La Voce n. 10

Per un vero partito comunista

 

Sostenere che il nuovo partito comunista deve essere clandestino, vuol dire sostenere che il partito sarà composto solo da organizzazioni (comitati e cellule) clandestine, che saranno membri del partito solo i membri di organizzazioni clandestine, che solo queste organizzazioni manderanno loro delegati al congresso di fondazione e, in altre parole, che solo membri di organizzazioni clandestine parteciperanno al congresso di fondazione (dove si deciderà il programma e lo statuto del partito e si eleggeranno gli organismi dirigenti) e in generale avranno voce in capitolo nel decidere l'orientamento e la linea del partito. Ovviamente ciò non vuol dire che tutti i membri del partito sono rivoluzionari di professione e vivono in clandestinità. Il partito non è un gruppo cospirativo. Molti suoi membri sono normali lavoratori che portano nel movimento politico e rivendicativo dei loro compagni di lavoro e del loro ambiente (cioè delle masse popolari) la concezione e gli obiettivi del partito e ivi raccolgono forze e risorse per la sua attività. Il partito è un sistema di raccolta e di elaborazione delle opinioni e dell'esperienza delle masse e di ritorno alle masse in termini di influenza, orientamento e direzione: il tutto per canali che la borghesia non conosce e quindi non può né condizionare né interrompere. Quindi un numero illimitato di normali lavoratori fa parte del partito clandestino. Clandestina è la loro appartenenza al partito e l'attività dell'organizzazione di partito di cui sono membri. Non esistono organizzazioni pubbliche e legali del partito. Ogni organizzazione del partito clandestino deve però circondarsi di una rete più fitta possibile di organizzazioni legali e pubbliche, il più possibile larghe e articolate, che non sono organizzazioni di partito, che essa influenza. Attraverso esse l'organizzazione di partito influenza la massa dei lavoratori, che raggiunge anche con la propaganda e l'agitazione che svolge direttamente e clandestinamente (manifesto, locandina, volantino, scritta murale, diffusione di stampati, trasmissioni radio-TV, messaggi Internet, ecc.) e con la sua rete di collaboratori. In ogni situazione in cui esistono organizzazioni pubbliche e legali delle masse, è prevalentemente attraverso di esse che il partito fa penetrare nelle masse gli orientamenti e i metodi d'azione illegali di cui le masse popolari hanno bisogno per lottare, nel modo proprio a ciascuna di esse ma efficacemente e con successo, contro la borghesia.

Il partito clandestino non è un partito isolato dalle masse né è semplicemente l'unione di quelli che credono nel comunismo. Noi abbiamo bisogno di un partito clandestino che attragga dalla parte del comunismo ed educhi al comunismo la parte più avanzata dei lavoratori, in particolare degli operai, che divenga quindi più rapidamente possibile l'avanguardia organizzata della classe operaia. Quindi deve diventare un partito presente con le sue cellule almeno nelle gran parte delle aziende capitaliste e nelle aziende pubbliche. Non solo, bisogna che questa avanguardia organizzata conduca le grandi masse passo dopo passo, guidando la loro attività, nel loro avvicinamento all'instaurazione della dittatura del proletariato. Chi non vede come potrebbe svolgersi una rivoluzione oggi in Italia (non diciamo che debba per forza avvenire così, che non possa avvenire in altri modi, ma che questo è un modo in cui le cose potrebbero andare), pensi all'Argentina di questi mesi e immagini che nella situazione attuale di quel paese ogni azienda sia diventata un centro di azione politica, abbia un orientamento politico definito e in sostanza eguale in tutte le aziende (perché le cellule del partito hanno per anni fatto in esse il loro lavoro comunista di orientamento e di organizzazione) e sia una base organizzativa e un centro di orientamento per le masse popolari. Allora all'oligarchia che non sa che pesci pigliare, a cui “tutti” si ribellano, che è lacerata e resa impotente dalle lotte intestine, che non è più obbedita neanche dalle sue Forze Armate (perché sono divise e il grosso è agli ordini di Washington), non si contrapporrebbe solo una massa enorme ed eroica di individui e di gruppi. Contro l’oligarchia vi sarebbe un potere che ha nelle aziende i suoi centri, nel partito la sua testa dirigente e nelle masse il suo esercito invincibile. Questo potere, se è diretto da un partito veramente rivoluzionario, potrebbe e dovrebbe lanciarsi alla conquista del paese ed eliminare il potere della borghesia imperialista. I più vecchi dei lettori pensino agli anni '70 e all'autorità che i Consigli di fabbrica avevano sugli altri lavoratori, sugli studenti, sulla massa della popolazione, persino in parte su alcuni organi dello Stato (radio-televisione, forze armate e altri) e avranno un'idea di come possono andare le cose in un paese imperialista.

Ma la premessa di questa situazione, e di ogni altro possibile sviluppo rivoluzionario, è che i comunisti costituiscano organizzazioni clandestine collegate tra loro in un partito capace di conoscere i sentimenti profondi delle masse, di elaborare sulla base di essi un orientamento unitario (il più giusto possibile, ma questo in definitiva solo la verifica nella pratica del partito ce lo potrà assicurare ed essa stessa ci darà modo di correggere ogni orientamento sbagliato e di rendere più giusti quelli giusti) e di portarlo tra le masse attraverso le sue organizzazioni.

La clandestinità è indispensabile. Noi andiamo verso una rivoluzione (crisi generale e situazione rivoluzionaria in sviluppo). Che non è per domani né per dopodomani, ma è l'unico sbocco favorevole alle masse popolari del processo di avvenimenti di cui siamo parte. La politica inaugurata con gli attentati di settembre dalla cupola dei gruppi imperialisti americani, e seguita dai governi degli altri gruppi imperialisti, ha accelerato questo processo e l'ha reso più evidente. Solo tre anni fa, nel n. 1 di La Voce, polemizzavamo con alcuni compagni del Coordinamento Nazionale della CCA (Confederazione Comunisti Autorganizzati), in particolare con Giorgio Riboldi che aveva affermato: “Noi oggi non siamo in una situazione né rivoluzionaria né prerivoluzionaria” (pag. 17). Non sappiamo se oggi GR ripeterebbe la sua affermazione. Forse sì, ma nel senso che non siamo alla vigilia dell'instaurazione della dittatura del proletariato: e su questo siamo ed eravamo d'accordo anche noi. Ma non nel senso che i regimi politici borghesi e il sistema delle loro relazioni internazionali sono stabili e il rischio è che diventino ancora più stabili. Ed era questo che GR allora affermava e contro cui noi tre anni fa polemizzavamo. In questo processo un partito legale sarebbe per sua natura un partito impotente, incapace di far fronte ai compiti della preparazione della rivoluzione, dell'avvicinamento alla rivoluzione, della raccolta e dell'educazione dei lavoratori avanzati al comunismo. Noi abbiamo avuto nella nostra storia un illustre e importante precedente di partito legale che professava fedeltà alla rivoluzione, che aveva prontamente aderito all'Internazionale Comunista e predicava la rivoluzione: il partito socialista guidato dai massimalisti con un capo onesto ed eroico, Giacinto Menotti Serrati (1874-1926). Ma quel partito si dimostrò impotente a prepararla e a guidarla. In generale il vecchio PSI fu un esempio di partito del genere.(1) Più e più volte nel periodo 1914-1917 Lenin fece notare che il maggior punto di debolezza dell'opposizione rivoluzionaria, guidata da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, nella Socialdemocrazia tedesca era la mancanza di una radicata tradizione di lavoro clandestino. I comitati locali del nuovo partito comunista non rassomigliano ad una sezione del Partito della Rifondazione Comunista, neanche alla sezione del PRC che inalberasse le parole d'ordine e professasse le concezioni più di sinistra che in questo partito hanno corso. Quali che siano le sue intenzioni e la sua volontà, Bertinotti e i suoi sono condannati dall'asservimento del loro partito alla legalità borghese a barcamenarsi tra un accordo con la borghesia di sinistra e una marcia con i Centri Sociali. Non possono fare altro che cercare di convincere la borghesia di sinistra a fare quello che questa per i suoi interessi non vuole fare e che comunque non può fare perché solo le masse popolari dirette dalla classe operaia, che eliminano dalle maggiori aziende i capitalisti e le prendono in mano, che si impadroniscono delle banche e dissolvono le forze armate e gli organi di polizia ufficiali e non ufficiali della borghesia e reprimono ogni tentativo di reazione e di sabotaggio (in una parola: che attuano le Dieci Misure Immediate(2)) possono cambiare il corso politico ed economico del paese e non semplicemente destabilizzarlo e precipitarlo in un marasma favorevole ai promotori della strategia della tensione.

Un partito di semplici “fedeli al comunismo” si troverebbe, nel migliore dei casi, nella stessa situazione in cui si trovarono i massimalisti del vecchio (e per vari aspetti glorioso) PSI e l'ala rivoluzionaria della Socialdemocrazia tedesca, sarebbe impotente come il PCR. Ben vengano compagni che sono favorevoli al comunismo, compagni che sono disposti a dare ora questo ora quell'aiuto al movimento comunista, compagni che sono disposti a partecipare alle manifestazioni e ai movimenti indetti dal partito, compagni che sono disposti a seguire le sue parole d'ordine e ad inalberare le sue bandiere. Il loro contributo è prezioso, il partito deve creare organizzazioni che li raccolgano e valorizzino il loro contributo e deve fare buon uso della loro disponibilità. La “fede nel comunismo” è una cosa preziosa, ma “per la salvezza non basta la fede, occorrono anche le opere”. Il partito deve essere costituito solo dai compagni che, oltre a credere nel comunismo, traducono questa loro fede in azione politica (di orientamento e di organizzazione). Da compagni ognuno dei quali non si accontenta di avere il suo credo, la sua analisi e i suoi obiettivi che crede comunisti, ma li passa al vaglio della discussione e dell'esperienza degli altri compagni onde farne un credo comune e al vaglio dell'attività politica concreta onde farne un programma d'azione: orientamento (di organizzazioni legali non di partito e delle masse), organizzazione (reclutamento al partito e creazione di organizzazioni legali fiancheggiatrici, che lavorano in coerenza con l'indirizzo del partito). Da compagni ognuno dei quali svolge un compito assegnato dal partito nell'ambito della divisione del lavoro tra individui e organismi.

Alcuni compagni che credono nel comunismo obiettano che quello che noi chiediamo a loro non è possibile, che la loro situazione concreta non lo consente, che loro non sono abbastanza capaci per farlo. In generale, con tutto il rispetto che ogni membro del partito deve avere per i tempi necessari e per le difficoltà di ogni trasformazione, nessuna di queste “giustificazioni” vale in assoluto. In ogni caso ogni compagno che vuole può incominciare a fare qualcosa.

Può fare azioni di orientamento. La scritta murale, la locandina, il volantino, la diffusione diretta e l'invio postale di La Voce, il comunicato e.mail che fanno conoscere l'esistenza del partito, propagandano il carattere clandestino del partito, fanno conoscere le concezioni e le linee del partito. Oppure l'intervento nell'assemblea o nella riunione, la discussione e altro del genere: in generale non per dire che si è membri del partito e per chiedere di aderire al partito, ma, in linea generale, 1. per indicare gli obiettivi che il partito ritiene giusti nel campo di cui quella determinata organizzazione o assemblea si occupa, 2. per spiegare che è giusto e possibile fare quello che il partito indica, anche se tutto questo, se è il caso, non è fatto a nome del partito e perfino senza accennare al partito, 3. per promuovere la coscienza che è necessario costruire un nuovo partito comunista e sviluppare la discussione su come deve essere questo nuovo partito.

Può fare attività di organizzazione. Collaborare con la CP che in generale fa richieste concrete e particolari a ogni compagno con cui stabilisce un contatto, raccogliere soldi per il partito, costituire un comitato di partito se ci sono già altri compagni sulla stessa lunghezza d'onda, avvicinare gradualmente al partito i compagni più disposti. E contemporaneamente partecipare alla vita di organizzazioni popolari della propria zona, stabilire contatti con organizzazioni popolari di altre zone, promuovere organizzazioni legali e pubbliche non di partito sui temi e sulle questioni più varie alla sola condizione che consentano di riunire lavoratori, giovani e donne delle masse popolari: politiche, sindacali, rivendicative, di aiuto reciproco, di solidarietà contro la repressione, culturali, sportive, per il divertimento e lo svago, ecc.

Può stabilire e mantenere il collegamento con gli altri organismi di partito (l'indirizzo di posta elettronica della CP e la pubblicazione di avvisi e articoli su La Voce offrono un ottimo canale).

Alcuni si immaginano che per costituire un'organizzazione clandestina ci voglia chissacché. Certo la clandestinità è un'arte. Ma la si impara partendo da poco e facendo. Poi viene anche l'aiuto di chi è più avanti. Il partito clandestino è anche un collettivo in cui chi è più avanti insegna a chi è più indietro e chi è più indietro impara da chi è più avanti.

Tonia N.

 

 

 

NOTE

 

 

 

1. Pubblichiamo a parte, nel supplemento a questo numero della rivista, Insegnamenti della storia del movimento comunista italiano (reperibile nella nostra pagina web), il programma “per un rinnovamento del partito socialista” messo a punto nell’aprile 1920 dalla redazione di L'Ordine Nuovo e dalla sezione socialista torinese sotto la direzione di A. Gramsci e l'articolo di Gramsci pubblicato da l'Unità il 14 maggio 1926 dopo che Serrati, membro dal 1924 del Partito comunista d'Italia, era morto mentre si recava ad una riunione clandestina del partito.

2. La Voce n. 5, pag. 43 e 44, Un programma minimo?