Supplemento 2 a La Voce n. 7

 

Indice dei supplementi

 

maggio 2001

 

La questione del PCE(r)

Allegato 1

Allegato 2

Allegato 3

NOTE

 (Versione in lingua spagnola a cura dell'EiLE)

 

Allegato 2

Comunicato CP 2 aprile 01

 

L’AFAPP-ACPG ha diffuso in data 9 marzo c.a. il Comunicato che diamo in Allegato.

A proposito di questo Comunicato, la CP e la redazione di La Voce dichiarano che le affermazioni in esso contenute per quanto le riguardano sono calunnie prive di ogni fondamento. Gli autori del Comunicato confermano solo che non trattano le divergenze politiche e ideologiche interne al loro partito secondo i metodi propri del movimento comunista: il centralismo democratico e la lotta tra le due linee nel partito. Essi si attengono invece ai metodi che i revisionisti moderni hanno imposto nei partiti comunisti a partire dagli anni ‘50 e consistenti nel denigrare gli avversari, cercare di isolarli, tentare di imporre con metodi intimidatori e con ricatti le loro posizioni e soffocare il dibattito. Tutti i compagni interessati possono constatare dalla stampa del PCE(r) e della sua Frazione Ottobre le importanti divergenze di analisi e di linea che esistono nel PCE(r). Alcune di esse non riguardano unicamente la rivoluzione socialista in Spagna, ma hanno rilevanza per tutto il movimento comunista internazionale ed è importante che tutte le organizzazioni e i partiti comunisti intervengano su esse con spirito internazionalista. Per quanto ci riguarda lo abbiamo già fatto nel n. 6 di La Voce (da lì il furore degli autori del Comunicato) e vi ritorneremo appena ci sarà possibile.

Quanto ai rapporti internazionali, il Comunicato dell’AFAPP-ACPG segue un metodo basato sull’arroganza e sull’imposizione delle proprie opinioni tramite ricatti: un metodo che nessuna organizzazione comunista accetterà.

Chiediamo a tutti i compagni che riceveranno questo Comunicato della CP, di dare ad esso la stessa diffusione che hanno dato al Comunicato dell’AFAPP-ACPG

 

Comunicato dell’AFAPP-ACPG in data 9 marzo 2001

Cari Compagni, di seguito vi trasmettiamo un comunicato delle Afapp-Acpg, pregandovi di pubblicarlo (qualora stampiate qualcosa) e comunque di metterlo in rete e di farne conoscere i contenuti a quanti più compagni possibile. Veramente la solidarietà degli italiani ci è giunta e ci giunge ogni giorno a chili, ma siamo stufi di lasciare che questi signori facciano "il bello e il cattivo tempo" a loro piacimento, alle spalle e sulla pelle dei prigionieri politici spagnoli.

Fraternamente, le afapp-acpg

COMUNICATO DELLE AFAPP- ACPG

Ci è stato segnalato che nella pubblicazione La Voce (marzo 2001, N° 7), alle pagine 58-59, esiste un comunicato di presunta solidarietà con il Partito comunista spagnolo (ricostituito).

Onde non si creino confusioni trascriviamo di seguito parte della lettera scritta in data 29 gennaio 2001 dal Segretario generale del PCE(r), compagno Manuel Pérez Martínez, "Arenas" che, con riferimento ai signori che pubblicano detto libello e ai loro amici, afferma: "Si tratta di gente senza principi e senza scrupoli, che hanno cercato di truffarci, ci hanno ricattato e, quando si sono resi conto che non potevano continuare a farlo, hanno proseguito il loro lavoro controrivoluzionario contro il Partito utilizzando il nostro nome per attaccarlo meglio. Fingono di "difendere" i prigionieri, ma lo fanno solo per guadagnarsi la fiducia della gente che simpatizza per noi e sta con noi". "E' inoltre necessario che risulti con estrema chiarezza che non abbiamo assolutamente nulla in comune con questa gentaglia e che noi rifiutiamo qualunque tipo di rapporto con chi abbia contatti con essi".

Le parole del Segretario generale del PCE(r) vengono confermate dal fatto che, al momento di segnalare ai lettori italiani dove inviare messaggi e-mail di solidarietà, viene fornito un indirizzo inesistente, tentando di vanificare in questo modo la solidarietà.

Ulteriore prova della mancanza di scrupoli con cui questa gente fa uso del nome del PCE(r) è quando (pagina 57) affermano, parlando del militante comunista José María Sánchez Casas, che "Nel '98 aveva partecipato alla GIRP in alcune città italiane su invito dell'ASP".

J.M. Sánchez Casas NON ha mai partecipato a nessuna GIRP e, nel corso della sua troppo breve vita, ha avuto occasione di venire una sola volta in Italia, in occasione dell'apertura di alcune mostre in cui esponeva le proprie opere (dicembre 1998).

CHIUNQUE INTENDA SOLIDARIZZARSI DAVVERO CON IL PCE(r) ed i suoi prigionieri può indirizzare la corrispondenza a questo indirizzo elettronico: afapp@libero.it. La corrispondenza ordinaria può essere inviata a: AFAPP - MBE 141 - Via dei Mille, 40 - 00185 ROMA.

 


Allegato 3

 

Comunicato CP 8 aprile 2001

 

La calunnia come arma nella lotta politica

Sulle menzogne e calunnie diffuse da Arenas e da alcuni altri esponenti del PCE(r) contro di noi

 

La calunnia e la menzogna sono armi della lotta politica in ogni paese borghese. Occorre prenderne atto. Nessuna predica potrà cambiare la situazione. Le stesse prediche contro la calunnia e la menzogna sulla bocca dei politici borghesi non sono che ipocrisia. La calunnia e la menzogna sono state elevate ad arte e tecnica specifiche, sono diventati un ramo dell’attività economica e una professione. È un fatto che osserviamo ogni giorno e le campagne elettorali sono una manifestazione concentrata del livello, della raffinatezza e sfrontatezza raggiunti dai partiti e dagli uomini politici borghesi nel costruire menzogne e spargere calunnie contro i propri avversari.

La calunnia e la menzogna non servono ad ingannare l’avversario. Questi conosce i fatti. Servono a ingannare le masse, a indebolire l’appoggio delle masse per l’avversario e a rafforzare l’appoggio delle masse per il calunniatore e il mentitore. Più in un paese le masse e il loro consenso o almeno una certa loro passività e rassegnazione sono importanti per la classe dominante per poter governare e fare i propri interessi, maggiore è la perfezione e la perizia raggiunte dalla borghesia nella fabbricazione di menzogne, nella creazione di avvenimenti mai successi, nella diffusione di calunnie. Quanto più un paese è “democratico” (nel senso borghese del termine), tanto più sviluppato è questo campo dell’attività politica, maggiori le risorse economiche ad esso destinate, maggiore sviluppo vi hanno la ricerca scientifica e l’applicazione dei metodi e degli strumenti più raffinati della scienza, della tecnica e della cultura. Per questo gli Stati Uniti d’America sono da cento anni a questa parte la Mecca della menzogna e della calunnia applicate alla politica e l’Università mondiale di questa nuova branca dell’attività umana. I borghesi degli altri paesi attingono agli USA e i professori e professionisti americani di quest’arte sono invitati e pagati in ogni paese borghese. Rutelli e Berlusconi seguono la prassi corrente. Anzi, “regime democratico” (nella pubblicistica della borghesia e dei gruppi culturalmente succubi della borghesia) è oramai diventato sinonimo di regime dove questa nuova tecnica di lotta politica può liberamente essere impiegata da chi ha il denaro e l’influenza sociale necessari per usarla. È proprio da questo punto di vista che, ad esempio, le recenti elezioni in Serbia sono state democratiche.

Quindi la calunnia e la menzogna sono armi di cui nessun politico borghese può fare a meno. Se afferma di farne a meno, cercate bene e troverete che questa sua affermazione è un’ulteriore menzogna. In una società dove il furto è corrente, per un ladro è importante farsi credere onesto, è un’arma per rubare meglio.

Noi comunisti siamo promotori e organizzatori della mobilitazione delle masse popolari nella guerra che la borghesia imperialista conduce contro di loro. Come in ogni guerra, si pone a noi la questione: le armi che il nostro avversario usa contro di noi, sono armi efficaci anche nelle nostre mani contro di lui?

La borghesia imperialista pratica anche lo sterminio delle popolazioni civili. Gli imperialisti mettono a punto armi di distruzione di massa sempre più potenti, gli imperialisti anglosassoni hanno reso pratica corrente i bombardamenti a tappeto delle città e la bomba atomica, i sionisti israeliani in Palestina usano sistematicamente le rappresaglie contro la popolazione civile. Queste armi di guerra sono efficaci anche nelle mani di noi comunisti? In generale no. La nostra strategia di guerra è la mobilitazione delle classi oppresse contro la borghesia imperialista e la storia ha dimostrato che con questa arma noi possiamo vincere la borghesia imperialista: il Vietnam è un esempio luminoso. I revisionisti moderni avevano trascinato i paesi socialisti in una gara con l’imperialismo USA a chi costruiva armi di distruzione di massa più potenti, anziché mirare alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari dei paesi imperialisti d’America e d’Europa: ma così hanno condotto il movimento comunista alla sconfitta.

La menzogna e la calunnia sono armi efficaci nelle mani della borghesia, ma non nelle nostre mani. Quindi noi comunisti non le usiamo. Ciò non per quel moralismo ipocritamente predicato dagli imbroglioni e dai calunniatori borghesi più incalliti, sviluppati e astuti. Ma per la ragione pratica e da ognuno compresa che la fiducia delle masse è per noi comunisti l’arma fondamentale per la vittoria. La fiducia delle masse popolari è per noi quello che il denaro è per la borghesia. Il nostro potere sociale si fonda in definitiva su di essa. Dobbiamo mettere le masse popolari nella condizione di imparare per loro stessa esperienza che noi comunisti diciamo sempre la verità (cosa non sempre né semplice né facile: vedasi in proposito B. Brecht, Cinque difficoltà per chi scrive la verità, 1935) e che, se a volte diciamo cose non vere, è perché non conosciamo neanche noi la verità, sbagliamo in buona fede e siamo pronti a riconoscerlo appena ce ne rendiamo conto. I revisionisti moderni sono stati espressione dell’influenza della borghesia nel movimento comunista. In svariati campi scimmiottavano la borghesia e imponevano i suoi metodi e le sue concezioni. Essi hanno introdotto anche nel movimento comunista la calunnia e la menzogna come armi di lotta politica: con i risultati che abbiamo visto. Noi comunisti, noi promotori della rinascita del movimento comunista, noi che stiamo creando i nuovi partiti comunisti, dobbiamo estirpare questa mala pianta revisionista dalle nostre fila, anche se all’inizio ciò sembra danneggiarci nei confronti dei borghesi e di chi nelle fila del movimento comunista continua a seguire la lezione dei revisionisti, perché la menzogna e la calunnia sono armi efficaci. L’opportunismo consiste in sostanza nel sacrificare gli obiettivi strategici della classe operaia e del comunismo ad alcuni vantaggi immediati e limitati a gruppi e individui. Daremmo quindi una chiara manifestazione di opportunismo se ci rimettessimo al metodo di opporre menzogne e calunnie alle menzogne e calunnie lanciate contro di noi dai nostri nemici borghesi e dai nostri avversari semi-revisionisti. Per avere noi, come individui o come gruppo, qualche vantaggio immediato contro i borghesi o contro i seguaci dei revisionisti nelle nostre fila, sacrificheremmo la possibilità della vittoria della rivoluzione socialista e della lotta per il comunismo - che è per la sua stessa natura legata alla fiducia delle masse popolari nei comunisti e alla mobilitazione diretta delle masse popolari che dipende dalla prima.

L’atteggiamento di noi comunisti di fronte alle menzogne e alle calunnie, che i borghesi e i seguaci dei revisionisti nelle nostre fila praticano inevitabilmente  e sistematicamente, si riassume in tre punti semplici e chiari:

1. non le pratichiamo,

2. non le temiamo,

3. le combattiamo.

Abbiamo già spiegato i motivi per cui non le pratichiamo. Perché non le temiamo? Perché nel costruire la coscienza delle masse popolari e nel determinare a lungo termine il loro comportamento, l’esperienza pratica è più importante della propaganda. Per quanto raffinate e scientifiche siano la costruzione di menzogne e la diffusione di calunnie, esse urtano contro l’esperienza pratica delle masse. Mentre la nostra propaganda della verità e le nostre indicazioni possono fare pienamente leva proprio sull’esperienza pratica delle masse. Non c’è propaganda di regime, non c’è condizionamento delle coscienze fatti dalla classe dominante che non entrino in contrasto con l’esperienza pratica che le masse fanno della sua oppressione. Quindi, anche se per la nostra propaganda (soprattutto inizialmente) disponiamo di mezzi minori, possiamo prevalere sulla propaganda borghese, perché noi facciamo leva sulla esperienza pratica delle masse popolari. I fascisti, i nazisti, i revisionisti, i preti cattolici: ecco gente che ha usato in grande la propaganda di menzogne e calunnie: ma non per questo si sono salvati. Anche gli imperialisti americani usano menzogne e calunnie su grande scala, con arte  raffinata e con grandi mezzi: nonostante questo in ogni angolo del mondo cresce la mobilitazione contro gli imperialisti americani. Quindi non abbiamo ragione di temere le menzogne e le calunnie come se non potessimo venirne a capo.

Fermiamoci ora un momento sul terzo punto: le combattiamo. Perché le combattiamo? I borghesi e i revisionisti usano menzogne e calunnie non perché sono cattivi, ma perché menzogne e calunnie sono armi efficaci. Se non fossero efficaci, non le userebbero. Sono efficaci perché indeboliscono il sostegno delle masse per la nostra causa e lo deviano. Quindi in ogni singola battaglia possono spostare la vittoria da un campo all’altro. Ora noi non possiamo vincere la guerra contro la borghesia imperialista in cui siamo impegnati, se perdiamo tutte le singole battaglie. Dobbiamo poi combattere con particolare vigore e precisione le menzogne inventate e le calunnie sparse da quei compagni appartenenti alle nostre fila e che ancora seguono i metodi che i revisionisti moderni hanno imposto nel movimento comunista a partire dagli anni ‘50. Infatti esse sono armi particolarmente efficaci e pericolose. Perché non solo alle masse, ma perfino a noi stessi risulta difficile accettare il fatto che delle persone, che per altri versi hanno fatto, fanno e probabilmente ancora faranno anche cose lodevoli (anche se con questi metodi non andranno lontano), inventino di sana pianta menzogne e calunnie per denigrare e isolare dei compagni. Non è facile per i nostri compagni ammettere che le calunnie sono calunnie quando sono proferite da persone per altri versi stimate o da persone che sono nelle mani del nemico, come dallo scorso 8 novembre è il caso di Arenas. Quindi le loro menzogne e calunnie trovano seguito, sono credute o almeno seminano il dubbio nelle nostre fila e tra le masse. È ovvio che è particolarmente grave e vergognoso da parte di questi mentitori e calunniatori proteggersi dietro il prestigio acquisito dalla propria organizzazione o dietro la doverosa solidarietà che le masse e i compagni danno ai prigionieri, per rendere credibili menzogne e calunnie. Per questo dobbiamo combattere senza esitazione menzogne e calunnie, tanto più quanto più è difficile per chi le ascolta farsi una propria opinione in merito.

Non sempre è facile smascherare subito ogni menzogna e ogni calunnia. A volte chi mente e calunnia si riferisce a episodi che il pubblico non conosce direttamente. Non sempre ai diretti interessati è possibile raccontare i dettagli: sarebbe proseguire e aggravare l’opera di delazione compiuta dai calunniatori e dai mentitori, sarebbe violare la compartimentazione e i criteri e le regole della clandestinità.  A volte anche raccontando i dettagli, metteremmo solamente il pubblico nell’alternativa di credere per atto di fede alla nostra versione o a quella dei calunniatori, perché comunque non avrebbe nella sua diretta esperienza elementi per prendere una decisione autonoma. Noi siamo contrari a mettere le masse e i compagni in una situazione del genere, di dover fare atti di fede. In questi casi dobbiamo smentire chiaramente e pubblicamente le menzogne e le calunnie e condurre una lotta più a lungo termine per smascherare i costruttori di menzogne e i propalatori di calunnie: prima o poi essi immancabilmente e inevitabilmente rivelano la loro natura. Prima o poi, ogni compagno e ogni persona che sente oggi le loro menzogne contro di noi e non ha elementi suoi per sapere dove sta la verità, troverà che i mentitori e calunniatori di oggi mentono anche su cose di cui lui ha diretta conoscenza, troverà che usano la menzogna come arma di lotta politica in campi di cui egli ha direttamente esperienza.

Ma ogni volta che ci è possibile richiamare l’attenzione dei nostri compagni e delle masse popolari su fatti ad essi noti o di cui essi possono avere conoscenza diretta che smascherano mentitori e calunniatori, è nostro preciso dovere rivoluzionario farlo e non concedere tregua, tanto più quando si tratta di smascherare mentitori e calunniatori che si fanno forti dei meriti dell’organizzazione cui appartengono o della solidarietà delle masse popolari e dei compagni verso i rivoluzionari prigionieri. Renderemmo un cattivo servizio alla causa per cui anch’essi combattono (o comunque dicono di combattere: ed è di questo comunque che abusano) se in nome dei loro meriti accettassimo e lasciassimo via aperta ai loro misfatti, se in nome della solidarietà con loro contro la borghesia imperialista rovinassimo la nostra causa. La solidarietà con i singoli compagni contro la borghesia, non passa davanti alla difesa della nostra causa, all’accumulazione delle forze rivoluzionarie e al rafforzamento delle posizione del comunismo contro la borghesia, ma ne è solo un aspetto e una parte. Agire diversamente, concepire la solidarietà in modo unilaterale, vorrebbe dire trasformare una contraddizione non antagonista interna al nostro campo tra noi e i calunniatori, in collaborazione con la borghesia e quindi in una contraddizione antagonista tra noi e le masse popolari.

È per le ragioni che fin qui abbiamo esposto analiticamente che smentiamo le “notizie” diffuse da Arenas e dalla stampa del PCE(r) e dell’AFAPP riguardo ai rapporti tra noi e il PCE(r) come menzogne e calunnie destituite di ogni fondamento (come abbiamo già dichiarato nel nostro breve Comunicato del 2 aprile 2001).

Di alcune di queste “notizie” inventate di sana pianta i nostri compagni e lettori si renderanno conto nel corso del tempo oppure riflettendo sull’insieme degli aspetti della situazione. Deve infatti già ora allarmarli, circa l’attendibilità degli autori e diffusori di queste notizie, il fatto che mentre abbondano in “notizie” e allusioni diffamanti e in insulti sia contro noi sia contro membri del loro stesso partito, non affrontano apertamente le divergenze di concezione, di analisi, di metodo e di linea politica che invece tutti i lettori della stampa del PCE(r) (Resistencia e Antorcha) e della sua Frazione Ottobre (La Gaceta) possono rilevare esistere nelle loro fila. Quanto alle divergenze ideologiche e politiche tra noi e il PCE(r), esse sono numerose e note da tempo a tutti i rivoluzionari che seguono la stampa delle due organizzazioni. La polemica sulla teoria della crisi per sovrapposizione assoluta di capitale è stata condotta a suo tempo apertamente anche sulla stampa (nei periodici Rapporti Sociali e Resistencia e nel libro La seconde crise générale du capitalisme) e ogni compagno può prenderne visione e farsi una propria opinione sia circa le rispettive posizioni, sia circa il metodo seguito nel sostenerle. Deve allarmarli anche il fatto che le “rivelazioni” diffamanti contro di noi sono venute fuori solo dopo che il contrasto ideologico e politico interno al PCE(r) era sfociato nella formazione della Frazione Ottobre, cioè come conseguenza di una contraddizione interna che Arenas non vuole riconoscere e che cerca di trattare denigrando e isolando membri e dirigenti del PCE(r). Prima sulla stampa del PCE(r) si parlava di noi diversamente (Resistencia n. 45). Lo stesso brusco cambiamento si riscontra anche nei confronti dei CARC, le cui pubblicazioni prima sono state più volte favorevolmente citate nella stampa del PCE(r), come ognuno può constatare scorrendola.

Vi sono però quattro questioni sulle quali possiamo indicare ai nostri lettori come verificare direttamente le cose:

1. La questione della campagna elettorale in Italia.

Nel n. 5 di La Voce (luglio 2000) noi abbiamo criticato la tendenza a “rifugiarsi dietro enunciazioni di principi senza affrontare l’analisi concreta delle condizioni concrete della rinascita del movimento comunista e in particolare della raccolta delle forze rivoluzionarie nei paesi imperialisti in questa fase” e avevamo criticato i compagni che attribuiscono alle condizioni oggettive la responsabilità del proprio persistente e addirittura crescente isolamento dalle masse che deriva invece dalla tattica erronea abbellita con quelle vuote enunciazioni di principi e fatta quadrare con la realtà a mezzo di fantasie (come ad es. i dieci milioni di lavoratori che boicottano il regime spagnolo inventati dai redattori di Resistencia n. 48 all’indomani delle elezioni politiche spagnole del 2000). Giustamente Arenas si è sentito chiamato in causa anche lui da queste critiche. Ma, anziché affrontarle chiaramente e direttamente, nel n. 53 di Resistencia le liquida declamando: “... oggi tutto è più chiaro [sulle vera natura di noi che abbiamo osato criticarlo] ... nel numero ultimo [il n. 6] di La Voce espongono il loro piano di ‘costituire il Fronte per la ricostruzione del partito comunista che partecipi alle elezioni politiche del 2001’!” (pag. 41). Teniamo ora conto che Arenas nel ‘96 ha gestito la trattativa tra il PCE(r) e il governo di Aznar che avrebbe addirittura dovuto condurre Aznar a rendere democratico il regime politico spagnolo e che sia nelle elezioni dei Paesi Baschi dell’ottobre ‘98 sia nelle elezioni europee del giugno ‘99 il PCE(r) ha partecipato alla campagna elettorale dando addirittura l’indicazione di votare per la coalizione elettorale indipendentista basca Euskal Herritarrok (mentre erano in corso trattative tra ETA e il governo Aznar). È quindi evidente quanto demagogica sia l’attuale indignazione di Arenas per la nostra tattica, che sarebbe tanto contraria ai principi da esimerlo dal considerare le condizioni concrete in cui in Italia conduciamo la lotta per la ricostruzione del partito. Per di più egli stesso, nella relazione presentata al IV congresso del PCE(r), (proprio nel passo riportato nella già citata pagina 41 di Resistencia n. 53), sostiene che nella tattica bisogna mantenere la massima libertà. A conferma di come un buon principio ripetuto a memoria come un versetto della Bibbia possa andare di pari passo con le prese di posizione più sbagliate, in compagni che i principi non li usano per fare l’analisi concreta della situazione concreta.

 

2. Nel comunicato emesso a nome AFAPP-ACPG in data 9 Marzo 2001 è detto che in La Voce n. 7 “al momento di segnalare ai lettori italiani dove inviare messaggi e.mail di solidarietà, viene fornito un indirizzo inesistente, tentando di vanificare in questo modo la solidarietà”. Ora chiunque può constatare che La Voce ha dato l’indirizzo AFAPP AC3205 01080 Gasteiz, tel-fax 0034-45-138875, e.mail AFAPP@POST.COM, esattamente quello che compare sui numeri 15 (autunno ‘99) e 16 (primavera 2000) del bollettino A La Calle dell’AFAPP-ACPG-CPPL, gli ultimi numeri di cui disponevamo.

 

3. Nello stesso comunicato AFAPP-ACPG è detto che noi avremmo mentito a proposito della visita effettuata dal compagno e artista Sanchez Casas in Italia su invito dell’ASP nel ‘98. Tutti i compagni di Roma e Napoli che hanno partecipato alle esposizioni di Sanchez Casas nel dicembre ‘98 sanno che esse erano promosse dall’ASP e che il tema delle conferenze tenute durante le esposizioni fu la solidarietà con i rivoluzionari prigionieri. Vero è che non si trattava di manifestazioni rientranti nell’ambito della GIRP ‘98 come La Voce erroneamente ha scritto. Ma ognuno può constatare che ciò non cambia la sostanza di quanto detto in La Voce n. 7 pag. 57.

 

4. Il ricatto come metodo di convinzione. Il già citato comunicato AFAPP-ACPG mostra di per se stesso quale è il metodo impiegato dai nostri calunniatori nei rapporti internazionali: non sarà difficile farne esperienza diretta per chi lo vorrà.

 

Conclusione

La lotta per liberare il movimento comunista dal revisionismo moderno è complessa perché il revisionismo ha operato profondamente e a lungo e ha corrotto ampiamente il movimento comunista. Il movimento comunista non rinasce nuovo di tutto punto, prescindendo da compagni, organismi ed esperienze del vecchio movimento comunista in cui revisionismo e comunismo, ala destra e ala sinistra sono stati a lungo e profondamente mischiati. La lotta contro il revisionismo moderno non è fatta solo contro organismi e individui che si proclamano revisionisti: se così fosse, questa lotta da noi sarebbe in gran parte conclusa stante la sparizione di gran parte dei gruppi e partiti dichiaratamente revisionisti. Essa è soprattutto lotta contro quanto del revisionismo moderno resta e si trascina ancora nelle nostre fila. Per questo l’attività di menzogne e calunnie intrappresa da Arenas e da altri esponenti del PCE(r) non è, a nostro parere, cosa che riguarda solo noi né un misfatto circoscritto e irripetibile su cui tacere “per carità di patria”: è un episodio della lotta tra la linea revisionista e la linea comunista e come tale riguarda tutti quelli che hanno a cuore la rinascita del movimento comunista.

Compagni, abbasso la menzogna e la calunnia come armi di lotta politica nelle nostre fila. Meritiamo e conquistiamo la fiducia delle masse popolari. La fiducia delle masse popolari nei partiti comunisti, costruita e cementata dalla loro esperienza diretta, è la nostra grande arma per la vittoria della causa del comunismo.