Allargare ed estendere la mobilitazione
per cacciare la banda Berlusconi!

Rapporti Sociali n. 30 - giugno 2002 (versione Open Office / versione MSWord)

 

L’avvento al potere della banda Berlusconi rappresenta un passo avanti nello sviluppo dell’attacco della borghesia imperialista (b.i.) contro le masse popolari e nell’aumento dello scontro tra i vari gruppi e le varie fazioni che compongono questa classe. È finito il ruolo politico della sinistra borghese che aveva governato negli ultimi anni il nostro paese (e gli altri principali paesi europei). La sinistra borghese ha portato avanti una politica di destra, e di conseguenza il centro-sinistra ha aperto la strada alla destra.(1) La questione in ballo tra i due schieramenti politici borghesi che si contendono il governo dei vari paesi sta, ieri come oggi, nello scegliere chi può attuare meglio il programma di eliminazione delle conquiste strappate dai lavoratori e dalle masse popolari e di espansione nel mondo contro i popoli dei paesi semicoloniali ed ex socialisti, programma che la borghesia imperialista, lacerata dalla crisi generale, è costretta ad attuare. Tra i gruppi della borghesia (che per sua specifica natura è una classe dominante lacerata da divergenza di interessi - compra-vendita, concorrenza, ecc. tra gli individui e i gruppi che la compongono) vi sono scontri e divergenze di opinioni su quale sia la migliore “politica” per spremere e tenere sottomesse le classi dominate e per sviluppare gli interessi e gli affari delle varie frazioni. Questo è quanto andiamo ripetendo da molto tempo.

 

1. In Italia come in Francia non è la destra che vince ma è la sinistra borghese e riformista “senza riforme” che perde. Questi sono i reali risultati delle elezioni politiche che si sono svolte in questi paesi. Anche se gli esponenti della banda Berlusconi ci ripetono ogni giorno che sono stati designati dal popolo italiano, che il loro programma ha avuto l’approvazione della maggioranza del popolo, nascondono la realtà: il 13 maggio 2001 il Polo di Berlusconi ha avuto una (risicata) maggioranza di voti rispetto al centro-sinistra che la legge elettorale truffa, votata dal centro-sinistra (che pensava di utilizzarla a suo favore), ha trasformato in una forte maggioranza parlamentare onde avere quel governo forte che tutta la borghesia ed entrambe le sue coalizioni elettorali volevano. (Vedi Rapporti Sociali n. 28, pag. 15). Il centro sinistra ha in questi anni favorito in vari modi la banda Berlusconi. Lo stesso Violante, il vecchio inquisitore anti-BR, nel suo discorso alla Camera del 28 febbraio ha scoperchiato un po’ la pentola degli accordi più o meno sottobanco dei governi del centro-sinistra con Berlusconi (nel 1994 lo assicurò che le sue TV avrebbero continuato a fare affari, nel 1996 che non avrebbero affrontato la questione delle licenze TV e del cosiddetto conflitto di interesse, ecc.).

 

 

Gli avvenimenti in corso nel nostro paese e nel resto dell’Europa confermano sempre più la giustezza della nostra analisi e delle nostre tesi. Confermano sempre più la politica fallimentare per le masse popolari portata avanti dal centro-sinistra e dall’aristocrazia operaia (2) e testimoniano come questi sono legati mani e piedi al centro-destra tramite quella “casa comune” che è la borghesia imperialista.(3) I termini dello scambio e dello “scontro” tra una parte della borghesia imperialista e Berlusconi con la sua banda si inseriscono in questo contesto.

 

2. Per aristocrazia operaia intendiamo “le centinaia di migliaia di funzionari di partiti, sindacati, cooperative, casse mutue, organismi paritetici, patronati, case editrici e di tutti gli altri organismi cresciuti col movimento operaio e con l’associazionismo popolare.” (Vedi l’interessante articolo Riformisti, gruppi che lottano per le riforme e conquiste parziali, aristocrazia operaia in La Voce n. 5, luglio 2001).

 

3. Cioè il centro-sinistra (c-s) è legato al centro-destra (c-d) dalla comune appartenenza di classe e da comuni interessi. I comunisti devono dirlo chiaro e forte e non accordarsi mai con il c-s (o andare dietro il carro del c-s) come “male minore”, per “non rafforzare la destra”, ecc. Il c-s e i neoriformisti agitano lo spauracchio della destra per mascherare la loro politica di connivenza con la borghesia e per “catturare” il consenso e l’appoggio delle masse popolari. Tale connivenza tra “avversari politici” rafforza la demoralizzazione e la sfiducia tra i lavoratori e le masse popolari, rafforza la mobilitazione reazionaria delle masse. I comunisti devono denunciare con forza la politica fallimentare del c-s e della sua appendice riformista (PRC).

 

 I comunisti, i lavoratori e gli altri elementi di avanguardia delle masse popolari devono aver chiaro

1. che Berlusconi e la sua banda possono affermare e consolidare il loro regime di potere personale solo se riescono a mantenere la promessa di far ingoiare rapidamente e senza tanti complimenti ai lavoratori e alle masse popolari italiane quello che il centro-sinistra faceva loro digerire a piccole dosi e con la collaborazione dell’aristocrazia operaia (cui quindi la b.i. doveva lasciare lo spazio necessario per le sue manovre);

2. che, sebbene ancora priva della direzione di un vero partito comunista, la classe operaia può (grazie a una combinazione di circostanze nazionali e internazionali che durerà ancora un po’ di tempo, ma non illimitatamente) dare scacco matto al governo Berlusconi con una campagna di conflittualità diffusa che coinvolga tutte le classi delle masse popolari nelle aziende, nelle scuole e nelle piazze e induca la borghesia a cambiare cavallo, a fare un qualche governo “Dini bis”. La classe operaia implicitamente darebbe così una sonora e salutare lezione a tutta la borghesia imperialista italiana e a quella degli altri paesi europei - che è curiosa di vedere se a quella italiana riesce la sfida che ha tentato affidando il potere a Berlusconi ed è pronta, in caso di successo, ad imitarla;

3. che devono impegnarsi con tutte le forze di cui dispongono e con quelle che riescono a mobilitare per favorire lo sviluppo della lotta contro la banda Berlusconi e che bisogna legare strettamente questa lotta alla lotta in corso per la costruzione di un vero partito comunista. Questa lotta passa anche tramite lo sviluppo di un fronte comune (il Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista - FP-rpc) per rafforzare il movimento di resistenza dei lavoratori e delle masse popolari e per dare forza al processo di costruzione del partito.

Il corso delle cose crea migliori condizioni per la fondazione del nuovo partito comunista, rafforza, cioè, il lavoro sulle condizioni da creare per la costituzione del partito. Tutte le FSRS e tutti i lavoratori avanzati sono chiamati a dare il loro contributo.

 

Il governo del Polo delle libertà padronali e l’aristocrazia operaia (che spadroneggia nei sindacati di regime) con la sua appendice costituita dai partiti del centro-sinistra hanno già preparato il copione che intendono seguire dopo lo sciopero generale, che ha visto la massiccia partecipazione e mobilitazione dei lavoratori e degli altri settori delle masse popolari (studenti, pensionati, disoccupati, artigiani, piccoli professionisti, ecc.). I sindacati di regime, i partiti del centro-sinistra e alcuni esponenti della borghesia imperialista spingono sempre più per l’accordo e il compromesso, per il ritorno alla concertazione. Cofferati ha proclamato ai quattro venti che “l’obiettivo non è far cadere il governo”, e ha già presentato la sua piattaforma proprio a Berlusconi. La comune “lotta contro il terrorismo” rilanciata dall’attentato di Bologna dovrebbe facilitare l’intesa. Parte del fronte borghese ha approfittato dell’attentato a Biagi per creare un clima di “unità nazionale” nella comune “lotta contro il terrorismo”, per ricattare e far “stringere a coorte” alcuni esponenti della sinistra borghese e riformista più ostili al governo Berlusconi (sinistra CGIL, sinistra DS, PdCI, PRC, Social Forum). Anche se il tentativo dei sindacati di regime (e dei partiti del centro-sinistra) di smussare la lotta e di deviare il centro dello scontro dalla lotta contro il governo e le sue misure antipopolari è clamorosamente fallito, oggettivamente l’attentato ha favorito il governo Berlusconi e lo ha in qualche modo rafforzato nei confronti della sinistra borghese e dei vecchi e nuovi riformisti (PRC). Ha in qualche modo impedito che lo sciopero generale provocasse una sua clamorosa marcia indietro (ritiro della delega). Inoltre ha dato una mano alle forze dell’aristocrazia operaia che si erano cacciate in un brutto impiccio, agitando la mobilitazione della piazza con il rischio di non poterla controllare, e che in qualche modo la volevano utilizzare solo per fare un accordo “onorevole” con il governo. (4)

 

4. Il centro-sinistra, la CGIL e il PRC si sono subito affrettati a proclamare che il governo Berlusconi è un governo legittimo, un governo democraticamente eletto e che le mobilitazioni da loro promosse non mettevano in discussione la legittimità del governo, ma volevano solo far modificare il suo programma, “contrastare” le sue misure, ecc.

A questo punto per tutto lo schieramento borghese e riformista il governo Berlusconi è un governo legittimo da cui i lavoratori dovrebbero lasciarsi spellare, senza opporre una reale  resistenza, i giovani dovrebbero lasciarsi pestare nelle piazze e nelle caserme senza fiatare, i comunisti dovrebbero lasciarsi perseguitare, intimidire, incarcerare, ecc. e quelli che lo vogliono abbattere o gli vogliono impedire di attuare il suo programma antipopolare sarebbero degli antidemocratici, dei terroristi.

 

 

I partiti e i capi dei sindacati di regime non sono per niente decisi a cacciare dal governo la banda di mafiosi, razzisti, clericali, fascisti e avventurieri messa assieme da Berlusconi, perché essi hanno un programma simile, sono anche loro convinti che per “salvare l’azienda Italia” occorre che “i lavoratori restituiscano ai capitalisti una parte delle conquiste che hanno strappato”. Solo i lavoratori, i giovani, le donne e il resto delle masse popolari con una campagna prolungata di agitazioni, scioperi, dimostrazioni e proteste possono far cadere questo governo e dare una lezione a tutta la borghesia. È compito di tutte le FSRS e dei lavoratori avanzati, quindi, essere presenti attivamente nel diffuso movimento contro la banda Berlusconi, in particolare nelle lotte della classe operaia, nel movimento anticapitalista e antimperialista. Loro compito è sviluppare una politica da fronte comune contro la borghesia e propagandare con decisione e forza la necessità della ricostruzione di un vero partito comunista, e quindi la necessità per l’avanguardia della classe operaia di partecipare al processo di ricostruzione del partito. Bisogna aver chiaro che la destra vecchia e nuova (la mobilitazione reazionaria) si combatte solo sviluppando la mobilitazione rivoluzionaria delle masse, sotto la direzione del partito comunista, per la conquista del potere e per la costruzione di una società socialista (alla cui base sta l’attuazione delle Dieci misure immediate esposte nell’Appello/Piattaforma del FP-rpc).

La parola d’ordine dei comunisti e dei lavoratori avanzati oggi deve essere “Via il governo Berlusconi, ricostruiamo un nuovo e vero partito comunista”.

Dobbiamo aver presente che bisogna difendere le conquiste residue, impedire che la restaurazione prosegua, cercare di allargare le conquiste (estendere, ad esempio, l’articolo 18 a tutti i lavoratori dipendenti). Tutto questo è vitale per le masse popolari ed è strettamente connesso con l’abbattimento del governo Berlusconi e la sconfitta del progetto di cui è frutto. Mettersi alla testa di questa lotta è per la classe operaia un primo passo per affermare la propria direzione sul complesso delle classi popolari, per portarle a contrapporsi alla rapina della borghesia imperialista e a sostenere l’instaurazione di una nuova società: la società socialista.

 

Bisogna contrastare attivamente e denunciare tutte le manovre e macchinazioni dell’aristocrazia operaia tendenti a imbrigliare e deviare la lotta con operazioni tipo quelle referendarie, che già altre volte hanno dimostrato il carattere fallimentare per i lavoratori e le masse popolari.(5)

 

5. I lavoratori ricordano bene dove ha portato la politica referendaria dei sindacati e del vecchio PCI in “difesa” della scala mobile nella metà degli anni ’80: l’aristocrazia operaia e il PCI riuscirono a spostare il movimento di lotta dalle fabbriche e dalle piazze e a portarlo nel “pantano” del referendum con la conseguente disfatta.

 

Le proposte di referendum (sull’articolo 18 e su altri diritti attaccati) sono il tentativo di una parte dell’aristocrazia operaia di non dare seguito alla lotta, sono l’espressione politica di chi ha sfiducia nei lavoratori e nelle masse e di chi non vuol condurre lotte vincenti. I referendum oggi servono solo a smorzare l’indignazione e la determinazione mostrata da milioni di lavoratori, giovani e pensionati che hanno partecipato alle mobilitazioni di questi mesi. Servono ai sindacati di regime e a tutti gli opportunisti per non assumersi i compiti oggi all’ordine del giorno, che consistono nel continuare ed estendere la mobilitazione contro il governo Berlusconi. Spostano la lotta dal campo più favorevole alla classe operaia e alle masse popolari (fabbriche e piazze) a quello più favorevole alla borghesia (raccolta firme, parlamento, votazioni). Iniziative come queste se non sono smascherate e fermate in tempo contribuiranno solo ad alimentare la sfiducia e la demoralizzazione nelle nostre file. Saranno utilizzate solo per ridare una boccata ossigeno alla cadaverica sinistra borghese e riformista e in definitiva rafforzano la banda Berlusconi. La destra e Berlusconi non  stanno più nella pelle per i grandi servigi che proposte come queste rendono loro.

D’altra parte per la classe operaia, ancora priva di un’avanguardia organizzata e sperimentata, priva, cioè, di un vero partito comunista, è difficile fare una propria politica. Di conseguenza la sua debolezza presta il fianco a tutte le macchinazioni della sinistra borghese e riformista. La sua debolezza, l’arretratezza delle attuali FSRS e delle organizzazioni sindacali che si pongono in alternativa ai sindacati di regime, con le loro incertezze sul da fare, le divisioni, la sfiducia nelle masse e nelle proprie forze, la confusione sul senso degli avvenimenti in corso e sugli obiettivi da perseguire intralciano in tutti i modi l’attività politica della classe operaia. Ma la situazione presenta anche molti fattori favorevoli.

Le grandi dimostrazioni proletarie e popolari che si sono succedute negli ultimi mesi hanno mostrato il potenziale di lotta che esiste in molte classi delle masse popolari. Hanno mostrato che la classe operaia riesce a mobilitare e raccogliere attorno a sé il resto delle masse popolari e che tra i lavoratori è vivo il ricordo delle lotte condotte sotto la bandiera del partito comunista. Nel corso di queste lotte la causa della ricostruzione del partito comunista ha fatto passi avanti in termini di raccolta di forze e risorse per l’organizzazione di partito, di legame con le masse, di capacità di orientamento, di unificazione delle parole d’ordine. L’aristocrazia operaia non può sfuggire alla sua natura e oltre certi limiti non può evitare di tener conto dello stato d’animo che circola nelle aziende. Le grandi organizzazioni sindacali devono farsi in qualche modo promotrici della mobilitazione contro il governo e, anche se loro dichiarano il contrario, per i lavoratori e le masse popolari è invece vivo il carattere antigovernativo che assumono la lotta e le mobilitazioni in corso. La conduzione (o non conduzione) di questa lotta farà vedere a sempre più ampie masse il vero volto dell’aristocrazia operaia e contribuirà a far emergere con tutta la sua forza la necessità della costruzione di un’organizzazione politica che faccia veramente gli interessi della classe operaia: il partito comunista.

I successi già ottenuti dalla mobilitazione hanno riscaldato gli animi e acceso speranze. La stessa borghesia imperialista è molto divisa al suo interno e sempre più incerta sulla capacità della banda Berlusconi di tener testa alla situazione. La conflittualità diffusa nelle aziende e nelle piazze la allarma. La urtano e la disturbano l’arroganza e le pretese degli imperialisti americani cui la banda Berlusconi è asservita. Esistono le condizioni per costringere la borghesia imperialista a rinunciare al progetto che la banda Berlusconi le aveva fatto apparire possibile e a cambiare governo.(6)

Questo piccolo ma importante passo è ciò su cui oggi tutti i comunisti, tutte le forze della rivoluzione socialista e tutti i lavoratori avanzati devono puntare le loro forze.

 

6. Berlusconi è uno che gioca in grande: sta cercando di mettere in scena un’alleanza con la Russia tanto per buttare in aria l’UE e fare quanto gli USA gli chiedono, ma allo stesso tempo intende alimentare maggiori speranze di investimenti ed esportazioni in Russia per la borghesia imperialista, come compenso per i sacrifici che chiede ai singoli gruppi imperialisti in termini di libertà politica (cioè di riduzione nel poter usare lo Stato ognuno per i propri interessi e dei rischi che la gestione Berlusconi fa correre a ogni borghese).

 

La situazione è favorevole alla raccolta delle forze per la ricostruzione del partito sia nel caso di accordo tra la banda Berlusconi e l’aristocrazia operaia e sia nel caso che la banda Berlusconi prosegua il suo attacco senza il consenso dell’aristocrazia operaia e proceda nella sua trasformazione in regime.

La banda Berlusconi non deve passare! Bisogna impedire a Berlusconi di consolidare il suo regime di potere personale! Bisogna impedire che la sinistra borghese e i sindacati di regime facciano con la banda Berlusconi accordi, più o meno sottobanco, che svendono le lotte della classe operaia.

Uniamoci nel lavoro per la costruzione di un nuovo e vero partito comunista!

 

*****Manchette

Aderisci al FRONTE POPOLARE per la ricostruzione del partito comunista!

 

Per informazioni e contatti:

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c/o Ediz. Rapporti Sociali

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tel/fax 02 - 26306454, e-mail: cnp-fprpc@virgilio.it

 

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