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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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a proposito della lotta
per rendere il paese
ingovernabile dal governo Monti

 
Comunicato CC - 17 novembre 2011

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Comunicato CC 41/11 - 25 novembre 2011

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Appello del CC del (nuovo) Partito comunista italiano
ai comunisti, agli operai avanzati, a tutti quelli che sono decisi
a lottare per instaurare il socialismo!

 

Nel nostro paese molte migliaia, probabilmente centinaia di migliaia di uomini e donne si considerano comunisti e vorrebbero tradurre in attività pratica la loro fiducia nella causa del comunismo. La borghesia imperialista di dibatte e si dimena in preda alla nuova crisi generale del capitalismo. Per mantenere in vita il suo sistema di relazioni sociali, essa conduce in ogni angolo della terra una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari. Milioni sono ogni giorno nel mondo le vittime di questa guerra: persone emarginate dalla vita sociale, abbrutite intellettualmente o moralmente, emarginate, storpiate, umiliate, ferite, uccise. Perfino nei paesi imperialisti, dove vive solo uno dei sette miliardi di individui che compongono l’umanità, circa trecento milioni di esseri umani sono già oggi ridotti a sopravvivere di ammortizzatori sociali, di espedienti, di attività illegali, di lavori saltuari, di elemosine e di beneficenza. Come il nostro paese, altri paesi imperialisti sono già ridotti a cimiteri di fabbriche in disuso (la FIAT di Termini Imerese è il caso clamoroso di oggi) e di infrastrutture abbandonate senza manutenzione e a territori saccheggiati in nome della speculazione.

 

In Italia e negli altri paesi imperialisti, in particolare in Europa, per le masse popolari l’attuale guerra di sterminio non dichiarata condotta dalla borghesia imperialista ripete, in altro contesto e in altra forma, l’“inutile strage” della prima guerra mondiale (1914-1918) con i suoi milioni di morti e mutilati e le sue immense rovine, della cui conclusione è ricorso nei giorni scorsi il 93° anniversario.

La prima crisi generale del capitalismo aveva portato i grandi gruppi imperialisti mondiali a scontrarsi sui campi di battaglia per decidere chi avrebbe dominato e sfruttato il mondo intero. Nel 1917 quella “inutile strage” era oramai riconosciuta come tale anche dai gruppi dirigenti protagonisti della politica che l’aveva prodotta e persino dai personaggi che l’avevano benedetta (in primo luogo la Chiesa Cattolica Romana con alla sua testa il papa di Roma). Ma nessuno di loro era in grado di fare il primo passo per fermarla. Sarebbe continuata non si sa quanto e non si sa come se i comunisti russi, con alla testa Lenin, non fossero riusciti a guidare gli operai e i contadini russi a rompere il corso delle cose con la Rivoluzione d’Ottobre e dare con ciò inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria a cui parteciparono via via i popoli di tutto il mondo, mobilitati in uno slancio di progresso quale mai si era visto.

 

Analogamente si pone oggi la questione per l’intera umanità: chi e quando romperà l’attuale corso delle cose e porrà fine alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del  mondo contro le masse popolari sotto la presidenza del governo di Washington e con la benedizione del papa di Roma? Dove inizierà l’incendio che libererà il mondo dal sistema imperialista mondiale?

Trasformare la crisi generale del capitalismo in rivoluzione socialista!

Questa è nuovamente la parola d’ordine della salvezza per le masse popolari di tutti i paesi imperialisti e anche del nostro paese. Questa è la parola d’ordine che deve guidare le masse popolari. Ma per instaurare il socialismo è necessario un forte e giusto partito comunista. La costruzione, il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista è diventata la questione chiave per il futuro dell’umanità. Anche nel nostro paese. Per questo il partito comunista è oggi al centro dell’attenzione di tanti uomini e donne, in particolare di tanti operai avanzati.

A loro è diretto l’appello del Comitato Centrale del nuovo Partito comunista italiano.

 

Si è concluso da poco, a fine ottobre, il congresso del PdCI. Tra poco, all’inizio di dicembre, vi sarà il congresso del PRC. Alcune altre iniziative sono in corso incentrate sul proposito di dare vita a un vero partito comunista che riprenda e porti a compimento l’opera che il glorioso PCI fondato a Livorno nel 1921 per impulso dell’Internazionale Comunista di Lenin, il Partito di Gramsci, il Partito dell’eroica resistenza al fascismo, il Partito dei Partigiani e della Resistenza contro il nazifascismo, il Partito delle lotte contro il regime DC e la NATO, non è riuscito portare a compimento e che passo dopo passo ha abbandonato trasformandosi in un partito di rivendicazioni, nella sponda politica delle lotte rivendicative, un partito di “lotta e di governo” nell’ambito della Repubblica Pontificia e sotto l’ombrello della NATO, fino a dissolversi alla Bolognina nel 1989.

Il nuovo Partito comunista italiano ha impugnato sette anni fa la gloriosa bandiera del vecchio PCI con lo stesso obiettivo che voi oggi vi proponete. Di fronte all’obiettivo e al compito che ognuno di voi vuole porsi, il Comitato Centrale del (nuovo) PCI vi chiede di considerare con attenzione il motivo per cui il primo glorioso PCI non ha portato a compimento l’opera che voi oggi volete riprendere. L’esperienza del primo PCI è ricca di insegnamenti per noi. Il bilancio della sua esperienza e dell’esperienza del movimento comunista internazionale di cui ha fatto parte è ancora oggi una discriminante tra chi si ammanta del nome e della gloria del primo PCI per altri fini e chi vuole riprenderne veramente l’opera.

Il bilancio dell’esperienza del movimento comunista che fanno Diliberto, Ferrero & C, la loro filosofia della storia in sintesi è la seguente. I primi paesi socialisti hanno fatto fallimento, i partiti dell’Internazionale Comunista non hanno instaurato il socialismo in nessun paese imperialista: questo significa che le condizioni oggettive del socialismo non erano ancora mature. Hanno sbagliato Lenin, Stalin e i loro compagni a prendere il potere in Russia nel 1917 ed è sbagliato tutto il corso delle cose che da lì è partito: l’Internazionale Comunista, la lotta della Repubblica Sovietica contro le potenze imperialiste fino alla vittoria contro le orde nazifasciste e alla conquista di Berlino da parte dell’Armata Rossa. Tutto questo è una “serie di errori e orrori”, osa dire Bertinotti più schietto di Diliberto, di Ferrero e di alcuni loro compagni di idee.

La nostra filosofia della storia è del tutto diversa. Le condizioni oggettive per instaurare il socialismo in Europa Occidentale erano mature già alla fine dell’Ottocento, più di un secolo fa. Il capitalismo passò alla fase imperialista perché i partiti socialisti dell’epoca non erano all’altezza del loro compito, quanto a comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. Tali sono rimasti anche dopo la fondazione dell’IC nonostante l’opera di Lenin, di Stalin, di Gramsci da una parte e dall’altra degli eroici combattenti che si sono raccolti sotto le loro bandiere. La mancata instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti ha posto i  primi paesi socialisti in una posizione difficile. Nonostante l’opera di Stalin e di Mao, in definitiva nei partiti comunisti dell’Unione Sovietica e della Repubblica Popolare Cinese hanno preso il sopravvento i revisionisti moderni: Kruscev, Teng e i loro seguaci. I primi paesi socialisti hanno in definitiva rinunciato al ruolo di basi rosse della rivoluzione proletaria mondiale e la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita. La borghesia imperialista, facendo anche molte concessioni alle masse popolari dei paesi imperialisti, concessioni peraltro avvelenate, è riuscita a ristabilire nel mondo il suo ordine che è la sottomissione delle masse popolari.

Proprio questo ha portato rapidamente a una nuova crisi generale del capitalismo che ha la sua radice nella sovrapproduzione assoluta di capitale, crisi che è entrata nella sua fase terminale con la crisi finanziaria del 2007.

Solo la rinascita del movimento comunista, con il superamento da parte dei partiti comunisti dei paesi imperialisti dei limiti che li hanno resi incapaci di instaurare il socialismo durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, offre all’umanità una via d’uscita dal marasma e dal degrado in corso. Questa è la filosofia della storia che ci guida a riprendere l’opera incompiuta del primo glorioso PCI. Supereremo quei limiti.

La preoccupazione principale di Diliberto, Ferrero e dei loro compagni di idee è quale accordo stabilire con il PD, come rientrare nelle istituzioni della Repubblica Pontificia, come avere consenso e voti dalle masse popolari per rientrarvi. La preoccupazione principale di alcuni dissidenti del PdCI e del PRC è quali rapporti stabilire con Diliberto, Ferrero, Vendola & C.

La nostra preoccupazione principale è cosa fare per instaurare il socialismo nel nostro paese e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. È da questo punto di vista che affrontiamo tutti gli altri problemi.

È a quest’opera che chiediamo a ognuno di voi di contribuire, con il suo patrimonio di volontà, di idee, di sentimenti e con le sue risorse.

Viva il movimento comunista italiano!

Viva il movimento comunista internazionale!

Il Comitato Centrale del (nuovo) Partito comunista italiano

 

La nostra proposta

Sono mature le condizioni oggettive per instaurare il socialismo?

 

Avevano ragione Lenin, Stalin, Gramsci e l’Internazionale Comunista o avevano ragione Togliatti, Berlinguer e i loro successori ed epigoni fino a Ferrero, Diliberto, Vendola e compagnia?

Quali sono le condizioni oggettive che devono essere riunite per instaurare il socialismo in un paese?

In base al marxismo (cioè alla concezione comunista del mondo), le condizioni oggettive per instaurare il socialismo sono due: 1. la parte principale delle attività produttive del paese deve essere già svolta nell’ambito di rapporti di produzione capitalisti, cioè da proletari assunti da capitalisti allo scopo di valorizzare il capitale producendo merci; 2. il livello delle forze produttive disponibili nel paese deve essere tale che la lotta contro la natura per strapparle quanto necessario per vivere è passata per la massa della popolazione del paese in secondo piano rispetto alla lotta dei proletari e degli altri lavoratori contro la borghesia e le altre classi sfruttatrici e dominanti perché le forze produttive di cui la società dispone siano effettivamente impiegate per produrre quanto necessario alla popolazione per vivere e perché il prodotto sia ripartito in modo da soddisfare i bisogni di tutta la  popolazione.

Una volta che sono create le condizioni oggettive del socialismo, l’instaurazione del socialismo dipende principalmente dalle condizioni soggettive: l’organizzazione e la coscienza dei proletari e la creazione delle forze necessarie per eliminare la resistenza furibonda e ostinata che le classi dominanti oppongono al movimento comunista, in primo luogo la creazione del partito comunista adeguato al ruolo di avanguardia e Stato Maggiore della classe operaia che lotta per instaurare il socialismo.

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del (nuovo)Partito comunista italiano

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A pag. 51 di Ricostruire il partito comunista, aprile 2011 copyright Associazione politico-culturale Marx XXI, Oliviero Diliberto, Vladimiro Giacchè e Fausto Sorini in sostanza scrivono che l’instaurazione del socialismo “presuppone uno sviluppo della scienza e della tecnica ad un livello che in verità non è stato ancora oggi raggiunto in alcuna parte del mondo ... ma appartiene ad un futuro non ravvicinato”. Quindi oggi l’obiettivo della lotta degli operai e dei comunisti non deve essere l’instaurazione del socialismo. Secondo Diliberto & C hanno sbagliato Lenin, Stalin e i comunisti russi a instaurare il socialismo in Russia. Hanno sbagliato Gramsci e i partiti dell’Internazionale Comunista a voler instaurare il socialismo in Italia e negli altri paesi imperialisti.

 Lenin con altri esponenti del movimento comunista della sua epoca sosteneva che le condizioni oggettive del socialismo in Europa occidentale era state raggiunte già nella seconda metà del secolo XIX. I partiti e gli esponenti dell’Internazionale Comunista lottarono, nella forma migliore che seppero trovare, per instaurare il socialismo in Germania, in Italia, in Francia e negli altri paesi imperialisti. Davano quindi per scontato che le condizioni oggettive erano presenti.

Se hanno ragione Diliberto & C e i loro predecessori (Togliatti, Berlinguer, ecc.), il fatto che i partiti dell’Internazionale Comunista non sono riusciti a instaurare il socialismo in alcun paese imperialista non pone alcun problema ai comunisti: si sbagliavano quei partiti a volerlo instaurare. Ma se hanno ragione Lenin, Stalin, Gramsci e gli altri esponenti dell’Internazionale Comunista, oggi noi per porci con successo all’opera per instaurare il socialismo, dobbiamo indicare chiaramente i motivi per cui i partiti dell’Internazionale Comunista non hanno raggiunto il loro obiettivo, come non lo avevano raggiunto i partiti della Seconda Internazionale.

Quanto a questi ultimi, nelle opere di Lenin e dei suoi contemporanei noi troviamo risposte chiare in proposito. Dall’esperienza dei partiti della Seconda Internazionale e dell’Internazionale Comunista abbiamo ricavato gli insegnamenti che ci hanno portato a formulare la concezione del Partito comunista espressa nel nostro Manifesto Programma e nello Statuto del (n)PCI. È questo che proponiamo all’attenzione dei gruppi e dei singoli compagni che oggi nel nostro paese si propongono di dar vita a un forte partito comunista per instaurare il socialismo. Grazie a quell’esperienza, oggi noi comunisti abbiamo una comprensione superiore delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, rispetto a quella dei partiti dell’Internazionale Comunista. Abbiamo quanto occorre per superare i limiti che hanno portato all’esaurimento la prima ondata della rivoluzione proletaria. Possiamo quindi affrontare con successo i compiti della nuova ondata della rivoluzione proletaria e instaurare il socialismo.

 

 


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