiale per le fusioni e la formazione di grandi monopoli, le trattative che stanno conducendo francesi e inglesi per un’intesa politica e militare in Africa e in Europa, le intrusioni europee, guidate dalla Francia, in America Latina e nel Sud Est asiatico: tutte queste cose si assommano in questo momento nella costituzione dell’Unione Europea attorno alla Germania.

Un altro protagonista nella lotta tra gruppi imperialisti per l’egemonia mondiale è il Vaticano. È un protagonista anomalo, ma di cui è indispensabile tener conto per comprendere gli avvenimenti in corso. In particolare dobbiamo tenerne conto noi italiani: esso infatti determina e sempre più strettamente determinerà il comportamento e lo schieramento della borghesia imperialista italiana e del suo Stato e sempre più profondamente influenzerà la nostra vita quotidiana. Il Vaticano ha assunto un ruolo mondiale via via più importante nella lotta della borghesia imperialista contro il comunismo iniziata a partire dal 1917. Non a caso nel 1989 gli sfruttatori di tutto il mondo levarono grida di osanna all’indirizzo di Woityla e di Reagan accomunando i due individui come protagonisti del trionfo (e i due nomi saranno assieme uniti anche nel disprezzo delle masse popolari man mano che esse sperimenteranno gli effetti del trionfo dei due campioni  dell’anticomunismo e si ribelleranno ad essi). Il Vaticano sta portando avanti il disegno di diventare un grande gruppo egemonico a livello mondiale, una specie di governo mondiale.

I tentativi degli imperialisti di costituire un governo mondiale sono finora andati tutti a carte quarantotto: Società delle Nazioni, ONU, corti internazionali, corpi di polizia mondiali, interventi umanitari, ecc. La creazione di un governo mondiale è una necessità obiettiva dall’inizio dell’epoca imperialista, cioè da quando la borghesia ha unificato economicamente il mondo. La mondializzazione che i portavoce della borghesia ci cucinano in tutte le salse (e che alcuni nostri vicini riprendono come pappagalli ammaestrati) data dall’inizio dell’epoca imperialista e riguarda tutti i campi dell’attività umana. Non a caso da allora le guerre sono diventate mondiali. La guerra mondiale è il modo distruttivo in cui si esprime un’unità di fatto che non ha ancora trovato le forme adatte ad esistere in modo positivo. Da allora si sono fatti congressi per “spartire il mondo” e congressi mondiali di ogni genere. Ogni volta che la borghesia imperialista ha messo assieme un inizio di governo mondiale, per la natura propria della borghesia esso doveva funzionare come strumento di composizione degli interessi dei vari gruppi imperialisti e si è scontrato con la contraddittorietà di quegli interessi che diventa antagonista durante le inevitabili crisi. Solo i rapporti di forza possono decidere l’esito dei contrasti d’interessi tra gruppi borghesi.(1) Concretamente oggi l’ONU e altre organizzazioni affini si spezzano (per pudore le lasciano sopravvivere come ornamento e velo dei loro contrasti) per l’arroganza dell’imperialismo USA che si considera ancora il più forte e non sopporta limitazioni che gli aggraverebbero i già gravi problemi. Non essendoci più dopo il 1989 il problema di una coalizione di interessi contrapposta al mondo socialista ed essendo il governo mondiale per sua natura la negazione della contrapposizione tra due coalizioni di interessi, esso non può essere costituito dalla borghesia imperialista. Pensare a un governo mondiale della borghesia è come pensare a un capitale non diviso in frazioni contrapposte: un assurdo come l’acqua asciutta. Ciò dà ragione del fallimento di tutti i tentativi di creare un governo mondiale borghese, quindi del fallimento della borghesia imperialista USA in questo compito e spiega che anche il tentativo del Vaticano è illusorio. Ma il tentativo è in corso e il Vaticano fa leva proprio su ciò che lo differenzia come gruppo imperialista dalla maggior parte degli altri. Per il suo progetto il Vaticano faceva grande affidamento sull’Anno Santo con l’afflusso di decine di milioni (ne avevano preventivati 30 milioni) di pellegrini a Roma, con le attività, i contatti, le relazioni, i flussi di denaro, le influenze di ogni genere connesse con l’evento. Un traffico che avrebbe probabilmente devastato Roma e gran parte dell’Italia, ma cosa non si sacrifica per un simile progetto!(2)

 

1. Gli Stati nazionali costituiti dalla borghesia nel corso del proprio sviluppo come classe dominante sono sempre stati coalizioni di interessi contro altri Stati, contro altre coalizioni d’interessi. “Per quanto gli interessi privati dividano ogni nazione in tante nazioni quanti sono i suoi cittadini adulti e per quanto gli interessi degli esportatori siano contrapposti agli interessi degli importatori della stessa nazione, nel corso dei cambi [delle monete] il commercio nazionale assume una parvenza di esistenza” (K. Marx, Grundrisse, Quaderno I).

 

2. L’afflusso di 30 milioni di pellegrini a Roma e dintorni nel corso dell’Anno Santo è ovviamente un evento economico, politico, culturale e ambientale che sconvolgerà per un tempo indeterminato e in misura e in forma difficilmente prevedibile la città e l’Italia. Una città moderna non è come una prateria in cui vivono disperse su grande superficie 30 persone: se d’improvviso ne affluiscono altre 300, il disturbo della vita è relativo e la natura assorbe abbastanza facilmente l’impatto delle nuove presenze, dei loro bisogni e dei loro rifiuti. È piuttosto simile a quello che succederebbe se su un’astronave abitata (con gli inconvenienti che già i romani conoscono) da 30 persone entrassero d’improvviso altre 300 persone.

 

Ebbene, l’aggressione della NATO è apparentemente assurda se si guarda agli obiettivi dichiarati dal governo USA e ripetuti con non molta convinzione dal segretario della NATO Javier Solana e dai capi di Stato e dai ministri dei governi inglese, francese e tedesco. Diventa invece un’impresa razionale e probabilmente anche nell’immediato vincente se si considera l’obiettivo reale perseguito dagli imperialisti USA: mettere il bastone fra le ruote agli imperialisti tedeschi e al Vaticano.

 Gli americani hanno incominciato a rafforzare gli indipendentisti del Montenegro: sono riusciti a far vincere le elezioni del 1998 al loro uomo Milo Djukanovic e hanno già messo le mani avanti annunciando che interverranno e faranno il diavolo a quattro se il suo governo sarà rovesciato, cosa quasi inevitabile nonostante i soldi e gli “aiuti” americani. Ma soprattutto si sono messi ad armare e a sostenere diplomaticamente e finanziariamente gli indipendentisti del Kosovo, fino a scatenare qui una vera e propria guerra civile in Serbia. L’accordo firmato il 13 ottobre ’98 aveva in qualche maniera intralciato i loro piani: il governo di Belgrado aveva accettato che 2.000 controllori europei (dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, OSCE), comandati da un funzionario americano, si installassero nel Kosovo (paese di 2 milioni di abitanti) e aveva ritirato dalla regione più di 10.000 soldati. In questo modo gli USA sembravano in qualche modo tagliati fuori. Un po’ alla volta qualcuno dei 2.000 racconterà cosa hanno combinato e fatto combinare gli americani per creare i pretesti per il lancio dei bombardamenti. Fatto si è che il 24 marzo il governo USA ha ritenuto riunite le condizioni per incominciare. Non ha atteso neanche che il vertice di Berlino dei governi europei terminasse, nella paura che questi rilanciasse qualche iniziativa alternativa ai bombardamenti.

Gli imperialisti europei, in particolare i tedeschi, non potevano sottrarsi all’iniziativa USA. Avrebbe voluto dire lasciare ad essi completa libertà d’azione, consolidare la loro presa sugli indipendentisti del Kosovo e farli apparire come l’unico Stato di cui valesse la pena diventare clienti e vassalli. Quindi partecipano ai bombardamenti. Al momento gli americani hanno in mano l’iniziativa e tedeschi e Vaticano sono costretti a rincorrerli.

Quanto agli altri attori della scena mondiale, i cinesi e i giapponesi hanno ognuno la sua gatta da pelare e sono lontani da un coinvolgimento diretto. La cricca di banditi che ha in mano lo Stato russo è contesa tra imperialisti tedeschi e imperialisti americani. Ma essa non può recidere il legame con i serbi perché sarebbe travolta dalla valanga dell’indignazione della stragrande maggioranza della popolazione russa che essa ha già condotto all’umiliazione di diventare una nazione di paria e di prostitute.

Quali saranno le evoluzioni immediate non è facile a dirsi nei dettagli. Le possibilità degli USA di tenere vivo un focolaio di guerra nella zona sono praticamente illimitate. Basta che sostengano le forze antiserbe nel Kosovo e nel Montenegro. Ma la storia dell’Afganistan ha mostrato che gli imperialisti sono bravi a suscitare forze che gli si rivoltano contro: l’imperialismo non lascia altra via alle masse popolari. L’Albania, la Macedonia, la Grecia, la Turchia offrono altre ampie possibilità. La guerra anzi minaccia di estendersi al di là dei progetti USA. La Turchia e Israele sono i cani da guardia degli interessi USA, ma hanno anche loro proprie aspirazioni e problemi: le forze rivoluzionarie dei popoli turco, curdo palestinese e libanese sono in crescita. il governo USA non è probabilmente in grado di mobilitare per questa guerra la fanteria americana, ma potrebbe facilmente farsi dare “carne da cannone” dai suoi clienti e alleati vecchi e nuovi polacchi, baltici, turchi, africani, asiatici.

Quanto al governo italiano, che la sua posizione sia molto scomoda è evidente L’opposizione del Vaticano all’iniziativa della NATO si scontra con il fatto che i governo italiano non ha di fatto alcun potere sulle decine di basi NATO e USA sparse per l’Italia. Il precedente di Sigonella (3) dove Craxi si giocò la carriera, sconsiglia D’Alema da certe velleità, ammesso che disponga di sufficiente autorità sulle forze armate italiane. Per ora anche l’opposizione di regime è molto blanda. I Verdi e gli ecologisti non protestano per l’enorme inquinamento causato nel nostro paese dai mezzi di guerra USA e NATO: sono paghi di avere rafforzato le pene e i poliziotti contro i “reati ecologici”. I disagi causati alla popolazione della costa adriatica non hanno trovato nel regime autorevoli portavoce. Lo stesso vale per gli interessi economici legati al turismo della fascia adriatica, una gran parte dell’industria turistica italiana. Tutti fattori che si faranno sentire un po’ alla volta se la guerra si prolungherà.

 

3. A Sigonella (base NATO- Siracusa) Craxi mosse i CC per togliere dalle mani dei marines USA il palestinese che  aveva diretto il sequestro dell’Achille Lauro.

 

Le prospettive a più lungo termine sono invece più chiare. Le contraddizioni tra i gruppi imperialisti saranno ulteriormente aggravate dall’aggressione scatenata dagli USA. Ai tedeschi e imperialisti europei sarà ancora più chiaro che se non escono allo scoperto come forza politica e militare autonoma dagli USA saranno in definitiva sempre giocati dagli americani. L’indignazione e la rabbia per l’arroganza e la prepotenza degli USA cresceranno ovunque: l’alternativa tra essere servi e clienti o doversi preparare a combatterli si imporrà con maggiore forza a tutti i gruppi imperialisti.

Questo per quanto riguarda il campo della borghesia imperialista. Per quanto riguarda il campo delle masse popolari, sentiremo meno lamenti sulla immutabilità e stabilità degli attuali ordinamenti internazionali e nazionali, meno segni di insofferenza quando parliamo di situazione rivoluzionaria in sviluppo e di guerra, sarà più chiaro che cosa ci aspetta fin quando sarà la borghesia imperialista a condurre il gioco e l’inconsistenza di tutti i propositi di Bertinotti, Cossutta e soci di “condizionare il capitalismo”: non condizionano neanche il governo D’Alema, né da dentro né da fuori! Questo spingerà a rafforzare gli sforzi che si fondono nella rinascita del movimento comunista e a una più giusta comprensione dei nostri compiti. Per quanto riguarda noi italiani, si afferma con più forza la necessità della costituzione del nuovo partito comunista italiano.

 

Rapporti Sociali 1985-2008 - Indice di tutti gli articoli