Sulla campagna Primavera Rossa

Rapporti Sociali 31-32 - dicembre 2002  (versione Open Office / versione MSWord)

 

La campagna “Primavera Rossa”, condotta nella prima metà del 2002 dagli organismi aderenti al Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista (FP - rpc) ha consentito di compiere passi avanti importanti rispetto all’obiettivo che ci poniamo. Abbiamo compreso meglio cosa significa fare politica da Fronte e abbiamo quindi rinsaldato e qualificato uno strumento utile all’unione delle forze che con consapevolezza crescente stanno operando per la ricostruzione del partito.

Infatti il FP-rpc è un organismo recente, che si sta dando ora una struttura definita. Ha come antecedente immediato un tentativo fallito e nasce a seguito di una proposta.(1) La prima proposta di costituire un Fronte fu elaborata nel 1998 da Iniziativa Comunista (IC), Linearossa (LR), Movimento Proletario Anticapitalista (MPA). Questa proposta aveva di positivo la volontà di superare lo stato di frammentazione in cui versano le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS). È fallita, ed è particolarmente negativo il fatto che le organizzazioni proponenti non abbiano elaborato un bilancio (oppure, se l’hanno elaborato, è negativo che non l’abbiano reso pubblico). Noi diciamo che è fallita perché è partita dal presupposto sbagliato, secondo cui il Fronte aggrega le FSRS così come sono. Il partito sarà prodotto non dall’unione delle FSRS, ma dalla loro trasformazione, e il Fronte è appunto il luogo e lo strumento per questa trasformazione. Nessuna delle FSRS (nemmeno i CARC) è in grado di ricostruire il partito da sola. Nessuna può andare avanti senza confrontarsi con le altre, presumendo di avere qualità e numeri a sufficienza per lo scopo.

Le proposta di costituzione di un Fronte venne avanzata successivamente dalla Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano (CP),(2) e fu ripresa dai CARC. Il Fronte di cui parliamo oggi lavora per la ricostruzione del partito e si distingue da quello proposto da IC, LR e MPA (oggi mantenuto come proposta da LR) che si chiamava Fronte della ricostruzione del partito.(3) Il primo, che lavora per la ricostruzione, non è né sarà il partito. Il secondo invece, che presume di raccogliere le forze della ricostruzione, presume anche di essere un embrione di partito. Il primo è popolare, cioè raccoglie FSRS, organismi di massa, elementi avanzati delle masse popolari. Il secondo raccoglie solo le FSRS.

 

1. Gli antecedenti e il processo di formazione del FP-rpc sono ampiamente documentati in questa rivista. Si vedano la Lettera di Linearossa inviata alla SN dei CARC, in Rapporti Sociali n. 26/27, Bilancio della nostra partecipazione alla campagna elettorale, in Rapporti Sociali n. 28, Costruiamo il FP-rpc, Prima campagna nazionale del FP-rpc “Primavera Rossa”, Chi dirige il FP-rpc? e La recente costituzione del FP-rpc a Catania, in Rapporti Sociali n. 29, La critica dogmatica, Politica da Fronte e settarismo, Quale Fronte per la ricostruzione del partito?, in Rapporti Sociali n.30.

 

2. Vedi Costituire il Fronte per la ricostruzione del partito comunista che partecipi alle elezioni politiche del 2001 in La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano, n. 6, novembre 2000.

 

3. Vedi Quale Fronte per la ricostruzione del partito, in Rapporti Sociali n. 30, pagg. 29 - 30.

 

Abbiamo compreso che un Fronte di FSRS e qualsiasi altro coordinamento nazionale senza un obiettivo e una linea chiara sono solo tentativi di sommatorie che non solo non servono alla nostra causa ma anzi sono foriere di ulteriori divisioni. Abbiamo compreso che occorre costruire un ambito quale è il FP-rpc, che raccoglie FSRS (a carattere nazionale o locale), associazioni di massa, organismi sindacali, circoli culturali, ecc., che si distinguono perché partono da punti diversi e hanno caratteristiche e campi di lavoro diversi e che collaborano fondandosi sulla convinzione comune che l’obiettivo principale di comune interesse in questa fase è la ricostruzione del partito. In questo rapporto di distinzione e  di unità cresce il Fronte.

La proposta avanzata dalla CP proponeva di partecipare alle elezioni politiche del 2001. Fu ripresa dai CARC, come s’è detto, e, considerata la sua valenza positiva, sperimentata nella pratica, si è deciso di darle continuità, cosa che abbiamo fatto con questa campagna.

Le nostre parole d’ordine sono state: “Via la banda Berlusconi! Ricostruiamo un nuovo e vero PCI!”. Indicano quello che vogliamo distruggere e quello che vogliamo costruire. Sono parole d’ordine riconosciute valide dagli elementi avanzati delle masse popolari, poco condivise dalle FSRS e combattute dalla borghesia di sinistra. La borghesia di sinistra combatte la ricostruzione del partito e non ha mai espresso durante la prima metà dell’anno la volontà di abbattere il governo Berlusconi. Le FSRS sono combattute al loro interno riguardo alla ricostruzione del partito e in gran parte di loro prevale la tendenza a ostacolare il lavoro di ricostruzione in atto. Da ciò seguono in generale posizioni che si limitano alla difensiva e in particolare poca convinzione che si possa abbattere il governo della banda Berlusconi. Invece si può: Berlusconi è indebolito e passi avanti per la ricostruzione del partito se ne sono fatti. Si tratta infatti di parole d’ordine concrete, sulle quali si può sviluppare una politica da Fronte.

La politica da Fronte è fondamentale nello sviluppare un ampio movimento di resistenza agli attacchi della banda Berlusconi. Nella manifestazione contro il governo del 15 febbraio, che riuniva i sindacati alternativi, le varie forze non hanno messo in campo con chiarezza la parola d’ordine di cacciare la banda. I sindacati alternativi non hanno capito che tra le masse è esplicita la volontà di cacciare la banda Berlusconi e che la cacciata della banda è una vittoria per tutta la classe operaia. La caduta di Berlusconi, infatti, se da un lato porterà la riedizione di un governo di unità nazionale o una riedizione del centro sinistra, dall’altro lato infonderà fiducia tra le masse popolari. Le masse popolari hanno una forza di cui non sono consapevoli e la mancanza di questa consapevolezza è un grande ostacolo per il lavoro di ricostruzione del partito. Perciò quanto più tra le masse si diffonde la fiducia nella propria forza e nella propria capacità di trasformare il mondo, tanto più la ricostruzione del partito procederà agilmente.

Le nostre parole d’ordine sono l’espressione particolare delle parole d’ordine generali: “No all’imperialismo! Sì al comunismo!”. Abbiamo scritto, infatti: “I comunisti, le FSRS, gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari devono promuovere, sostenere e organizzare ogni tipo di agitazione e lotta (…) per difendere i nostri interessi e impedire che la banda Berlusconi, il governo della borghesia più vorace, brutale e guerrafondaia, consolidi il potere. Tutto questo promuovendo la ricostruzione del partito comunista, raccogliendo forze e risorse per la sua ricostruzione, legando la difesa delle conquiste alla lotta per il socialismo, facendo diventare “abbasso il governo Berlusconi” e il “no all’imperialismo” un “sì al comunismo”.(4)

 

4. Appello - piattaforma per la costituzione del FP-rpc, settembre 2001.

 

Con questa campagna ci siamo impegnati a raccogliere tutte le forze disperse e frammentate disponibili a partecipare a un fronte comune per la ricostruzione di un vero partito comunista sotto la bandiera del FP-rpc. Ci siamo impegnati a far conoscere il FP-rpc, a propagandare il lavoro in corso per la ricostruzione, cioè il dibattito sul Manifesto - Programma del partito, sulle Dieci misure immediate che verranno adottate con la conquista del potere, sulle condizioni necessarie perché la ricostruzione vada in porto. Ci siamo impegnati a fare emergere dal movimento di resistenza delle masse popolari la necessità e l’urgenza di lavorare alla ricostruzione del partito, a legare, cioè il movimento di resistenza delle masse e le sue avanguardie a questo processo.

Con la nostra agitazione e con la nostra propaganda ci siamo impegnati

1. ad aiutare i lavoratori avanzati e le masse popolari a comprendere meglio la situazione attuale e le dinamiche dello scontro di classe, l’antagonismo crescente tra gli interessi delle masse popolari e quelli della borghesia imperialista;

 2. a promuovere e intervenire nei dibattiti pubblici, nelle manifestazioni contro la guerra, nel movimento per la pace, nel variegato movimento contro i mali del capitalismo e nei luoghi di lavoro dove siamo presenti per denunciare la politica guerrafondaia dei governi della borghesia imperialista di tutto il mondo e in particolare del governo Berlusconi, la guerra imperialista in corso, l’attacco che rappresenta contro le masse popolari dei paesi colpiti e degli stessi paesi capitalisti, il ruolo compiacente della sinistra borghese e il ruolo subalterno della sinistra riformista che giustifica la “lotta al terrorismo” della borghesia imperialista mondiale;

3. a promuovere la più ampia solidarietà con gli immigrati vittime delle discriminazioni razziste e con gli antimperialisti imprigionati;

4. a denunciare la repressione del movimento comunista, popolare e antimperialista e a promuovere la solidarietà con i prigionieri rivoluzionari”.(5)

 

5. Documento di presentazione della campagna: Campagna nazionale del FP-rpc “Primavera rossa”: Sosteniamo e organizziamo la resistenza dei lavoratori e delle masse popolari contro la banda Berlusconi; lavoriamo per la costruzione di un nuovo e vero partito comunista nel nostro paese (gennaio 2002).

 

In definitiva abbiamo determinato ciò che rafforza la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari:

- Denunciare il comune interesse di classe che lega i due schieramenti borghesi, denunciare con forza la politica fallimentare del centro sinistra e della sua appendice riformista (PRC).

- Smascherare e contrastare la politica del centro sinistra e dei neoriformisti che agitano lo spauracchio della destra per mascherare la loro politica di connivenza con la borghesia e per “catturare” il consenso e l’appoggio delle masse popolari.

- Mobilitare le masse e sostenere il vasto movimento di resistenza che si sviluppa nel nostro paese (nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze) per cacciare via la banda Berlusconi. La cacciata della banda rafforza la mobilitazione rivoluzionaria delle masse, aiuta le masse a rafforzare la fiducia in se stesse. Centro sinistra e PRC non hanno intenzione di cacciare la banda. Dicono che il suo potere è legittimo, che è stata democraticamente eletta, nascondendo il fatto che sotto il regime della borghesia imperialista ogni democrazia è fittizia, e ogni libertà è solo per chi ha i soldi, come è manifesto in modo sfacciato con il governo della destra.

- Costruire il più vasto possibile fronte comune delle forze che si richiamano ai valori del socialismo, che riconoscono l’importanza e l’utilità che assume oggi la costruzione dell’unico strumento, il partito comunista, capace di guidare la classe operaia e le masse popolari nella lotta di resistenza agli attacchi della borghesia imperialista (difesa), e nella lotta per la conquista del potere e per la costruzione di una nuova società socialista (attacco alla borghesia imperialista).

All’opposto non dobbiamo andare dietro il carro del centro sinistra (e della sua appendice riformista, il PRC) come “male minore”, per “non rafforzare la destra”. La nostra è una denuncia attiva, non da piagnisteo, che dà una prospettiva, quella della ricostruzione del PCI. Chi si accoda al carro del centro sinistra e alle sue appendici invece di arrestare la mobilitazione reazionaria delle masse la favorisce.

Chiarisce la questione l’esempio relativo all’immigrazione, alla criminalità che le si collega, al malessere che genera tra le masse. Secondo l’ideologia corrente nel centro sinistra e dintorni gli immigrati vanno sempre difesi, dato che sono “vittime”. Se non si fa un discorso di classe e non si dice che siamo favorevoli agli immigrati appartenenti alla classe lavoratrice e alle masse popolari e che siamo contrari agli immigrati che sfruttano altri immigrati, facciamo un discorso interclassista e alimentiamo la mobilitazione reazionaria delle masse, perché non distinguiamo ciò che è consono agli interessi dei lavoratori e delle masse da ciò che è consono agli interessi della borghesia imperialista. Non dobbiamo sposare la tesi secondo cui gli immigrati sono tutti buoni. Noi siamo contrari agli sfruttatori di ogni colore e razza, così  come siamo favorevoli ai lavoratori di ogni colore e razza. I mercanti di braccia, gli sfruttatori della prostituzione, gli spacciatori e i mafiosi di ogni genere sono funzionali al dominio della borghesia imperialista, come risulta evidente dal fatto che crescono liberamente nel sistema capitalista e arretrano quando il movimento comunista è forte. Il comunismo è l’arma che permette di sradicare le mafie nel modo più efficace. Anche questo è dimostrato dalla storia.

Abbiamo capito che gli organismi che fanno parte del FP-rpc devono

1. sostenere, ognuno a suo modo e in conformità alla sua natura, la ricostruzione di un vero partito comunista; partecipare a campagne e iniziative comuni, concordate, coordinate;

2. partecipare al dibattito relativo alla ricostruzione del partito comunista (al programma, alla linea e alla natura del partito comunista);

3. praticare un rapporto reciproco basato sulla critica e l’autocritica;

4. sviluppare la reciproca solidarietà contro la borghesia imperialista.

Non è necessario che ogni organismo aderente partecipi a tutte le attività promosse nell’ambito del FP-rpc. È indispensabile invece che i rapporti tra le FSRS e gli altri organismi che fanno parte del FP-rpc siano tali che l’avanzato possa sviluppare nel modo migliore la sua attività in modo da dirigere con l’esempio l’arretrato e che l’arretrato non vincoli e blocchi l’avanzato.(6)

“Gli organismi che partecipano al FP-rpc hanno quindi, ognuno secondo le sue caratteristiche e i suoi metodi di lavoro, i seguenti compiti:

1. contribuire alla ricostruzione del partito comunista;

2. propagandare le Dieci misure come misure immediate per l’instaurazione del socialismo che il nuovo partito comunista realizzerà appena conquistato il potere;

3. organizzare e sostenere il movimento di resistenza dei lavoratori e delle masse popolari al procedere della crisi generale del sistema capitalista, lavorando sul terreno politico, lavorativo, sociale e culturale”.(7)

 

6. L’arretrato vincola e blocca l’avanzato nel rapporto tra intergruppi, dove per amore di unità ognuno lascia da parte ciò che lo contraddistingue (cioè quello che ha di meglio, o che lui ritiene sia il meglio) e ci si ritrova d’accordo sulle questioni meno significative e meno concrete, sui minimi comuni denominatori. Ad esempio, entro il movimento “no global” ci si può appiattire su una generica opposizione ad alcune delle manifestazioni più devastanti dell’imperialismo: il caso esemplare è quello del Partito della Rifondazione Comunista (PRC), che per guadagnarsi spazio entro il movimento getta a mare anche quel poco di comunismo che gli rimane.

 

7. Appello - piattaforma per la costituzione del FP-rpc, settembre 2001.

 

Gli organismi del Fronte hanno lavorato (alcuni per la prima volta) con il metodo di lavoro per campagne, fondato sull’elaborazione del piano, sulla sua esecuzione, sul bilancio del lavoro svolto, come fasi del passaggio tra teoria e pratica. Il metodo di lavoro per campagne aiuta a capire lo sviluppo delle cose, a comprendere i propri limiti, usa il materialismo dialettico e la linea di massa.

Il lavoro minuzioso e costante svolto nel decennio che va dalla costituzione dei CARC ad oggi è una base solida per lo sviluppo del FP-rpc. Il lavoro antecedente alla costituzione dei CARC, quello svolto dai compagni che hanno dato vita alla rivista Rapporti Sociali, ci fornisce una base ideologica che non ha uguali a livello nazionale, che ci pone ad un livello avanzato nel panorama del movimento comunista internazionale. Il lavoro svolto dai compagni che hanno mantenuto per un ventennio la pubblicazione del Bollettino costituisce un esempio di continuità con il movimento rivoluzionario degli anni ’70 difficile da negare anche per i molti denigratori che abbiamo tra le varie FSRS.

A sua volta il FP-rpc è per l’organizzazione dei CARC opportunità di procedere oltre la prima esperienza fatta durante  la campagna elettorale del 2001, quando abbiamo iniziato a uscire dal settarismo, dal dogmatismo, a gettarci nella mischia, a osare propagandare tra le masse il comunismo e il valore degli oltre 150 anni di storia del movimento comunista.

Tratteremo a parte, in un articolo specifico, quanto la campagna ci ha permesso di sviluppare una politica da Fronte rispetto alle FSRS. Qui ci limitiamo ad alcuni accenni.

Anche noi dobbiamo combattere il settarismo. Dobbiamo comprendere che tra le FSRS non c’è solo il negativo e dibattere perché le discriminanti tra il positivo e il negativo vengano espresse sempre più chiaramente. Faremo così capire alla sinistra delle FSRS che partiamo sempre dal punto più alto. Non si parte mai da zero: abbiamo a disposizione bilanci approfonditi, svolti anche a prezzo di sacrifici e scontri ideologici. Abbiamo l’esperienza del vecchio PCI, che si è espressa al punto più alto con la Resistenza. Abbiamo avuto anche l’esperienza degli anni ’70, quando è entrata in crisi la cosiddetta società del benessere, esperienza che ha avuto il limite di non saper fare il salto a partito. L’assenza di riflessione e di autocritica delle FSRS rispetto a questioni del genere non permette alcun avanzamento.

Constatiamo che tra le FSRS esiste una convenzione a tacere i dissensi quando ci si incontra, così come esiste la tendenza a evitare l’incontro quando i dissensi sono troppo aspri. Invece è necessario combattere per affermare le idee giuste e la pratica che ne consegue. È sbagliato pensare che le battaglie portano alla divisione. La lotta ideologica è strumento di formazione dei compagni e di costruzione del partito e nella lotta sempre più si afferma la linea giusta.

Lottare per affermare una linea giusta e una pratica conseguente significa legare la nostra pratica a una concezione in grado di definire una linea e un metodo di lavoro per la ricostruzione del partito comunista.

Noi non siamo per l’unità a tutti i costi. Le lotte ideologiche sono fonte di grandi insegnamenti. Il fronte non si unisce sul denominatore comune minimo, ma sull’obiettivo massimo. Il FP-rpc è un ambito in cui si possono svolgere le lotte ideologiche (e se ne sono svolte). Anche da questo punto di vista è una novità.

Inoltre, i rapporti di collaborazione stabiliti durante la Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero (GIRP) con organismi internazionali, le dichiarazioni di sostegno del nostro lavoro espresse dai compagni turchi e dello Sri Lanka, aprono al Fronte un campo di attività che va oltre i confini nazionali. Il Fronte, poi, ha consentito un salto di qualità nella solidarietà che esprimiamo nei confronti dei rivoluzionari prigionieri, così come è testimoniato dal livello e dall’estensione raggiunti per la celebrazione della GIRP.

In conclusione, il Fronte ha avviato una nuova fase di politica da fronte all’interno delle FSRS e degli organismi di massa e si è individuato un grimaldello per combattere l’attuale stato di frammentazione del nostro campo. Ha colto obiettivi importanti, partecipando alla mobilitazione delle masse popolari contro l’offensiva della banda Berlusconi e contribuendo al suo rafforzamento, propagandando la necessità del partito comunista, facendoci avanzare nella comprensione della realtà e della via che occorre percorrere per portare la classe operaia alla vittoria. Siamo all’inizio, e siamo consapevoli di aver iniziato bene.

 

*****Manchette

FRONTE POPOLARE per la ricostruzione del partito comunista - (FP-rpc)

 

PIATTAFORMA POLITICO-PROGRAMMATICO-ORGANIZZATIVA

 

Roma, 21 settembre 2002, pag. 28, € 1,5

 

Per richiesta delle copie rivolgersi alla sede nazionale del FP-rpc:

via A. Degli Effetti 12/a - 00179 Roma - tel. 06 789276,

email: fp.rpc_cdd@virgilio.it

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