La Voce n. 12


Il decimo anniversario della fondazione dei CARC

 

Organizzarsi e organizzare per creare le condizioni per la ricostruzione del partito comunista

 

 

La pubblicazione di questo numero di La Voce coincide con il decimo anniversario della costituzione dei CARC (Assemblea di Viareggio 20-21 novembre 1992).

Sono stati dieci anni di intenso e fecondo lavoro. Se studiamo quest'esperienza, ne ricaviamo vari insegnamenti.

L'adesione degli operai avanzati al comunismo, l'influenza dei comunisti sugli operai e l'orientamento comunista o favorevole al comunismo della massa degli operai o almeno di una parte importante di essi non sono una premessa per la costituzione del partito, ma sono l'effetto dell'attività del partito comunista. Pensare che queste condizioni possano prodursi come effetto spontaneo delle lotte rivendicative che gli operai fanno comunque, è ciò che chiamiamo economicismo. È un'illusione. La dimostrazione su scala più vasta che questa concezione è sbagliata ci è data dalla classe operaia degli USA. Grandi, vaste, accanite, eroiche lotte rivendicative non hanno generato un grande partito comunista all'altezza del compito che la lotta per il comunismo comporta nel maggiore paese imperialista, baluardo mondiale della reazione. Pensare che quelle condizioni possano prodursi come effetto dell'attività individuale, dispersa, artigianale di singoli individui di orientamento comunista e di buona volontà, è anch'essa una concezione sbagliata. È una concezione che sottovaluta sia la trasformazione intellettuale, psicologica e pratica necessaria per svolgere bene il ruolo sociale proprio dei comunisti, sia la lotta tenace e senza esclusione di colpi che la borghesia imperialista oppone alla formazione di quelle condizioni. Una lotta spontanea che tutta la borghesia conduce direttamente e per mezzo degli individui di qualche influenza sociale a lei legati. Una lotta consapevole che le agenzie generate dalla millenaria esperienza di direzione delle classi sfruttatrici (lo Stato, le chiese, le università, ecc.) pianificano e organizzano usando di tutti gli strumenti del potere politico, economico e culturale. Una lotta culturale che ostacola la formazione della conoscenza e della coscienza, una lotta economica che ostacola individui e iniziative spingendoli alla resa, una lotta fatta sia di corruzione materiale e culturale sia di repressione.

L'adesione degli operai avanzati al comunismo, l'influenza dei comunisti sugli operai e l'orientamento comunista o favorevole al comunismo della massa degli operai o almeno di una parte importante di essi è il risultato di una attività duratura, sistematica, multiforme e di alto livello che solo un partito comunista dotato di una teoria avanzata, di una salda organizzazione e di molto spirito rivoluzionario può svolgere.

Un simile partito non ce lo regala nessuno e non lo si improvvisa. Ce lo insegna la storia di questi anni e il presente. Ma è anche una delle lezioni che la prima ondata della rivoluzione proletaria ci ha dato su grande scala. Nel 1918 e negli anni successivi la borghesia aveva perso il controllo della situazione in vari paesi europei. Quasi in ognuno di questi paesi sull'onda della Rivoluzione d'Ottobre si formarono partiti comunisti che volevano instaurare il comunismo e che furono un crogiolo di grandi volontà e di sforzi eroici. Ma non vi riuscirono proprio perché partiti all'altezza di quella situazione non potevano sorgere di colpo.

Alcuni compagni ancora oggi scusano i loro difetti e non si impegnano a correggerli dicendo "quando ci sarà il partito, sarà tutto diverso". Compagni, il partito oggi siamo noi. È fatto da ognuno di noi che si organizza, che unisce le sue forze a quelle di altri compagni, che si impegna nel lavoro rivoluzionario, che corregge i suoi difetti, che ogni giorno fa un passo avanti, che raccoglie forze e risorse per il partito, che lavora sempre più con stile di partito, che si trasforma onde fare il partito più forte e più capace.

In molti campi del lavoro rivoluzionario, per avere successo bisogna aggregare l'avanguardia, la sinistra. Non perché si isoli dalle masse come una "élite avanzata" contrapposta alle "masse arretrate", non come una élite che si vuole sostituire alle masse e fare quello che le masse secondo noi dovrebbero fare e non fanno, "fare supplenza a tempo determinato o indeterminato" alle masse come sostengono i militaristi e altre FSRS. Non come élite che chiude i suoi membri e quelli che via via recluta in un ambiente protetto in cui hanno relazioni solo o principalmente tra loro, quasi a evitare di essere contaminati dalla massa. Gli uomini d'avanguardia, i comunisti, quelli che aspirano a diventare comunisti si aggregano per concentrare le loro forze, per formarsi e trasformarsi più profondamente e più rapidamente onde diventare capaci di svolgere in modo giusto (cioè efficace, perché la prova definitiva che la nostra concezione, la nostra linea e il nostro metodo sono giusti è il successo nella pratica) il ruolo dell'avanguardia verso le masse, cioè diventare realmente, praticamente un'avanguardia. Da voler essere avanguardia diventare una vera avanguardia, cioè condurre in avanti le masse popolari.

Nel libro La guerra di Spagna, il PCE e l'Internazionale Comunista i compagni spagnoli mostrano bene l'errore compiuto dal PCE sciogliendo il V Reggimento nell'esercito repubblicano, anziché fargli svolgere, combattendo con successo i fascisti, il ruolo di modello, esempio e scuola per il resto dell'esercito repubblicano. Durante il Fronte nazionale antigiapponese, Mao Tse-tung rifiutò costantemente di sciogliere la VIII Armata e la nuova IV armata nell'esercito cinese e così servirono a rafforzare tutta la guerra antigiapponese. Per promuovere un movimento, l'avanguardia deve concentrare le proprie forze per promuovere il movimento delle masse. I comunisti devono concentrarsi per acquistare maggiore forza (cioè trasformarsi) e svolgere un'azione di massa più efficace.

Alcuni compagni  e lavoratori avanzati ritengono che se adottano una linea più giusta e più avanzata, comunista, il loro seguito diminuirà. Al contrario Mao insegnava: "Se abbiamo una linea giusta e se perseveriamo con tenacia nella lotta, otterremo tutto quello che non abbiamo: se non abbiamo uomini, avremo uomini, se non abbiamo armi, prenderemo armi, se non abbiamo potere, conquisteremo il potere". Chi ha ragione? Per rafforzarsi bisogna avere una concezione e una linea giusta, non pretendere che tutti quelli che ci seguono la pensino come noi, adottino la nostra concezione e seguano la nostra linea. La via principale del nostro rafforzamento non consiste in compagni che studiano la nostra concezione, la trovano giusta e si uniscono di conseguenza a noi. Il processo principale è quello di compagni che si uniscono a noi perché trovano in quell’aspetto della nostra attività che conoscono la realizzazione delle loro aspirazioni. Poi quelli di loro che hanno le caratteristiche necessarie, approfondiscono un po’ alla volta la comprensione delle nostre concezioni e della nostra attività e diventano dei nostri. Se si mantengono concezioni arretrate, forse si appartiene al movimento, ma non lo si dirige. Il movimento attuale ha bisogno di trasformarsi e lo dirigono quelli che ne promuovono la trasformazione, quindi vedono più avanti e spingono in avanti. Una concezione e una linea comuniste fanno crescere il movimento. Alcuni pensano che loro avevano concezioni giuste, ma che l’attività per realizzarle è fallita perché quelli che le professavano le hanno volute imporre in modo intransigente, schematico e diretto: settarismo e dogmatismo. In parte è vero, le idee giuste non si impongono, ma si convince della loro giustezza applicandole. Ma chi ha idee giuste le deve applicare con decisione e intransigenza. Se la sua attività resta debole e oscillante, indecisa, di certo fallirà e sembrerà una dimostrazione di senso contrario. Una giusta concezione se applicata con decisione dà modo di trovare soluzioni costruttive ai problemi che il movimento ha di fronte. Avere una giusta concezione deve portare a svolgere un'attività costruttiva. I compagni che hanno una concezione giusta si uniscono e svolgono un'attività che dimostra che la concezione è giusta. Una concezione la si insegna anche con la propaganda certo. Ma soprattutto la si insegna mostrando a chi ha un problema da risolvere che quella concezione gli dà la soluzione.

Allora, nel 1992, ci era chiaro tutto questo? Credo che nessuno ne avesse una chiara coscienza. Ma se guardiamo a posteriori il cammino che abbiamo fatto, questa è la concezione con cui ci siamo mossi e che abbiamo realizzato. Questo è l'insegnamento generale, la legge, che traiamo dall'esperienza dei CARC e che trasferiamo a tutti i compagni, a tutte le FSRS. Perché, a differenza di quello che fanno i capitalisti che tengono nascoste, brevettano e sfruttano le loro scoperte, noi comunisti quando scopriamo un modo efficace di combattere per il comunismo, lo diffondiamo e lo insegniamo il più largamente possibile. Alcuni dicono: "La vostra teoria è giusta, ma la vostra pratica ...". Quello che noi abbiamo imparato, se lo ritiene giusto, ogni comunista può farlo suo e metterlo in pratica. Se nella pratica farà meglio di noi, ci metteremo alla sua scuola. E la nostra causa marcerà più speditamente e meglio.

Nicola P.