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Comunicato CP 24/09
26 settembre 2009
 

Nessuna azienda deve essere chiusa!

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Dilaga la resistenza delle masse popolari al procedere della crisi generale del sistema capitalista


Comunicato CP 24/09 - 26 settembre 2009

 

Nessuna azienda deve essere chiusa!

Nessun lavoratore deve essere licenziato!

A ogni adulto un lavoro dignitoso!

 

Queste tre parole d’ordine riassumono le relazioni che devono essere alla base di un ordine pubblico che può stare in piedi, di una società che può vivere e progredire, di una società in cui c’è un posto dignitoso per ogni individuo disposto a fare la sua parte.

Queste tre parole d’ordine riassumono le necessità elementari di cui le masse popolari hanno bisogno e che le masse popolari devono imporre alla classe dominante finché esisterà una classe dominante.

Certo sono parole d’ordine contronatura per i capitalisti, per il clero, per i ricchi, per l’attuale classe dominante.

Sono parole contrarie alla mentalità borghese e mercantile che l’attuale classe dominante ha inculcato nelle stesse masse popolari. Sono contrarie alle relazioni capitaliste e mercantili che l’attuale classe dominante impone all’intera società. Sono contrarie alla mentalità a cui questo sistema di relazioni  sociali ci ha abituato e che ci inculca. Ma rispondono alle necessità di sopravvivenza delle masse popolari. La crisi attuale lo mette chiaramente in luce, in forma drammatica, giorno dopo giorno, in ogni campo della vita sociale.

 

1. Nell’ultimo anno nel nostro paese i posti di lavoro sono diminuiti di 378.000 unità (ISTAT 30 giugno 2009): più di mille posti di lavoro in meno ogni giorno. Ogni previsione che questo corso delle cose non continui è fondata sul nulla: è o un imbroglio o una speranza senza fondamento, una pia illusione. L’attuale crisi del capitalismo non è un evento misterioso, caduto dal cielo. È nata da cause ben note. I comunisti che conoscono le leggi di sviluppo del modo di produzione capitalista l’avevano prevista da tempo. Essa finirà solo quando le sue cause saranno rimosse.

2. Nel nostro paese hanno un lavoro meno della metà degli adulti in età da lavoro e in condizione di lavorare. Metà della popolazione per età e salute atta al lavoro, non lavora: alcuni sono esclusi dal lavoro loro malgrado, altri (i ricchi e i parassiti che li imitano) vivono del lavoro altrui.

3. Nel nostro paese più di 15 persone muoiono ogni giorno per incidenti o per malattie direttamente dovute alle condizioni infami o arretrate di lavoro a cui sono condannate.

Questi soli tre dati bastano a riassumere le condizioni di inciviltà in cui questa classe dominante e il suo sistema di relazioni sociali, capitaliste e mercantili, condanna le masse popolari del nostro paese, l’abbrutimento a cui ci obbliga. Questi pochi dati mostrano la fonte del disordine pubblico in cui sono immerse le masse popolari del nostro paese. Nessun sistema e provvedimento di polizia vi può porre rimedio. In una simile situazione, ogni nuova misura di polizia e ogni nuova pena aggravano e peggiorano il disordine, diventano fonte di nuovi abusi e angherie.

Per l’attuale classe dominante le aziende sono macchine per aumentare i soldi dei capitalisti. Se non rendono soldi, le chiudono.

I lavoratori proletari per i capitalisti sono manodopera da adoperare quando serve: se non servono li gettano. Brunetta, Gelmini e gli altri ministri si comportano come i capitalisti.

I lavoratori autonomi lavorano finché trovano da vendere quello che producono. Ma se le aziende capitaliste chiudono e il monde salari dei lavoratori proletari diminuisce, anche le vendite dei lavoratori autonomi crollano e peggiorano le condizioni di lavoro e i redditi di gran parte di quelli che restano in piedi.

Non c’è civiltà possibile sulla base di simili relazioni. Tanto meno c’è progresso. Per questo non è più possibile mantenere neanche le conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia nel passato, quando il movimento comunista era forte e quando la nuova crisi economica del capitalismo non era ancora incominciata: l’assistenza sanitaria, l’istruzione pubblica, i servizi pubblici, un sistema di sicurezza sociale, le pensioni, l’equo canone, ecc. Invece di migliorare e progredire, in quasi tutti i campi andiamo indietro: lavoro, casa, smaltimento dei rifiuti, trasporti, sicurezza personale, sport, cultura, relazioni sociali, diritti sindacali e politici, salute fisica e mentale, sentimenti e morale, solidarietà e coesione sociale.

 

Nessuna azienda deve essere chiusa!

Nessun lavoratore deve essere licenziato!

A ogni adulto un lavoro dignitoso!

 

Dobbiamo imporre subito con le buone o con le cattive alla classe dominante provvedimenti che attuano queste tre parole d’ordine, anche se sono provvedimenti per lei contro natura.  Effettivamente sono contro la sua natura. Quindi i capitalisti e le loro autorità faranno qualcosa solo se hanno paura del peggio, se hanno paura di perdere di più se non cedono, se hanno paura di perdere la pelle. Ma l’attuale classe dominante cercherà di fare il meno possibile, di tornare indietro appena possibile, di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri. Farà credere ai lavoratori che quello che dà agli uni lo deve togliere agli altri. Metterà lavoratori nati in Italia contro lavoratori immigrati, donne contro uomini, giovani contro adulti, pensionati contro lavoratori, lavoratori di un settore contro quelli di un altro, lavoratori di un’azienda contro quelli di un’altra, la popolazione di una regione, di una provincia o di un paese contro quella di altri. In realtà ce n’è per tutti, produciamo più di quanto oggi si riesce a vendere, possiamo produrre quanto serve per la vita dignitosa di molte più persone di quelle che siamo oggi e senza saccheggiare il pianeta, anzi rendendolo più bello e più sicuro. È il sistema di relazioni sociali imposto dall’attuale classe dominante che ci impedisce di vivere e di progredire, che addirittura ci fa andare indietro in quasi ogni campo.

I provvedimenti da prendere non sono provvedimenti che ognuno di noi può prendere individualmente. Sono misure collettive. Per questo la società deve avere alla sua testa autorità che li vogliono prendere, che fanno tutto quello che si sa e che si deve fare per prenderli e farli funzionare. Ci vuole un governo formato dalle organizzazioni operaie  e dalle organizzazioni popolari, un governo di Blocco Popolare. Bisogna che i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi si organizzino e che siano le loro organizzazioni a formare un nuovo governo. A partire dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari già esistenti che coordinandosi tra loro devono formare un governo  d’emergenza deciso ad attuare tutti i provvedimenti pratici e particolari riassunti dalle seguenti sei misure generali.

1.       Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2.       Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3.       Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato).

4.       Eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5.       Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6.       Stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

 

Queste sei misure costituiscono la base e la condizione indispensabili dell’ordine pubblico e della sicurezza per le masse popolari, della salute fisica e mentale di ogni individuo. Anche se esse sono contro natura per i capitalisti, il clero e il resto della classe dominante: effettivamente sono contro la loro natura.

 

Ai ricchi interessa principalmente il denaro. A molti ricchi interessa solo il denaro. I più lungimiranti e compassionevoli, il Vaticano e i suoi alti prelati vorrebbero anche che la massa della popolazione stesse tranquilla e avesse quanto necessario per stare tranquilla: ma a condizione che i loro capitali continuino a crescere.

Non ci sono mai stati tanti soldi nel nostro paese come ora, tra contanti, conti in banca e titoli finanziari. Con i soldi l’attuale classe dominante pretende di fare altri soldi. Per questo una gran parte della popolazione non ne ha abbastanza neanche per comperare quello che è indispensabile per una vita dignitosa, in molti casi neanche quello che è necessario semplicemente per vivere! Le autorità attuali non vogliono dare neanche i sussidi e gli ammortizzatori sociali. Danno il meno possibile. Tagliano da una parte quello che danno dall’altra.

In effetti con la crisi del capitalismo lo Stato e gli istituti assicurativi intascano meno imposte e contributi e ne intascheranno sempre di meno. E dovrebbero darne sempre di più anche solo in ammortizzatori sociali. Quindi prendono più soldi in prestito da chi ne ha. Fanno più debiti, devono pagare più interessi. Da qui ancora più uscite e nuovi e maggiori debiti, ancora più soldi nelle mani e nei conti dei ricchi. È una spirale senza fine, è una nuova bolla speculativa che si sta gonfiando. Ognuno dei ricchi, dei finanzieri, dei banchieri, degli speculatori cerca di ricavarci il massimo con ogni mezzo. Non è una via d’uscita dalla crisi attuale. Al massimo è un modo per prendere fiato. I ricchi e l’attuale classe dominante non hanno via d’uscita. Vale per il nostro paese ma vale anche per tutto il resto del mondo.

La crisi del capitalismo colpisce tutti i paesi. Alcuni persino molto più gravemente del nostro. Per questo migliaia di emigranti cercano di venire da noi e il governo attuale li annega o li respinge ai confini, li chiude in campi di concentramento o in galera, li espelle: per il Papa e i suoi prelati, uccidere emigranti è meno grave che abortire!

I ricchi e le loro autorità, per la crisi del capitalismo non hanno un rimedio conforme alla loro natura . L’altro ieri si è chiuso a Pittsburgh (USA) il G20, la riunione dei capi di governo di 22 paesi e dei dirigenti delle maggiori organizzazioni capitaliste mondiali o regionali (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, ecc.). Si sono riuniti i caporioni del capitalismo di tutto il mondo. Mancavano il Vaticano e il Movimento Sionista, perché non si confaceva al loro ruolo, ma hanno mandato i loro plenipotenziari. I caporioni hanno confabulato tra loro e tutti insieme hanno suonato la gran cassa per il pubblico. Ma cosa c’è di pratico in quello che hanno annunciato? Nulla. Hanno solo fatto tanto chiasso sulle remunerazione dei banchieri e degli operatori di Borsa, sui paradisi fiscali e ... sulla minaccia che il governo dell’Iran farebbe gravare sul mondo! Sembra ridicolo, ma è proprio così: non hanno saputo decidere niente! Da noi i più progressisti tra i ricchi nel migliore dei casi fanno un gran rumore sulle porcherie e sui vizi di Berlusconi, il capo del loro governo, il prototipo del borghese di successo dei nostri tempi e capo delle Organizzazioni Criminali del nostro paese e oltre. Analogamente al G20 una trentina di caporioni mondiali del capitalismo hanno fatto un gran rumore sui bonus degli operatori di Borsa e sui paradisi fiscali, che sono vizi e piaghe del tutto secondari del capitalismo e della sua crisi!

 

Solo un governo d’emergenza formato dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari può adottare i provvedimenti indispensabili per arrestare il disastro provocato da questa crisi e quelli che essa genererà irrimediabilmente se non formiamo un simile governo. Perché senza i provvedimenti che solo simile governo può prendere, i posti di lavoro diminuiranno ancora, più lavoratori autonomi (contadini, allevatori, bottegai, artigiani, camionisti, pescatori, albergatori, ristoratori, ecc.) saranno ridotti a chiudere bottega, il disordine e l’insicurezza aumenteranno, il marasma intellettuale e morale peggiorerà, le condizioni generali di salute fisica e mentale e l’inquinamento peggioreranno.

Con un governo di Blocco popolare incominceremo invece a rimontare la china. Via via prenderemo i provvedimenti che la situazione e il buon senso mostreranno essere necessari per il benessere individuale e collettivo della popolazione. I mezzi materiali e intellettuali per farlo ci sono tutti. Mancano solo l’organizzazione dei lavoratori e la volontà di farlo. È quello che spetta ai comunisti, ai lavoratori avanzati e ai sinceri democratici promuovere.

 

Noi comunisti sappiamo con certezza che con un governo di Blocco popolare è possibile prendere i provvedimenti immediati e più urgenti per alleviare il disastro della crisi e fare un passo avanti nella rivoluzione socialista, avvicinarci all’instaurazione del socialismo.

Le aziende per i capitalisti sono principalmente macchine per fare soldi. In una società capitalista un’azienda deve essere una macchina per fare soldi, altrimenti viene soppiantata da altre. La misura principale dell’efficienza di un’azienda capitalista è la quantità di soldi che porta ai suoi proprietari. Questo è il nucleo di ogni società borghese. Da questo derivano tutte le sue relazioni economiche e tutte le altre relazioni sociali e i comportamenti e la mentalità degli individui.

La privatizzazione ha voluto dire trasformare strutture che erano state costruite per rendere un servizio al pubblico, in aziende che devono portare soldi ai loro proprietari. I risultati li vediamo ad esempio nel disservizio ferroviario, nei costi dei biglietti e negli incidenti. Cose analoghe avvengono in tutti i settori privatizzati o in corso di privatizzazione: nella sanità, nei trasporti urbani, negli aeroporti, nell’istruzione, nel settore telefonico, della fornitura di elettricità, gas, acqua, nella nettezza urbana, nelle poste, nello smaltimento dei rifiuti, ecc. ecc.

Per porre fine a questo corso delle cose, le aziende devono diventare istituzioni pubbliche, destinate a produrre servizi e beni necessari alla società per soddisfare i bisogni degli individui e i bisogni collettivi. Ogni adulto in età e condizione di lavorare vi deve prestare la sua opera. Questa è la base del socialismo, il fondamento di ogni paese socialista. A chiunque consideri con conoscenza e intelligenza le cose, è evidente che è una soluzione possibile. Gli uomini dispongono in ogni paese e a livello mondiale di tutti gli strumenti materiali, morali e intellettuali necessari a realizzarla, anche se è contraria alla natura dei capitalisti, del clero e degli altri ricchi ed è contraria alla mentalità che essi e il loro sistema di relazioni sociali hanno generato e imposto in larga misura anche alle masse popolari.

 

Intellettuali che pur si dicono di sinistra e borghesi che, magari anche sinceramente, si credono progressisti e di sinistra, annidati nelle redazioni di il Manifesto o di pubblicazioni analoghe, in partiti come il PRC e affini, non riescono a concepire una simile soluzione perché sono vittime dei loro stessi pregiudizi e resi ciechi dai loro interessi di classe. A sentir loro i primi paesi socialisti sono stati “un errore e un orrore”, come biascicava Bertinotti. Ovviamente persone simili si ritrovano senza un progetto di società alternativa all’attuale, senza prospettiva, ridotti  a fare manipolazioni elettorali e alchimie organizzative, sospirando di “far fronte alla destra”.

In realtà per tutto un periodo della loro pur breve esistenza i primi paesi socialisti hanno mostrato al mondo di quali meraviglie sono capaci i lavoratori organizzati con i comunisti alla loro testa. L’Unione Sovietica di Lenin e Stalin, la Repubblica Popolare Cinese di Mao, il Vietnam di Ho Chi Minh, persino un piccolo paese come la Cuba di Fidel Castro sono stati una grande forza propulsiva del progresso dell’umanità, nei rispettivi paesi e nel resto del mondo. Hanno promosso nel mondo intero trasformazioni intellettuali, morali e politiche che hanno cambiato l’umanità e che renderanno più facile la nuova ondata della rivoluzione proletaria, l’uscita dalla attuale nuova crisi generale del capitalismo, la costruzione di nuovi paesi socialisti e la loro collaborazione e federazione a livello mondiale.

 

Preti, borghesi e altri portavoce della classe dominante o seguaci delle sue fandonie fanno un gran parlare della mancanza di libertà e della repressione che avrebbero macchiato i primi paesi socialisti proprio nel periodo del loro migliore e più folgorante successo. Un esempio per tutti, l’Unione Sovietica di Stalin. Ma per denigrare i primi paesi socialisti e spaventare i più deboli nascondono accuratamente alcune scomode verità.

Anzitutto i costumi e i sentimenti delle parti più arretrate delle masse popolari che iniziano a costruire un paese socialista, per forza di cose sono quelli a cui la borghesia, il clero e le altre classi spodestate hanno educato le stesse masse popolari, quelli a cui le hanno abituate con la loro oppressione feroce: la controrivoluzione è colpita con le stesse armi che la classe dominante ha usato contro le masse popolari fino al giorno prima.

In secondo luogo nessuno oserà negare che in un paese come l’Unione Sovietica, con una popolazione tra 150 e 200 milioni di abitanti, ci fossero alcuni milioni di individui, membri delle classi spodestate o asserviti ad esse, disposti a ricorrere a ogni infamia e a ogni delitto per restaurare il vecchio ordine e che in questo intento infame essi fossero sostenuti e incoraggiati in mille modi e senza limite di mezzi dalle maggiori potenze mondiali, dal governo inglese al Vaticano, dal governo USA ai nazisti, che per decenni aggredirono l’Unione Sovietica e la sabotarono in ogni modo. Le masse popolari sovietiche dovevano reprimere risolutamente ogni tentativo di restaurazione, pena subire quello che hanno subito le masse popolari spagnole o le vittime del nazismo, gli ebrei in primo luogo.

Salvo errori particolari, ogni paese socialista ha esercitato il sacrosanto diritto di abolire la libertà di sfruttare gli altri e ha represso i tentativi di restaurarla con la forza. La repressione della controrivoluzione è un merito e un vanto oltre che un monito per chi cercherà di restaurarla quando l’avremo finalmente abolita. Chi non è deciso a opporsi con determinazione ai fautori dello sfruttamento, deve subirli. Noi non siamo tra questi. Reprimere i fautori della restaurazione del capitalismo fu un contributo che i popoli sovietici dettero a tutta l’umanità, pari per importanza alla lotta senza limiti di sacrifici che condussero contro le armate prima dell’Intesa e poi della Germania nazista (e dei suoi accoliti fascisti italiani, rumeni, ungheresi, spagnoli, ecc.).

I primi paesi socialisti furono in generale magnanimi verso quegli ex sfruttatori che si adattarono a lavorare onestamente nelle nuove condizioni. Così faremo anche noi, a condizione che non tentino di approfittare della loro condizione per restaurare l’ordine attuale di cui sperimentiamo quotidianamente l’infamia e di cui vogliamo assolutamente liberarci.

 

I primi paesi socialisti sono prima decaduti e poi crollati perché i loro promotori, i comunisti, avevano idee limitate. Hanno visto e vedevano abbastanza lontano per compiere un’impresa tanto meravigliosa, che preti, borghesi e loro portavoce ancora oggi la denigrano con ogni mezzo e con grande dispendio di parole e d’energia, sia appigliandosi a fatti veri sia inventandone in gran quantità, tanto ne hanno paura. I promotori dei primi paesi socialisti non vedevano abbastanza lontano e non hanno imparato abbastanza velocemente per dare risposte giuste e soluzioni efficaci a tutti i maggiori problemi che i nuovi paesi presentavano. Molti dei migliori comunisti sono stati anche uccisi mentre combattevano per far fronte alle aggressioni lanciate dalle potenze imperialiste, dai capitalisti, dal clero, dai nazifascisti e altre canaglie reazionarie.

Non è la corruzione e l’inefficienza che hanno rovinato i primi paesi socialisti. È la mancanza di conoscenza che ha permesso che un po’ alla volta anche nei primi paesi socialisti rinascessero lo sfruttamento e la corruzione normali dei paesi capitalisti e li portassero alla decadenza e poi al crollo. I fautori dell’introduzione di relazioni borghesi nei primi paesi socialisti, i Kruscev e i Teng Hsiao-ping, sono saliti al potere ben prima del crollo dei paesi socialisti e della liquidazione del vecchio movimento comunista.

Proprio il fatto che i paesi socialisti sotto la direzione degli scimmiottatori dei capitalisti siano decaduti fino ad arrivare al crollo o cambiare colore, conferma che i paesi socialisti erano i primi esemplari della società di una umanità superiore. I paesi capitalisti esistono da tempo sullo sfruttamento, sulla corruzione, sullo spreco e sul lusso dei ricchi, sull’ignoranza e sull’emarginazione delle masse dagli affari sociali. Per i paesi capitalisti si tratta di cose normali, ci convivono. Invece i paesi socialisti non riescono a coesistere con lo sfruttamento e la corruzione, con l’ignoranza e con l’emarginazione delle masse dagli affari sociali: o il socialismo o lo sfruttamento e la corruzione. Sono incompatibili. I paesi socialisti hanno prosperato finché nella loro direzione prevalevano i fautori del comunismo. Quando questi non hanno più dato risposte giuste ai problemi dello sviluppo dei primi paesi socialisti, il loro posto è stato preso dai fautori dello sfruttamento che si accompagna anche con la corruzione, come in ogni normale paese capitalista: sfruttamento, corruzione, sprechi, lusso, abbrutimento, ignoranza, oppressione non sono forse all’ordine del giorno da noi e in ogni altro paese capitalista? La specialità dei primi paesi socialisti non era questa, ma il contrario. Queste cose sono risorte nei primi paesi socialisti man mano che veniva meno la forza propulsiva dei comunisti: allora i paesi socialisti sono decaduti anziché continuare a progredire, e alla fine sono crollati. Proprietà pubblica delle aziende e il resto del socialismo non potevano convivere con il prevalere delle vecchie pratiche e relazioni dei paesi capitalisti, feudali e schiavisti.

Noi comunisti siamo come ricercatori in una scienza nuova, esploratori di un mondo sconosciuto, artisti di un’arte ancora in gran parte ignota, costruttori di un’opera mai prima da nessuno costruita, da costruire, ma di cui tutta l’umanità ha bisogno per uscire dal marasma in cui la borghesia e il clero con il loro ordinamento sociale l’hanno sprofondata.

Che anche noi comunisti facciamo errori è scontato: solo il Papa si è proclamato infallibile e Berlusconi segue le sue orme. Per noi comunisti l’importante è

1. che l’opera che abbiamo in mente corrisponde agli interessi e alle necessità della massa della popolazione (e in qualche misura anche alle aspirazioni che già molti esprimono),

2. che noi non ci demoralizziamo per i nostri errori e le nostre sconfitte, impariamo dai nostri errori, riusciamo quindi ad avanzare. Come ha fatto e fa chiunque si cimenta in un lavoro nuovo, in una scienza nuova.

Chi ha creato qualcosa e non ha fatto errori? È a causa degli errori e dei limiti di noi comunisti che i primi paesi socialisti hanno deviato e sono nuovamente finiti nelle mani di scimmiottatori della borghesia che li hanno condotti alla decadenza e alla rovina. Ma i nostri sono stati errori e limiti di conoscenza. Le azioni e i comportamenti dell’attuale classe dirigente con sono errori o limiti di conoscenza: sono la conseguenza del suo sistema di relazioni sociali, l’espressione della sua natura. Per questo pur disponendo di tutto il potere non sa porvi rimedio e trova contro natura l’unico rimedio possibile, che vede ogni persona di buon senso non resa cieca dai suoi interessi: quello riassunto nelle sei misure che sopra abbiamo indicato.

 

I primi paesi socialisti hanno una grande importanza per l’umanità: sono la dimostrazione concreta, la prova provata che la classe operaia può prendere nelle sue mani le redini della società strappandole a quelle della borghesia, instaurare il socialismo e avviare la trasformazione dell’intero sistema di relazioni sociali verso il comunismo.

La Comune di Parigi (1871), benché in definitiva sconfitta e annegata nel sangue dei suoi protagonisti, mise in luce una serie di problemi che la classe operaia doveva risolvere. Marx, Engels e Lenin ne tirarono lezioni che sono state decisive per la storia successiva del movimento comunista e dell’umanità. I primi paesi socialisti ci forniscono le lezioni necessarie per affrontare con sicurezza il compito che ci sta davanti: creare nuovi paesi socialisti.

Le aziende devono diventare istituzioni pubbliche che producono i beni e i servizi di cui la società complessivamente e coscientemente ha bisogno, per decisione democratica dei suoi membri.

Ogni individuo in età e condizione di farlo, deve prestarvi la sua opera: già oggi è evidente che lavorando tutti, lavoreremo meno tempo e in condizioni migliori di oggi e ogni individuo avrà tutto il tempo per dedicarsi agli affari pubblici e allo sviluppo delle sue migliori qualità intellettuali e morali: la scienza e l’arte faranno giganteschi e rapidi passi avanti in ogni campo.

Il denaro deve essere ridotto alla modesta e utile funzione di titolo (pezzo di carta, buono, conto) di cui ogni individuo dispone in quantità democraticamente e pubblicamente definita, per acquistare secondo i gusti e le scelte sue personali i beni e i servizi che per loro natura non devono essere in distribuzione gratuita.

 

Questo è il mondo che possiamo creare. È il mondo che dobbiamo creare perché è l’unica alternativa realistica al marasma attuale e alle ancora più fosche prospettive che la crisi generale del capitalismo ci prepara. I capitalisti, il clero e i ricchi, la classe dirigente attuale non ha rimedio alla crisi attuale. Il PIL può aumentare, i profitti delle banche possono aumentare, il corso dei titoli in Borsa può aumentare: sono indici e miti che la classe dominante ha fabbricato e calcola secondo la sua mentalità e i suoi interessi. Non a caso sono gli indici che appena può la propaganda borghese e clericale sbandierano

Ma la disoccupazione, la miseria, l’insicurezza, il malessere, l’insofferenza e l’inquinamento crescono in tutto il mondo: questo conta per le masse popolari, questo conta per noi comunisti, anche se non sono dati sbandierati ogni giorno alla TV. Il numero crescente di guerre verso cui l’attuale classe dominante ci spinge è un’ulteriore conferma che non dobbiamo andare avanti in questo modo, che se abbiamo una linea e un metodo di lavoro giusti noi comunisti raccoglieremo certamente tra i lavoratori e il resto delle masse popolari forze crescenti per porre fine all’attuale corso delle cose, per imporci all’attuale classe dominante.

Non ci sono limiti all’arroganza, alla ferocia e alla criminalità della borghesia imperialista, del clero e del resto della classe dominante. L’attuale classe dominante non batte ciglio: come sessanta anni fa con i nazifascisti, oggi con i sionisti apertamente massacra e distrugge in Palestina e compie sporche manovre in molti altri paesi, con le sue forze armate ufficiali e i suoi mercenari massacra quotidianamente in Afghanistan, in Iraq, in Somalia, in Pakistan e in molti altri paesi. Per il Papa e il suo clero ammazzare afghani o somali è meno grave che abortire; uccidere sul lavoro e di lavoro è meno grave che prendere la pillola; la disoccupazione è meno grave di un rapporto sessuale fuori matrimonio: infatti non chiamano le masse dei loro fedeli a rivoltarsi. Spetta a noi comunisti e a tutti quelli che si uniranno a noi il nobile compito di fondare un nuovo mondo, di condurre l’umanità fuori dal vicolo cieco in cui la borghesia, il clero e il resto della classe dominante l’hanno condotta. La politica razzista e criminale condotta dalla banda Berlusconi, dalla Lega Nord e dai gruppi fascisti distrugge su scala ancora maggiore quanto resta delle parvenze e delle illusioni di legalità e di legittimità del potere della borghesia imperialista e del clero, mostra il vero volto dell’attuale classe dominante che le forze della rivoluzione socialista spazzeranno via.

 

Il comunismo è principalmente il movimento pratico di trasformazione dello stato attuale delle cose, oltre che essere la concezione del mondo e la morale dei comunisti. È nella pratica della lotta per distruggere il sistema imperialista mondiale e costruire il nuovo mondo che si forgiano, si arricchiscono, si correggono e affinano le nostre idee, che si dimostra la superiorità delle nostre idee, della concezione comunista del mondo. Per trasformare il mondo, bisogna conoscerlo. Ma l’aspetto principale è la trasformazione. Conosciamo per trasformare! Il successo e la bontà della trasformazione sono la prova della bontà delle nostre idee e della nostra morale.

 

Questa è la concezione che viene dall’esperienza di lotta e di progresso di tutta l’umanità, che il movimento comunista ha elaborato e che guida il (nuovo)Partito comunista italiano!

 

È animato da questa concezione che il nuovo Partito comunista chiama tutti i comunisti, tutti i lavoratori avanzati, tutti i progressisti e i sinceri democratici a lottare con forza contro il governo della banda Berlusconi e contro la Repubblica Pontificia, per porre fine alla sua politica aggressiva contro i popoli oppressi e per porre fine alla crisi generale in cui ha precipitato le masse popolari del nostro paese. Si tratta di una unica lotta.

 

Le masse popolari hanno il diritto di far valere i loro interessi: quelli strategici e quelli immediati!

Tutti abbiamo diritto a vivere. Quello che ci consente di vivere dignitosamente è legittimo anche se non è legale, anche se non è conforme alla legge che gli affamatori e gli sfruttatori impongono!

 

Di fronte alla miseria e alla disoccupazione, è legittimo e doveroso impadronirsi dei beni che traboccano invenduti nei supermercati!

Bisogna organizzare e mobilitare le masse a impadronirsi di tutto quanto è necessario: non è furto, è l’adempimento di un atto di alta moralità, è difesa della vita umana, è impiegare i beni prodotti per l’uso a cui sono destinati, è impedire lo spreco!

Bisogna organizzare e mobilitare le masse per difendere con le unghie e con i denti, con ogni mezzo, con intelligenza e determinazione ogni azienda e ogni posto di lavoro.

Anche questo faciliterà l’organizzazione, la solidarietà, la coesione e la mobilitazione delle masse popolari per creare un nuovo mondo.

 

Creare un nuovo mondo è l’interesse principale e universale delle masse popolari. La classe operaia deve mettersi alla loro testa!

Essa tra tutte le classi popolari è quella che non ha alcuna proprietà di azienda o di bottega, né alcun privilegio da difendere, è quella più preparata a far propria la concezione comunista del mondo, è quella che ha le condizioni più favorevoli per organizzarsi e che ha la maggior tradizione ed esperienza di lotta!

 

Le misure per impedire gli effetti più disastrosi della crisi generale del capitalismo e l’instaurazione di un governo di Blocco Popolare che le attui, aprono la via all’instaurazione del socialismo e rafforzano la lotta antimperialista in ogni angolo del mondo!

 

Con la nostra lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese diamo un grande contributo alla lotta delle masse popolari degli altri paesi e alla rinascita del movimento comunista a livello internazionale!

 

Per la nostra lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese possiamo giovarci delle lotte che le masse popolari degli altri paesi in tutto il mondo, dal Nepal alla Colombia, dall’Afghanistan al Venezuela, dall’India al Brasile, dalle Filippine alla Somalia conducono per far fronte alla fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo e per porre fine all’aggressione imperialista!

 

Per questo lotta il nuovo Partito comunista italiano!

Per questa lotta il nuovo PCI chiede il concorso e il contributo della parte più generosa e onesta, della parte più avanzata delle masse popolari del nostro paese!

 

Compagni, operai, proletari, donne, immigrati e giovani: arruolatevi nel (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Partecipate alla campagna di organizzazione del Partito!

Costituite clandestinamente in ogni azienda, in ogni zona e in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito!