INDICE di Cristoforo Colombo

4. LA STRATEGIA DEI COMUNISTI NELLA METROPOLI IMPERIALISTA

5. I COMPITI E LA STRUTTURA DEL PARTITO COMUNISTA

- Il programma del partito comunista

- Il lavoro teorico

- La lotta politica

- Il movimento delle masse

- L'attività combattente e la lotta contro la controrivoluzione preventiva

- Il movimento rivendicativo

- I prigionieri politici

- Il nostro compito internazionalista

- La struttura organizzativa del partito

- Il compito immediato

INTRODUZIONE


 

Capitolo 5

 I COMPITI E LA STRUTTURA DEL PARTITO COMUNISTA

 

Il partito è portatore di un proprio progetto che rappresenta/realizza l'interesse generale strategico del proletariato: l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, il loro passaggio in proprietà sociale e la sostituzione della produzione capitalistica delle merci con l'organizzazione socialista della produzione dei beni per conto di tutta la società, per garantire il completo benessere ed il libero e completo sviluppo di tutti i suoi componenti. A questo fine il partito guida il proletariato alla conquista del potere politico, che lo renderà padrone dei mezzi necessari per rimuovere gli ostacoli che si trovano sul cammino verso il suo grande obiettivo strategico.

 

Il ruolo specifico del partito nel movimento della società sta:

- nell'interpretare l'interesse generale strategico del proletariato in relazione alle caratteristiche specifiche della nostra formazione economico-sociale e nell'interpretare gli interessi specifici da perseguire fase per fase;

- nel tradurre fase per fase gli interessi specifici del proletariato in piani di azione del proletariato nei confronti delle altre classi,

- nel cercare di far diventare questi piani linea d'azione del movimento proletario assumendo la direzione di tutte le manifestazioni di lotta del proletariato;

- nell'aumentare le forze del campo rivoluzionario, partendo dal fatto che ora e per un tempo imprecisato le forze della rivoluzione sono più deboli delle forze della controrivoluzione;

- nell'organizzare e dirigere la conquista del potere da parte del proletariato e la riorganizzazione della vita della società sulla base della proprietà collettiva dei mezzi di produzione.

 

Ora e per un periodo imprecisato la tattica del partito deve tener conto del fatto che le forze rivoluzionarie organizzate e mobilitabili sono piccole e le forze della controrivoluzione grandi. Al contrario le nostre forze potenziali sono grandi e le forze potenziali della borghesia deboli. I risultati di ogni iniziativa si misurano quindi sulla crescita delle nostre forze che essa produce, non sull'indebolimento delle forze nemiche che ne deriva.

Il partito deve sfruttare tutte le possibilità di crescere nutrendosi delle iniziative delle altre forze politiche e culturali, volgendole a favore del proletariato e del partito. Tutto ciò che si muove può essere volto a nostro favore, a condizione di avere una buona comprensione del processo in corso ed essere decisi ad usare gli strumenti necessari, quindi avere autonomia di movimento.

 

Il partito deve costituire un organismo diviso in parti ognuna delle quali adempie compiti specifici.

Dobbiamo romperla con l'egualitarismo e con lo spirito artigianale!

Senza un sistema di divisione di compiti, noi sprechiamo energie e provochiamo deviazioni, perché mettiamo dei compagni di fronte a compiti a cui sono impreparati. Un sistema di divisione dei compiti deve favorire la crescita dei compagni. A questo fine è essenziale che ogni compagno si confronti sempre con compiti appena un po' superiori alle sue capacità, onde stimolarne la crescita e rafforzarlo con il successo. Se un compagno impegna tutte le sue forze e non riesce a far fronte al compito assegnatogli perché è superiore alle sue forze, questo provoca demoralizzazione in lui e fa venir meno un pezzo del nostro lavoro con danno per tutti gli altri  pezzi.

Ad un dirigente dobbiamo chiedere soprattutto di dirigere bene i compagni e la struttura della cui direzione è incaricato e su questo deve essere anzitutto valutato! E' un lusso che non possiamo permetterci quello di perdere un dirigente nell'esecuzione di un compito per cui bastava un semplice militante. Tutti comprendiamo che è più facile sostituire un semplice militante che un dirigente. Tutti comprendiamo che catturando un dirigente il nemico neutralizza tutti quelli che da lui dipendono, mentre catturando un militante paralizza solo lui! Quanto tempo e quante energie ci vogliono per fare un buon dirigente politico?

A causa della concezione del mondo che avevamo ereditato dalla cultura borghese di sinistra, per anni abbiamo creduto di impedire con l'egualitarismo l'emergere di capi, la corruzione dei capi, ecc. In realtà così si hanno capi di fatto però privi delle corrispondenti responsabilità, non si elabora un sistema di selezione e di valutazione dei capi da parte del partito! E si è visto che fine hanno fatto alcuni nostri capi! Come criterio di selezione e come deterrente alla corruzione ha dato proprio buona prova di sé! Il marxismo non conosce alcuna regola, alcun articolo di statuto, alcuna forma di lotta che sia in grado di erigere una muraglia cinese tra il proletariato e la borghesia, tra i comunisti e gli opportunisti, tra i comunisti e i traditori. Chi ricerca ancora talismani, è bene incominci ad usare la testa e la usi per condurre ogni giorno, in ogni circostanza, analizzando concretamente le situazioni, la lotta per epurare le nostre fila dall'influenza negativa della borghesia.

Nell'ambito della divisione dei compiti, è compresa la separazione tra le unità combattenti e gli altri organismi del partito. In questo senso il partito non è un partito combattente. Tutto il partito è clandestino, tutto il partito lavora per la guerra civile contro la borghesia. Ma solo alcune strutture del partito sono unità militari, con la dotazione, l'addestramento e le attitudini proprie dell'attività militare.

Le unità combattenti sono assorbite all'80% in compiti relativi alla loro sopravvivenza. L'unione in uno stesso organismo delle varie attività del partito va a scapito delle altre attività del partito come ha visto chiunque ha militato in una struttura combattente.

 

Il partito, attraverso sue strutture specifiche, deve assolvere ai seguenti compiti.

1. comprensione delle dinamiche economiche e politiche della società,

2. comprensione del movimento soggettivo delle masse e del suo rapporto con il movimento economico e politico della società,

3. comprensione del movimento soggettivo della classe dominante e delle altre classi della società,

4. formulazione di linee e piani,

5. propaganda del programma del partito e delle sue analisi,

6. creazione delle organizzazioni e delle strutture del partito,

7. reclutamento e formazione dei membri del partito,

8. attività combattente e lotta contro la controrivoluzione preventiva,

9. agitazione,

10. orientamento e direzione delle organizzazioni del proletariato

11. orientamento e direzione del movimento delle masse.

 

 I nostri compiti principali nell'immediato sono:

- definire il programma del partito,

- condurre nel movimento rivoluzionario la lotta per la costituzione del partito,

- creare le strutture centrali e periferiche del partito.

 

 

 Il programma del partito comunista

 

Per unire in partito gruppi e compagni ora sparsi, per la formazione dei membri del partito, per il legame tra il partito e le masse è essenziale la chiara formulazione del programma del partito: che cosa vogliono i comunisti, per che cosa combattono.

Il partito è l'unione di lotta di quanti combattono per lo stesso obiettivo, hanno un programma comune. La lotta contro il settarismo e per l'unità con le masse passa attraverso la definizione del nostro programma. Ogni membro del partito deve essere messo in condizione di sapere chiaramente per che cosa e perché combattiamo. Dobbiamo fare tutti gli sforzi affinché tra le masse sia noto, più ampiamente possibile e più precisamente possibile, per che cosa e perché combattiamo. Ciò vale oggi dieci volte di più che tirar giù uno dei tanti servi del regime.

Il fatto di essere restii a propagandare tra le masse il nostro programma, come anche i problemi della strategia e della tattica del movimento rivoluzionario, è un indice della nostra debolezza, ma è anche un fattore che mantiene e aggrava la nostra debolezza e il nostro isolamento dalle masse. Noi permettiamo che tra le masse si sappia di noi solo quello che la borghesia dice: non è un gran favore che facciamo alla borghesia?

L'elaborazione del programma del partito è anche analisi delle classi della società italiana, perché questa deriva dalla comprensione dei ruoli determinati dal meccanismo produttivo della società, quindi dei rapporti in cui sono collocate le persone nell'attività di produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell'esistenza.

Il programma del partito deve comprendere:

- il bilancio del movimento operaio e delle rivoluzioni proletarie nel nostro secolo e in particolare il bilancio dell'esperienza dell'URSS e dei paesi dell'Europa Orientale,

- il bilancio della storia del nostro paese,

- la sintesi della struttura economica e politica del nostro paese,

- l'analisi di classe e delle forme del movimento di trasformazione della società italiana,

- i compiti di trasformazione della società del nostro paese che ci proponiamo.

I compiti di trasformazione della società che i comunisti si propongono sono, uno per uno, ciò di cui è gravida la società attuale e quindi la loro enunciazione e spiegazione costituisce anche la nostra analisi critica della società attuale. A 150 anni da Il Manifesto e a 60 anni dalla Rivoluzione d'Ottobre i singoli obiettivi vanno specificati in relazione alla società attuale. Dopo decenni di revisionismo e di opportunismo ammantati di marxismo e di comunismo, è indispensabile ridare contenuto ad espressioni abusate e quindi svuotate.

Le parti centrali di questi compiti sono

- la dittatura del proletariato in campo politico, chiarendo bene che non siamo per la «democrazia» proprio perché siamo per la costruzione della società dell'eguaglianza,

 - la socializzazione delle forze produttive chiarendo le misure immediate, contemporanee alla conquista del potere, per il suo avviamento, in cosa si distingue dalle tante società statali proprie del capitalismo monopolistico di Stato e perché è l'unica soluzione possibile ai «guai» del capitalismo.

Più il capitalismo è storicamente superato, più ampiamente si sviluppa e si manifesta il carattere distruttivo del capitalismo. Proprio approfittando di questo, le sue conseguenze (la guerra, l'inquinamento, la distruzione dell'ecosistema, i rischi di alcune applicazione dei progressi scientifici e tecnologici, la distruzione di intere popolazioni per carestia ed epidemia, i genocidi, la diplomazia segreta condotta a suon di attentati e di operazioni da malavita, la falsificazione sistematica delle informazioni e l'intossicazione dell'opinione pubblica, l'abbrutimento culturale di massa e la «cultura di morte e distruzione», la rinascita del misticismo e del clericalismo) vengono presentate dalla borghesia come problemi «generalmente umani», comuni a tutti gli uomini, come nuovi flagelli di dio e catastrofi naturali che accomunano tutti gli uomini. Il partito deve mettere il proletariato alla testa della lotta contro queste conseguenze della sopravvivenza del rapporto di capitale, conducendola nell'unica forma efficace: come lotta per la trasformazione dei rapporti di produzione, forte del fatto che altrimenti la lotta si riduce a chiacchiera impotente e a diversione terroristica delle masse in direzione della religione. La nostra epoca è l'epoca della maturità della rivoluzione proletaria (non l'epoca della «maturità del comunismo», come cianciarono in compagnia Negri e la Rossanda!) e il nostro programma deve mettere in luce la connessione necessaria tra rivoluzione proletaria, superamento del rapporto di produzione capitalistico ed eliminazione delle conseguenze della sopravvivenza di questo.

Nell'epoca in cui la borghesia coltivò il progetto di costruire nei paesi imperialisti una società del benessere, essa ha prodotto fattori aggiuntivi di crisi, di paralisi e di decadenza della società.

La borghesia non poteva tollerare né tantomeno promuovere in massa negli individui un atteggiamento attivo, costruttivo e responsabile verso se stessi, la propria vita privata e sociale e la società, adeguato alla connessione reale esistente tra gli individui di tutto il mondo: ciò era incompatibile con la continuazione e la sopravvivenza dell'appropriazione privata dei mezzi e delle condizioni della produzione, quindi con la sopravvivenza del dominio sociale della borghesia. Molte delle concessioni che la borghesia ha fatto alle masse nell'ambito di quel progetto hanno dato luogo, e non poteva essere altrimenti, ad uno sviluppo distruttivo di vizi e di comportamenti asociali, ad uno sviluppo quantitativo, nel senso che sono stati estesi alle masse, dei comportamenti di spreco e di sopraffazione propri della classe dominante, ma che diventando di massa si sono resi da sé soli fattori aggiuntivi di crisi: il consumismo alimentare, energetico e di altri beni, l'uso forsennato di risorse non rinnovabili, la distruzione dell'ambiente e delle specie animali e vegetali, l'inquinamento dell'ambiente dovuto al consumismo che si aggiunge a quello dei settori produttivi, la prevaricazione contro i gruppi più deboli (i bambini ed i giovani che si sentono di peso, gli anziani abbandonati o uccisi, le donne mercificate, le minoranze razziali e nazionali emarginate o eliminate), lo sfruttamento commerciale e la violenza dei rapporti tra i sessi, la diffusione di culture di morte, della droga e della prostituzione.

La lotta del proletariato su questi problemi è un aspetto della lotta per la propria emancipazione e per il superamento del rapporto di capitale. La lotta per il comunismo è anche lotta per l'eliminazione delle conseguenze della sopravvivenza e della putrefazione della società borghese. Quindi il partito mette nel suo programma la lotta e l'eliminazione di esse.

L'obiettivo immediato del partito non è quello di soffocare, impedire, sostituire le iniziative che su questo terreno vari gruppi sociali sviluppano in termini interclassisti. Il fatto che istituzioni e gruppi sociali affrontino questi problemi è un indice di quanto il dominio di classe della borghesia sia debole e storicamente superato. Il fatto che li affrontino in termini interclassisti è inevitabile. A noi è utile che essi promuovano iniziative contro la guerra, l'inquinamento, il genocidio, le condizioni antiigieniche e di rischio sul lavoro. Chiunque farà suoi con sincerità e  determinazione questi obiettivi finirà per collaborare con noi e per combattere la borghesia. Essi mobilitano su questo terreno ceti e gruppi che noi non possiamo né mobilitare né orientare direttamente. Noi dobbiamo proporci di mobilitare in questi campi il proletariato, di fare di esso la forza che, proprio perché combatte contro il regime capitalista, combatte contro tutte le singole conseguenze della sua sopravvivenza storica, che colpiscono «tutti»; la forza che combatte con lungimiranza, coerenza, efficacia, decisione e proprio in questo modo orienta di fatto gli altri, li costringe a venirci dietro impegnandosi più a fondo sui problemi se non altro per contenderci tra le masse il terreno. E' solo la mancanza di un centro promotore della lotta del proletariato per il potere che nelle società imperialiste ha fatto sì e fa sì che quelle lotte incoerenti e limitate diventino fattore di diversione. Proprio perché sono il partito della lotta armata, della distruzione della borghesia e della rivoluzione, le Brigate Rosse possono invece trarre profitto anche dalle lotte incoerenti e limitate di gruppi sociali non proletari. Chi combatte contro le conseguenze del regime borghese, porta acqua al mulino di chi combatte con coerenza e lungimiranza, con determinazione e secondo una linea giusta contro il regime borghese.

 

La battaglia per la costituzione del partito è in primo luogo battaglia per l'elaborazione del programma e l'unità attorno ad esso. Proporre, discutere, fare tutte le valutazioni e riflessioni necessarie per arrivare alla formulazione comune del bilancio del movimento rivoluzionario e delle nostre esperienze, dell'analisi delle dinamiche economiche e politiche della società e alla formulazione comune dei nostri obiettivi è un elemento della costituzione del partito. Il nostro programma deve essere reso noto e discusso tra le masse già nel corso della sua elaborazione nella forma più ampia possibile, sfruttando tutte le possibilità che le contraddizioni della società borghese ci offre. Anche l'elaborazione del programma è un elemento di costruzione del nostro rapporto di unità con le masse. I compagni che si ostinano a condurre l'elaborazione del programma nel segreto dei conciliaboli non si rendono conto dell'enorme favore che fanno alla borghesia che così non è costretta a ricorrere alla repressione del dibattito sul programma del partito?

 

 

 Il lavoro teorico

 

Non si può condurre alla vittoria un movimento rivoluzionario senza autonomia dalla borghesia nel campo della concezione del mondo e dell'analisi delle tendenze del movimento economico e politico della società.

Il partito deve anzitutto assicurare questa autonomia,

- avvalendosi del patrimonio di esperienza del movimento rivoluzionario proletario,

- applicando creativamente il marxismo-leninismo ed il pensiero di Mao Tse-tung alla situazione reale del nostro paese e dei paesi imperialisti dell'Europa Occidentale,

- avvalendosi dei legami con gli organismi di massa.

Il lavoro teorico sfocia da un lato nella definizione della linea del partito, dall'altra nell'attività di propaganda e agitazione. Questi sono essenziali ai fini dell'orientamento e della direzione del movimento delle masse. La debolezza in questo campo comporta isolamento dalle masse. Il partito deve assolutamente fare in modo che il suo programma, le sue analisi, la sua linea siano conosciute e dibattute tra le masse, senza lasciarsi impegolare nelle chiacchiere e nelle diatribe proprie della politica-spettacolo cui partecipano gran parte degli intellettuali.

Non possiamo affidare il lavoro teorico alla spontaneità dei membri del partito. Dobbiamo  incoraggiare allo studio con iniziative specifiche tutti quelli che hanno qualche attitudine o inclinazione. Ma dobbiamo creare organismi e strumenti specifici del partito per svolgere questo lavoro, alla pari di qualsiasi altro lavoro.

Senza i mezzi per organizzare quotidianamente l'analisi della situazione politica ed economica, per renderla sistematica e precisa, per spingere ad affinarne gli strumenti, per sfruttare tutto quanto il partito, i simpatizzanti e il movimento possono dare in questo campo, è impossibile un'analisi generale della situazione politica ed economica. La povertà delle nostre analisi ha questa origine: il fatto che abbiamo trascurato e ancora trascuriamo la creazione di organi di agitazione, di propaganda, di analisi spicciola attraverso cui cresce e si arricchisce l'analisi generale.

Ai fini del lavoro teorico, della propaganda e dell'agitazione del partito assume quindi un ruolo fondamentale la stampa del partito. Noi dobbiamo creare un sistema di stampa clandestina. E' uno dei presupposti del nostro lavoro e della nostra libertà di manovra nei confronti della borghesia. Dobbiamo favorire, innanzitutto nel movimento rivoluzionario e poi nel movimento di massa, l'apprendimento e lo sviluppo creativo di metodi per far circolare la stampa del partito. Altro che i documenti di rivendicazione attuali letti da magistrati, poliziotti, giornalisti e pochi altri addetti ai lavori! E' un elemento importante dell'accrescimento della capacità di sviluppare le varie forme di lotta. Come vogliamo che cresca il numero di persone che vengono a noi, che sanno praticare le varie forme di lotta, se non partiamo da una cosa così elementare come leggere, far circolare e nascondere la stampa clandestina alla faccia di poliziotti di professione e ausiliari?

Senza un sistema di stampa clandestina non ci può essere un libero sviluppo di idee, non si può costruire un patrimonio comune di lavoro teorico, non si può costruire il programma, non si può diffondere tra le masse il nostro programma, la nostra linea, la nostra analisi della situazione, i nostri obiettivi.

Contemporaneamente dobbiamo imparare ad usare e sviluppare l'uso della stampa legale e di strutture legali per le analisi e i lavori di propaganda che possono essere fatti più facilmente e in maniera più vasta con strumenti legali.

Tanto quanto clandestine devono essere le nostre strutture, e proprio anche per proteggere la clandestinità delle nostre strutture, dobbiamo fare in modo che il programma, la linea politica, l'analisi della situazione e gli obiettivi del partito siano conosciuti, discussi e dibattuti ampiamente, in modo che nessuno debba specificamente esporsi per spiegarli. A questo fine dobbiamo sfruttare abilmente i vizi della propaganda borghese e l'avidità ed il carrierismo dei giornalisti. Più la borghesia dovrà combatterci e più dovrà parlare di noi e questo ci gioverà.

Senza un'ampia diffusione del nostro programma, delle nostre analisi e della nostra linea è impossibile una reale centralizzazione del partito ed il legame del partito con le masse. Centralizzazione vuol dire specialmente che in qualsiasi situazione, anche nella più assoluta clandestinità e quando i legami tra organismi dirigenti e periferia vengono meno o gli organismi dirigenti cessano per un certo tempo di funzionare, tutti i membri del partito, ognuno nel suo ambiente, siano in grado di orientarsi, di saper trarre dalla realtà gli elementi per stabilire una direttiva, affinché gli operai e i lavoratori non si abbattano ma sentano di essere guidati e di poter ancora lottare. Quanto più le nostre analisi e la nostra linea sono ampiamente diffuse, tanto meno abbiamo bisogno di messaggi e messaggeri e quindi tanto più la polizia avrà il lavoro difficile.

 

 

 

  La lotta politica

 

In questa fase i nostri obiettivi in campo politico sono

- trasformare i rapporti di forza tra il proletariato e la borghesia,

- conquistare la direzione del movimento delle masse.

La nostra lotta politica si basa sull'analisi dei movimenti, delle tendenze e delle forze politiche. In questa fase essa viene condotta principalmente con i seguenti mezzi:

1. la costruzione del partito e dei suoi organismi centrali e periferici e il loro funzionamento;

2. l'orientamento delle lotte di protesta delle masse, per sottrarle alla strumentalizzazione da parte delle cricche borghesi ai fini delle loro lotte interne e farne uno strumento di formazione politica, organizzativa ed ideologica delle nuove leve ed uno strumento di reclutamento. A questo fine il partito, agendo in forma convenientemente mascherata, deve avvalersi di tutti i mezzi adatti, allo scopo di orientare il movimento di massa ed infiltrare propri uomini opportunamente camuffati nelle direzioni delle organizzazioni di massa;

3. l'attacco al cuore dello Stato per impedire che si coagulino forze controrivoluzionarie. La linea di colpire al cuore lo Stato richiede analisi della vita politica, comprensione dei suoi movimenti di fondo. Si tratta di bloccare i progetti reali, quelli che hanno possibilità di attuarsi, quelli che sono in via di attuazione. Non dobbiamo sprecare energie per i progetti esposti nei comizi domenicali, per le chiacchiere e per i propositi enunciati allo scopo di accattivarsi la gente. La politica borghese ha anche una componente di politica-spettacolo che serve ad appagare gli spettatori. Alcuni progetti è bene che esistano perché ne neutralizzano altri, hanno un effetto di paralisi.

Bisogna capire quali sono i progetti suscettibili di unire e disciplinare la classe dominante in un blocco e bisogna intervenire contro l'attuazione di questi progetti finché l'opposizione ad essi nelle file della classe dominante è ancora abbastanza viva e forte da costituire una nostra alleata (pensiamo a Mussolini nel 1922, Hitler nel 1930, Franco nel 1936, Carrero Blanco nel 1973, Moro nel 1978). Quando un progetto si è impiantato, a quel punto è inutile attaccarlo con questi mezzi, perché morto un papa se ne fa un altro;

 4. la mobilitazione, valorizzazione ed organizzazione di tutte le forme e le forze di resistenza delle masse all'azione della borghesia, del suo Stato e del suo governo.

La nostra linea nella fase attuale è riassunta nella parola d'ordine «costruire il partito comunista capace di combinare le lotte di protesta e di resistenza delle masse con lo sviluppo della lotta armata per la creazione di condizioni adatte alla conquista del potere».

 

 

Il movimento delle masse

 

L'azione del partito nel movimento delle masse parte dalla consapevolezza che la struttura della società borghese nei paesi imperialisti è tale che nessun regime può fare a meno di un certo grado di collaborazione o almeno di neutralità delle masse. Questo è un fondamentale ed ineliminabile elemento di debolezza del regime.

Il regime borghese può colpire e colpisce i capi. Ma allo scopo di neutralizzare e pacificare le masse. Il potere borghese ha bisogno almeno della collaborazione passiva delle masse. Non può farne a meno dato il grado di socializzazione raggiunto dalle forze produttive.

 Qui è un punto debole del regime borghese e qui si decide l'esito dello scontro.

Il partito opera nel movimento delle masse per orientarlo contro la collaborazione con la borghesia, per portarlo alla lotta contro la borghesia e a tal fine ne sostiene le lotte rivendicative e le tendenze alla crescita culturale e all'organizzazione.

Il partito deve «unire e organizzare in sé solo la sinistra», onde darle autonomia organizzativa e ideologica, libertà di manovra e unità di indirizzo e di direzione. Ma, sulla base di questo risultato, deve unirsi con il grosso del movimento, confondervisi, contagiarlo, diventarne lievito, fermento e direzione. Bisogna battere nella sinistra la tendenza ad isolarsi, a rinchiudersi nella propria «purezza». Se non riusciamo a penetrare nelle fila altrui senza corromperci, si tratta di un nostro limite che dobbiamo superare, perché è il limite della nostra capacità di condurre al successo il movimento delle masse, quindi di essere realmente avanguardia.

Proprio perché facciamo i conti col movimento di massa come esso realmente è e ci guardiamo bene dal creare nostre organizzazioni di massa alla maniera dei soggettivisti, che così aiutano la borghesia a «contenere il contagio», dobbiamo, a mezzo di membri clandestini del partito operanti nelle organizzazioni di massa, cercare di imprimere un indirizzo unitario al movimento di massa e alle sue singole organizzazioni. La linea delle organizzazioni di massa non può nè deve essere il sostegno alla lotta armata (come dicono i militaristi), nè il sostegno al partito e alle sue parole d'ordine. Essa deve essere il perseguimento di obiettivi che oggettivamente confluiscono con quelli del partito perché confluiscono con gli interessi generali del proletariato. Nel 1977-79 ad esempio, le rivendicazioni salariali contro la politica di austerità del governo di solidarietà nazionale non erano appoggio alle Brigate Rosse nè alla lotta armata, ma confluivano nello stesso risultato.

I membri del partito nel movimento di massa devono stare un passo, anche solo mezzo, ma non più di un passo davanti alle masse, ma nella direzione giusta. Perché il loro compito è fare in modo che il movimento di massa si incanali nella direzione giusta, mentre non ha alcuna importanza che loro individualmente o con pochi altri si incamminino su quella direzione!

E' il legame con il partito che deve garantire che i membri operanti nel movimento di massa lo orientino nella direzione giusta e abbiano tutto l'appoggio a ciò necessario. Il movimento di massa non ha mai davanti a sé una sola direzione in cui può incanalarsi, vi sono sempre più direzioni possibili. Neanche l'azione combattente delle Brigate Rosse di per sé rende unica la direzione in cui il movimento delle masse può incanalarsi, come gli avvenimenti del periodo a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80 hanno ampiamente dimostrato. Il movimento delle masse non si muove spontaneamente nella direzione giusta e la borghesia opera attivamente, con una consumata esperienza di potere e con mezzi illimitati, per impedirlo. Essa ha però contro di sé l'antagonismo obiettivo degli interessi e l'esperienza diretta e su questo devono far leva i nostri compagni operanti nel movimento di massa.

 

I nostri compagni operanti nel movimento di massa, per quanto bene mascherino la loro natura, sono inevitabilmente i più esposti tra noi alla repressione. Il partito deve sostenerli e tutelarli con tutti i mezzi ed evitare che si espongano inutilmente. Nessuno, salvo l'unità di appartenenza, deve conoscere la loro appartenenza al partito, e neppure avere inequivocabili indizi per crederlo. Gli elementi di sospetto su di loro vanno combattuti e la loro incolumità tutelata. Nonostante questo la precarietà della loro condizione è inevitabile. Il loro compito è come una missione con poche probabilità di sopravvivenza, ma di cui si è sicuri che infliggerà in ogni caso al nemico danni tali da compensare largamente le nostre perdite. Dobbiamo imparare a rendere gravoso e difficile per la borghesia ogni colpo che infligge ad uno di loro come ad ogni qualificato esponente del movimento di massa.

 

 Il partito deciderà di situazione in situazione quali sono gli interventi più appropriati per l'orientamento del movimento di massa. In linea di principio noi non ne escludiamo nessuno. E' solo in base ad una analisi concreta delle situazioni concrete che prenderemo le nostre decisioni. Quindi in linea di massima non escludiamo neanche l'uso del parlamento e delle elezioni: siamo contro il cretinismo parlamentare e anche contro il cretinismo antiparlamentare.

 

 

 L'attività combattente e la lotta contro la controrivoluzione preventiva

 

La lotta armata non è la forma principale dell'attività del partito, come lo è stata nella fase della «propaganda armata».

Il ruolo, il contenuto e l'importanza relativa di questa come di altre attività del partito sono inevitabilmente destinate a trasformarsi al cambiare della situazione politica del paese. Anzi saper vedere tempestivamente questi cambiamenti e adeguare tempestivamente l'attività del partito alla nuova situazione che sta maturando fa parte di ciò che un partito comunista deve saper fare per mantenere l'iniziativa e condurre il proletariato alla vittoria.

 

In questa momento e per tutta la fase di accumulazione delle forze in condizione di accerchiamento da parte delle forze borghesi l'attività combattente svolge principalmente i compiti di

- attaccare il «cuore dello Stato», il progetto politico dominante allo scopo di impedirne l'attuazione, impedire il compattamento della borghesia attorno e sotto il gruppo che lo porta avanti, conquistare condizioni più vantaggiose alla lotta di classe (conquista di rapporti di forza favorevoli);

- disarticolare temporaneamente strutture della controrivoluzione particolarmente insidiose;

- organizzare ed indirizzare le tendenze di massa alla lotta armata.

 

Le unità militari del partito collaborano con le altre strutture del partito nel perseguire il compito di:

1. difendere le strutture del partito dagli attacchi della controrivoluzione,

2. sostenere le strutture del partito (finanziamento e equipaggiamento),

3. eliminare infiltrati, spie e traditori,

4. organizzare la liberazione dei compagni prigionieri,

5. compiere operazioni di spionaggio e controspionaggio, infiltrarsi negli apparati della controrivoluzione, studiarne metodi, mezzi e modalità operative, predisporre ed attuare contromisure, sviluppando gli strumenti della clandestinità e della salvaguardia delle strutture del partito,

6. riprodursi (benché questo compito sia assicurato più in generale dal complesso del partito).

 

L'azione combattente del partito, come tutte le altre attività settoriali del partito, si svolge sotto la direzione del partito, che ne stabilisce gli obiettivi. In particolare l'individuazione del «cuore dello Stato» è compito della direzione del partito, non delle strutture combattenti, perché è il risultato della sua analisi politica.

  

L'attività combattente è svolta da specifiche strutture militari. Occorre analizzare sulla base della nostra esperienza passata e della situazione attuale se l'attività combattente deve essere condotta solo da organizzazioni del partito o se il partito deve promuovere la formazioni di unità combattenti di massa. E' certo, e l'abbiamo già visto, che quando il movimento delle masse raggiunge un certo livello, si manifestano tendenze a passare alla lotta armata. Dobbiamo trovare il modo per dare uno sviluppo positivo a queste tendenze, consolidare i compagni più affidabili che prendono questa strada, far in modo che queste tendenze non degenerino, che perseguano obiettivi utili alla causa. D'altra parte non dobbiamo accogliere nel partito chiunque anche seriamente e con la massima devozione alla causa imbraccia le armi. Andrebbe a scapito del ruolo del partito, come già si è visto negli ultimi anni 70.

Non si può accettare la tesi che nella fase di accumulazione delle forze in condizione di accerchiamento da parte delle forze borghesi la lotta armata deve essere in linea di principio condotta da organizzazioni formate solo da membri del partito e che le masse devono limitarsi ad un'azione «pacifica», ossia che il partito deve scoraggiare e reprimere ogni tendenza di massa ad usare le armi.

Ciò contrasta con la natura del rapporto partito/masse. Il partito ha la funzione di raccogliere e rendere sistematico ed organico quello che tra le masse esiste in modo confuso e diffuso. Questo rapporto in linea di massima vale per tutti i campi, per la propaganda e l'agitazione come per la lotta armata. La tesi della creazione in linea di principio di strutture militari composte solo da membri del partito è una tesi settaria, perché pone ostacoli alla mobilitazione delle masse in campo militare e alla direzione del partito nel movimento delle masse in questo campo e quindi alla direzione in generale. Questo carattere settario è venuto in luce quando è stata messa in pratica (ad es. nel 1921 dal Partito Comunista d'Italia nell'ambito della guerra civile contro i fascisti). Questa tesi «di principio» inoltre limita anche l'azione armata del partito perché se tra le masse non cresce uno spirito rivoluzionario, e uno spirito rivoluzionario non cresce se non si alimenta di attività rivoluzionarie e quindi anche di azioni armate, inevitabilmente l'attività combattente del partito, pur utile e necessaria per gli effetti positivi che provoca di per sé, diventa contemporaneamente un elemento contraddittorio nell'unità partito/masse. Quanti sostengono «per principio» questa tesi non comprendono che «ogni fungo richiede molto sottobosco per esistere», che ogni attività si sviluppa «a piramide» con una larga base che sostiene ed alimenta livelli via via più alti di essa ed un vertice della piramide che dirige ed orienta lo sviluppo di livelli via via decrescenti della piramide.

In linea di principio quindi va respinta la tesi di «limitare per principio al partito l'attività combattente». In pratica, la tattica, in questo come in ogni campo, dipende dalla valutazione concreta della situazione concreta.

La combinazione dell'attività combattente del partito e di massa nel complesso delle attività del partito e delle masse è il cuore della nuova strategia per la conquista del potere da parte del proletariato nei paesi imperialisti. In questo campo più che in ogni altro dobbiamo procedere sperimentalmente, realizzare esperienze tipo, verificare i risultati, fare il bilancio di ogni nuova iniziativa, generalizzare i risultati.

Nel campo delle vecchie forme di lotta possiamo avvalerci abbondantemente dell'esperienza dei partiti comunisti. Questa combinazione è invece un terreno relativamente nuovo e anche le vecchie forme di lotta assumono contenuti nuovi nell'ambito di questa combinazione. Anche qui bisogna essere duttili e capaci di autocritica. Sostanzialmente dobbiamo imparare dalla nostra esperienza. Dobbiamo imparare quali condizioni permettono la continuità e lo sviluppo del partito anche nei periodi di riflusso del movimento delle masse e nonostante la preponderanza delle forze borghesi. Si tratta di garantire la continuità e la riproduzione del nostro lavoro, di evitare lo scontro in condizioni a noi sfavorevoli, di imparare a conoscere e valutare esattamente  le forze che l'avversario può mobilitare.

Insomma si tratta di costruire passo passo la nuova strategia dei comunisti nei paesi imperialisti, imparando dall'esperienza nostra e da quella dei partiti che lottano in condizioni analoghe alle nostre.

 

 

 

 Il movimento rivendicativo

 

Il movimento rivendicativo della classe operaia e delle masse popolari sui salari e i redditi, sulle condizioni di lavoro e di vita è un aspetto ineliminabile e fondamentale del movimento delle masse e della loro crescita politica. Esso può essere la più vasta ed elementare scuola di comunismo e il partito deve operare per farlo diventare tale.

Più il capitalismo diventa un modo di produzione storicamente superato, più la sua sopravvivenza colpisce le condizioni di vita di ampie masse, più quindi le lotte rivendicative sono suscettibili di diventare punto di partenza di organizzazione e di coscienza anticapitalista.

Col procedere della crisi per sovrapproduzione di capitale la borghesia dovrà inevitabilmente peggiorare le condizioni di vita e ridurre i redditi di ampie masse, anche nei paesi imperialisti. Il progetto di una società del benessere è già stato abbandonato in tutti i paesi imperialisti. Le rivendicazioni sul reddito, sulle condizioni di lavoro, sulle condizioni di vita, sulle condizioni ambientali sono destinate a scontrarsi sempre più con gli interessi della borghesia.

La crisi di rappresentatività dei sindacati di regime e dei gruppi opportunisti è destinata ad approfondirsi.

Proprio perché il partito non crea proprie organizzazioni di massa per la lotta rivendicativa, esso deve essere l'elemento

- che imprime un indirizzo unitario agli organismi promotori delle lotte rivendicative,

- che impedisce che si caccino in vicoli ciechi,

- che enuclea gli elementi e le tendenze della lotta rivendicativa.

L'orientamento delle lotte rivendicative per difendere le condizioni di vita e di lavoro dei proletari, per strumentalizzare, isolare ed espellere gli agenti della borghesia tra le masse e le organizzazioni sindacali di regime, per fare delle lotte rivendicative e degli organismi che le promuovono uno strumento di formazione politica, organizzativa ed ideologica delle nuove leve e uno strumento di reclutamento è un compito su cui il partito deve impegnare le sue energie.

Non si tratta di essere presenti nelle lotte, di applaudire le lotte, ma di fornire tutto l'appoggio necessario ai membri del partito e attraverso loro agli esponenti del movimento che lavorano nella direzione giusta.

 

 

 I prigionieri politici

  

L'esistenza dei prigionieri politici è diventato e rimarrà un dato costitutivo del regime politico del nostro paese e degli altri paesi dell'Europa Occidentale. Il loro numero è destinato a crescere. La loro esistenza è un aspetto delle varie trasformazioni che via via subiranno le società borghesi dell'Europa Occidentale man mano che vanno verso la rivoluzione.

Dobbiamo trattare l'esistenza dei prigionieri politici come un aspetto della lotta politica, un terreno dello scontro politico. In ciò dobbiamo avere presente che la condizione di prigionia è, salvo eccezioni, il terreno in cui il rapporto di forza è più favorevole al nemico. Dobbiamo assolutamente rompere con una concezione soggettivista, individualista, «dimostrativa», romantica e «da disperati» del ruolo dei prigionieri. Il prigioniero politico è un combattente in mano al nemico, non può contare che sulle sue forze, sulle forze del partito e sulle forze del movimento popolare. Deve dare tutto il contributo che può dare allo sviluppo del movimento e del partito.

L'esistenza dei prigionieri politici è oggi uno degli elementi di contraddizione nel regime politico del paese, sono la smentita materiale della pace sociale. Il partito deve lavorare su questa contraddizione. Non importa che per noi sia chiaro che il regime del paese è fondato sull'oppressione e sulla repressione. Il nostro compito è farlo diventare patrimonio di massa.

La solidarietà con i prigionieri politici è una delle attività elementari, di massa attraverso cui si costruisce l'unità del popolo e si diffonde la coscienza dell'antagonismo: il partito deve sostenere le iniziative di solidarietà popolare con i prigionieri politici, che sono inoltre un mezzo di rafforzamento e di tutela dei prigionieri politici.

Il partito deve operare perché i prigionieri politici, anche non appartenenti al partito, abbiano un morale alto, usino il periodo di carcerazione per migliorare la loro formazione, diano al movimento di massa il contributo che possono dare approfittando della loro condizione e operino essi stessi per rafforzare la solidarietà popolare nei loro confronti. Bisogna evitare l'isolamento dei prigionieri politici.

I prigionieri membri del partito devono avere costantemente dalle loro unità direttive precise sulla loro attività. Bisogna evitare che un membro del partito prigioniero sia abbandonato a se stesso. Egli deve ricevere e seguire le direttive della sua unità, anche per tutto quanto riguarda il suo comportamento processuale e in carcere. Ogni membro del partito deve essere messo in condizione di sapersi orientare da solo in caso di cattura.

I prigionieri non costituiscono organizzazioni di base del partito, ma si organizzano in collettivi di membri e non membri.

L'appartenenza al partito è un segreto del singolo prigioniero e della sua unità di partito.

Il partito opera per la liberazione dei prigionieri politici. I prigionieri politici scarcerati non devono, in linea generale, essere inseriti in strutture clandestine del partito.

 

 

 Il nostro compito internazionalista

 

Il movimento rivoluzionario del proletariato è un movimento internazionale, perché la realizzazione dell'interesse generale strategico del proletariato non può avvenire che a livello mondiale e perché le forze della controrivoluzione sono coalizzate a livello mondiale. Quindi anche il nostro partito si pone come uno dei reparti dell'esercito mondiale del proletariato, anche se questo esercito non ha oggi una sua espressione organizzata ed è unito solo dalla comunanza di interessi e dalla coscienza internazionalista che ogni reparto ha e sviluppa.

 Il compito internazionalista del partito consiste in

- condurre la rivoluzione nel nostro paese;

- stringere stretti rapporti di solidarietà e collaborazione con le organizzazioni del movimento rivoluzionario dei paesi imperialisti dell'Europa Occidentale, area omogenea politicamente ed economicamente, dare il proprio contributo affinché in tutti i paesi dell'Europa Occidentale si formino partiti comunisti, unirsi strettamente con le organizzazioni più affini;

- sostenere la lotta del proletariato in URSS e nei paesi dell'Europa Orientale;

- sostenere le lotte di liberazione antimperialista dei paesi del Terzo Mondo, in particolare quelle dei popoli a noi più vicini, in primo luogo la lotta del popolo palestinese contro lo Stato sionista d'Israele e l'imperialismo USA;

- sostenere le organizzazioni politiche e di massa dei lavoratori immigrati e facilitare la partecipazione dei lavoratori immigrati al movimento delle masse e al lavoro rivoluzionario;

- lottare per la distruzione dello Stato USA.

Lo Stato USA costituisce un problema particolare che riguarda tutti i popoli del mondo. La lotta per la distruzione dello Stato USA non è interferenza negli affari del popolo americano, perché lo Stato USA è una istituzione internazionale, mondiale; in particolare esso gestisce da quasi quarant'anni le forze armate di tutti i paesi imperialisti inglobate nella NATO.

Lo Stato USA è da quarant'anni il baluardo della reazione e della conservazione in tutto il mondo, il gendarme dell'ordine capitalistico e anche dei regimi e sistemi più reazionari (vedi Arabia Saudita, Sud Africa, Israele, Haiti, Tibet, Afganistan, ecc.) in tutto il mondo, per conservare il capitalismo, conserva tutto quello che c'è:

- con i soldi dove è possibile (con la corruzione, acquistando uomini politici, capi sindacali, leaders con un seguito di massa, finanziando in ogni paese frazioni ad essi favorevoli, ecc.);

- con azioni terroristiche, assassini e rapimenti di uomini politici, con azioni di destabilizzazione dei gruppi e dei regimi politici ad essi ostili, armando e finanziando e fornendo retroterra ed addestramento di ogni genere a organizzazioni e bande reazionarie e semplicemente a bande di delinquenti nei paesi governati da regimi ostili (Nicaragua, Angola, Mozambico, Afganistan);

- con azioni di guerra (Vietnam, Grenada, Libia, Haiti, Golfo Persico, Libano).

Lo Stato USA ha fatto degli USA il retroterra ed il luogo di rifugio per tutti i grandi capitalisti (Cefis, Ursini, Sindona, Rovelli, ecc.), i dittatori (Somoza, Marcos, Van Thieu, ecc.), i torturatori e i mercenari delle cause reazionarie. Ogni causa reazionaria e conservatrice trova negli USA riparo, udienza e appoggio. Logorare, indebolire, spezzare questo Stato è un obiettivo comune di ogni movimento rivoluzionario oltre che del popolo americano. Ogni movimento che in qualsiasi angolo del mondo lotta per superare il regime capitalista o per promuovere lo sviluppo economico e politico del proprio popolo, deve fare i conti con l'appoggio fornito dallo Stato USA alle forze conservatrici e reazionarie locali, con l'intervento dello Stato USA e delle sue agenzie, come i movimenti rivoluzionari del secolo scorso in Europa dovettero fare i conti con l'impero zarista. Dobbiamo da parte nostra approfittare dei crescenti fattori di debolezza della classe dominante americana e del suo Stato ed elaborare una specifica linea d'attacco contro lo Stato USA.

 

 

 La struttura organizzativa del partito

 

  Il sistema di direzione.

Il partito costituisce un organismo unito da un sistema di divisione dei compiti, ogni parte del quale lavora con creatività e spirito d'iniziativa a definire e realizzare gli obiettivi specifici del suo campo di lavoro secondo la comune linea del partito.

La linea è il principale strumento di direzione del partito. La direzione del partito si basa su: tracciare una linea comune, lasciare che ogni organismo faccia piani di attuazione nel suo campo, quindi armonizzare e coordinare i piani particolari e fare periodicamente bilancio e verifica.

In tutta la fase di accumulazione delle forze in condizioni di accerchiamento da parte delle forze borghesi ogni unità deve imparare ad agire con autonomia, anche per lunghi periodi, orientandosi da sola in base alla linea stabilita e, in mancanza, in base al programma e ai principi comuni. La fedele applicazione della linea comune, con creatività ed iniziativa, è una questione di appartenenza al partito.

In ogni unità del partito vige il centralismo democratico: fedeltà alla linea del partito e alle direttive ricevute dall'istanza superiore, ampia partecipazione dei membri dell'unità all'elaborazione della linea e dei programmi, definizione precisa delle responsabilità individuali, fedele e creativa esecuzione della linea decisa dalla maggioranza, verifica comune dei risultati. I disaccordi di linea vanno trattati sulla base dell'esperienza. La premessa è la fedele, creativa e sincera attuazione della linea stabilita: solo così se ne può verificare la giustezza o meno. Ogni responsabile deve curare che nel suo campo il centralismo democratico sia applicato correttamente e in modo adeguato alle condizioni concrete.

 

 Il carattere clandestino del partito.

Il partito deve essere un partito clandestino. L'appartenenza al partito deve essere un segreto riservato assolutamente al membro e alla sua unità di appartenenza. Nessun membro del partito può in nessuna circostanza rivelare la sua appartenenza al partito, per nessun motivo, a nessuno. La sua qualità è nota alla struttura a cui appartiene e basta. L'esistenza di una unità del partito deve essere un segreto riservato all'unità e all'organizzazione da cui dipende.

Di contro il programma del partito, la sua linea politica, la sua analisi della situazione, i suoi obiettivi devono essere fatti conoscere il più ampiamente possibile.

Le due cose, clandestinità assoluta della struttura e massima pubblicità della linea, sono funzionali l'una all'altra. Proprio perché la nostra linea è pubblica e nota a tutti, nessuno deve «scoprirsi» per spiegarla ad un altro.

 

 Il carattere operaio del partito.

Le unità operaie, nei luoghi di lavoro, sono la base del partito, la fonte di formazione del carattere e dell'ideologia del partito, la garanzia della continuità del partito, la struttura strategica del partito.

I membri del partito hanno gli stessi diritti e doveri, indipendentemente dalla loro origine di classe, ma il partito favorisce il reclutamento di operai e cura con misure particolari (scuole e funzionariato) la formazione culturale e politica dei membri di origine operaia, per far sì che al quadro dirigente del partito accedano, a pari merito, molti operai. Dobbiamo reclutare gli operai con criteri diversi da quelli usati per i membri delle altre classi, più ampi. Dobbiamo creare organizzazioni del partito in tutte le grandi fabbriche e in tutti i centri operai. La struttura operaia del partito è di fondamentale importanza per la continuità del partito e contro le infiltrazioni e le provocazioni.

 Più il capitalismo è storicamente superato, più si avvicinano al proletariato e al suo partito elementi di altre classi. L'esperienza del movimento rivoluzionario dei paesi imperialisti insegna che da una parte dobbiamo avere severi criteri di selezione nell'ammissione al partito, pena avere un partito poco capace di orientarsi e di manovrare, dall'altra dobbiamo orientare questi elementi, favorirne l'organizzazione, buttarli nella mischia dello scontro per valorizzarne la spinta positiva e favorirne la crescita.

 

 Il reclutamento al partito.

La divisione dei compiti apre possibilità di reclutamento perché permette di destinare i nuovi membri ai compiti in cui si possono formare. La varietà dei compiti permette un processo di formazione e quindi permette di reclutare membri adatti ideologicamente, in particolare operai, anche se ancora mancanti di esperienza.

La divisione dei compiti e il lavoro del partito nel movimento delle masse sono essenziali ai fini del reclutamento, della formazione di nuove leve.

Senza un'azione politica articolata non potremo reclutare alle nostre strutture che devono essere clandestine. Non possiamo andare a proporre ad un compagno il reclutamento se non quando siamo sicuri della risposta e siamo convinti che la persona è adatta. Ma come avremo questo se non grazie ai nostri membri (ovviamente non noti come tali) che lavorano nel movimento delle massa e vi hanno un ruolo e in questa veste conoscono e valutano le singole persone?

Senza un vasto lavoro di massa svolto da membri (clandestini) del partito, il nostro reclutamento dovrebbe necessariamente limitarsi a raccogliere quel che si forma da sé, casualmente e a tal fine dovrebbe per forza usare canali ereditati dal periodo del grande movimento di massa degli anni 70 e che quindi sono inaffidabili dal punto di vista della clandestinità e destinati ad esaurirsi.

Il partito è un partito di quadri, non dobbiamo reclutare al partito che le persone adatte da tutti i punti di vista al compito del partito.

Le unità di base del partito sono costituite sui luoghi di lavoro. Al di fuori dei luoghi di lavoro si costituiscono unità operative e unità dirigenti.

Ogni nuovo membro deve essere reclutato dalla sua unità in condizioni di piena garanzia per la clandestinità del partito e la sua sicurezza rispetto a infiltrazioni e delazioni. Ogni nuovo membro passa un periodo di candidatura.

 

 La formazione dei membri del partito.

Nessuno ce li forma o ce li regala, a differenza di quanto avveniva nella fase della «propaganda armata». Quindi dobbiamo costruire una nostra linea al riguardo, basata su tentativi, esperienze, bilancio dell'esperienza.

Dobbiamo curare la formazione culturale, la formazione caratteriale, ideologica, la formazione pratica di ogni membro del partito.

La base per la formazione culturale dei membri del partito è il programma del partito.

La formazione caratteriale, ideologica deve essere compiuta gradualmente nel corso dell'espletamento dei compiti affidati, a cura del responsabile di quel compito, nell'ambito dell'unità di appartenenza.

La formazione pratica è specifica per ogni compito e quindi va curata per ogni compito. La creatività e lo spirito d'iniziativa sono una componente caratteriale richiesta ad ogni membro del partito. D'altra parte il partito deve fare il possibile perché tutto quanto è già patrimonio acquisito  dal partito relativo ad un compito sia trasmesso a chi lo deve affrontare.

 

 Il ruolo dei membri del partito nel movimento delle masse.

Non ripetiamo quanto già detto sull'importanza, sul ruolo e sulla difficoltà del lavoro dei membri del partito nel movimento delle masse. Vogliamo qui solo sottolineare che i membri del partito nel movimento delle masse devono svolgere il loro compito con spirito di partito.

Non ci interessa reclutare al partito leader e capipopolo per aumentare il nostro seguito. Come ogni altro membro del partito, chi lavora nel movimento delle masse è disponibile a qualunque compito il partito gli affida.

 

 

 Il compito immediato

 

Il compito più urgente è raccogliere nel partito l'eredità delle Brigate Rosse. Se passano ancora alcuni anni, i risultati conseguiti con la «propaganda armata» saranno persi e bisognerà ricominciare da zero. Il partito deve raccogliere tutto quanto di combattivo, onesto, sano, comunista è risultato dalle lotte delle BR. Deve essere il loro sviluppo e superamento. A questo fine bisogna battersi con una campagna che ponga chiaramente alle masse i problemi di programma, di linea, di strategia e di tattica del partito.

Bisogna quindi

- affrontare chiaramente le divergenze abbandonando atteggiamenti diplomatici e settari del tipo «prima ci chiariamo le idee tra di noi». Chi in questi anni ha seguito questa strada ha avuto modo di rendersi conto che le scissioni non sono che cristallizzazioni organizzative di comuni problemi irrisolti che continuano ad attraversare tutti i gruppi, ognuno dei quali infatti continua a litigare al suo interno e a scindersi,

- passare dalla formulazione sintetica (soggettivisti, militaristi, opportunisti, ecc.) all'analisi dettagliata delle divergenze, dei loro effetti pratici, dei loro presupposti teorici, del loro significato di classe, della loro formazione storica,

- risolvere le divergenze sulla base dell'analisi concreta del movimento oggettivo della società, in un dibattito ampio e libero.

 

Lo strumento principale per compiere questo lavoro è una stampa clandestina, veramente libera da remore poliziesche (quindi rigorosamente illegale e a circolazione clandestina, dando per scontato che la polizia ne verrà a conoscenza), nella quale possa realizzarsi un libero confronto di opinioni e una libera elaborazione di concezioni giuste. E' uno strumento indispensabile. La sua creazione e la sua circolazione saranno di per se stessi un terreno di prova e di formazione all'attività clandestina di partito di nuovi e vecchi compagni. Non è concepibile che si pensi allo sviluppo di un'organizzazione clandestina, allo sviluppo di un'attività combattente (clandestina ovviamente dato l'attuale rapporto di forze che ha oramai convinto tutti dell'assurdità delle chiacchiere sulla «guerra civile dispiegata») e ci si dichiari impotenti di fronte al compito di organizzare la produzione e circolazione di stampa clandestina. Chi sostiene questa posizione o parla solo per parlare di organizzazione clandestina e di attività combattente o maschera dietro la difficoltà del compito il disaccordo sull'iniziativa. Essere in disaccordo con questa iniziativa vuol dire, in sintesi, ritenere che un movimento ed un partito possano svilupparsi unicamente (o principalmente) attraverso la propaganda costituita dall'azione.

  

La stampa clandestina di partito è lo strumento principale di confronto e d'unificazione. Questo sistema ci permetterà di avere elementi per decidere quali dei compagni sparsi vanno contattati per questo lavoro. La prima discriminante pratica è la disponibilità a partecipare al sistema di circolazione della stampa clandestina: a leggerla, studiarla, diffonderla, collaborare con essa.

Concretamente la stampa deve consistere almeno di un periodico per mezzo del quale

- condurre il bilancio dell'esperienza per definire la strategia,

- definire il programma del partito,

- formulare e generalizzare le analisi della situazione politica ed economica e le conseguenti parole d'ordine,

- creare una prima rete di partito e le prime strutture.

 

Il secondo strumento sono i contatti che vanno stabiliti, in condizioni di clandestinità, tra i vari organismi e tra questi e i compagni che in base allo sviluppo del sistema di stampa clandestina si rendono disponibili a partecipare al nostro lavoro.

 

Questi sono i primi indispensabili passi che dobbiamo compiere, il lavoro cui ogni compagno deve dare il suo contributo con creatività e autonomia, per avviare a soluzione il compito della ripresa, che è anzitutto il compito della ricostituzione del partito comunista. E' a questo lavoro che gli autori di questo opuscolo invitano ogni lettore.


INDICE di Cristosforo Colombo - INTRODUZIONE

Indice della letteratura comunista