Presentazione

Rapporti Sociali 23/24 - gennaio 2000 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Questo numero di Rapporti Sociali è l’ultimo dell’anno e l’anno è l’ultimo di un secolo la cui storia è stata segnata dal movimento comunista, dai suoi arretramenti e dalle sue avanzate. Il secolo che viene inaugura un millennio che vedrà dispiegarsi tutte le potenzialità che il movimento comunista in sé racchiude, quelle che oggi noi non sappiamo nemmeno immaginare. A noi compete definire il bilancio del movimento comunista allo stato attuale, nel mondo e in Italia. In questo numero della rivista ci occupiamo quindi delle enormi conquiste realizzate dall’Internazionale comunista, del salto che il movimento comunista compie tra gli inizi e la metà del secolo. La forza che il comunismo riesce a raggiungere nell’arco di un periodo storico così breve è impressionante, e c’è voluto tutto l’impegno della propaganda borghese e decenni di falsificazione da parte del revisionismo moderno per produrre l’oscuramento attuale e l’ignoranza diffusa non tanto tra le masse popolari, quanto soprattutto tra le forze soggettive della rivoluzione socialista, quelle cui compete la posizione d’avanguardia nel processo rivoluzionario. Perciò consigliamo di studiare l’esperienza dell’Internazionale comunista, un’esperienza che aveva già affrontato e superato errori dai quali oggi non sappiamo ancora liberarci.

Per ciò che riguarda la propaganda borghese, la sua essenza è l’anticomunismo, che può essere rozzo o raffinato, pacato o virulento, che può addirittura travestirsi da “comunismo”. In ogni caso il motivo ricorrente di questa propaganda è quello secondo cui il comunismo è morto. Come scriviamo su Resistenza e come scritto anche sul numero 3 de La Voce, all’inizio del secolo la dichiarazione di morte del comunismo si pronunciava in Europa e in America del Nord. Oggi tale dichiarazione la si pronuncia in tutto il mondo. Tra ieri e oggi il comunismo si è dispiegato a livello planetario, conseguendo vittorie impensabili. Oggi che le dichiarazioni di morte si ripetono su scala più vasta e in misura ossessiva abbiamo ragione di aspettarci una nuova ondata rivoluzionaria, nuova anche nel senso che produrrà effetti di potenza non prevedibile.

Ciò che invece muore davvero è il revisionismo moderno. La sua putrefazione è sotto gli occhi di tutti. Il revisionismo moderno è la corruzione del movimento comunista dall’interno, l’insediarsi entro i partiti comunisti di una direzione di destra che è borghese sul piano ideologico e su quello pratico, e che ha lo scopo di far arretrare il movimento comunista e di distruggere il partito.

In questo bilancio di fine secolo l’analisi del revisionismo moderno non può mancare, e perciò ce ne occupiamo in questo numero della rivista.

La rivista esce a seguito di una seconda Lotta ideologica che ha coinvolto i CARC. La tendenza che i CARC hanno dovuto combattere e da cui si sono liberati è quella del movimentismo e dell’anarchismo. I CARC successivamente alla seconda Direzione Nazionale Straordinaria si impegnano a sviluppare fino in fondo la lotta contro queste tendenze e contro l’effetto deleterio che esse producono, particolarmente in Italia, tra le forze soggettive della rivoluzione socialista, ritardando la loro trasformazione e ponendo mille bastoni tra le ruote al lavoro di ricostruzione del partito comunista italiano. La nostra rivista si impegna fin da subito in tale senso, e molti articoli di questo numero trattano appunto della lotta contro queste tendenze.

Le posizioni movimentiste sono contraddittorie e prive di senso, e lo possiamo dimostrare facilmente. La nostra dimostrazione assume forza non perché è coerente dal punto di vista teorico (ai nostri movimentisti interessano poco le spiegazioni, non si curano del fatto che un discorso stia o meno in piedi e nemmeno capiscono la differenza elementare  tra un discorso vero e uno falso). La nostra teoria assume forza perché si integra con il processo di ricostruzione del partito comunista, in una combinazione tale che nessuno può far finta di nulla. A fronte del processo di ricostruzione del partito in atto né le forze soggettive della rivoluzione socialista possono continuare nelle molte abitudini che le contraddistinguono negativamente, né le forze della repressione possono continuare il loro lavoro al modo ordinario.

Questo deve essere chiaro: i CARC non contribuiscono al lavoro di ricostruzione del partito per provocare qualcuno o per svegliare il can che dorme, ma perché questo è il loro dovere e il motivo essenziale della loro esistenza. Per quanto il loro contributo è efficace tanto più il partito prende forma, con nostra soddisfazione. Gli sconvolgimenti che tutto questo produce sono elementi di carattere secondario, comunque inevitabili, e in ogni caso importanti, tanto che avremo cura di indagarli e di affrontarli nel modo più adeguato. Così abbiamo affrontato le due lotte ideologiche, così affrontiamo la repressione che le forze borghesi hanno scatenato nel mese di ottobre.

La redazione si associa alla Direzione Nazionale Straordinaria nell’esprimere la gratitudine e il riconoscimento per il compagno Giuseppe Maj, che si dimesso dalle cariche che ricopriva nei CARC e che ha lasciato l’organizzazione per dedicarsi al lavoro della Commissione preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) PCI e della diffusione della rivista La Voce. Tutti sanno il contributo determinante ed essenziale di questo compagno alla rivista Rapporti Sociali. Ti diciamo tanti auguri, compagno Maj, e viva il nuovo partito comunista italiano.

 

Rapporti Sociali 1985-2008 - Indice di tutti gli articoli