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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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18/09 - 31 luglio 2009
Sono gli uomini che fanno la loro storia


 

Comunicato CP 18/09 - 31 luglio 2009

 

 

Basta con l’attendismo!

Basta con il fatalismo e il determinismo!

Basta con il difensivismo!

Il fattore risolutivo della crisi del capitalismo è l’organizzazione delle masse popolari, in primo luogo l’organizzazione della classe operaia. Organizzati, i lavoratori possono porre fine alla crisi generale del capitalismo e costruire un mondo migliore!

 

Organizziamoci!

Il nostro futuro immediato dipende principalmente da noi!

 

Con la nostra lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese daremo un grande contributo alla lotta delle masse popolari degli altri paesi e alla rinascita del movimento comunista a livello internazionale!

 

Per la nostra lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese possiamo giovarci delle lotte che le masse popolari degli altri paesi in tutto il mondo conducono per far fronte alla fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo!

 

 

Sta a noi porre fine alla crisi generale del capitalismo e alla crisi ambientale. Sono gli uomini che fanno la loro storia. L’apparenza contraria si appoggia sul fatto che gli uomini non fanno la loro storia in modo arbitrario, in condizioni scelte da loro stessi. La fanno nelle condizioni che essi trovano, create dalla storia che hanno alle spalle e determinate dagli avvenimenti. La fanno applicando leggi che possono scoprire, ma che non possono inventare. Se teniamo abbastanza conto delle condizioni concrete e applichiamo abbastanza bene le leggi proprie della trasformazione della società capitalista in società comunista, saremo noi che costruiremo il nostro futuro immediato.

Questa parafrasi dell’inizio dell’opuscolo di Marx Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte (1852) sintetizza la concezione a cui noi comunisti dobbiamo ispirare la nostra attività in questi mesi. Il prossimo futuro sarà quello che noi saremo capaci di costruire sulla base delle condizioni esistenti.

 

Quanto alle condizioni esistenti, il nuovo Partito comunista italiano le ha illustrate nel Manifesto Programma che ha pubblicato nella primavera dell’anno scorso (reperibile anche sul sito Internet www.nuovopci.it).

Le più importanti tra quelle decisive ma che nel movimento comunista dei paesi imperialisti sono ancora largamente ignorate e poco o nulla sfruttate sono due:

1. il regime di controrivoluzione preventiva con cui la borghesia tiene in pugno la direzione delle masse popolari, perpetua il suo potere e impone i suoi interessi nei paesi imperialisti: dall’inizio del secolo XX negli USA (Ford & C), dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa (piano Marshall): esso offre ai comunisti gli appigli necessari per costruire la rivoluzione socialista;

2. la situazione rivoluzionaria in sviluppo generata dalla seconda crisi generale del capitalismo per sovrapproduzione assoluta di capitale: questa crisi di lungo periodo fa delle relazioni sociali in ogni paese e a livello internazionale un sistema in equilibrio instabile in misura tale che l’iniziativa appropriata dei comunisti può farlo precipitare nel senso dello sviluppo della seconda ondata della rivoluzione proletaria e dell’instaurazione del socialismo.

 

La battaglia che dobbiamo fare oggi tra quanti si dicono comunisti, che vogliono essere comunisti e tra i lavoratori avanzati, riguarda

- la convinzione che il futuro immediato dipende da noi: con un’iniziativa appropriata possiamo far sviluppare la situazione verso l’instaurazione del socialismo;

- la convinzione che dobbiamo smetterla di limitarci a proteste e rivendicazioni e a lotte puramente difensive;

- la convinzione che possiamo instaurare il socialismo e procedere verso il comunismo, basta che ce lo proponiamo come obiettivo e ci organizziamo adeguatamente per realizzarlo.

Si tratta di un indirizzo opposto a quello di aspettare che la rivoluzione socialista scoppi, accontentandosi di accelerare il suo arrivo. Noi comunisti dobbiamo organizzare, costruire passo dopo passo la rivoluzione socialista, l’instaurazione del socialismo nel nostro paese. L’instaurazione del socialismo è la sola via di uscita definitiva dalle crisi generale del capitalismo e dalla crisi ambientale che è anch’essa un prodotto del capitalismo. L’instaurazione di un governo d’emergenza che prenda le misure urgenti necessarie per parare gli effetti più gravi della crisi del capitalismo è un passo verso l’instaurazione del socialismo.

Se abbracciamo con convinzione questo indirizzo e lo perseguiamo con forza e intelligenza, raccoglieremo forze crescenti che si batteranno per esso, arriveremo a rovesciare i rapporti di forza rispetto alla borghesia e al clero e realizzeremo il nostro obiettivo. Se noi lotteremo inflessibilmente per l’instaurazione del socialismo, anche il corso delle cose lavorerà per noi. Anche chi si ostinerà a limitarsi a proteste e rivendicazioni o a lotte solo difensive, contribuirà alla nostra lotta anche se non se ne renderà conto. Persino la borghesia e il clero con le loro iniziative ostili e scomposte, persino con i crimini a cui ricorrono per conservare potere e privilegi, porteranno acqua al nostro mulino, pur non volendolo e pensando di fare il contrario.  

 

Instaurare il socialismo è un obiettivo del tutto realistico. Bisogna però che noi comunisti ce lo proponiamo come obiettivo. Che non stiamo ad aspettare che la rivoluzione socialista cada dal cielo.

Da decenni le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari del nostro paese, in particolari i sindacati, si limitano a una politica difensiva. Si limitano a opporsi alle trasformazioni promosse dai padroni e dalle loro Autorità. Si limitano a rispondere alle loro iniziative. Si limitano ad attenuarne le conseguenze sulle condizioni di vita e di lavoro. Si limitano a diluire nel tempo l’eliminazione delle conquiste che le masse popolari avevano strappato alla borghesia e al clero durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.

Cinquanta anni fa il movimento comunista aveva ancora un suo obiettivo e una linea offensiva. Allora perfino i padroni parlavano di pianificazione dell’attività economica, tanta era la paura che avevano del movimento comunista e dei primi paesi socialisti. Negli ultimi quaranta anni le cose si sono rovesciate. Noi comunisti non abbiamo saputo portare fino in fondo la rivoluzione socialista e abbiamo abbandonato il nostro obiettivo. Per questo le nostre forze si sono disgregate e i padroni hanno ripreso il sopravvento. I padroni si sono ripresi la libertà di agire secondo i loro interessi: i risultati si vedono e sono catastrofici. Bisogna porre l’instaurazione del socialismo come obiettivo riassuntivo e comune di tutte le lotte e di tutte le organizzazioni operaie e popolari. Solo così arriveremo a porre fine alla crisi generale del capitalismo e alla crisi ambientale.

Basta con la politica solo difensiva e solo rivendicativa. L’instaurazione del socialismo è l’obiettivo che dà senso e forza a tutte le nostre lotte, a tutte le nostre proteste, a tutte le nostre rivendicazioni, a tutta la resistenza delle masse popolari alla borghesia imperialista e al clero. È la sintesi di tutti i nostri obiettivi.

 

Cosa fare per instaurare il socialismo?

Per instaurare il socialismo noi comunisti dobbiamo individuare e valorizzare tutte le forme di organizzazione e di mobilitazione delle masse popolari, quelle che si sono formate e quelle che si formano spontaneamente, senza il nostro intervento a promuoverle. Dobbiamo promuovere la costituzione del maggior numero possibile di organizzazioni, su ogni questione di interesse popolare, su ogni rivendicazione, su ogni protesta, su ogni iniziativa di interesse popolare.

In particolare dobbiamo valorizzare le organizzazioni degli operai. Chiamiamo operai i lavoratori assunti dai capitalisti per valorizzare il loro capitale producendo merci (beni o servizi). Nel nostro paese sono circa 7 milioni. Sono la parte più organizzata e più cosciente delle masse popolari, perché con una più lunga e combattiva tradizione di organizzazione e di lotta. Sono la parte decisiva della mobilitazione, dell’orientamento e del ruolo politico delle masse popolari. Quando gli operai si mobilitano contro la borghesia imperialista e il suo sistema di relazioni sociali, trascinano nella lotta anche il resto delle masse popolari.

Anche se capitalisti e clero cercano di impedire che gli operai si diano un’organizzazione autonoma dalle classi dominanti e cercano di mantenere sotto il loro controllo ogni organizzazione operaia, la società capitalista per sua natura spinge gli operai a organizzarsi, se non altro per contrattare con il padrone e con le loro Autorità le condizioni di lavoro. Ovunque vi è un’organizzazione di operai, quale che sia la direzione che l’influenza della borghesia o del clero ha imposto, lì vi è una sinistra sensibile alle nostre proposte, capace di farle proprie. Per la natura stessa della loro posizione sociale, gli operai hanno interessi direttamente opposti a quelli dei capitalisti: una contraddizione superiore alle contraddizioni che in altri campi dividono tra loro gli operai. A parità di altre condizioni, quanto più alto è il salario degli operai e quanto migliori le loro condizioni di lavoro, tanto minore è il profitto del capitalista. Gli operai sono tanto più forti nella contrapposizione ai capitalisti, quanto più saldamente e largamente sono uniti tra loro. Per questo i capitalisti cercano di imporre contratti aziendali e addirittura individuali, perché individualmente l’operaio ha poca o nessuna forza contrattuale di fronte ai capitalisti e alle loro Autorità. L’accordo che il governo Berlusconi e la Confindustria hanno fatto firmare il 22 gennaio 2009 a CISL, UIL e UGL va proprio in questo senso. Ma resterà carta straccia come rimase il Patto per l’Italia che il governo Berlusconi fece firmare a CISL e UIL nel 2002, se la massa dei lavoratori non lo accetterà, se le organizzazioni operaie e popolari rifiuteranno di applicarlo, se invece metteranno in campo l’obiettivo di costituire un governo di Blocco Popolare. La lotta dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto di lavoro il prossimo autunno sarà un banco di prova. Vinceremo la prova se la lotta dei metalmeccanici per il contratto sarà animata da un obiettivo superiore: dalla volontà di porre fine alla crisi del capitalismo e costituire un governo di emergenza e quindi trascinerà alla lotta anche il resto dei lavoratori e delle masse popolari.

L’oppressione e l’arretratezza del Meridione non è frutto di una dimenticanza o di una distrazione. È una conseguenza di precisi interessi capitalisti e dell’indirizzo che il Vaticano ha imposto alla borghesia italiana. Quaranta anni fa, quando i capitalisti e il Vaticano avevano paura del movimento comunista, Valletta fece costruire la FIAT a Termini Imerese. Oggi che il movimento comunista ha perso forza, Marchionne chiude la FIAT di Termini Imerese. Non si tratta di idee sbagliate o giuste: si tratta di interessi e della volontà politica che li rispecchia.

 

Il periodo di decadenza attraversato dal movimento comunista negli ultimi decenni nei paesi imperialisti ha  fortemente indebolito l’organizzazione degli operai e ha confuso il loro orientamento. Gli effetti disastrosi si sono visti e si vedono e si ripercuotono su tutte le masse popolari. La crisi generale del capitalismo aggrava le sofferenze degli operai e delle masse popolari. Ma crea anche le condizioni per rovesciare nuovamente il corso della storia. Rende comunque impossibile continuare nel modo diventato abituale. Obbliga comunque a cambiare. Non vi è altra strada per porre definitivamente fine alla crisi del capitalismo che promuovere la riorganizzazione degli operai e del resto delle masse popolari attorno ai comunisti, fautori dell’instaurazione del socialismo. È di nuovo l’ora dei comunisti. Sta a noi comunisti coglierla. Basta con l’attendismo! Basta col fatalismo! Basta con il difensivismo!

Bisogna moltiplicare le organizzazioni di operai e del resto delle masse popolari, bisogna aggregarle sempre più strettamente attorno al partito comunista, bisogna consolidare e rafforzare il partito comunista. Questo è il programma dei comunisti nei prossimi mesi! Se abbracceremo questo programma e lotteremo inflessibilmente per realizzarlo, vinceremo perché esistono tutte le condizioni per la nostra vittoria!

 

I comunisti sono i fautori pratici dell’instaurazione del socialismo. Promuovono la mobilitazione delle masse popolari per instaurare il socialismo. Instaurare il socialismo è un obiettivo realistico, in linea con il corso delle cose. È una necessità per far fronte alle contraddizioni create dal sistema capitalista e anche alla crisi ambientale che il modo di produzione capitalista ha generato e alimenta. L’instaurazione del socialismo si basa sui presupposti materiali, morali e intellettuali già oggi esistenti. Gli operai già oggi lavorano in aziende. Basta che a ogni azienda una autorità socialmente riconosciuta indichi cosa l’azienda deve produrre e le assegni le risorse necessarie per farlo, risorse che altri operai producono in altre aziende. Esistono i mezzi per pianificare e coordinare l’attività di tutte le aziende che esistono nel nostro paese e organizzare la distribuzione delle risorse di cui hanno bisogno. Quanto ai beni e i servizi destinati all’uso personale, non pone nessun problema distribuirli tra la popolazione secondo criteri noti, pubblicamente discussi e approvati. Questa è la base, il punto di partenza del socialismo. Su questa base ogni altro problema diventa risolubile. Su questa base risolveremo passo dopo passo ogni altro problema, sociale e ambientale. Basta instaurare un’autorità che voglia realizzare questo corso delle cose. Basta creare le condizioni politiche del socialismo.

Solo la borghesia imperialista e il clero sono oggettivamente, per interessi reali e pratici, opposti a questo programma. Bisogna togliere loro il potere, eliminare la loro direzione sulle masse popolari. Il potere deve essere operaio!

 

Le misure particolari indispensabili per avviare a soluzione ogni problema della società attuale si sintetizzano nelle seguenti sei misure, che un governo d’emergenza formato dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari potrebbe rapidamente tradurre in provvedimenti pratici e concreti.

1.       Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2.       Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3.       Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato).

4.       Eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5.       Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6.       Stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Solo la proprietà privata dei capitalisti, la loro pretesa di usare le aziende come loro proprietà privata, di amministrare le aziende per aumentare i loro capitali o i loro privilegi impedisce di tradurre in pratica queste misure. Bisogna abolire la proprietà privata dei capitalisti. Bisogna togliere il governo del paese alle Autorità e ai governi che dipendono dai capitalisti e alle forze ausiliarie dei capitalisti, come il clero e il Vaticano. Bisogna instaurare un governo di Blocco Popolare, formato e sostenuto dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari che abbia come programma quelle sei misure. Bisogna creare le condizioni politiche del socialismo.

 

Tutto questo non ci cadrà dal cielo. Non ce lo regalerà nessuno. Non si farà da solo. Ma lo possiamo realizzare se ce lo poniamo come obiettivo e facciamo i passi necessari.

Nella sinistra borghese e anche in molti gruppi che in tutta buona fede si dicono e si credono comunisti, che vogliono essere comunisti non sono pochi gli individui che scrutano il corso delle cose, l’andamento della crisi economica e sociale, l’andamento della crisi ambientale, l’andamento della crisi culturale e politica. I pessimisti e i disfattisti vi trovano la conferma del loro pessimismo. Gli ottimisti vedono rivolte e rivoluzioni in ogni scaramuccia e gesto di insofferenza e così confortano il loro ottimismo. Sono atteggiamenti sbagliati. Con un simile orientamento si va alla sconfitta. Sono atteggiamenti che portano all’inerzia, isteriliscono le nostre forze e lasciano via libera alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari. La rivoluzione socialista non scoppia, non la genera non si sa chi: la costruiamo noi!

In realtà la storia la facciamo noi e la rivoluzione socialista avrà luogo solo se i comunisti la organizzano promuovendo la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari, l’aggregazione delle organizzazioni operaie e popolari attorno al partito comunista, il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista. Con questo da una parte creeremo nel nostro paese il Nuovo Potere che si contrappone al potere della borghesia imperialista e del Vaticano e dall’altra eleveremo la coscienza e l’attività politica delle masse popolari, la comprensione delle condizioni in cui si svolge la loro lotta e delle leggi seconda cui si sviluppa, la capacità di dirigere e organizzare la vita dell’intera società.

L’instaurazione di un governo di Blocco Popolare è il primo passo da fare su questa strada.

Per cambiare il mondo, per instaurare il socialismo nel nostro paese dobbiamo considerare ogni organismo nei suoi vari aspetti, nei diversi e contraddittori ruoli che svolge e vedere come valorizzare e usare il positivo per portare avanti la lotta per instaurare il socialismo. Per instaurare il socialismo dobbiamo mobilitare tutti i fattori positivi. Dobbiamo promuovere l’organizzazione degli operai e del resto delle masse popolari e l’elevamento della loro coscienza politica. Bisogna che le migliaia di rivoli della resistenza, delle lotte particolari contro questo o quell’effetto della crisi, delle rivendicazioni, delle proteste, della difesa di questa o quella conquista confluiscano nel fiume della rivoluzione socialista: per essere più precisi, nel fiume della guerra popolare rivoluzionaria promossa e diretta dal partito comunista che instaurerà il socialismo nel nostro paese.

 

Basta con l’attendismo!

Finiamola di aspettare che le cose si facciano da sole!

Smettiamola di aspettare che altri risolvano i nostri problemi!

Non basta rivendicare e protestare, non basta difendersi!

Imbocchiamo con decisione la via della rivoluzione socialista!

 

Per questo lotta il nuovo Partito comunista italiano!

Per questa lotta il nuovo PCI chiede il concorso e il contributo della parte più generosa e onesta, della parte più avanzata delle masse popolari del nostro paese!

 

Compagni, operai, proletari, donne, immigrati e giovani: arruolatevi nel (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Partecipate alla campagna di organizzazione del Partito!

Costituite clandestinamente in ogni azienda, in ogni zona e in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito!