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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 39/12 - 12 novembre 2012

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Viva la solidarietà tra le masse popolari dei paesi europei!

Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!

Autogestione e campagne elettorali: due linee d’attacco convergenti per costituire il GBP!

L’Italia è un paese abbastanza grande per sovvertire la cappa dell’Unione Europea e spezzare le catene dell’euro!

 

La manifestazione No Monti Day del 27 ottobre e le elezioni regionali della Sicilia del 28 mostrano e confermano lo stesso carattere della situazione politica del nostro paese: quando un centro autorevole, sia pure reso tale solo per la storia del passato e dalla posizione che è arrivato a occupare nelle vicende della Repubblica Pontificia, chiama alla lotta contro la giunta Monti-Napolitano, la masse popolari già oggi rispondono all’appello su larga scala. Siamo certi che la risposta delle masse popolari diventerà più ampia e più forte man mano che il centro dimostrerà di essere determinato a persistere nella lotta e capace di condurla con efficacia per farla finita con la Giunta e la politica che essa rappresenta.

- Questo per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (tanto meglio se in qualche modo già combinato con IdV e FIOM), vuol dire persistere e rafforzare la campagna elettorale in modo da rendere il prossimo Parlamento (se vi saranno elezioni) meno manovrabile dai vertici della Repubblica Pontificia e dalle istituzioni della “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti o ridurli a smascherarsi rinviando le elezioni. La democrazia borghese (rappresentativa) è oramai una farsa e un imbroglio, le masse popolari sono state private anche dalla poca influenza sul potere che avevano strappato, ma la lunga finzione non è stata inutile. Ha creato un terreno paludoso, sabbie mobili in cui la borghesia e il clero sono impelagati: governare senza la finzione della democrazia borghese è per loro molto difficile se non impossibile. Mentre il futuro delle masse popolari è la democrazia partecipativa: consigli dei lavoratori (consigli aziendali), consigli degli studenti (consigli d’istituto), consigli delle masse popolari (territoriali) con delegati revocabili.

- Questo per quanto riguarda i promotori del No Monti Day, il CND e quanti si sono ad esso associati, vuol dire costituire il Comitato di Salvezza Nazionale e chiamare le masse popolari organizzate (le OO e OP) a rendere il paese ingovernabile per ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia.

 

A questi due compiti nell’immediato devono associarsi tutte le associazioni (ALBA, i vari Forum e movimenti), le personalità democratiche, gli esponenti non visceralmente anticomunisti della sinistra borghese, i sindacati alternativi e di base, la FIOM e il resto della sinistra dei sindacati di regime, le amministrazioni locali democratiche: si tratta per ognuno di trovare la collocazione e assumere il ruolo a cui per sua natura è più adatto. Lasciamo che chi crede che il futuro lo deciderà un Parlamento ridotto a ratificare decreti e chi vuole a tutti i costi fare il deputato della Repubblica Pontificia, si combinino con Bersani e Casini.

 Quella elettorale per rendere ingestibile il Parlamento e quella della mobilitazione delle OO e OP per rendere ingovernabile il paese sono due linee d’attacco distinte che convergono a costituire il Governo di Blocco Popolare, il governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e Popolari e a farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia e alle istituzioni della “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Infatti per far fronte alla crisi e avviare la rinascita del nostro paese, per forza di cose occorre un GBP che adotti come programma le Sei Misure Generali e dia forma e forza di legge ai provvedimenti particolari che caso per caso le OO e OP interessate indicheranno.

Questa è la configurazione che in Italia il campo delle masse popolari va assumendo per condurre la battaglia dei prossimi mesi. Una configurazione che va delineandosi “per la forza delle cose”, dato 1. che il Partito comunista è ancora poco autorevole (la rinascita del movimento comunista deve fare il suo corso) e 2. che il coordinamento consapevole dei protagonisti è scarso ed è difficile che in tempi brevi possa rafforzarsi in misura significativa. Infatti per lo più i protagonisti principali sono ancora in larga misura influenzati 1. dalla concezione borghese del mondo quanto al futuro che l’umanità e il nostro paese con essa possono e devono costruirsi e 2. da analisi da sinistra borghese quanto alla natura della crisi in corso. Giurano contro il determinismo e il meccanicismo, convengono che il futuro dell’umanità non è qualcosa di più o meno misterioso già fissato da dio o dal destino, ma rifiutano la concezione comunista del mondo e quindi non sanno indicare dove l’umanità può e deve andare, quale è il futuro possibile che essa deve costruirsi, il percorso che deve intraprendere. Denunciano l’attuale corso delle cose, gridano che si tratta di una “crisi sistemica”, ma rifiutano di vedere la vera causa della crisi in corso; rifiutano di vedere che la causa è la produzione di beni e servizi lasciata ancora in mano alle aziende capitaliste, all’iniziativa individuale dei capitalisti; rifiutano di accettare che quindi occorre instaurare il socialismo.

Solo l’esperienza pratica e l’azione dei comunisti li porteranno ad abbandonare queste loro arretratezze. Esse nell’immediato sono tuttavia largamente compensate dalle debolezza della borghesia imperialista e del clero. Questi di fronte alla crisi del capitalismo non sanno cosa fare, per loro natura non possono imparare dall’esperienza, si limitano a dimenarsi e contorcersi aggravando la crisi, da criminali senza scrupoli moltiplicano le distruzioni e i danni e rendono più atroci le sofferenze delle masse popolari e più mortifera la guerra di sterminio non dichiarata che conducono in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. Quindi costituire il GBP è possibile. Possiamo vincere questa prima battaglia.

 

Al campo di battaglia che si delinea nel nostro paese corrispondono i campi di battaglia che si delineano negli altri paesi. La crisi del capitalismo riguarda tutto il mondo e in particolare riguarda tutti i paesi europei. Attribuire “alla Germania” o “ai paesi nordici” la causa dei nostri mali, nascondere alle masse popolari del nostro paese le condizioni servili a cui sono incatenati i lavoratori tedeschi, l’abbrutimento in cui sono costretti è una mistificazione, un tentativo di deviare l’attacco delle masse popolari dai veri responsabili del marasma attuale e ostacolare lo sviluppo della solidarietà internazionale. I nostri nemici principali sono la Corte Pontificia e il resto dei vertici della Repubblica Pontificia: Bertone, Marchionne, Monti, Fornero, Bagnasco, Bersani sono i loro portavoce in campi diversi. La borghesia imperialista italiana e il clero vaticano sono parte della “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. È tramite la Corte Pontificia e il suo personale politico, dai prelati della Chiesa ai partiti asserviti e ai tecnici ben pagati e servili, che la “comunità internazionale” dei re della finanza impone le sue pretese ed esazioni alle masse popolari italiane.

In ogni paese le masse popolari a loro modo si schierano per la battaglia. La natura della situazione internazionale e della crisi del capitalismo è tale che ogni paese che fa un passo avanti contro la “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, mostra e apre la strada anche agli altri. Crea condizioni migliori per un  coordinamento consapevole e organizzato, pone le premesse per un sistema di relazioni internazionali basato sulla solidarietà e la collaborazione anziché sulla competizione e la guerra.

Lo sciopero europeo del 14 novembre è un importante passo sulla via della costruzione di un livello superiore di coordinamento internazionale delle forze decise a far fronte alla crisi del capitalismo. Il cappello che la CGIL in Italia e la CES a livello europeo hanno dovuto dare all’iniziativa, è la conferma della loro debolezza e del fatto che “quando la sinistra prende l’iniziativa, la destra è costretta a inseguirla nel tentativo di mantenere ruolo, prestigio e seguito presso i lavoratori”. La destra vi riuscirà tanto meno quanto migliore, più insistente e senza tregua sarà l’iniziativa della sinistra, in particolare se la sinistra non avrà paura dei tentativi della destra, ma saprà sfruttarli per rafforzare la propria iniziativa.

 

Nel nostro paese le masse popolari possono vincere la battaglia che si profila nelle prossime settimane e mesi, che l’aggravarsi della crisi del capitalismo rende inevitabile. A questo fine bisogna che il numero delle OO e OP si moltiplichi, che OO e OP costituiscano tra di loro e rafforzino coordinamenti territoriali e tematici, che mettano al sommo dei loro obiettivi la costituzione del GBP con persone di loro fiducia e sotto il loro controllo (e revocabili), a partire dalla costituzione dei Comitati di Salvezza Nazionale a livelli locali e a livello nazionale.

Per fare ingoiare il loro governo d’emergenza ai vertici della Repubblica Pontificia, le OO e OP devono rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione di quei vertici: questi non sono ancora in condizione di scatenare la guerra civile per reprimere le OO e OP e ingoieranno il GBP in attesa di creare le condizioni per riprendere la situazione in mano. Anche per noi sarà un problema da risolvere in un secondo tempo.

Per rendere il paese ingovernabile le OO e OP devono praticare e combinare sistematicamente (imparando dall’esperienza) e su larga scala le otto vie. Soprattutto devono però dare attuazione su vasta scala alla parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

Ovunque sono abbastanza organizzate (e se non lo sono, il primo passo è organizzarsi), le masse popolari (OO e OP) possono e devono con le buone o con le cattive indurre ogni azienda, ente, agenzia dell’amministrazione pubblica, ecc. ad assumere, organizzare e mobilitare nuovi lavoratori anche a compiere attività che esulano da quelle svolte abitualmente, possono e devono creare nuove aziende, enti, agenzie, ecc.

Bisogna mettere a contribuzione le amministrazioni comunali e tutte le amministrazioni locali, tutte le aziende capitaliste, tutte le unità produttive, le cooperative e gli enti senza fine di lucro e tutta l’amministrazione pubblica: i lavoratori non sono le “risorse umane” delle aziende e delle amministrazioni al pari delle risorse energetiche e altro. Sono le aziende e le amministrazioni che sono al servizio degli esseri umani: è un principio che dobbiamo far valere ad ogni costo.

Il nucleo centrale dell’opera e il campo di organizzazione e mobilitazione principale deve essere la presa in mano e l’autogestione di aziende, l’ampliamento delle aziende esistenti, la creazione di nuove aziende: quello che il CC del (n)PCI ha indicato e illustrato con i Comunicati CC 32/12 del 13 settembre, 33/12 del 24 settembre e 34/12 del 27 settembre 2012. Non si tratta di costruire una società di cooperative, una società di “nicchie”. Si tratta di dare il via a una valanga che cambierà il nostro paese e contribuirà a cambiare il mondo. In nessun posto esiste il capitalismo puro che si trasforma in comunismo puro. È la quantità che fa la qualità.

Si tratterà di iniziative che anche se piccole, aprono la via a iniziative su scala più larga. In ogni azienda che i padroni vogliono ridimensionare, chiudere o delocalizzare, gli operai organizzati possono e devono con le buone o con le cattive prendere in mano l’azienda e autogestirla: devono quindi costituire gli organismi necessari per prenderla in mano e autogestirla agendo con la forza necessaria su fornitori, clienti e banche.

 In particolare bisogna che gli operai si organizzino per mantenere in funzione e gestire loro le aziende che i padroni vogliono ridurre, chiudere o delocalizzare: è molto più facile mantenere in funzione un’azienda che rimettere in funzione un’azienda ferma.

Le aziende gestite da operai organizzati possono trovare fornitori, clienti, crediti (denaro) per pagare fornitori e salari.

- Trovare fornitori, di regola non sarà un problema. Se non ne esistono in Italia, li troveranno all’estero. Li trovano perfino (legalmente o di contrabbando) le aziende dei paesi che la “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti sottopone a sanzioni. Basta pagarli. Una volta costituito il GBP, le relazioni di scambio, collaborazione e solidarietà che il GBP stabilirà con altri paesi (la 6° delle Sei Misure Generali) daranno un grande contributo (vedi cosa fanno già ora in America Latina con ALBA). Quindi il problema si riduce ai crediti bancari (al denaro) per pagarli. Di questo tratta già il Comunicato CC 35/12 del 10 ottobre 2012, ma vi ritorneremo sopra ancora più avanti.

- Trovare clienti, sarà anche questo possibile anche se meno semplice. Clienti ne hanno già le aziende che i padroni vogliono ridimensionare, chiudere o delocalizzare e altri ne esistono: quelli a cui la “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti applica sanzioni e quelli esclusi dall’acquisto per vie legali stante le condizioni (di prezzo o d’altro genere) imposte dai gruppi, dalle istituzioni, dalle regole e dalle consuetudini del sistema imperialista mondiale. Mentre esiste la sovrapproduzione di merci in alcune parti della società e in alcuni paesi, in altri gli stessi prodotti non sono disponibili in quantità sufficiente a soddisfare i bisogni per una vita civile. Molti paesi e settori usano ancora mezzi di produzione arretrati: possiamo fornirne in abbondanza di moderni. Dove il sistema coloniale ha lasciato un basso livello di vita, possiamo fornire i beni connessi a un livello di civiltà superiore. In alcuni casi si tratterà di fare prezzi convenienti per i clienti e di infrangere regolamenti e leggi. In alcuni altri casi certamente si tratterà di ridurre la produzione nei limiti richiesti. Ma né le entrate riscosse dai clienti (in denaro o in natura) dovranno necessariamente pareggiare le uscite aziendali per acquisti e salari (perché questi saranno comunque finanziati da crediti delle banche), né la riduzione della quantità di prodotti comporterà licenziamenti perché il tempo di lavoro risparmiato dalla produzione principale sarà dedicato ad altre lavorazioni o alla formazione e ad altre attività utili: di gestione sociale, di ricerca, culturali, ricreative. Tutti i lavoratori disposti a impegnarsi e ad imparare, saranno impegnati nell’amministrazione e nella gestione della società e nel lancio di programmi di istruzione e formazione (come le “150 ore” di alcuni decenni fa, ma ora fatte su grande scala e con una prospettiva lungimirante) per permettere e stimolare l’accesso universale alle attività specificamente umane. Solo così è possibile che ogni adulto partecipi con senso di responsabilità, con creatività e spirito d’iniziativa alla produzione dei beni e servizi necessari per la riproduzione dell’intera società all’attuale livello di civiltà, che le produzioni nocive all’uomo, le produzioni nocive all’ambiente e le produzioni inutili (quelle che la borghesia ha promosso principalmente per distogliere dalla lotta di classe una parte delle masse popolari abbrutendole o per i lussi e gli sperperi dei ricchi) siano eliminate, che ogni adulto partecipi alla produzione con orari di lavoro che occupano solo una parte della sua vita, che ogni adulto dia il meglio che è capace di dare.

Come evitare la guerra tra aziende predicata da Marchionne? Dividendo la produzione tra le aziende con accordi patrocinati dal GBP, se si tratta di aziende nazionali. Ricorrendo alle relazioni indicate dalla 6° delle Sei Misure Generali, se si tratta di aziende di altri paesi, mettendo a contribuzione la rete di traffici internazionali che in questi anni si è sviluppata su larga scala.

- Avere dalla banche crediti (il denaro oggi è solo credito bancario) per pagare fornitori e salari, questo sarà possibile imponendo alle agenzie bancarie operanti in Italia di dimensionare i crediti in euro ad ogni azienda secondo le esigenze della produzione aziendale, nella misura necessaria per finanziare acquisti e salari: cosa che gli operai organizzati (e le masse popolari organizzate) possono imporre direttamente ai dirigenti delle banche facendo leva anche sugli impiegati  bancari e che il GBP (quando sarà costituito) imporrà anche per legge, nazionalizzando o comunque assumendo la direzione delle banche.

Alcuni compagni e organismi, come ad esempio il Movimento Popolare di Liberazione (MPL), propongono che il GBP appena costituito esca dall’Unione Europea e dall’Eurozona, creando nuovamente una propria moneta come la vecchia lira. Una proposta analoga l’ha formulata anche il professor Luciano Vasapollo con altri (zona monetaria ALIAS). Siamo convinti che se i compagni rifletteranno su questa proposta, sulle condizioni pratiche della sua attuazione e sui risultati che ne verrebbero, si renderanno conto che si tratta di una proposta audace ma del tutto sbagliata.

Anzitutto la proposta implicitamente si basa sulla concezione sbagliata che la crisi attuale sia alle sue origini e comunque principalmente una crisi finanziaria. Mentre chi si è interessato a capirne la natura e l’origine conosce bene che la crisi finanziaria è derivata dalla crisi dell’economia reale capitalista: la crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale.

In secondo luogo si basa sul presupposto sbagliato che la crisi del nostro paese sia solo italiana o comunque che sia isolabile dalla crisi mondiale. La proposta dunque avanza una soluzione nazionale (o limitata ad alcuni paesi), per la manifestazione nazionale di un problema mondiale la cui sola soluzione possibile è lo sviluppo della seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Per di più la proposta si riduce alla creazione di un sistema finanziario e monetario nazionale “normale”: cioè conforme alle concezioni, alle regole, alle abitudini e alle prassi dei sistemi finanziari e monetari dei paesi che hanno una propria moneta (gli USA, la Gran Bretagna e altri), anch’essi notoriamente travolti dalla crisi attuale.

In terzo luogo i fautori del ristabilimento di una moneta nazionale raffigurano come contrasto internazionale (tra paesi, tra la “cattiva” Germania e il nostro paese oppure tra i “cattivi” USA e il nostro paese) quello che è in ogni paese anzitutto un contrasto tra classi. La crisi dell’economia reale e il gonfiamento del debito pubblico hanno avuto, per quanto riguarda l’Italia, origini del tutto endogene. Consideriamo per semplicità solo la nascita del debito pubblico della Repubblica Pontificia, più 2.000 miliardi di euro solo quello intestato allo Stato italiano e in continua crescita.

Come sanno tutti quelli che hanno studiato il problema, il debito dello Stato italiano non è nato per azione della “comunità internazionale”. Esso è nato dal “divorzio” tra la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro concluso nel febbraio 1981 dal governo (nella persona del ministro Nino Andreatta, esponente della “sinistra” democristiana) e dal governatore della Banca d’Italia (il tanto celebrato - dai suoi complici e beneficiati - Carlo Azeglio Ciampi). Essi architettarono e misero in vigore una decisione politica dalle implicazioni enormi ed eversiva anche della Costituzione. Di essa (viva la democrazia!) neanche ne parlarono pubblicamente: bastò l’omertosa complicità di tutti quelli che contavano e sapevano (“tutti sapevano”, dirà poi con il suo sorrisino sciocco di sufficienza il criminale di guerra Massimo D’Alema). Con quella decisione lo Stato non poteva più decidere quanta moneta la Banca d’Italia doveva creare perché lo Stato potesse far fronte ai suoi compiti decisi in sede politica. Per far fronte ad essi da allora in avanti lo Stato avrebbe dovuto chiedere in prestito alla “comunità internazionale” dei banchieri, delle società finanziarie, dei fondi d’investimento, dei ricchi i soldi che non raccoglieva in misura sufficiente tramite le tasse e i contributi imposti con le leggi fiscali. In questo modo la “comunità internazionale” otteneva quattro vantaggi: 1. allentava la pressione fiscale, il rischio di essere chiamata a contribuire alla “spesa pubblica”, 2. trovava un campo proficuo di investimento per i suoi capitali che, stante la sovrapproduzione assoluta di capitale, non aveva modo di investire altrimenti (era l’epoca delle furiose pressioni sui paesi socialisti e sulle semicolonie perché anch’esse si indebitassero), 3. creava un buon pretesto per premere a favore della privatizzazione del settore pubblico dell’economia e dei servizi pubblici, che infatti partì presto alla grande sotto l’alta direzione di Romano Prodi presidente dell’IRI (mentre il debito pubblico, anziché diminuire per i proventi delle privatizzazioni, continuava ad aumentare a gran velocità), 4. poneva le premesse per esigere la “riduzione della spesa pubblica”.

 Infine è evidente che i fautori del ristabilimento della moneta nazionale non fanno che auspicare (ammesso e non concesso che sia possibile) di ritornare ai tempi e alle condizioni (gli anni ’70, l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria nel mondo, il massimo punto raggiunto dal capitalismo dal volto umano e dalle conquiste che le masse popolari del nostro paese strapparono alla borghesia, ecc.) che hanno dato origine alla crisi attuale. Né possono dire perché il seguito dovrebbe ora essere diverso da quello che è stato.

Insomma si tratta di una proposta senza basi scientifiche, campata in aria, una pia aspirazione conformata dalla fantasia: probabilmente è frutto dell’aspirazione esasperata a trovare una soluzione all’interno dell’orizzonte del sistema capitalista, più accettabile dalle persone perbene e moderate. Ma che forse una soluzione del genere ci metterebbe in condizioni di far fronte alle pressioni e alle esazioni della “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, ivi compresi la Corte Pontificia, i vertici della Repubblica Pontificia, la borghesia imperialista italiana?

Se consideriamo a fondo i risultati del ristabilimento di una moneta nazionale, vedremo che con l’intenzione di evitare le imposizioni della famigerata “comunità internazionale”, ci metteremmo in condizioni di essere strangolati da essa.

Infatti taglieremmo con un’operazione chirurgica (in cui comunque dati i rapporti di forza attuali sarebbe la “comunità internazionale” a dettare le regole: il cambio, la ripartizione di oneri e diritti, le relazioni delle banche e società finanziarie italiane con il resto del sistema monetario e finanziario) i vasi comunicanti attraverso i quali la “comunità internazionale” oggi inocula il suo veleno nel nostro organismo, esercita le sue pressioni, succhia denaro e soffoca l’economia reale. Ma in questo modo 1. stante che non è possibile rompere tutti i legami economici (e supponiamo che nemmeno gli esponenti del MPL o il prof. Vasapollo pensino che sia possibile) diventeremmo il bersaglio delle sue operazioni di boicottaggio, sabotaggio, sanzioni, blocco commerciale, ecc. – situazione che stante le relative dimensioni e condizioni tornerebbe a nostro danno, 2. ci priveremmo delle nostre armi nei confronti del sistema monetario e finanziario internazionale: come se di fronte a uno che ci minaccia con la sua bomba atomica, ci allontanassimo da lui in modo che può colpirci senza farsi danno. In che senso?

Il mercato finanziario, la “comunità internazionale” fa pressioni e ricatta finché trova terreno cedevole. Ma la musica cambia se trova una resistenza decisa a contrattaccare e vincere, a portare la guerra sul suo territorio e si dà i mezzi per farlo: 1. da un lato facendo appello alle masse popolari oppresse e malcontente degli altri paesi, 2. dall’altro giovandoci della collaborazione dei governi e delle istituzioni di paesi che hanno un contenzioso aperto con la “comunità internazionale” dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (i paesi dell’ALBA, la Federazione russa, la Repubblica Popolare Cinese e altri), 3. da un terzo lato sfruttando i legami che la “comunità internazionale” stessa ha creato tra il sistema finanziario e bancario del nostro paese e il loro: il rapporto ravvicinato in cui grazie a quei legami possiamo attaccare, per conto nostro e per conto di tutti quelli che hanno del contenzioso con la famigerata “comunità internazionale”. Allora subentrerà nelle sue file il timore di perdere titoli finanziari per alcune migliaia di miliardi di euro (giustamente Keynes osservava: se sono debitore di mille sterline con una banca, sono io nei guai; ma se sono debitore di un miliardo di sterline, è la banca che è nei guai) e del conseguente effetto domino. Allora i rapporti di forza, i toni e le relazioni cambiano. Tanto più che l’Italia non sarà l’unico terreno su cui il sistema imperialista europeo, americano e sionista sarà in difficoltà. Chiudiamo con un esempio. In una famiglia uno dei membri che ha firma disgiunta sul conto bancario di famiglia, un giorno decide di non sottostare più alle regole di famiglia. Di certo non ritira la sua firma dal conto di famiglia, ma lo usa secondo i suoi criteri. Gli toglieranno la firma? Dipende, perché alcuni affari di famiglia li ha in mano lui!

In sintesi, gli operai e la masse popolari organizzate con la loro azione di forza imporranno ai dirigenti delle banche operanti in Italia in euro, che la produzione di beni e servizi è più importante dell’accumulazione di denaro, di titoli di credito e di capitale (accumulazione la cui completa eliminazione non può essere immediata: sarà uno degli aspetti  dell’instaurazione del socialismo). Tramite loro, grazie ai legami del sistema monetario e finanziario internazionale, lo imporremo indirettamente a tutta la “comunità internazionale”. Questa violenza, questa lesione alla libertà di banchieri, finanzieri, speculatori e dirigenti delle istituzioni del sistema imperialista mondiale, questa intrusione degli operai organizzati in un terreno loro monopolio sconvolgerà il loro mondo e susciterà le loro reazioni furiose e indignate. Bisognerà fare fronte ad esse: ma farci fronte non è impossibile perché banchieri, finanzieri, speculatori, prelati e dirigenti delle istituzioni del sistema imperialista mondiale non sono entità astratte, hanno nomi, cognomi e sedi, hanno molto da perdere e hanno in ogni paese nemici numerosi, “il 99%”. Dovremo imparare ad allearci con questa maggioranza schiacciante, a mobilitarla. Cosa non scontata, ma possibile.

Inoltre, ed è cosa importante perché ci permette fin da subito di “contare sulle nostre forze”, banchieri, finanzieri, speculatori e dirigenti delle istituzioni del sistema imperialista mondiale non sono onnipotenti, anzi hanno molto da perdere. Se ci daremo un governo che vuole vincere, vinceremo perché abbiamo molti fattori favorevoli. I nostri nemici possono certo bloccare i conti correnti che le agenzie bancarie operanti in Italia hanno presso le agenzie bancarie operanti nei loro paesi, come già oggi fanno con “i paesi canaglia” (Cuba, Iran e altri) sottoposti a sanzioni. Ma dovrebbero sterilizzare (annullare, sospendere dal mercato) titoli bancari, di società finanziarie, del Debito Pubblico, di altri enti per alcune migliaia di miliardi di euro. La loro sterilizzazione sconvolgerebbe anche le istituzioni finanziarie estere che ne sono proprietarie. Per i loro titoli ci sarebbe un effetto domino. Converrebbe ai nostri nemici considerare i crediti concessi non del tutto volentieri dalle banche italiane ad aziende italiane, come crediti “in sofferenza” (crediti difficilmente recuperabili e con interessi che slittano) come ce ne sono già per alcune migliaia di miliardi di euro nel sistema bancario e finanziario mondiale. La sola differenza tra i crediti che costringeremo i banchieri a fare rispetto ai crediti che essi fanno di loro iniziativa, sta nel fatto che con questi sono convinti di fare buoni affari o sono crediti ad amici e ad amici di amici. Ma si tratta di intenzioni e speranze: sempre crediti sono, non hanno un odore diverso (anche se questa volta per i banchieri il sapore sarà amaro!). Se a questo aggiungiamo che anche negli altri paesi imperialisti i capitalisti hanno bisogno di vendere e noi per loro siamo anche “un mercato” in mezzo a tanta stagnazione, che i soldi ricevuti da noi li possono sempre girare ad altri e che alla fin fine sono crediti come gli altri, che la stabilità politica non è al massimo in nessun paese, vediamo che abbiamo buoni margini di manovra per vincere. Contraddizioni tra gruppi e paesi (paesi canaglia, paesi emergenti, concorrenza), contraddizioni proprie del sistema monetario e finanziario mondiale, la lotta delle masse popolari in ogni paese costituiscono tre armi con cui possiamo far fronte alle aggressioni dall’estero fomentate, incoraggiate, richieste, sollecitate e appoggiate dall’interno: dalla Corte Pontificia e dalle istituzioni finanziarie, bancarie e industriali della borghesia imperialista, dalle loro agenzie e dai loro agenti.

 

Avanti quindi! Possiamo vincere!

Il Governo di Blocco Popolare sarà un balzo sulla via per instaurare il socialismo!

Le masse popolari organizzate possono porre fine al capitalismo e alla sua crisi!

In nessun paese esiste il capitalismo puro che si trasforma in comunismo puro!

Nessun progresso è possibile per chi rifiuta di andare verso il socialismo!

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].