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(nuovo)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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Delegazione

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Comunicato CC 26/2020
23 settembre 2020

Il referendum e le elezioni del 20-21 settembre confermano la crisi irreversibile della Repubblica Pontificia

Mobilitare e organizzare i lavoratori avanzati!

Combattere le Larghe Intese!

Scaricate le istruzioni per utilizzare il sistema di criptazione PGP e TOR

Leggi La Voce 65 del (nuovo)PCI

Comunicato CC 27/2020 - 3 ottobre 2020

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]

Il Partito comunista deve essere clandestino!

È anche una delle lezioni pratiche della prima ondata della rivoluzione socialista

Tanti sono i partiti e gli organismi che contribuiscono alla rivoluzione socialista in corso in Italia e ancora più saranno: essi compongono il movimento comunista cosciente e organizzato!
La solidarietà di classe è l’arma che la borghesia più teme!

Cade oggi il 16° anniversario della fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano. Approfittiamo di questa scadenza per richiamare l’attenzione di tutti quelli che nel nostro paese vogliono veramente, cioè non solo in dichiarazioni di circostanza ma nella pratica, porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone, sui tratti che distinguono il (nuovo)Partito comunista italiano dai partiti, gruppi e aggregazioni di vario genere che anch’essi si dichiarano comunisti o comunque in qualche modo si sono proposti di ricostruire il partito comunista.

Con noi alcuni di essi condividono la consapevolezza che solo instaurando il socialismo (1. potere politico nelle mani delle masse popolari organizzate con alla testa gli operai e il Partito comunista, 2. gestione pubblica e pianificata delle attività economiche per soddisfare i bisogni della popolazione e per praticare relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con gli altri paesi, 3. accesso crescente delle masse popolari alle attività specificamente umane a partire dalle classi e dai gruppi che la borghesia e il clero sistematicamente e programmaticamente escludono) è possibile porre fine all’aggravarsi della barbarie succeduta più di quarant’anni fa all’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976).

Alcuni di essi sono anche loro consapevoli che senza Partito comunista la classe operaia, i proletari e le masse popolari non sono in grado di mobilitarsi e organizzarsi fino a instaurare il socialismo. Sono consapevoli che, stante il dominio della borghesia e del clero sull’intera vita sociale, se i comunisti non costituiscono un Partito comunista che con scienza e coscienza si assume il compito di mobilitarle e organizzarle oltre il livello al quale possono giungere spontaneamente, ogni analisi e denuncia dell’arretratezza delle masse popolari, se non demoralizzante, è comunque inutile.

Quello che ci distingue è il bilancio che abbiamo fatto della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) che la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e la costruzione dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin hanno sollevato in tutto il mondo, le lezioni che abbiamo tratto e che, assieme al marxismo-leninismo-maoismo, sono guida della nostra attività.

L’esaurimento della prima ondata è stato solo il risultato provvisorio dei limiti della parte più avanzata del movimento comunista cosciente e organizzato nella comprensione delle condizioni della lotta di classe (in primo luogo della sovrapproduzione assoluta di capitale e del sistema di controrivoluzione preventiva ) e nella comprensione della forma della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti (guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata). Questi limiti il bilancio della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria ce li ha mostrati chiaramente. Questo rende possibile superarli e quindi avanzare nella rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

La clandestinità del Partito è un aspetto imprescindibile della forma della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti: di questa relazione, affermata fin dal primo numero di La Voce (marzo 1999), abbiamo trattato ancora recentemente nell’articolo Farla finita con il capitalismo è una guerra del n. 65 (luglio 2020) di La Voce.

Ma la clandestinità del Partito comunista è anche una lezione pratica della prima ondata della rivoluzione proletaria.

Un noto esponente delle Brigate Rosse, Francesco Piccioni, ora esponente di spicco di Rete dei comunisti, al Forum “Il vecchio muore ma il nuovo non può nascere” (17-18 dicembre 2016) propose (evidentemente a chi aspirava a rendere possibile al nuovo di nascere) un “programma di ricerca storica” sui motivi del fallimento della rivoluzione socialista in Germania tra le fine del 1918 e l’inizio del 1919. L’intervento di F. Piccioni con la sua proposta di ricerca è stato poi pubblicato in Contropiano il 7 novembre 2017 (Ascesa e crisi del movimento comunista internazionale nel ‘900 - Idee per un programma di ricerca), in occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre. A noi non risulta se F. Piccioni ha dato seguito alla sua proposta di ricerca storica o se essa è rimasta una pia esortazione. Ma è certo che quelli che eventualmente vi hanno dato seguito si sono dovuti porre la questione di cosa sarebbe successo in Germania se Rosa Luxemburg invece di lasciarsi imprigionare (1915) e poi uccidere (1919), negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale avesse dato battaglia nel Partito socialdemocratico tedesco, visto che prestigio e seguito nel Partito e nel proletariato tedesco Rosa Luxemburg ne aveva, e si fosse quindi sottratta alle grinfie della borghesia tedesca e dei Südekum, degli Scheidemann e dei Noske. Lo stesso vale, sempre in Germania per Karl Liebknecht che si è analogamente lasciato arruolare a forza nei battaglioni punitivi dell’esercito tedesco (1914) e poi uccidere (1919). Ma vale anche in Francia alla vigilia della Prima Guerra Mondiale per Jean Jaurès (ucciso nel 1914, mentre il “compagno” Jules Guesde entrava nel governo!). Cosa analoga ci si deve chiedere per Antonio Gramsci in Italia dopo il Congresso di Lione (gennaio 1926): se nel novembre 1926, quando oramai nel PCd’I era il capo riconosciuto, non si fosse lasciato arrestare dalla combinazione di Mussolini e Vittorio Emanuele III proprio nel momento in cui Mussolini per dare una qualche stabilità al suo regime doveva mettere fuori legge tutti i partiti concorrenti del Partito Nazionale Fascista, anche quelli cari a Vittorio Emanuele III e al Vaticano.

Chi ha fatto una simile ricerca si è certamente anche chiesto, di contro, cosa sarebbe successo in Russia se nel luglio 1917 Lenin si fosse lasciato arrestare dal Governo Provvisorio di Kerenski - e poté sfuggire all’arresto solo perché negli anni precedenti aveva condotto una lotta accanita contro i liquidatori del partito clandestino (Martov & C) e i loro conniventi (Trotzki & C). Tutte situazioni ben diverse da quella in cui si trovarono le Brigate Rosse, prima posizione e seconda posizione confuse, alla fine degli anni ’70. E ancora più diverse da quella in cui si trovarono Giuseppe Maj e alcuni altri membri dei CARC negli anni ’90: cioè situazioni ben diverse, per il prestigio e il seguito che la parte più avanzata del movimento comunista cosciente e organizzato già aveva tra le masse popolari, dall’isolamento in cui si è trovato il (nuovo)PCI al momento della sua fondazione nel 2004.

Chi si propone con scienza e coscienza di promuovere l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti, anche se noi comunque qui trattiamo dell’Italia, non può prescindere da questa lezione dell’esperienza. Ai compagni che senza riserve vogliono comprendere questi aspetti della storia della lotta di classe consigliamo vivamente la lettura dello scritto di Lenin Per il X anniversario della “Pravda” (2 maggio 1922).

Un inciso importante: è alla luce di questa lezione della prima ondata che si deve valutare l’ignominia dell’articolo Torino. Provocazioni contro Askatasuna e NO Tav con cui un qualche membro della redazione di Contropiano ha reagito ai fermi e alle perquisizioni con cui il 30 settembre la Questura di Torino ha colpito due membri del P.CARC accusandoli di aver affisso una locandina del Comitato di Partito Antonio Gramsci del (n)PCI. Qui non entriamo in dettaglio, non ci dilunghiamo sull’episodio d’infamia perché è esauriente in proposito il Comunicato Sulle perquisizioni di Torino - Appello alla solidarietà contro repressione e provocazioni diffuso dal P.CARC. In esso è indicato, ad uso dei compagni in buona fede, anche ciò che unisce e ciò che distingue il (n)PCI dal P.CARC e da tutti gli altri organismi che a ragione si dicono parte del movimento comunista cosciente e organizzato: questione su cui invece poliziotti, magistrati e denigratori del movimento comunista al modo della redazione di Contropiano cercano di creare confusione. Non a caso!

Ritorniamo quindi a ciò che distingue il (nuovo)PCI da organismi e individui che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose e realmente aspirano a instaurare il socialismo.

Rifiutare di fare il bilancio della prima ondata è il “peccato originale” anche delle componenti più di sinistra di tutta la sinistra borghese. Ma la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è compito indispensabile di tutti quelli che con scienza (il marxismo-leninismo-maoismo) e coscienza vogliono porre fine all’attuale catastrofico corso delle cose, cioè di noi comunisti. A questo fine dobbiamo assimilare la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia (il marxismo-leninismo-maoismo), ma dobbiamo anche far tesoro con spirito d’iniziativa e con creatività dell’esperienza della prima ondata. Il bilancio delle prima ondata e l’assimilazione delle sue lezioni sono indispensabili.

Ma non solo: noi possiamo e quindi dobbiamo valorizzare già oggi anche l’attività di tutti quelli che onestamente contrastano l’attuale catastrofico corso delle cose, anche se ancora non assumono il marxismo-leninismo-maoismo e l’esperienza della prima ondata a guida della loro azione. In Italia la costituzione del Governo di Blocco Popolare è un passaggio indispensabile sulla via dell’instaurazione del socialismo, visto che la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è ancora nella fase iniziale. La lentezza con cui avanza la nostra opera è certamente dovuta anche a limiti che noi non abbiamo ancora superato: è nostro dovere dedicarci con forza a individuarli e superarli e tutti quelli che ci aiutano anche solo a individuarli sono benvenuti. Ma mai e poi mai rinnegheremo le lezioni dell’esperienza per le difficoltà che incontriamo ad avanzare!

Avanti quindi, compagni!

Il futuro è di chi lotta contro la Repubblica Pontificia, contro la NATO, contro l’Unione Europea, contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, contro il sistema del Debito Pubblico, per l’allargamento e il rafforzamento della rete dei centri locali del potere delle masse popolari organizzate che da subito fanno applicare e applicano direttamente ovunque ne hanno già la forza misure favorevoli alle masse popolari, per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.


La riscossa delle masse popolari è possibile e necessaria! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!

Avanti con la rivoluzione che instaurerà il socialismo!


Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 65: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

Inviare alla Delegazione <delegazione.npci@riseup.net> l’indirizzo email di ogni conoscente e di ogni organismo a cui può essere utile ricevere i Comunicati del Partito


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Mettersi in contatto con il Centro del Partito (usando il programma di criptazione PGP e il programma per la navigazione anonima TOR) e cimentarsi sotto la sua guida nella costruzione di un Comitato di Partito clandestino nella propria azienda, scuola o zona d’abitazione!