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Il movimento politico degli anni trenta in Europa
Rapporti Sociali n. 21, febbraio 1999 (versione Open Office)
“Da allora [da
quando nel 1917 iniziò la prima ondata della rivoluzione proletaria] la
mobilitazione reazionaria ebbe costantemente due direttrici guida: la guerra
tra gruppi imperialisti e la repressione della rivoluzione. Essa fu
indebolita ogni volta the le due direttrici entravano in conflitto e i
gruppi imperialisti si dilaniavano sulla priorità tra esse”. (dal
Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano,
pag. 29-30)
Gli anni trenta fanno
parte della prima crisi generale del capitalismo. Lungo tutto il periodo della
prima crisi generale l’attività politica della borghesia imperialista fu
determinata principalmente dall’azione combinata di due tipi di contraddizioni
ambedue motto acute e antagoniste nel corso della crisi generale, due
contraddizioni che persistono lungo tutto il periodo e delle quali in alcuni
casi è principale l’una, in altri l’altra. Da una parte la contraddizione tra le
masse popolari e la borghesia imperialista, espressione della contraddizione
fondamentale di tutta l’epoca imperialista: la contraddizione tra classe operaia
e borghesia imperialista, tra le forze produttive già collettive e i rapporti di
produzione capitalisti. Dall’altra la contraddizione tra i gruppi imperialisti
che nasceva dal fatto che il capitale accumulato era troppo per valorizzarsi
tutto e ogni parte di esso poteva valorizzarsi solo a spese delle altri parti:
nessun capitalista ovviamente era disposto a sacrificarsi e solo la forza poteva
decidere chi soccombeva e chi si rafforzava. Quindi stante la crisi generale in
corso anche la contraddizione tra gruppi imperialisti era una contraddizione
antagonista. Le contraddizioni tra i gruppi imperialisti si trasformavano
inevitabilmente in contrasti tra Stati imperialisti e in lotte politiche
all’interno di ogni paese.
La prima contraddizione
poneva alla borghesia il compito di reprimere il movimento comunista. Questo
compito presentava per la borghesia di ogni paese imperialista due aspetti:
reprimere il movimento comunista nel proprio paese e nelle proprie colonie ed
eliminare l’Unione Sovietica. L’eliminazione del primo paese socialista era per
tutta la borghesia imperialista un obiettivo importante anche dal punto di vista
economico (poter nuovamente estrarre profitti e rendite dai lavoratori dell’ex
impero russo, imporre a quei popoli il rispetto degli investimenti finanziari
che la rivoluzione aveva annullato), ma era ancora più importante dal punto di
vista politico. La vittoria della rivoluzione in Russia aveva galvanizzato e
galvanizzava le forze rivoluzionarie dei paesi imperialisti e delle colonie. “I
cannoni della Rivoluzione d’Ottobre ridestarono il popolo cinese”, dirà alcuni
anni dopo Mao Tse-tung. Oltre che di esempio, 1’Unione Sovietica tramite
l’Internazionale Comunista costituita nel 1919 fungeva da retroterra
per le forze rivoluzionarie di tutto il mondo. “Soffocare bambino finché è
ancora nella culla”, cosi l’esponente politico della borghesia imperialista
inglese, W. Churchill, riassunse il programma della borghesia imperialista. Ogni
comunista dei paesi imperialisti e ogni rivoluzionario delle colonie venne dalla
borghesia dichiarato “agente di Mosca”: in questa dichiarazione confluivano sia
l’illusione di una parte della borghesia che sarebbe stato possibile soffocare
il movimento comunista locale se esso non avesse avuto un retroterra nell’Unione
Sovietica, sia il tentativo di mobilitare una parte delle masse contro
il movimento
comunista facendo leva sulla difesa dell’indipendenza nazionale.
L’attività politica
condotta in quel periodo dai gruppi e dagli Stati imperialisti può essere
compresa solo alla luce di queste due contraddizioni che riguardavano ogni
gruppo e Stato imperialisti. Il filo logico che unisce le varie manifestazioni
della loro attività politica può essere trovato solo alla luce di queste due
contraddizioni. Chi non tiene conto di esse è costretto a ricorrere a categorie
come il diavolo, la malvagità della natura umana e ad altre categorie religiose
e pretesche.(1) Le
singole iniziative politiche del periodo diventano invece razionali (cioè
diventa possibile comprendere la concatenazione causale degli avvenimenti e gli
obiettivi dei protagonisti), se partiamo da quei compiti.
Le due contraddizioni si influenzavano e si modificavano a vicenda. Infatti la situazione oggettiva poneva alla classe dominante di ogni paese come compito fondamentale il contenimento del comunismo in un periodo
- in cui la situazione oggettiva (la crisi economica e la conseguente crisi dei regimi e degli ordinamenti politici) portava continuamente nuove masse a sollevarsi contro l’ordine costituito degli Stati borghesi;
- in cui le contraddizioni tra i gruppi imperialisti dei vari
paesi erano molto forti(2)
a causa della crisi economica, erano continuamente alimentate dalla ribellione
delle masse e si traducevano in contraddizioni tra Stati.
1.
Le
categorie religiose come il diavolo, dio, la divina provvidenza, la malvagità
della natura umana, il peccato originale, ecc. permettono a chi ci crede di
spiegare tutto, attribuendone l’origine a cause misteriose, al di fuori della
portata dell’uomo. Su queste categorie i preti hanno costruito una cultura (la
teologia, ecc.) che ammanta il loro potere di autorevolezza e lo protegge dalle
armi della critica. A differenza della scienza materialista dialettica, queste
spiegazioni non danno agli uomini nessuno strumento per avere un ruolo attivo
nella storia, per intervenire sugli avvenimenti, per determinare la propria
vita. Esse infatti sono solo un riflesso nella coscienza degli uomini dello
stato di soggezione e di schiavitù dell’uomo alle forze naturali e sociali (i
rapporti sociali di cui la classe dominante è espressione, amministratrice e
forza conservatrice).
2.
Basti
pensare al problema delle riparazioni e alle sanzioni imposte alla Germania e
agli altri paesi sconfitti dai vincitori della Prima guerra mondiale col
trattato di Versailles (giugno 1919) e con gli altri “trattati di pace”, al
contrasto tra la borghesia USA e quella britannica a proposito della “tariffa
imperiale” con cui quest’ultima ostacolava le esportazioni commerciali e gli
investimenti USA nei paesi del suo impero, ai debiti di guerra che
contrapponevano tra loro tutti i
maggiori paesi, al contenzioso commerciale e coloniale tra USA e Giappone.
Crisi economica e
ribellione delle masse spingevano ogni gruppo borghese e ogni Stato borghese a
cercare di aumentare la massa dei propri profitti e di assicurare la stabilità
del proprio potere accaparrandosi profitti e rendite anche con misure che
rendevano più critica la situazione di altri gruppi e di altri Stati
(protezionismo, svalutazioni competitive, ecc.) e ritagliandosi zone in cui
vietare con misure politiche la concorrenza commerciale e finanziaria dei
capitalisti di altri paesi. Tutto ciò acuiva le contraddizioni tra gruppi
imperialisti.
Ogni gruppo politico e
ogni programma politico vennero, in quel periodo, valutati dalla borghesia
imperialista con questo metro: erano o no capaci di impedire che il comunismo si
affermasse e di soffocarlo dove si era già affermato? L’assetto politico dei
vari paesi e del mondo doveva essere cambiato. Ciò era imposto dalla crisi
economica. Prima o poi in tutti i principali paesi imperialisti questa necessità
si fece strada tra gruppi influenti della borghesia, il cambiamento divenne un
programma accettato e perseguito con maggiore o minore consapevolezza e
coerenza, con maggiore o minore compattezza (unità) della classe dominante di
ogni paese imperialista “è impossibile continuare a governare con i metodi fin qui
impiegati”). Di conseguenza ogni gruppo politico “eversivo” ebbe udienza e
appoggio presso la borghesia imperialista nella misura in cui dava affidamento
di perseguire con efficacia il contenimento del comunismo.(3)
3.
In ogni
paese imperialista noi osserviamo, allora come adesso, un pullulare di gruppi
borghesi “rivoluzionari”, che nascono all’interno o nei dintorni della classe
dominante, reclutano i loro membri grazie a contrasti e interessi particolari
esistenti tra le masse e assunti unilateralmente, sono dalla classe dominante
tollerati e talvolta usati per servizi (es. squadrismo, pogrom, operazioni da
“guerra sporca”, ecc.) che essa per qualche ragione non affida alle strutture
istituzionali del suo Stato. Tuttavia questi gruppi sono da essa tenuti ai
margini della vita politica. Ognuno di questi gruppi è portatore non di una
rivoluzione nei rapporti economici (e in ciò si distinguono e contrappongono al
movimento comunista), ma di un sovvertimento e di una mutazione dell’assetto
politico del paese, cioè del modo in cui la classe economicamente dominante
forma e impone la sua volontà. Meno l’assetto politico esistente è in grado di
salvaguardare gli interessi fondamentali della classe dominante a fronte del
movimento economico e politico concreto della società, quindi più forte la crisi
politica e il bisogno della classe dominante di cambiare l’assetto politico, più
pullulano gruppi di questo genere. La fortuna di essi, il fatto che alcuni di
essi raggiungano il potere e determinino la trasformazione dell’assetto politico,
dipende in primo luogo dal bisogno che la classe dominante ha di questo
cambiamento. Se la classe dominante non ha bisogno di esso, questi gruppi
scompaiono o vegetano senza grande eco. Alla luce di queste considerazioni va
considerata ad esempio oggi la possibilità di successo di gruppi come Lega Nord,
Fiamma Tricolore e simili in Italia, il Fronte Nazionale in Francia, i partiti
neonazisti nella Repubblica Federale Tedesca e in Austria e gli altri che si
sono formati in ogni paese europeo.
Il contenimento del
comunismo passava anche attraverso la liquidazione dei comunisti e delle
organizzazioni comuniste e l’intimidazione delle masse con misure terroristiche:
dalla liquidazione di singoli esponenti, alle azioni squadriste, alla
persecuzione sistematica, alle infiltrazioni, alle provocazioni, alle campagne
denigratorie. Questa strada venne largamente praticata lungo tutto il periodo da
tutti gli Stati borghesi, dai più “democratici” (gli Stati USA, inglese,
francese, ecc.) ai più “reazionari” (gli Stati baltici, finlandese, ungherese,
polacco, austriaco, rumeno, italiano, tedesco, ecc.). A questo fine vennero
usati sia i mezzi istituzionali dello Stato sia strutture parallele,
“indipendenti”, private, “incontrollabili”.
Ma la
strada della liquidazione dei comunisti e delle organizzazioni comuniste e
dell’intimidazione delle masse erapraticabile solo per
brevi periodi ed era efficace solo se serviva a guadagnare tempo per dar luogo a
misure che alleviassero le condizioni economiche delle masse. Nessuno Stato
borghese può reggersi a lungo principalmente sull’intimidazione terroristica
delle masse (mentre può condurre permanentemente un’azione di liquidazione
selettiva delle avanguardie). Questo proprio a causa della costituzione
materiale della società borghese, del carattere sociale del processo produttivo
e, in definitiva, della natura peculiare del modo di produzione capitalista che
si fonda sulla compravendita di cose e di forza-lavoro e sullo scontro tra le
frazioni di capitale.
La
ribellione delle masse a sua volta era fondamentalmente alimentata dalla crisi
economica, ma era sostenuta e potenziata dall’azione soggettiva dei partiti
comunisti e dell’Internazionale Comunista e dall’esistenza e dai successi
dell’Unione Sovietica.
Le contraddizioni
interimperialiste a loro volta non nascevano dalla natura malvagia e da
rapinatore del singolo capitalista. Al contrario erano la crisi, le sue varie
manifestazioni e i suoi effetti che rendevano malvagi e banditeschi i rapporti
tra i capitalisti.(4)
Le vicende e le fortune dei singoli individui diventano comprensibili solo se
intese come conseguenze dei movimenti generali in cui si sono svolte,
rovesciando la relazione che la cultura borghese normalmente cerca di
raffigurare: essa infatti pone le caratteristiche degli individui come cause dei
movimenti sociali.(5)
4.
È ad
esempio, in questo periodo che viene posto definitivamente fine alla comunità
scientifica internazionale, una rete di rapporti personali, di pubblicazioni, di
congressi e di scambi tra università che fino all’inizio di questo secolo
avevano tenuto in relazione tra loro gli esponenti dei vari settori della
ricerca scientifica che si comunicavano la natura delle ricerche in corso e i
progressi compiuti. La ricerca viene posta al servizio non solo della
concorrenza economica (cosa che riguarda soprattutto la ricerca applicata), ma
del riarmo e del condizionamento delle masse.
5.
Non è
Hitler che ha causato
Materiale di riferimento: G. Plekhanov,
Il ruolo della personalità nella storia.
2.
La borghesia
tedesca optò per il nazismo come mezzo per reimporre la sua disciplina alla
società tedesca, in primo luogo alla classe operaia, liquidando i comunisti.
Il nazismo era il
mezzo adeguato allo scopo perché mobilitava, facendoli confluire nella
stessa direzione, alcuni gruppi sufficientemente consistenti ed energici,
ognuno mosso da un proprio movente specifico, al momento non conflittuale
con quello degli altri gruppi nazisti.(6)
6.
Quando
i movimenti diventarono conflittuali, il conflitto venne regolato: prima con
la liquidazione del gruppo Strasser, poi con la liquidazione del gruppo Rohm
– “notte dei lunghi coltelli” del 30 giugno 1934 e via via con le altre
faide interne al nazismo.
I moventi erano la
disponibilità a vendersi a chiunque in grado di pagare offriva un impiego,
quale che fosse il lavoro da fare purché coperto dall’impunità derivante dal
fatto che l’offerente apparteneva alla classe dominante; il risentimento
generico, le frustrazioni individuali e la disperazione generati dalla
sconfitta nella Prima guerra mondiale, dal crollo del potere d’acquisto
nell’inflazione del 1923 e dalla crisi; il desiderio di carriera e di
ricchezza; l’antisemitismo e il razzismo antislavo; la cultura nazionalista;
la convinzione che l’unica via al benessere stava nell’ampliamento dello
“spazio vitale” della nazione tedesca; il gusto e l’abitudine alla
disciplina e al dispotismo gerarchico propri della classe dominante
germanica e in particolare prussiana,(7)
ecc.
Questi e altri
moventi, se a ognuno di essi era garantita o credibilmente promessa
soddisfazione, bastavano per un tempo che non fosse tanto lungo da far
disperare del successo (il nazismo compì la sua scalata al potere in 10 anni
- non disponeva di tempi molto lunghi!) a fornire truppe e quadri dirigenti
a un movimento che avesse i mezzi finanziari e le coperture statali
(l’impunità e la complicità).(8)
7.
Per
comprendere la storia della Germania borghese, occorre sempre tener presente
che anche in Germania, come in Italia, la rivoluzione democratico-borghese
si realizzò tramite una combinazione dei proprietari fondiari, della
monarchia e di altre istituzioni feudali con la borghesia. La rivoluzione
borghese avvenne troppo tardi perché fosse “una riedizione della guerra dei
contadini” che era stata sconfitta dal Sacro Romano Impero Germanico alla
testa delle forze feudali nel secolo XVI. Vedasi F. Engels, Prefazione del
C’è
una particolarità che distingue specificatamente la borghesia da tutte le
precedenti classi dominanti: nel suo sviluppo c’é un punto critico oltre il
quale ogni ulteriore accrescimento dei mezzi della sua potenza, e perciò
anzitutto dei suoi capitali, contribuisce solo a renderla sempre più
incapace di esercitare il potere politico. “Dietro ai grossi borghesi stanno
i proletari”. Proprio nella misura in cui la borghesia sviluppa la sua
industria, il suo commercio, i suoi mezzi di comunicazione, nella stessa
misura produce il proletariato.
E a un certo punto - che non
è detto che
debba presentarsi dappertutto nel medesimo momento o al medesimo grado di
sviluppo - esso è andato più avanti di lei. Da questo momento la borghesia
perde la capacità di esercitare egemonicamente
il
proprio potere politico,
cerca degli alleati con i quali dividere il potere o ai quali cederlo
interamente a seconda delle circostanze. Per la borghesia tedesca questo
punto critico sopraggiunse già nel 1848; in quel momento essa si spaventò
non tanto del proletariato tedesco quanto del proletariato francese. La
battaglia di Parigi del giugno 1848 le fece vedere che cosa essa doveva
aspettarsi e il proletariato tedesco era in quel momento abbastanza agitato
da dimostrare che anche qui si era seminato per lo stesso raccolto. Da quel
giorno all’azione politica della borghesia tedesca fu mozzata la punta”.
8.
L’ascesa del nazismo si presta all’analisi e alla definizione degli elementi
su cui devono fare leva le forze soggettive della reazione per imporre la
direzione della borghesia imperialista nel movimento di resistenza delle
masse popolari al procedere della crisi della società borghese. I principali
di questi elementi sono indicati in Rapporti Sociali, n. 12/13, pag.
27-29.
Il nazismo era
quindi il movimento di cui poteva servirsi quella parte della borghesia
tedesca decisa a imporsi anche all’interno della propria classe cambiando
l’assetto politico del paese, risolvendo quella crisi politica che i suoi
portavoce (alla Carl Schmit) avevano già illustrato e sacrificando a questo
fine anche una parte degli interessi borghesi, pur di sopravvivere e di
ristabilire la disciplina nel proletariato e nel resto della società.
La pia e colta
borghesia tedesca poteva servirsi del nazismo ovviamente solo se si “turava
il naso” e lasciava sfogo sufficiente alla specifiche caratteristiche e agli
specifici moventi di ognuno dei gruppi che componevano il movimento nazista:
da qui il consenso della legalitaria e pia borghesia germanica ai metodi
spicci, alle procedure extralegali e sommarie, all’esecuzione squadrista dei
comunisti, alla caccia all’ebreo,(9)
alla violazione della proprietà privata degli oppositori e delle minoranze
nazionali, ecc.(10)
9.
A
causa delle loro particolarità storiche, gli ebrei hanno assolto la funzione
di parafulmini per la borghesia imperialista tedesca, le hanno fatto da
scudo contro la rivoluzione proletaria. La borghesia imperialista tedesca è
riuscita a deviare la mobilitazione delle masse da se stessa verso il
bersaglio degli ebrei e di altre minoranze nazionali, religiose, politiche e
di altro genere. La sistematica distruzione di queste ultime, per specifici
motivi non ha raggiunto la notorietà della distruzione sistematica degli
ebrei fatta dai nazisti. La borghesia tedesca non avrebbe messo assieme
l’esercito di massacratori di comunisti se non avesse reclutato in massa i
massacratori di ebrei e di altre minoranze. Quando ora vediamo la
popolazione dello Stato di Israele divenuta baluardo dell’imperialismo
internazionale contro le masse popolari arabe nel Medio Oriente,
è
giocoforza constatare che per la seconda volta la borghesia imperialista a
riuscita a far leva sulla particolarità ebraica per costruirsi uno scudo a
protezione dei propri interessi.
10.
Alla
luce di queste considerazioni si comprende come sia potuto avvenire che gli
stessi personaggi che come membri autorevoli della borghesia portarono al
potere i nazisti, personalmente proteggessero e salvassero dai nazisti
i loro
conoscenti ebrei e altri perseguitati dai nazisti e perché si trovassero a
un certo punto anch’essi personalmente in contrasto con l’indirizzo dello
Stato nazista. La cultura corrente porta le attività di questi “protettori
di ebrei” e oppositori borghesi al nazismo a smentita della relazione
genetica tra la classe borghese e il nazismo. In realtà esse confermano che
il ruolo sociale svolto dagli individui obbedisce a leggi che non sono le idee
e i sentimenti degli individui stessi. La stessa considerazione va fatta a
proposito dell’appoggio che esponenti ebrei della borghesia dettero al
nazismo come “male minore”
a fronte del comunismo.
Il movimento
nazista poteva stare assieme solo a queste condizioni. La borghesia tedesca
aveva bisogno di ridisciplinare gli operai e conquistare mercati e occasioni
di investimenti. Il nazismo era indispensabile alla borghesia tedesca per
vincere il comunismo all’interno. Ma essa poteva servirsene solo a prezzo di
mettere in moto un meccanismo con cui non poteva condurre la crociata
solamente in funzione anticomunista. Per reclutare un potente esercito
anticomunista adeguato al compito di stroncare la rivoluzione proletaria,
doveva contemporaneamente condurre una crociata revanscista, per la
cancellazione del Diktat di Versailles, antislava, antiebraica,
antiintellettuale, ecc. La borghesia non poteva porre apertamente e
isolatamente il contrasto reale (capitalismo - comunismo). Doveva nasconderlo
sotto la veste di un contrasto generale tra la salvezza e
il benessere del
popolo tedesco da una parte e dall’altra la presenza al suo interno di
“elementi estranei e nemici” (che le varie correnti naziste individuavano
ognuna a suo modo) e la presenza dei popoli slavi ai suoi confini orientali.
3.
Nell’immediato, sia
le contraddizioni interimperialiste sia il risentimento per la sconfitta del
1918 e per le imposizioni dell’Intesa (in sostanza degli Stati francese e
inglese) convogliavano lo Stato tedesco verso Ovest. È contro gli obblighi
imposti dall’Intesa che lo Stato tedesco riprende
Il tratto specifico
del nazismo era quello di essere un regime della grande borghesia
imperialista capace di adottare le misure politiche necessarie per
ristabilire la sottomissione delle grandi masse e fare di esse una grande
forza combattente che marciasse agli ordini della borghesia imperialista. La
“libertà d’azione” del regime nazista era limitata da questo suo ruolo. La
guerra contro l’Unione Sovietica doveva essere preparata non solo
militarmente, ma (cosa più complessa) politicamente. Gli interessi della
borghesia tedesca l’avevano portata nel
Quindi da una parte
le contraddizioni interborghesi erano reali e forti; d’altra parte la
borghesia tedesca doveva anzitutto consolidare il fronte interno risanando
le ferite della sconfitta, poi buttarsi sull’Unione Sovietica.
Gli Stati francese, inglese e USA non
avevano motivo di muovere guerra alla Germania; avevano motivo per attaccare
l’URSS e spalleggiare
Riassumendo: la
borghesia imperialista tedesca poteva risolvere le sue contraddizioni con il
resto della borghesia imperialista (in sostanza inglese, francese,
americana) solo diventando la direzione di tutta la borghesia imperialista
nel perseguimento di un interesse comune: la liquidazione del comunismo.
Quindi doveva non solo estirpare il comunismo dal suolo tedesco, ma fare del
popolo tedesco una potente forza combattente anticomunista di cui la
borghesia di ognuno degli altri paesi imperialisti inutilmente aspirava a
disporre.(11) Il
nazismo era lo strumento adeguato a far leva su tutte le contraddizioni
secondarie interne ed esterne al popolo tedesco per farne quella forza
combattente anticomunista di cui essa aveva bisogno. Ma lo sviluppo
necessario per far leva su queste contraddizioni secondarie acuiva le
contraddizioni interimperialiste e accresceva il pericolo di uno scontro
diretto tra la borghesia imperialista tedesca e il resto della borghesia
imperialista.
11.
La
sconfitta subita da tutte le potenze imperialiste nell’aggressione lanciata
contro
Esemplare è anche il comportamento del Vaticano. Il regime nazista
ledeva gravemente gli interessi del Vaticano in Germania: la sua influenza
morale, i suoi legami finanziari, la sua partecipazione allo sfruttamento
del popolo tedesco.
Tuttavia il Vaticano appoggiò il regime nazista e ripose grandi
speranze in esso, fino a quando divenne chiaro che non sarebbe riuscito a
occupare Mosca e schiacciare l’Unione Sovietica. Sono illuminanti al
riguardo alcuni passi delle memorie di De Gasperi, che allora soggiornava in
Vaticano.
4.
PCUS e
l’Internazionale Comunista non riuscirono a impedire che gli Stati
imperialisti scatenassero
12.
La
questione di come mai i partiti comunisti dei paesi imperialisti (e
l’Internazionale Comunista di cui questi erano sezioni nazionali) non sono
riusciti negli anni ‘20 e ‘
Pur non essendo
riusciti a impedire che gli Stati imperialisti scatenassero
Perché Hitler e i
suoi, che nella seconda metà degli anni trenta erano diventati la direzione
politica d’avanguardia dell’intero campo imperialista (la guerra di Spagna e
l’Accordo di Monaco lo dimostrano), non mossero guerra direttamente
all’Unione Sovietica, ma si trovarono invischiati prima in una guerra tra lo
Stato tedesco e quelli francese e inglese?
5.
L’invasione della
Polonia era un elemento necessario del consolidamento del fronte interno
tedesco. Hitler era quindi convinto che non sarebbe stata l’inizio della
Seconda guerra mondiale, ma solo un atto preparatorio di essa, come lo erano
stati la militarizzazione della Renania e il riarmo, l’intervento in Spagna,
l’annessione dell’Austria, l’annessione dei Sudeti, lo smembramento della
Cecoslovacchia. Egli del resto era obbligato a correre il rischio e a
puntare sulla possibilità che l’aggressione alla Polonia non scatenasse la
guerra con
I gruppi dirigenti
degli Stati francese e inglese avevano tuttavia avuto difficoltà a far
accettare nei rispettivi paesi le iniziative di Hitler. Vi erano però
riusciti: appoggio al rafforzamento degli Stati nazifascisti in politica
estera e repressione del movimento operaio e popolare in politica interna
andavano di pari passo in ognuno dei due paesi come negli USA, la minaccia
di una nuova guerra interimperialista aveva il suo peso in ogni paese.
L’annessione e lo
smembramento della Polonia doveva essere quindi solo un altro passo (e un
passo necessario) del consolidamento del nuovo Stato germanico all’interno e
della sua preparazione all’aggressione all’Unione Sovietica. Gli hitleriani
la prepararono con cura, come un’azione necessaria e rapida di autodifesa e
di polizia internazionale. Ebbero perfino la cura di mettere in campo la
sceneggiata di un’aggressione polacca alla Germania (Incidente di Gleivitz)
per aiutare i gruppi dirigenti inglesi e francesi a far accettare nei
rispettivi paesi l’aggressione e l’occupazione della Polonia. Gli hitleriani
furono diligentemente (anche se forse per lo più inconsapevolmente) aiutati
nei loro piani dai dirigenti dello Stato polacco accecati dall’odio
antiproletario: il governo polacco del colonnello Beck aveva stretto un
accordo di alleanza anticomunista con il governo tedesco ancora nel 1934,
aveva voluto partecipare allo smembramento della Cecoslovacchia nel 1938 e
ancora nel 1939 rifiutava il passaggio alle truppe sovietiche in caso di
guerra contro
L’aggressione alla
Polonia non presentava gravi problemi militari per lo Stato germanico. Il
problema era farla accettare agli altri Stati imperialisti (l’accettazione o
meno da parte dello Stato sovietico aveva per Hitler scarsa importanza
perché 1’URSS non era in grado né di attaccare militarmente
La conclusione del
patto Molotov-Ribbentrop tra il governo sovietico e il governo tedesco aprì
la strada non solo all’invasione della Polonia, ma anche alla dichiarazione
di guerra dei governi francese e britannico. Quest’ultima cosa non rientrava
nei piani degli imperialisti: le cose sfuggivano di mano.
6.
Hitler non voleva
la guerra contro gli Stati inglese e francese e infatti cercò in ogni modo
di avere il loro consenso alla sua operazione in Polonia: prima di essa e
dopo. Il piano di Hitler era di lanciare le sue forze contro l’Unione
Sovietica una volta consolidate e galvanizzate le retrovie tedesche con la
creazione della Grande Germania e vinte, con l’impatto dei successi
raggiunti, le resistenze interne alla Germania a lanciarsi in una guerra
contro l’Unione Sovietica. Poche settimane prima di attaccare
La resistenza del
popolo tedesco alla guerra sarebbe stata ben maggiore se i nazisti non
avessero mietuto, prima dell’inizio della guerra, tanti successi con l’aiuto
e la complicità degli altri Stati imperialisti.
La grande borghesia
tedesca e lo Stato Maggiore prussiano erano saltati sul carro di Hitler e ne
avevano determinato il successo “turandosi il nano” (per dirla alla
Montanelli). Per mezzo di Hitler la grande borghesia tedesca aveva vinto la
battaglia per ristabilire ordine e disciplina nel paese sterminando i
comunisti e dominava e utilizzava gran parte del popolo tedesco grazie ai
risultati conseguiti: la fine della fame, del freddo e della disoccupazione
per le masse, la riconquista di un ruolo per i militari, la riconquista di
impieghi e ruoli per la piccola borghesia, la riconquista di mercati e di
occasioni di investimento per la borghesia. Finché Hitler realizzava questo,
la borghesia chiudeva gli occhi e accettava come mezzi necessari a fin di
bene i tratti specifici e “folcloristici” dei nazisti: la caccia all’ebreo,
lo squadrismo spiccio, l’irreggimentazione di massa, i metodi dittatoriali e
primitivi di gestione della vita economica, politica e culturale del paese.
Finché passava di successo in successo, per la grande borghesia tedesca
Hitler era stato l’uomo giusto, il suo “uomo mandato dalla Divina
Provvidenza”(14).
Lo Stato Maggiore
prussiano aveva appoggiato l’avvento di Hitler al potere per motivi analoghi
e con gli stessi limiti.(15)
In definitiva per
conservare il loro potere contro il proletariato e il comunismo la borghesia
imperialista tedesca e lo Stato Maggiore prussiano si trovarono trascinati
in un’avventura da cui non poterono più ritirarsi. Quelli che cercarono di
farlo, fecero la fine degli Stauffenberg e dei Rommel.(16)
L’avidità di alcuni
strati della società tedesca e la rassegnazione di altri furono rafforzati e
ribaditi dai successi conseguiti da Hitler e vennero da questi trascinati
dove non pensavano di andare. Hitler da parte sua era sicuro che quando le
sue forze armate sarebbero state pronte ad aggredire l’Unione Sovietica (e
nel 1939, quando attaccò
13.
Citato
da E. Collazo, La guerra rivoluzionaria, cap. 4, Ed. Rapporti
Sociali, 1989.
14.
“Uomo
della Provvidenza”, “uomo inviato della Divina Provvidenza”, cioè uomo
inviato da Dio per il bene degli uomini, sono gli appellativi con cui il
Papa Pio XI salutò nel 1929 Mussolini.
15.
Analogo era stato l’intendimento con cui nel 1921 e 1922 una parte della
borghesia italiana aveva appoggiato l’avvento del fascismo in Italia:
lasciare il potere ai fascisti perché facessero piazza pulita dei comunisti
e del movimento proletario in generale e poi “ritornare alla democrazia”. Ma
la situazione di crisi generale non si prestava ai giochetti che la
borghesia imperialista avrebbe tentato con maggiore successo in altri tempi
e in altre circostanze nella Spagna del 1976 e nel Cile degli anni ‘90.
16.
Nel 1944, quando la guerra volgeva al peggio per i nazisti ed era
imminente l’occupazione della Germania da parte dell’Armata Rossa e degli
Alleati, il colonnello von Stauffenberg organizzò una cospirazione che aveva
l’obiettivo di eliminare Hitler, porre fine alla guerra con gli anglosassoni
e istituire un governo conservatore che garantisse la continuità dello Stato
borghese tedesco, evitandone la disfatta totale e la dissoluzione.
Stauffenberg riuscì ad avere l’appoggio di numerosi alti ufficiali
(il generale Beck, il generale Tresckow, il capo dei servizi dell’esercito a
Berlino, Olbricht, il generale Stulpnagel comandante dell’esercito di
Francia a Parigi, il feldmaresciallo Rommel, per citare i più importanti);
di Goerdeler, ex sindaco di Lipsia ed ex commissario dei prezzi nel Reich,
che precedentemente, sovvenzionato da alcuni industriali come Robert Bosch,
aveva operato per creare un fronte di opposizione borghese e conservatore
contro Hitler, sfruttando le sue relazioni nell’ambiente degli alti
funzionari, dei diplomatici e degli alti comandanti dell’esercito; del
circolo di Kreisau, animato dal conte von Moltke, che riuniva vari
oppositori al regime, di stampo per lo più conservatore.
Quest’opera di coagulo e di unificazione dell’opposizione borghese
e conservatrice sfociò nell’attentato contro Hitler compiuto il 20 luglio
1944 e fallito per il concorso di una serie di imprevisti e di errori.
Subito dopo l’attentato, convinti di aver eliminato Hitler, Stauffenberg e
gli altri ufficiali coinvolti nella cospirazione si installarono nel palazzo
del Ministero della Guerra a Berlino e da lì ordinarono ai comandi generali
del Reich di occupare tutte le sedi dei mezzi di comunicazione, i campi di
concentramento e gli uffici della Gestapo, arrestandone i comandanti. Nel
giro di pochi giorni, quasi tutti i promotori e gli autori dell’attentato
furono catturati dalla Gestapo, arrestati e condannati a morte.
7.
L’obiettivo
principale degli Stati francese e britannico e delle classi dominanti dei
due paesi non era la guerra contro il regime nazista, ma la guerra contro
l’Unione Sovietica. I governi dei due paesi nel 1939 furono trascinati alla
dichiarazione di guerra dal meccanismo “democratico” che fino allora avevano
essi stessi cavalcato. I governi dei due paesi si trovarono cioè
sostanzialmente prigionieri degli impegni con cui fino allora avevano
condotto all’interno la loro battaglia anticomunista. Da una parte il
contrasto interno alla borghesia per cui i sostenitori della crociata
antibolscevica avevano fatto accettare l’ingrandimento della Germania (e i
connessi sacrifici di interessi di gruppi imperialisti connazionali)
promettendo che sarebbero stati gli ultimi. Dall’altra parte essi avevano
fatto accettare alle masse del loro paese la loro collaborazione con Hitler
(in sostanza l’accettazione dei precedenti atti preparatori compiuti dai
nazisti) in nome sia della “difesa della democrazia” sia del baluardo
“anticomunista”. Il movimento antifascista promosso dall’Internazionale
Comunista aveva duramente contestato in ognuno dei due paesi i cedimenti dei
governi ai nazifascisti, raccogliendo anche tutte le contraddizioni
interimperialiste esistenti; quindi aveva alimentato la trappola in cui le
forze imperialiste pronaziste sarebbero cadute e aveva dato ad essa la
massima forza possibile.
I governi dei due
paesi avevano giustificato ogni nuovo aiuto dato a Hitler con impegni sempre
più solenni e vincolanti di non tollerare altre mosse espansioniste dei
nazisti. Che i due governi non volessero la guerra contro i nazisti lo
dimostra il fatto che non solo non si prepararono a quella guerra, ma nulla
fecero per condurre operazioni offensive nei primi mesi di guerra, quando il
fronte tedesco occidentale era per loro permeabile.(17)
Essi restarono in attesa di qualche evento
che permettesse loro di tirarsi
indietro senza perdere la faccia e la pelle e impedirono ogni mobilitazione
popolare di tipo antifascista (il generale comandante della piazza di Parigi
venne destituito perché voleva distribuire “armi al popolo”).(18)
La parola d’ordine “meglio Hitler che il Fronte popolare” interpretava la
concezione di una larga parte della borghesia imperialista francese. Gli
avvenimenti successivi, con la costituzione del governo di Vichy,
confermarono che questa era la situazione. Era chiaro a una parte delle
classi dominanti dei due paesi che le mire principali della borghesia
tedesca e di Hitler non erano né l’impero britannico né le colonie francesi
né l'America Latina: esse erano dirette principalmente ad Est, contro l’Unione Sovietica. E
soprattutto, era chiaro ad una cerchia ancora più ampia della borghesia
imperialista che nessuno di loro poteva dare una soluzione per sé
soddisfacente dei contrasti interimperialisti finché il pericolo comunista e
l’Unione Sovietica non erano eliminati. L’attacco dei tedeschi contro
l’Unione Sovietica andava bene a tutti e il boccone era talmente grosso che
prima che Hitler arrivasse a ingoiarlo, ci sarebbe stato spazio per tutti.
17.
L’esercito nazista iniziô l’invasione della Polonia il 1° settembre 1939 e
la concluse 17 settembre. Sul fronte occidentale non vi furono praticamente
operazioni militari fino all’inizio di maggio del 1940. Anche allora fu però
l’esercito tedesco ad attaccare le linee francesi.
18.
Il
carattere principalmente anticomunista e solo secondariamente antifascista
della guerra condotta dalle borghesie anglosassoni balza all’occhio anche se
si considera la conduzione della guerra. Esse condussero la guerra avendo
anzitutto cura di impedire ogni sollevazione di massa, ogni partecipazione
popolare alla guerra che non fosse incanalata e controllata dalle strutture
gerarchiche borghesi, ogni movimento di emancipazione politica e culturale
delle masse attraverso la guerra. Terrorizzare la popolazione civile con
bombardamenti a tappeto (che fecero apparire un lavoro artigianale la
distruzione della città basca di Guernica fatta dall’aviazione nazista
durante la guerra di Spagna), negare sostegno al movimento partigiano e
reprimerlo con la forza e la corruzione dove nonostante tutto si sviluppava
(vedi Grecia), cercare di stabilire la supremazia mondiale del terrore della
borghesia USA (uso della bomba atomica) contro
il movimento comunista e il
movimento di liberazione nazionale: queste furono le linee direttrici
secondo cui condussero la guerra.
8.
La dichiarazione di
guerra dei governi francese e inglese contro il governo tedesco andava
invece bene allo Stato sovietico e all’Internazionale Comunista. Essa
impediva la coalizione degli Stati imperialisti contro l’Unione Sovietica e
poneva in contraddizione con tutto il piano hitleriano i due Stati che non
accettavano, dopo tutto il resto, anche l’invasione tedesca della Polonia.
Hitler cercò in tutti modi di fare marcia indietro, di far annullare la
dichiarazione di guerra. Non poteva ovviamente arrivare a fare passi tali
che distruggere i fattori di successo che tenevano assieme e ai suoi ordini
la macchina tedesca. Il suo rapporto con la borghesia tedesca e lo Stato
Maggiore prussiano lo condannavano a vincere. Anzitutto cercò di trovare,
sulla base del fatto compiuto, una transazione con i governi francese e
inglese. Non essendoci riuscito, nel 1941 sistemò militarmente i conti con
il governo francese, sperando di trovare una composizione con il governo
inglese dalla nuova maggiore posizione di forza.(19)
L’estremo tentativo
di trovare un accordo con il governo inglese fu l’aggressione all’Unione
Sovietica. Proprio perché era un tentativo di ricomporre con il governo
inglese, l’aggressione venne anticipata rispetto ai tempi previsti e
scatenata prima che i preparativi predisposti dalla Stato Maggiore fossero
completati e mentre ancora erano aperte le ostilità con
19.
A
questo fine i nazisti nel 1940 dopo la vittoria in Francia si astennero
dall’annientare il corpo di spedizione inglese in Francia: esso poté
imbarcarsi a Dunkerque e ritornare in patria. La “battaglia d’Inghilterra”
per come venne condotta non mirava ad annientare il potenziale bellico
inglese, ma a convincere la borghesia imperialista inglese a concludere la
pace. L’invio in Inghilterra di Hess, alto esponente del governo e del
partito nazista, fu il più noto dei tentativi di Hitler di arrivare con il
governo di Londra a un’amichevole composizione della guerra.
20.
Alfred
von Schlieffen fu capo dello Stato Maggiore tedesco dal 1891 al
Il fatto che il
governo inglese, al punto a cui erano giunte le cose, non potè aderire alla
crociata costrinse Hitler, la borghesia tedesca e lo Stato Maggiore
prussiano a una guerra in cui l’unica speranza di vittoria dello Stato
tedesco stette, fino alla fine, nel “rovesciamento dei fronti”, cioè
nell’adesione degli anglo-americani alla crociata antisovietica. Questo
piano fu la base su cui si coalizzarono i vari tentativi di fronda a Hitler
messi in atto durante la guerra stessa: mettere da parte Hitler, oppure
Hitler e i nazisti, per poter stringere alleanza con gli anglo-americani
contro l’Unione Sovietica. Che il proposito di Hitler e dei suoi oppositori
tedeschi non fosse campato in aria lo dimostra il fatto che sia il governo
inglese che il governo americano coltivarono il proposito di rivolgere alla
fine le armi contro l’Unione Sovietica servendosi della residua forza
militare tedesca. A questo scopo gli Stati Maggiori dei due paesi
ricevettero l’ordine di preparare piani per una campagna di Russia che
riprendesse con maggiore successo l’operazione Barbarossa di Hitler.
All’interno della
classe dominante inglese e americana non mancarono infatti i sostenitori del
“rovesciamento dei fronti”. Essi non riuscirono però mai a prendere il
sopravvento. Probabilmente il rovesciamento dei fronti, che avrebbe condotto
i governi inglese e americano a una crociata antisovietica diretta dal
governo tedesco, non avrebbe potuto realizzarsi senza scatenare una guerra
civile all’interno di questi paesi, come la scatenò in Francia (col governo
Petain e
- nell’ostacolare
lo sviluppo della guerra partigiana e in generale della mobilitazione in
massa della popolazione nei paesi occupati dai nazisti e nella stessa
Germania e nel favorire la guerra di sterminio e la tattica terroristica di
massa condotta attraverso i bombardamenti a tappeto della popolazione civile
da parte dell’aviazione anglo-americana;
- nel ritardare
l’apertura del secondo fronte contro
Il “rovesciamento
dei fronti” si sarebbe realizzato solo nel 1945, ma sotto la direzione della
borghesia imperialista americana e non di quella tedesca, con un’altra
direzione politica della Germania e nella forma della “guerra fredda” di
tutti gli Stati imperialisti contro l’URSS, una guerra che però aveva
grandi probabilità di restare “fredda”, come Stalin affermava nel 1952.(21)
21.
Vedasi
lo scritto Problemi economici del socialismo nell’URSS (1952), cap.
6. Analoga valutazione aveva espresso Mao Tse-tung nel 1946. Vedasi ad
esempio Intervista con la giornalista americana Anna Luise Strong
dell’agosto 1946 (Opere di Mao Tse-tung, vol. 10).
9.
La “crociata
antisovietica” lanciata da Hitler, a causa delle caratteristiche particolari
del regime nazista da cui la borghesia imperialista tedesca non poteva
prescindere, si pose fin dall’inizio come una guerra di sterminio. “Siamo
obbligati a sterminare la popolazione: una misura del genere fa parte della
nostra missione di proteggere il popolo tedesco. Dovremo sviluppare la
tecnica di sterminio della popolazione”. Questa era la linea tracciata da
Hitler per i suoi accoliti.(22)
La borghesia imperialista tedesca per mantenere il potere dovette
appoggiarsi ai nazisti e i nazisti potevano condurre la guerra solo come
guerra razziale e di espansione del “popolo tedesco”: questa era la logica
ferrea attraverso cui gli interessi di classe si manifestavano come
contrasto razziale.
Il carattere che i
nazisti impressero alla guerra in Unione Sovietica permetteva tuttavia al
governo sovietico e ai comunisti sovietici di mobilitare con successo nella
resistenza praticamente tutte le forze sociali e le nazionalità del paese.
L’invasione dell’Unione Sovietica iniziata dai nazisti nel 1941 non trovò
praticamente nessuna collaborazione all’interno dell’URSS, contrariamente a
quanto avvenuto con le invasioni del periodo 1919-1921 e contrariamente a
quanto avvenuto praticamente in tutti gli altri paesi invasi dai nazisti.(23)
Il PCUS condusse la guerra contro il nazifascismo facendo appello con
successo anche alle forze antisocialiste perché partecipassero alla
resistenza. I comunisti sfruttarono le contraddizioni proprie del campo
imperialista per cui questo non poteva condurre
Dopo la guerra
questo fenomeno non venne affrontato adeguatamente e divenne un altro
fattore interno che rese, di
Marco Martinengo
22. Citato da E. Collazo, La guerra rivoluzionaria, cap.4, Edizioni Rapporti Sociali, 1989.
23.
Il
caso del gen. Vlasov e delle forze armate da lui reclutate, come anche il
reclutamento di formazioni combattenti
che i nazisti riuscirono a condurre
in porto in alcune zone dell’Unione Sovietica sono episodi che da una parte
indicano e confermano gli sforzi fatti dai nazisti in questa direzione e
dall’altra confermano la scarsa rispondenza che essi trovarono nella
popolazione sovietica. Cosa tanto più significativa se si considera che il
regime sovietico aveva solo poco più di vent’anni ed era nato e si reggeva
su un’acuta lotta contro tutte le classi che avevano avuto un qualche ruolo
dirigente fino a pochi anni prima dell’invasione tedesca.
24.
Alcuni
di questi aspetti sono illustrati nel cap. 4 di E. Collazo, La guerra
rivoluzionaria, Ed. Rapporti Sociali, 1989.
manchette
dal Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista
italiano, pag. 30.
La mobilitazione rivoluzionaria trasse nuova forza dalla vittoria
conseguita in Russia. La classe operaia, tramite i suoi partiti comunisti
creati nell’ambito della Internazionale Comunista (1919-1943), in vari paesi
coloniali e semicoloniali prese la direzione delle lotte antimperialiste di
liberazione nazionale che culminarono nella fondazione della Repubblica
popolare coreana e nella conquista del potere in Cina (1949) con la
fondazione della Repubblica popolare cinese (RPC); condusse con forza in
molti paesi la lotta contro il fascismo,
il
nazismo e il franchismo; difese con successo i propri ordinamenti politici
instaurati in Unione Sovietica dai ripetuti assalti delle potenze
imperialiste coalizzate (1918-1921 e 1941-1945) e dai sabotaggi, dai blocchi
economici, dall’aggressione furibonda della borghesia imperialista che non
arretrò di fronte ad alcun delitto; riuscì a scoraggiare i progetti
aggressivi dei gruppi imperialisti anglo-americani che meditavano una
seconda aggressione e a impedire la loro confluenza con i gruppi
imperialisti tedeschi; con la grande vittoria contro l’aggressione dei
nazisti e dei loro alleati (1945) riuscì a creare nuovi paesi socialisti in
Europa orientale e centrale: le democrazie popolari di Polonia, Germania,
Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Albania e Jugoslavia; avviò la
transizione al comunismo di più di un terzo della popolazione mondiale;
sviluppò le forze rivoluzionarie in tutto il mondo; acquisì una grande
esperienza nel campo del tutto inesplorato della transizione dal capitalismo
al comunismo, sintetizzata nelle opere di Lenin, di Stalin (1879-1953) e di
Mao Tse-tung (1893-1976).