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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Un filo unico porta
da Mario Monti a ...
Comunicato CC - 15 dicembre 2011

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Comunicato CC 46/11 - 20 dicembre 2011

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Costituire Comitati del nuovo Partito comunista in ogni azienda e in ogni località! Fare di ogni lotta una scuola di comunismo!

Impedire che si consolidi il governo Monti: il governo della miseria per le masse popolari, della cancellazione dei diritti dei lavoratori, dell’asservimento dell’Italia alla comunità internazionale degli speculatori!

Creare le condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza popolare, il Governo di Blocco Popolare!
 

Per mobilitarsi e combattere le masse popolari hanno bisogno di un centro di raccolta e di una direzione. Cosa sarebbe successo quando nel 1941 le orde naziste benedette dal papa di Roma si riversarono sull’Unione Sovietica, se allora il governo sovietico si fosse dissolto e i suoi dirigenti fossero scappati come aveva fatto il governo francese un anno prima e come fece la corte dei Savoia due anni dopo in Italia?

Ad ogni livello, locale, regionale e nazionale, le masse popolari possono combattere solo se tra di esse si formano gruppi dirigenti che studiano le forze in campo e si rendono capaci di migliorare l’orientamento e l’organizzazione delle Organizzazioni Operaie e della Organizzazioni Popolari già esistenti, si danno i mezzi logistici e finanziari della loro politica, adottano iniziative efficaci per mobilitare in ogni ambiente la sinistra e conducono le forze già disponibili a compiere operazioni tattiche e a dare battaglie vittoriose, tali che accrescano lo slancio e la mobilitazione delle masse popolari e aggreghino nuove forze. E sulla base di questi risultati, sistematicamente con forze ogni volta maggiori, ripetono la loro azione ogni volta a un livello superiore. In questo modo essi sviluppano ad un livello superiore la combattività delle masse popolari che i contrasti con la borghesia e il clero suscitano quotidianamente e capillarmente, ma a un livello elementare.

Da dove nasce infatti la combattività delle masse popolari contro la borghesia e il clero? Come si accresce?

La combattività nasce dall’oppressione che la borghesia e il clero esercitano sulle masse popolari. In generale dovunque c’è oppressione, c’è ribellione. Però questa combattività spontanea si accresce solo se si traduce in attività sistematica e vittoriosa, se è guidata dalla conoscenza, se interviene l’azione sistematica di gruppi dirigenti della ribellione. I comunisti devono essere questi gruppi dirigenti in ogni azienda e in ogni località. Devono essere la parte delle masse popolari che si distingue per una migliore comprensione delle circostanze, delle forme e dei risultati della lotta di classe e, sulla base di questa maggiore comprensione, sistematicamente la spinge in avanti. In questo compito, lo vogliano o no, lo comprendano o no, si misurano tutte le persone di buona volontà che si danno da fare per uscire dal marasma in cui la borghesia imperialista e il clero della Chiesa Cattolica Romana hanno portato le masse popolari del nostro paese.

 La combattività delle masse popolari è il risultato dell’azione dei gruppi dirigenti. La combattività delle masse popolari non è il punto di partenza dell’azione dei comunisti. I comunisti non sono al seguito o a fianco delle masse popolari: sono alla loro testa. La crescita della combattività delle masse popolari è il risultato dell’attività dei comunisti, se questa è giusta. È quindi l’indice e la misura di quanto è giusta la loro attività, dell’efficacia della loro azione. Se le masse popolari non combattono, i dirigenti devono trovare il perché. E lo trovano nella linea che essi seguono o nel loro metodo di direzione. Sarebbe oltre che sbagliato anche del tutto inutile dare la colpa alle masse popolari o ai loro nemici.

I gruppi dirigenti che si limitano a cavalcare la combattività delle masse popolari, che si limitano a reagire ai colpi della borghesia imperialista e del clero, come oggi nel nostro paese fanno la grande maggioranza delle organizzazioni sindacali, in realtà soffocano la combattività delle masse popolari, la smorzano e la disperdono. Gli opportunisti e le persone più deboli trovano poi nella “mancanza di combattività delle masse popolari” la motivazione per abbandonare la lotta e, nei casi peggiori, per collaborare con la borghesia e con il clero in nome del “male minore” e del “meno peggio” o addirittura associarsi alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari promossa dagli esponenti più criminali della borghesia e del clero.

Questo è l’insegnamento universale dell’esperienza del movimento comunista. Questo è l’insegnamento universale dell’esperienza di ogni movimento rivoluzionario.

 

Nel nostro paese il movimento comunista ha raggiunto il suo punto più alto di forza nella Resistenza contro il nazifascismo condotta dalla classe operaia e dalle altre classi delle masse popolari nell’ambito del movimento comunista internazionale e della prima Internazionale Comunista e, subito dopo la vittoria della Resistenza, nelle lotte contro l’instaurazione della Repubblica Pontificia e del regime DC. Oggi, noi comunisti e le masse popolari italiane abbiamo alle spalle una lunga storia di liquidazione del movimento comunista, ad opera prima dei revisionisti moderni e poi della sinistra borghese che ha preso il loro posto. Giorgio Napolitano è l’esemplare più tristemente celebre delle mala genia di personaggi che hanno liquidato il movimento comunista e fatto della denigrazione del movimento comunista e della rivalutazione del fascismo lo strumento dello loro arrampicata sociale. La legge Turco-Napolitano ha aperto la strada alla legge Bossi-Fini, un corso il cui più recente effetto plateale è la strage del 13 dicembre a Firenze.

A causa di questa storia che abbiamo alle spalle, attualmente nel nostro paese una larga parte dei personaggi che godono della fiducia delle masse popolari e hanno seguito e prestigio tra le masse popolari, tutte le organizzazioni che sono in grado di mobilitare su larga scala le masse popolari (l’esempio più chiaro sono le organizzazioni sindacali), se non collaborano sotto banco con la borghesia imperialista e con il clero, si limitano tuttavia a utilizzare la combattività delle masse popolari. Usano la combattività delle masse popolari che trovano, per far valere il proprio ruolo nei contrasti della società borghese e nei casi migliori anche per difendere in lotte particolari gli interessi e i diritti delle masse popolari. Si limitano a far leva di volta in volta sulla combattività delle masse popolari che trovano, per far fronte all’attacco che al momento la borghesia o il clero muovono contro le masse popolari. In questo modo tengono in vita il loro ruolo di parti contraenti nell’ambito dei contrasti propri del sistema di relazioni della società capitalista.

Questo è il motivo principale per cui, nonostante le sofferenze e le distruzioni prodotte dalla crisi generale del capitalismo che imperversa in un crescendo di intensità da più di trenta anni, la combattività delle masse popolari non è ancora cresciuta ai livelli adeguati a rendere il paese ingovernabile da governi emanazione dei vertici della  Repubblica Pontificia e che godono della fiducia del sistema imperialista mondiale, come i governi Prodi, i governi Berlusconi e ora il governo Monti.

Grandi e crescenti sono le sofferenze e le distruzioni materiali, intellettuali e morali prodotte dalla crisi generale del capitalismo e dall’azione della borghesia imperialista e del clero che nonostante la crisi generale del capitalismo si dimenano e brigano per perpetuare la loro esistenza, i loro interessi e i loro privilegi, il loro sistema di relazioni sociali. Ma la combattività delle masse popolari si svilupperà ad un livello adeguato a rendere il paese ingovernabile dai governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e di fiducia del sistema imperialista mondiale, solo perché tra le masse si formeranno gruppi dirigenti adeguati alla guerra rivoluzionaria che le masse popolari devono condurre contro la borghesia e il clero per creare un potere alternativo, rivoluzionario di livello superiore a quello della borghesia imperialista, che eliminerà quello della borghesia imperialista.

 

Per questo lanciamo l’appello agli operai avanzati e agli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari perché costituiscano ovunque, clandestinamente, in ogni azienda e in ogni località, Comitati di Partito, che si assumano il compito di condurre con il nuovo Partito comunista italiano la guerra popolare che instaurerà in Italia il socialismo, l’unica via d’uscita dalla crisi attuale.

Per costituire Comitati di Partito non occorre essere dei grandi personaggi o persone di eccelse qualità e di grande cultura. Occorre soprattutto la volontà di combattere senza riserve per portare il nostro paese fuori dalla crisi e contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo per effetto della crisi generale del capitalismo e della rinascita del movimento comunista. Ogni persona che ha la volontà di impegnarsi in questa lotta trova il primo orientamento che gli serve nel Manifesto Programma del (n) PCI (reperibile sul sito del Partito http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/indicmp.html e acquistabile come volume su carta pubblicato dalle Edizioni Rapporti Sociali, via Tanaro 7, 20128 Milano - resistenza@carc.it). Il resto lo imparerà passo dopo passo nel corso della lotta, dalla sua esperienza e dalla relazione con il Partito.

Ogni Comitato di Partito è, al suo livello, nel suo ambiente e nella sua zona d’operazione, lo Stato Maggiore della guerra popolare rivoluzionaria con cui instaureremo il socialismo nel nostro paese. Nell’immediato è lo Stato Maggiore della lotta per creare le condizioni per cui le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari costituiscano un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare. Questa è oggi nel nostro paese la via verso il socialismo.

Quindi ogni CdP deve porsi il compito, in collegamento con il Partito, di formare i suoi membri (il Manifesto Programma del (n)PCI e i Comunicati del CC sono le guide principali per la formazione teorica; l’esperienza e il bilancio dell’esperienza la guida principale per la formazione pratica), di reclutare nuovi membri e di darsi i mezzi logistici e finanziari della propria attività. Questo è il lavoro interno di ogni CdP. Il suo lavoro esterno consiste principalmente nello studiare il suo fronte di lotta: 1. le nostre forze attuali (OO, OP, individui avanzati della masse popolari, sinceri democratici e affini), le nostre forze potenziali (le OO e OP che possiamo far costituire, i compagni che possiamo reclutare), stabilire cosa fare e manovrare per orientare le prime perché la loro lotta sia efficace e vittoriosa e per promuovere le seconde; 2. le forze nemiche a cui le masse popolari devono far fronte e le mosse da fare per conoscerle, neutralizzarle, approfittarne. Insomma il CdP è un gruppo di compagni che sistematicamente studia il terreno, le forze effettive e potenziali in campo, concerta la linea da seguire perché il campo delle masse popolari si rafforzi, la attua e orienta le forze delle masse popolari ad  attuarla. Per questa via raccoglie forze maggiori e, sulla base del bilancio dell’esperienza, le conduce a una lotta di livello superiore. In questo modo crescono la combattività delle masse popolari e le loro forze.

Le masse popolari hanno un’alternativa alla crisi del capitalismo!

Creare ovunque Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari!

Rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia!

Costituire un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate!

La crisi generale del capitalismo suscita ovunque, ad ogni livello, una diffusa resistenza tra le masse popolari, cioè nell’insieme delle classi oppresse, anche dei paesi imperialisti nonché nei popoli oppressi dal sistema imperialista mondiale. È da qui che noi comunisti e tutto gli elementi avanzati dobbiamo partire, per prendere le iniziative necessarie a far crescere la combattività delle masse popolari creando gli strumenti e il contesto intellettuale, morale e organizzativo necessario per questo. Non basta opporsi episodicamente alla borghesia e al clero quando attaccano questo o quel diritto di qualche parte delle masse popolari. Si tratta di estendere e rafforzare la guerra popolare rivoluzionaria che metterà fine al capitalismo e instaurerà il socialismo. Nel nostro paese la costituzione del GBP è una fase della guerra popolare rivoluzionaria.

La crisi attuale è la seconda crisi generale del capitalismo. La borghesia non ha modo di mettervi fine. Si dibatte e si dimena in ogni paese e a livello internazionale per prolungare la vita del suo sistema di relazioni sociali, precipitando l’umanità in un marasma crescente di distruzioni. Continuerà a farlo e la crisi proseguirà con distruzioni, con guerre su scala più vasta e più distruttive e con sviluppi più criminali della mobilitazione reazionaria, finché la seconda ondata della rivoluzione proletaria non porrà fine al potere della borghesia imperialista e del clero e instaurerà il socialismo anche nei paesi imperialisti. Gli insegnamenti dell’esperienza della prima crisi generale del capitalismo e della prima ondata della rivoluzione proletaria che si sono svolte nella prima parte del secolo scorso sono una guida importante per comprendere l’attuale situazione e orientarci, anche se le condizioni sono in parte mutate in senso favorevole al campo delle masse popolari, proprio a causa degli effetti della prima ondata della rivoluzione proletaria.

 

A conclusione del convegno “La via d’uscita” tenuto venerdì 9 dicembre a Firenze al Teatro Puccini, Rossana Rossanda ha dichiarato (il manifesto 13 dicembre) che se intendiamo che la crisi attuale “è una crisi nel capitalismo, va bene, ma se sottintendiamo che il capitalismo è in crisi non va affatto bene. ... Il sistema capitalista attraversa la crisi senza perdere la sua egemonia se non si scontra con una soggettività alternativa, o rivoluzionaria, al suo livello”. Ed è evidente, aggiungiamo noi, che oggi non c’è ancora una simile soggettività, al livello della comunità internazionale della borghesia imperialista, la comunità degli speculatori e dei guerrafondai presieduta dal governo di Washington e benedetta dal papa di Roma.

Rossana Rossanda ha ben espresso la concezione che la sinistra borghese ha della crisi. È la concezione sulla base della quale la sinistra borghese si muove e a causa della quale le sue aspirazioni a “un mondo migliore”, a “un nuovo mondo” restano pie aspirazioni, per sincere che siano le aspirazioni e personalmente onesti e dotati gli individui. Infatti gli obiettivi e i progetti della sinistra borghese restano nell’orizzonte del modo di produzione capitalista. La sinistra borghese è tale appunto perché non osa andare oltre il modo di produzione capitalista, ripudia la concezione comunista del mondo, che oggi è il marxismo-leninismo-maoismo.

 Oggi la persistenza del modo di produzione capitalista vuol dire potere della borghesia imperialista e del clero della Chiesa Cattolica Romana strettamente associato ad essa. Quindi in definitiva, sia pure imprecando e denunciando, la sinistra borghese ingoia le manovre che la borghesia compie a spese delle masse popolari per conservare il suo potere nonostante la crisi generale del capitalismo. A sentire R. Rossanda, al massimo, forse è possibile “mettere un freno al precipitare della distruzione”.

Questa concezione della crisi attuale è del tutto campata in aria. Nel linguaggio filosofico si direbbe che è una concezione idealista, cioè raffigura la realtà a gambe all’aria. In realtà il capitalismo è un sistema di relazioni sociali nell’ambito del quale l’umanità ha per un certo tempo prodotto e riprodotto le condizioni della sua esistenza meglio di quanto riusciva a farlo nei sistemi di relazioni sociali che hanno preceduto quello capitalista. Per questo il capitalismo è nato, ha prevalso in Europa sui sistemi più arretrati qui vigenti e da qui si è poi imposto in tutto il mondo. Prima di essere un sistema di potere, un complesso di istituzioni e relazioni politiche e culturali con alla testa la borghesia, il capitalismo è quindi un sistema di relazioni sociali. È sulla base di questo che si è costituito il potere politico della borghesia con le sue istituzioni, che hanno imposto e impongono la perpetuazione del sistema di relazioni sociali. Chiamiamo idealisti quelli che rovesciano la relazione tra il sistema di relazioni sociali e il sistema di potere. Abile portavoce della sinistra borghese, R. Rossanda constata che non c’è oggi un sistema di potere che già si contrappone efficacemente (“al suo livello”) al sistema di potere della borghesia e conclude che quindi il capitalismo non è in crisi. Secondo la sinistra borghese il capitalismo attraversa una crisi nel senso che dovrebbe riorganizzare le sue istituzioni che, come sono, creano distruzioni e sofferenze. Infatti la sinistra borghese, i suoi convegni e le sue organizzazioni sono fertili di più o meno dotte e istruttive analisi delle mosse e della natura delle attuali istituzioni finanziarie, economiche e politiche della borghesia imperialista e sfornano a getto continuo proposte di risistemazioni di quelle istituzioni, risistemazioni che dovrebbero ovviare ai mali attuali dell’umanità. Ovviamente chi nutre una concezione del genere, nella realtà aspetta che nasca un potere alternativo al capitalismo, che piova dal cielo “una soggettività alternativa, o rivoluzionaria, al livello del potere della borghesia imperialista”. E comunque, se anche ne avesse il desiderio, non ha una comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe adeguata per creare, partendo dalla crisi del capitalismo, il nuovo potere alternativo a quello della borghesia imperialista e “al suo livello”. Se anche non è attendista e combatte, la mancanza di risultati e le sconfitte lo dissuadono un po’ alla volta dal combattere, smorzano la sua combattività e lo inducono a pensare che si è imbarcato in un’impresa impossibile. Per spingere avanti la lotta di classe, occorre una comprensione adeguata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta stessa.

 

In cosa consiste in realtà la crisi del capitalismo, in che senso il capitalismo è in crisi anche se la borghesia imperialista non ha ancora di fronte a sé un potere alternativo al livello del suo?

Il capitalismo è in crisi nel senso che l’umanità persistendo nelle relazioni sociali proprie del capitalismo, riesce sempre meno e solo con difficoltà crescente a produrre e riprodurre le condizioni della sua esistenza; che persistendo in queste relazioni sociali, l’umanità sta insterilendo o addirittura distruggendo l’ambiente in cui vive; che l’umanità ha oramai sviluppato le forze produttive, le conoscenze e i sentimenti adatti ad adottare un sistema di relazioni sociali superiore a quello capitalista: il comunismo. Questo non significa che il capitalismo crollerà, si dissolverà e che al suo posto sorgerà il nuovo sistema di relazioni sociali. Significa che ci sono le condizioni oggettive perché le classi oppresse dal capitalismo riescano a liberarsi dal sistema di relazioni sociali  capitaliste come ci si libera da vecchie e dannose abitudini che quelli a cui profittano cercano invece di conservare e di imporre: combattendo, organizzandosi per combattere, dandosi i mezzi organizzativi, culturali e materiali per vincere e imporre il nuovo sistema di relazioni sociali. Conducendo la guerra necessaria contro la borghesia e il clero (le due principali classi dominanti, dirigenti del sistema imperialista mondiale) secondo le leggi proprie di simile guerra, sulla base di una comprensione sufficiente delle condizioni, delle forme e dei risultati di simile guerra, che è la rivoluzione proletaria.

Le classi che subiscono il capitalismo e i popoli oppressi dal sistema imperialista mondiale devono mobilitarsi, organizzarsi e combattere. I loro gruppi dirigenti devo guidarle in questa azione, perché la condizione stessa della loro oppressione ha impedito che la comprensione della situazione e delle forme della ribellione e l’arte dell’organizzazione diventassero patrimonio comune e diffuso delle masse popolari. Esse hanno quindi ancora bisogno di gruppi dirigenti. Solo completando la rivoluzione socialista fino al comunismo scomparirà nell’umanità, assieme alla divisione in classi sociali di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori, anche il bisogno di gruppi dirigenti. Gli uomini e le donne saranno arrivati a formare, dal livello locale su su fino al livello mondiale, quella “associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti” (indicata nel Manifesto del Partito comunista di soli 160 anni fa).

 

Oggi si tratta di costruire i nuovi paesi socialisti nei paesi imperialisti, affrontando e dando soluzione agli effetti della crisi generale del capitalismo, incominciando dai più gravi e proseguendo sistematicamente. Vogliamo instaurare il socialismo, ma incominciamo dalla eliminazione degli effetti più gravi della crisi generale del capitalismo e dalle misure connesse con questo e proseguiremo sistematicamente nell’opera che ne deriverà. Non esiste in nessuna parte del mondo un capitalismo puro che si trasforma in un socialismo puro. Nell’immediato si tratta di rendere trasparente alle masse popolari la pubblica amministrazione, di eliminare il segreto bancario, commerciale, politico e militare, di ridurre i redditi, gli stipendi e le pensioni superiori ad esempio a dieci volte il salario minimo di un operaio (oggi l’INPS paga pensioni superiori a 90.000 euro al mese con i contributi estorti a operai che prendono salari di 700 euro al mese!), di abolire il debito pubblico, di assegnare a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso facendo gli opportuni piani del lavoro, di assicurare a ogni essere umano i beni e i servizi necessari per una vita dignitosa e per partecipare alla vita sociale nella massima misura consentita dalle sue capacità, di mettere fine alle spedizioni militari all’estero, di abolire le spese militari e i finanziamenti della grandi opere dannose o inutili, di chiudere le basi militari e le agenzie spionistiche della NATO e del governo di Washington sul territorio del nostro paese e di altre misure di buon senso complementari e ausiliarie, necessarie per sottrarre le masse popolari alle grinfie della comunità internazionale degli speculatori e dei guerrafondai.

A questo fine bisogna partire dal raccogliere e mobilitare le forze che ci sono, condurre in modo sistematico e con continuità la guerra popolare rivoluzionaria necessaria, tappa dopo tappa, lanciando le campagne che ogni tappa comporta, vincendo le battaglie che compongono le singole campagne con le operazioni tattiche proprie di ogni battaglia. Svolgendo questo compito collaboreremo con i popoli che in tutto il mondo lottano per la loro emancipazione: per costruire una società a misura dei sentimenti e delle concezioni più avanzati che l’umanità ha concepito e per salvaguardare e migliorare il pianeta in cui abitiamo.

 

Nel nostro paese un governo d’emergenza appoggiato dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari, che opera tramite le masse popolari organizzate, può assicurare rapidamente a ogni adulto un lavoro  utile e dignitoso e a ogni essere umano i beni e i servizi necessari per una vita dignitosa e un ruolo nella vita della società al massimo delle sue capacità e della sua volontà. Questo sarà il primo passo verso l’instaurazione del socialismo e un passo avanti nella rinascita del movimento comunista, di quel tessuto di organizzazioni che hanno assicurato i progressi che le masse popolari nel nostro paese e in tutto il mondo hanno compiuto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, in particolare dopo la vittoria sulle orde nazifasciste.

Da qui vengono le parole d’ordine del lavoro di massa di ogni Comitato di Partito, che proponiamo a ogni operaio avanzato e a ogni elemento avanzato delle altre classi delle masse popolari.

 

Moltiplicare e consolidare ovunque, a ogni livello e su ogni terreno l’organizzazione delle masse popolari e in particolare degli operai!

 

Sviluppare il coordinamento delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari in reti a livello locale, regionale e nazionale!

 

Indirizzare gli sforzi delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari verso la costituzione di un governo d’emergenza costituito da persone di loro fiducia: il Governo di Blocco Popolare!

 

Rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, da ogni governo che gode della fiducia della comunità internazionale degli speculatori e dei guerrafondai!

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].