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(n)PCI(nuovo)Partito comunista italiano

   Comitato Centrale
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Comunicato CC 18/11 - 19 maggio 2011

 [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF] 

Mercoledì 25 maggio per conto degli speculatori, dei profittatori e dei difensori del marasma che avvelena il nostro paese, i magistrati del Tribunale di Bologna riavviano l’Ottavo Procedimento Giudiziario per associazione sovversiva contro i seguaci e i membri del nuovo Partito Comunista Italiano.

 

Solidarietà con i membri della “carovana” del (n)PCI, bersaglio di una oramai trentennale persecuzione giudiziaria!

FIRMA E FAI FIRMARE L’APPELLO
NO ALLA PERSECUZIONE E ALLA MESSA FUORILEGGE DEI COMUNISTI!

 

Leggi l'appello:

NO alla persecuzione
e alla messa fuorilegge dei comunisti!

 

Raccogli le adesioni

Modulo per la raccolta delle firme

 

Adesioni all'appello

 

Dossier sulla persecuzione del (n)PCI
e appello alla mobilitazione

 

Compagni imputati,

siate orgogliosi di rappresentare il movimento comunista
di fronte ai persecutori dei comunisti, dei lavoratori, delle donne,
dei giovani, dei pensionati e di tutte le masse popolari italiane e immigrate!
 

 Non solo voi, ma noi tutti abbiamo effettivamente una grande colpa:
a 140 anni dalla gloriosa Comune di Parigi,
il primo Stato della nuova era dell’emancipazione delle classi oppresse,
non abbiamo ancora cancellato dall’Europa e dalla faccia della terra
il sistema imperialista e la Repubblica Pontificia che lo impone in Italia!

 

Impegniamoci tutti assieme a riparare rapidamente alla nostra colpa!
Impegniamoci tutti senza riserve a fare gli sforzi necessari
per cancellare dalla faccia della terra il sistema di oppressione e di
sfruttamento, di criminalità e di miseria, di ignoranza e di brutalità
che sopravvive a se stesso e rovina la vita di tutta l’umanità!

 

Tutta l’umanità, da un angolo all’altro della terra ha bisogno che noi comunisti animiamo tutte le classi e i popoli oppressi e li conduciamo alla lotta e alla vittoria per instaurare un nuovo mondo. È possibile!

I profittatori e i difensori dello stato attuale delle cose dicono e giurano che non è possibile. Da quando è prima decaduta e infine crollata l’Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese ha abbandonato l’aspirazione ad essere la nuova base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, loro esultano e gridano a gran voce che il comunismo è morto. Ma perché ai nostri giorni i responsabili dei disastri del mondo e gli uomini potenti si affannano tanto a proclamare e ripetere questa loro verità? Perché si danno tanto da fare per distogliere l’attenzione, la mente e l’opera degli uomini e delle donne dall’impresa promossa da noi comunisti, se come loro dichiarano è destinata al fallimento? Perché tutto il corso delle cose, tutta l’intelligenza e i sentimenti della stragrande maggioranza degli uomini e delle donne dicono il contrario, dicono che hanno bisogno di un mondo diverso. E nessuno e niente ci può impedire di costruirlo. Per impedirlo, la Comunità Internazionale degli Stati e dei gruppi imperialisti, presieduta dal Governo di Washington e benedetta dal Papa di Roma, estende nel mondo guerre e spedizioni che camuffa da umanitarie. Ma si impantana sempre più nella resistenza dei popoli e delle  classi oppresse e in contraddizioni senza fine negli stessi paesi imperialisti. Non riesce a vincere una guerra e ne scatena un’altra per uscire dalla prima. Fa molti danni, ma non riesce a fermare la rivoluzione, perché non ha soluzione per i problemi che lo stesso sistema imperialista mondiale crea.

 

Che non sia facile costruire il nuovo mondo di cui l’umanità ha bisogno, è un dato di fatto. Ma potrebbe forse essere facile? Tutta l’educazione che da sempre gli schiavisti, i preti e i capitalisti hanno inculcato, lo stato in cui hanno tenuto e tengono l’umanità e le abitudini a cui hanno costretto o indotto gran parte di essa, ci hanno educato ad altro che a organizzarci, trovare insieme la soluzione dei nostri problemi e attuarla. Ma che solo noi possiamo costruirlo questo nuovo mondo, è un dato di fatto. I padroni, i preti e i loro intellettuali, funzionari e militari fanno tutt’altro. Hanno messo il mondo intero in balia del mercato e in nome del mercato ci impongono ogni nefandezza, come un tempo i preti le imponevano in nome del loro dio. Ma cosa è il mercato? È un’accozzaglia internazionale di alcune migliaia di pervertiti, di criminali, di speculatori e di maniaci, in larga misura nordamericani ed europei ma non solo, che hanno come massima aspirazione quella di aumentare la massa del denaro di cui dispongono, a questo loro obiettivo sacrificano l’umanità in un impasto mortale di guerre, crisi e inquinamento e continueranno a farlo finché noi sottostaremo alle regole e alle procedure a cui il loro sistema ci ha abituato.

Certamente non sono loro che costruiranno il nuovo mondo di cui l’umanità ha bisogno. Al contrario, fanno e faranno di tutto per impedire che noi lo costruiamo, che le masse popolari si mobilitino con noi comunisti a costruirlo. Quando circa 90 anni noi comunisti riuscimmo a fondare il primo paese socialista, l’Unione Sovietica, fin dal primo momento capitalisti, preti e ricchi si sono mossi dai quattro angoli del mondo per soffocarlo, per impedirci di andare avanti, perché il socialismo era contagioso e il movimento comunista sgorgava in ogni angolo del mondo. Hanno fatto tutto quello che potevano, hanno messo in campo tutti gli eserciti e tutte le armi di cui disponevano e le nuove che sono riusciti a inventare, non hanno risparmiato alcun crimine. A complemento di guerre e di violenze inaudite, sono ricorsi ad ogni astuzia, a ogni genere di minacce e di lusinghe per indurre i nostri dirigenti a fare come loro. Quando approfittando della nostra inesperienza hanno ottenuto il risultato che volevano, hanno esultato senza ritegno delle disgrazie di milioni di uomini e di donne e con gioia maligna Reagan e Vojtyla a braccetto si sono messi a gridare: “Avete visto? Ve l’avevamo detto che non si può fare un mondo senza ricchi e senza preti!”.

 

No, compagni, si può fare. Loro non lo vogliono, ma tutta la scienza della storia umana mostra che gli uomini vanno verso un mondo senza più né ricchi, né preti, né privilegiati, né parassiti: verso un mondo senza oppressori e senza oppressi. Certamente nessuno ci aveva insegnato come fare. Dovevamo trovare noi la strada. La troveremo. L’esperienza dei primi paesi socialisti ci aiuterà. È stata preziosa e la useremo. Faremo certamente ancora altri errori, inciamperemo ancora, ma ce la faremo. È possibile, la strada c’è e quindi la troveremo. Peggio di come ci hanno ridotto i capitalisti, peggio del vicolo cieco in cui ci hanno cacciato non ci troveremo mai. Proprio il marasma in cui loro ci hanno condotto fa invece risaltare che tutte le difficoltà che abbiamo incontrato nei primi paesi socialisti, se le esaminiamo alla luce dell’esperienza di oggi, erano risolubili senza imitare i capitalisti.

I capitalisti e i loro preti e accoliti vorrebbero cancellare il ricordo dei primi paesi socialisti, proclamano che sono stati un cumulo di “errori e orrori”. Proprio perché lì gli oppressi trovano l’esperienza più preziosa da cui  possono imparare cosa fare e cosa non fare. Noi comunisti impareremo, perché imparare dall’esperienza è quello che gli uomini fanno nel corso di ogni grande impresa nuova. Riusciremo a risolvere i problemi che i capitalisti, approfittando delle difficoltà dei primi paesi socialisti, hanno solo aggravato.

 

Oggi quindi affrontiamo la persecuzione dei difensori di questo marcio regime, sicuri, come alcuni compagni già hanno ben scritto, che sovvertire questo ordinamento sociale e sostituirlo con un sistema in cui il metro di misura del progresso sociale non siano l’aumento del PIL, l’andamento degli indici della Borsa e i profitti di padroni e speculatori, ma il miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari, la crescente partecipazione di tutti uomini e donne alla gestione della società e il loro accesso alle attività specificamente umane della progettazione, della cultura, della ricerca, dell’arte, delle relazioni sociali, è un'aspirazione non solo nostra, ma anche della parte più cosciente e combattiva delle masse popolari. Costruire un nuovo ordine economico e sociale è un bisogno sempre più impellente del grosso della popolazione in Italia e nel resto del mondo, per impedire che un numero crescente di uomini, donne e bambini siano condannati a vivere di stenti, a morire per fame, freddo, malattie, emigrazione e fatica nei paesi oppressi e anche in quelli sviluppati, per farla finita con l’inquinamento e il saccheggio del pianeta che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità, per prevenire e fermare le guerre sempre più devastanti verso cui ci stanno trascinando la “competizione globale” dei capitalisti e il loro mercato e che la loro Comunità Internazionale estende giorno dopo giorno a un numero crescente di paesi”.

 

Che ogni lavoratore cosciente, che ogni sincero democratico sia oggi solidale
con i compagni imputati di voler eliminare il marasma che avvelena la vita
delle masse popolari e manifesti apertamente la sua solidarietà!
 

La solidarietà è un’arma potente: usiamola!
 

Quanto a quelli che oggi siedono come giudici a difesa di questo regime marcio e criminale, che si sentono parte di esso e in suo nome agiscono e ci condannano, essi per quanto cerchino di impedire che noi mostriamo il loro volto, non sfuggiranno alla sorte del regime che difendono e in cui si riconoscono. Le benedizioni e le preghiere dei loro preti non basteranno a liberarli dalla gogna della storia su cui con le loro azioni si stanno issando!