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Avanti, per consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!


Comitati di Partito

Comitato Ottobre Rosso del (n)PCI

 

La strategia del nuovo Partito Comunista Italiano

Il nuovo Partito Comunista Italiano adotta una strategia di guerra contro la borghesia imperialista. La guerra è l'unica risposta efficace e giusta contro la guerra che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari, guerra aperta come in Iraq e in molti altri paesi del mondo, guerra sotterranea nei paesi imperialisti come il nostro, dove è attacco progressivo, quotidiano e capillare contro le masse popolari, attacco alle loro condizioni economiche, sociali, politiche e culturali.

Le masse popolari dei paesi imperialisti come il nostro in massima parte non credono che l'attacco che ogni giorno e in mille modi sperimentano sulla propria pelle sia una guerra. Sono ancora convinte che per rivolgere le condizioni a proprio favore sia sufficiente la lotta pacifica e svolta entro i termini prescritti dalle leggi borghesi. Sperimenteranno invece che tali termini sono stabiliti dalla borghesia per rendere inefficace ogni lotta (vedi le progressive restrizioni nelle leggi antisciopero, tra i mille esempi che potremmo fare). Sperimenteranno inoltre che la borghesia, quando non le basta nemmeno la legge per sconfiggere una lotta o una mobilitazione delle masse popolari, non rispetta nemmeno la propria legge. Valgano come esempi limite di infiniti casi al minimo le vessazioni di vario tipo nei vari posti di lavoro, al massimo l'imposizione di dittature fasciste. Sul piano internazionale sono un fenomeno dello stesso genere le dichiarazioni di guerre contro il diritto internazionale (come nel Kossovo) e le guerre dichiarate per ragioni fasulle (come quella che in Iraq doveva servire a trovare armi di distruzione di massa).

Quando la borghesia anche nel nostro paese sarà costretta ad adottare contro le masse popolari forme di repressione dispiegata e di guerra aperta le masse popolari risponderanno con le armi, trovando come necessaria guida un partito comunista maturo sul piano politico e organizzativo.

La guerra tra le classi si svolge con le armi e senza le armi. Per tutta una fase le masse popolari conservano l'idea che lo stato borghese sia uno stato democratico, disposto a garantire benessere e progresso di fronte a pressioni esercitate con lotte pacifiche. In questa fase la gran parte delle masse popolari non crede alla guerra come necessario strumento di difesa e di attacco, e quindi non possono esistere grandi forze armate popolari. Ciononostante è anche questa una fase della guerra, che precede le altre, quelle dove il confronto armato diventa determinante per la difesa e per l'attacco fino alla vittoria. Le varie fasi si susseguono per un arco di tempo determinato dalle circostanze e dalle capacità delle forze in campo, e comunque per un arco di tempo lungo. Perciò la guerra popolare è una guerra di lunga durata, il cui termine è la vittoria contro la borghesia imperialista.

La vittoria contro la borghesia imperialista è la conquista del potere da parte della classe operaia guidata dal suo partito comunista. L'obiettivo della guerra popolare è la rivoluzione.

Il nuovo Partito comunista italiano avviando il processo di guerra popolare rivoluzionaria si fa il migliore erede della guerra di Resistenza contro il nazifascismo. Il Partito difende ciò che la Resistenza ha conquistato e lo assume come base per il nuovo percorso che ci porterà a fare dell'Italia un paese socialista.

VIVA LA RESISTENZA CONTRO IL NAZIFASCISMO!

VIVA LA GUERRA POPOLARE RIVOLUZIONARIA DI LUNGA DURATA!

VIVA IL NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO!

 

9 marzo 2005

 

***

La propaganda del Partito

Criteri generali e un esempio: a proposito del comunicato del CdP Ottobre Rosso.

 

Il Partito svolge la sua attività di propaganda dal Centro e tramite i suoi Comitati di Partito.

Con la propaganda del suo Centro, il Partito vuole orientare i suoi membri e collaboratori, le forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS), gli elementi avanzati delle varie classi delle masse popolari a livello dell’intero paese. Con la sua propaganda, ogni Comitato di Partito (CdP) vuole orientare i propri membri e collaboratori, le FSRS, gli elementi avanzati e le masse popolari della propria area di azione. Orientare qualcuno in questo ambito significa principalmente migliorare (elevare, ampliare, approfondire) la comprensione che egli ha delle cose.

La propaganda è cosa diversa dall’elabo-razione. Quando il Partito elabora, esso cerca di chiarire a se stesso un problema, di migliorare, estendere o elevare (approfondire, rendere più ricca di determinazioni e più chiara nelle relazioni tra di esse) la sua comprensione delle cose.(1) L’elabora-zione avviene attraverso canali interni al Partito e si avvale di strumenti propri del Partito.(2) L’elaborazione, considerata in generale, comprende l’inchiesta, la riflessione, il dibattito,(3) la conclusione: questa consiste in rapporti per la formazione, in tesi per la propaganda, in parole d’ordine per la propaganda e l’agitazione, in linee e metodi per l’attività di partito o di massa. A livello di una singola organizzazione o di un singolo membro del Partito, l’elabora-zione può consistere a volte solo nel-l’acquisire criticamente quanto il partito ha già elaborato in merito al tema. Con la propaganda, l’agitazione, il lavoro di massa e l’attività di partito, il Partito verifica poi se la sua elaborazione è giusta. Dai risultati di questa verifica, parte un nuovo processo di elaborazione: inchiesta e via di seguito con gli altri passaggi già indicati.

La propaganda è cosa diversa dall’agita-zione. L’agitazione si distingue dalla propaganda, perché mira direttamente al-l’azione delle masse, a determinare e orientare l’attività delle masse, indica alle masse cosa fare in una determinata circostanza, mira a spronarle a compiere una precisa e particolare attività. L’agitazione equivale a una direttiva per l’azione (indica cosa fare), ma è rivolta alle masse, verso cui il Partito non ha un rapporto di centralismo democratico come quello che nel Partito esiste tra ogni membro e la sua organizzazione, tra ogni organizzazione e il suo organismo dirigente. Quindi è diversa sia dalla propaganda, sia dalla direttiva.

Per svolgere una propaganda efficace, ogni compagno e organismo (ogni propagandista) deve chiarirsi 1. a chi rivolge la sua propaganda (il destinatario: chi vuole orientare), 2. su cosa lo vuole orientare (l’argomento: il tema che vuole trattare, la tesi che vuole esporre), 3. a che scopo lo vuole orientare (l’obiettivo specifico: perché si rivolge a quel destinatario su quel tema), 4. con quale mezzo di propaganda sta operando (lo strumento: la conferenza, la relazione, l’intervento, il comizio, il volantino, l’articolo, il comunicato, ecc.). Meglio il propagandista si chiarisce questi quattro punti, più efficace sarà la sua azione di propaganda. È sottinteso infine che per svolgere bene la sua attività di propaganda, il propagandista deve anzitutto avere lui stesso una buona comprensione del tema su cui vuole orientare gli altri. Se non ce l’ha, deve anzitutto acquisirla e qui rientriamo nel campo dell’elaborazione e comunque dell’attività di partito.

Quando si esamina un pezzo di propaganda, bisogna esaminare quanto il propagandista che l’ha preparato aveva chiarito a se stesso le 4 questioni sopra indicate e quanto profonda è la sua comprensione del tema trattato.

Esaminiamo ora, alla luce di queste premesse e della concezione del Partito, il Comunicato del CdP Ottobre Rosso datato 9 marzo ’05 sopra riportato.

Il CdP vuole illustrare non sappiamo a chi e a quale scopo (e questo limita la nostra analisi) la strategia del Partito con un comunicato.

Il CdP nel suo comunicato inizia affermando che la strategia del Partito “è una strategia di guerra contro la borghesia imperialista”. Questa affermazione non è del tutto sbagliata, ma, nella situazione concreta del nostro paese, non caratterizza sufficientemente la strategia del Partito. Anche altri organismi e correnti politiche (ad esempio i militaristi e gli anarchici-insurrezionalisti) dichiarano di adottare una strategia di guerra contro la borghesia imperialista. Parafrasando il comunicato, il CdP doveva dire: “Il Partito contro la borghesia imperialista segue la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata (GPRdLD). È l’unica risposta efficace e giusta alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari. Questa è anche guerra aperta, tradizionale, con forze armate e armi da fuoco, in Iraq e in molti altri paesi. È anche guerra aperta ma non solo: non bisogna assolutamente lasciare intendere che in quei paesi è solo guerra aperta; perchè qui il capitalismo moderno non ha in questa fase portato la miseria, la disoccupazione, la fame, la prostituzione, l’umiliazione, l’emarginazio-ne, le malattie, l’inquinamento e tutte le altre espressioni della guerra di sterminio non dichiarata, a un livello tale da impedire la riproduzione della società.

Nel nostro paese invece è una guerra sotterranea (più esatto e chiaro sarebbe dire: è una guerra con poco o nessun impiego di forze armate e armi da fuoco). È un attacco progressivo, quotidiano e capillare contro le masse popolari, attacco alle loro condizioni economiche, sociali, politiche e culturali.” Sarebbe opportuno aggiungere: “Questa guerra fa ogni giorno le sue vittime: persone uccise, ferite, mutilate, menomate fisicamente, moralmente, intellettualmente.”

È indubbiamente vero che la GPRdLD è l’unica risposta efficace e giusta alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia conduce contro le masse popolari, ma non è solo questo. La GPRdLD non è solo una strategia di difesa, è anche una strategia per costruire una nuova società. Il CdP questo lo sa e lo espone alla fine del suo Comunicato.

“La vittoria della GPRdLD contro la borghesia è la conquista del potere da parte della classe operaia guidata dal suo partito comunista. L’obiettivo della GPRdLD è la rivoluzione socialista”.

Nella conclusione il CdP indica opportunamente e in modo giusto il legame tra la strategia del (n)PCI e la Resistenza (di cui quest’anno ricorre il 60° anniversario). “Il nuovo Partito comunista italiano avviando il processo di GPRdLD si fa il migliore erede della guerra di Resistenza contro il nazifascismo. Il Partito difende ciò che la Resistenza ha conquistato e lo assume come base per il nuovo percorso che ci porterà a fare dell’Italia un paese socialista”. Seguono tre giuste parole d’ordine, tre giusti evviva.

Resta ora da esaminare il corpo centrale del comunicato del CdP Ottobre Rosso. Esso è costituito da tre paragrafi in cui il CdP vuole spiegare come avverrà che la GPRdLD passerà da essere una strategia seguita dal Partito a essere una linea attuata su grande scala dalle masse popolari.

Nel primo paragrafo il CdP descrive il “triste presente”. Sostiene

1. che “le masse popolari sperimentano ogni giorno e in mille modi l’attacco della borghesia”. Questo è indubbiamente vero ed è una tesi che il Partito sostiene fermamente e da tempo, e non solo il Partito. Se non fosse così, parlare di “guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo” sarebbe un parlare a vanvera, uno spararle grosse.

2. Il CdP aggiunge che “però le masse popolari non credono che questo attacco sia la manifestazione di una guerra”. Il Partito da tempo sostiene che le masse popolari non hanno e non possono di per se stesse avere una visione generale della situazione, tanto meno una visione unificata, comune, diffusa, condivisa dalla gran parte delle masse popolari, avente cioè le caratteristiche del luogo comune e del pregiudizio. Una visione generale della situazione, un giudizio (una “concezione del mondo”) o anche solo una sensazione o percezione coerente dello stato d’insieme delle cose, stante la divisione in classi e l’oppressione di classe, l’hanno solo la borghesia imperialista e la classe operaia rivoluzionaria impersonata dal partito comunista: le due classi principali e contrapposte della società capitalista. L’una e l’altra di queste due classi esercitano la loro influenza sulle masse popolari, cioè fanno opera di orientamento sulle masse popolari. Ogni classe, parte e individuo delle masse popolari subisce l’influ-enza delle due classi principali ed ha concezioni, percezioni e sensazioni determinate dalla combinazione dell’influ-enza delle due classi e da quello che direttamente “sperimenta ogni giorno e in mille modi” (infatti le due fonti della coscienza sono l’esperienza pratica diretta e l’influenza, la comunicazione). Concretamente oggi tra le masse popolari esistono molte idee, percezioni e sensazioni, confuse e contraddittorie. Non vi è unità e tanto meno coerenza e chiarezza di idee, di percezioni e di sensazioni né all’interno delle singole classi, né all’interno delle singole parti e in linea di massima neanche nei singoli individui: salvo che in una qualche misura negli elementi avanzati e nei comunisti (che sono anch’essi parte delle masse popolari, che il nostro CdP evidentemente dimentica quando parla delle masse popolari). Attribuire a torto alle masse popolari del presente unità e coerenza di idee, percezioni o sensazioni è un errore politicamente nefasto. Infatti anche il nostro CdP, una volta fatto questo errore, non può che compiere anche il successivo. Infatti attribuisce alle masse popolari una concezione, (o percezione o sensazione che sia), che è quella che la borghesia imperialista vorrebbe le masse popolari avessero e che alcune FSRS effettivamente hanno assimilato in tutta la sua coerenza o almeno la ripetono e propagandano (sia pure in qualche misura in contrasto con la loro stessa pratica): “Per rivolgere le condizioni a proprio favore è sufficiente la lotta pacifica e svolta entro i termini (le forme, i limiti) prescritti dalle leggi borghesi”.

La parte del paragrafo che segue il nostro CdP la impiega poi per spiegare “alle masse popolari” (e già l’indirizzo è sbagliato) i seguenti punti.

1. Che “la borghesia ha stabilito quei termini in modo da rendere inefficace ogni lotta”. Anche questo non è vero: anche con le correnti e abituali lotte pacifiche varie classi e parti delle masse popolari e persino singoli individui sono riusciti e riescono in qualche misura a limitare, procrastinare, le singole mosse dell’attacco di cui sopra e in alcuni casi anche a strappare qualcosa: le lotte rivendicative e in generale le lotte pacifiche non sono inutili. Che siano inutili è una tesi disfattista, dei bordighisti o trotzkisti: non certo del Partito.

2. Che “la borghesia modifica continuamente le leggi in conformità ai suoi interessi, le adatta ad essi, le peggiora dal punto di vista delle masse popolari”. È indubbiamente vero che da trent’anni a questa parte la borghesia cerca di fare questo e che per lo più ci riesce.

3. Che “la borghesia viola le sue stesse leggi, ogni volta che le stanno strette e per un motivo o l’altro non è in grado di adattarle ai suoi bisogni”. È indubbiamente vero che da trent’anni a questa parte la borghesia cerca di fare questo e che per lo più ci riesce.

Le due ultime tesi sono quindi sostanzialmente giuste, ma quello che il nostro CdP si lascia sfuggire, avendo premesso che comunque ogni lotta pacifica è inefficace, è che, nella lotta contro il peggioramento e la violazione delle leggi borghesi, la classe operaia rivoluzionaria (cioè il Partito comunista e le forze che esso già dirige) possono e devono coinvolgere e mobilitare anche le parti non avanzate delle masse popolari e persino gli elementi democratici (cioè di sinistra, timorosi delle conseguenze negative per la borghesia di quelle modifiche peggiorative e di quelle violazioni) della stessa borghesia e compiere una parte del lavoro di formazione, raccolta e accumulazione delle forze rivoluzionarie che costituisce la prima fase, quella attuale, della GPRdLD e prepara il passaggio alla seconda fase.

Infine il CdP incornicia queste tre tesi nell’affermazione che “le masse popolari sperimenteranno queste turpi tendenze della borghesia”. Tesi quest’ultima che contraddice la prima tesi di questo paragrafo. Il CdP aveva premesso che le masse popolari già oggi “sperimentano l’attacco della borghesia ogni giorno e in mille modi”. Contraddizione (non dialettica, della realtà, ma logica) in cui il CdP è indotto dall’errore di aver attribuito alle masse popolari una convinzione che è di alcune FSRS.

Nel secondo paragrafo il CdP indica quando le masse popolari, per ora ignare di essere bersaglio di una guerra e paralizzate dall’erronea idea che hanno in testa, scenderanno sul terreno della guerra: assumeranno cioè il ruolo che loro compete nella strategia del Partito. Parafrasando, il CdP dice che lo faranno “quando anche nel nostro paese la borghesia sarà costretta ad adottare contro le masse popolari forme di repressione dispiegata e di guerra aperta (cioè fatta principalmente o almeno in larga misura con forze armate e la minaccia diretta e immediata o l’impiego di armi da fuoco). Allora le masse popolari risponderanno con le armi e troveranno un partito comunista maturo sul piano politico e organizzativo che sarà la guida di cui avranno bisogno, di cui non potrebbero fare a meno”.

Ora è evidente che la tesi del CdP è falsa. Non è vero che le masse popolari scendono sul terreno della guerra ogni volta che la borghesia adotta forme di resistenza dispiegata e di guerra aperta. Non è vero che le masse popolari scendono sul terreno della guerra solo quando la borghesia adotta forme di repressione dispiegata e di guerra aperta. Potremmo citare molti casi a conferma di queste due affermazioni, ma crediamo che i nostri lettori li abbiano già in mente. 1. Casi in cui la borghesia ha preso l’iniziativa, ha adottato forme di repressione dispiegata e di guerra aperta e le masse popolari hanno subito l’iniziativa della borghesia, perché non c’erano le condizioni necessarie perché scendessero sul terreno della GPRdLD. Cioè casi in cui la guerra non ha generato la rivoluzione. La tesi contraria del CdP equivale ad affermare che la guerra di sterminio non dichiarata che oggi, sotto il nostro naso e davanti ai nostri occhi, la borghesia conduce contro le masse popolari non contiene abbastanza “stimoli” (motivazioni pratiche e giustificazioni morali) perché le masse si ribellino e scendano sul terreno della GPRdLD; che solo se la loro situazione oggettiva peggiorerà ulteriormente, subirà per iniziativa della borghesia un salto qualitativo nel suo peggioramento, le masse popolari scenderanno sul terreno della GPRdLD. Ed equivale anche ad affermare che quando la loro situazione oggettiva subirà quel salto qualitativo, certamente le masse popolari scenderanno sul terreno della GPRdLD. 2. Casi in cui le masse popolari sono scese sul terreno della GPRdLD senza che la borghesia preventivamente adottasse forme di repressione dispiegata e di guerra aperta. Cioè casi in cui la rivoluzione è riuscita a prevenire la guerra. Resta comunque inteso che, secondo il nostro CdP, l’iniziativa la deve prendere la borghesia (che, è vero, sarà “costretta” a prenderla), il Partito non ha l’iniziativa in mano.

Nel terzo paragrafo il CdP espone ulteriormente la sua concezione della relazione tra l’attuale fase della difensiva strategica (in cui “non possono esistere grandi forze armate popolari”) e le future fasi dell’e-quilibrio strategico e dell’offensiva strategica (in cui esisteranno grandi forze armate popolari e il confronto armato diventerà determinante per la difesa e per l’attacco fino alla vittoria). Sostiene giustamente che la prima fase “è anche questa una fase della guerra, che precede le altre”. Ma come caratterizza l’attuale prima fase? Il CdP dice che “per tutta questa fase le masse popolari conservano l’idea che lo Stato borghese è uno Stato democratico, disposto a garantire benessere e progresso di fronte a pressioni esercitate con lotte pacifiche”, cioè con assemblee, petizioni, dimostrazioni di strada, scioperi. E il CdP sostiene che questa idea, ovviamente sbagliata, delle masse popolari è la causa per cui in questa fase “non possono esistere grandi forze armate popolari”. Collegando questo paragrafo al precedente, risulta che secondo il nostro CdP questa idea sbagliata sparirà dalla coscienza delle masse popolari quando la borghesia adotterà “contro le masse popolari forme di repressione dispiegata e di guerra aperta”. E qui siamo oramai all’errore nell’errore e a un inestricabile groviglio di idee giuste e idee sbagliate.

Ovviamente non è vero che le masse popolari nutrono compattamente le convinzioni che il nostro CdP attribuisce loro, non è vero quindi che le idee delle masse popolari sono la causa ultima della fase in cui oggi si trova la GPRdLD (per cui il compito principale di noi comunisti in questa fase consisterebbe nel modificare le idee delle masse popolari), non è vero che le idee delle masse popolari cambieranno in modo da farle scendere sul terreno della GPRdLD quando “la borghesia adotterà contro le masse popolari forme di repressione dispiegata e di guerra aperta”. Queste idee sbagliate del nostro CdP contrastano sicuramente con l’esperienza del destinatario della sua propaganda, quindi la sua propaganda è inefficace: e il nostro CdP tirerà da questo altre conclusioni sbagliate. Non solo, ma probabilmente il nostro CdP rafforza pregiudizi idealisti del suo interlocutore: che il collo di bottiglia sia un’idea sbagliata che le masse popolari compatte hanno in testa. Certamente non ha spiegato come, secondo la concezione che il Partito ha tuttavia in più contesti ripetutamente esposto, succederà che le masse popolari arriveranno a svolgere quel ruolo che la strategia del partito assegna loro nella seconda e terza fase della GPRdLD e in cosa consiste l’attività del Partito che porterà a questo risultato.

Quale conclusione deriva da questa analisi del comunicato? Che probabilmente il CdP non conosce abbastanza la concezione del Partito, certamente non la padroneggia. Certamente poi non ha preliminarmente chiarito abbastanza a se stesso quali tesi voleva illustrare. Ha reagito a ruota libera al fastidio causato in lui da qualche molesta FSRS, ha reagito con una buona dose di idealismo (sopravvalutazione del ruolo che le idee e le concezioni attuali delle masse popolari hanno nel determinare il loro comportamento: fanno così perché pensano così), di cecità di fronte alle divisioni e ai contrasti morali, intellettuali, comportamentali oltre che di interessi che dividono, lacerano e tormentano le masse popolari, di pessimismo sui risultati delle lotte rivendicative e pacifiche, di incomprensione del ruolo del partito nel condurre la GPRdLD. È significativo che, secondo il nostro CdP, nel determinare la discesa delle masse popolari sul terreno della GPRdLD la borghesia abbia un ruolo, il Partito no: deve solo prepararsi a essere politicamente e organizzativamente all’altezza del suo ruolo quando le masse popolari sono discese. Quindi per condurre una buona attività di propaganda il nostro CdP deve far fuori queste sue concezioni e atteggiamenti sbagliati, deve rispondere chiaramente alle 4 questioni indicate all’inizio, deve enunciare chiaramente le tesi che vuole propagandare. È esattamente questo che con questa critica da compagno lo invito a fare.

 

Rosa L.

 

Note

1. K. Marx, Il metodo dell’economia politica, dai Grundrisse (reperibile su internet, www.nuovopci.it, Classici del marxismo).

2. Nell’elaborazione, il carattere clandestino del partito ha un ruolo importante. Grazie alla clandestinità il partito può affrontare con libertà, senza limiti, ogni aspetto di ogni tema. Vedasi in proposito Lenin, A proposito dell’opuscolo di Junius (Rosa Luxemburg), 1916 in Opere vol. 22.

3. J. Stalin, in Il marxismo e la linguistica (1950): “Senza dibattito, è impossibile di regola lo sviluppo della conoscenza scientifica”.

4. sulla guerra di sterminio non dichiarata illustrati ad esempio nell’articolo pubblicato su Rapporti Sociali n. 34 pag. 12 e segg.


 

 

Comitato Ho Chi Minh del (nuovo)PCI!

 

A tutti gli operai e lavoratori avanzati, ai giovani delle masse popolari e ai comunisti!

Nei primi giorni di settembre si è costituito il comitato clandestino Ho Chi Minh del (nuovo)Partito Comunista Italiano.

Ci siamo costituiti in comitato, anche se proveniamo da esperienze diverse, dopo aver letto, studiato e seguito il dibattito rivoluzionario, anche attraverso la rivista La Voce e abbiamo deciso di fare questo importante passo avanti.

In particolare siamo d'accordo sia sull'analisi politica e economica, che sulla fase attuale di cosa debbano oggi fare i comunisti per sostenere, consolidare e rafforzare il Partito Rivoluzionario.

Il nostro comitato nasce nel periodo particolare che sta attraversando il Partito, con l'attacco subito dalla controrivoluzione e con l'arresto di alcuni suoi autorevoli membri, del calibro di G.Maj e G.Czeppel e del giovane simpatizzante della Commissione Provvisoria della Delegazione del (nuovo)Partito comunista italiano, lo studente comunista A.D'Arcangeli.

Il processo di consolidamento e rafforzamento del (n)PCI è contrassegnato da successi e sconfitte, da avanzate e ritirate, da momenti di duri scontri e momenti di tregua.

Questa è una legge generale che ha colpito e colpirà il nostro Partito come tutti i partiti comunisti e rivoluzionari. Ciò che è importante è trarre da ogni sconfitta, nuovi insegnamenti.

Bisogna che il Partito orienti bene le forze nuove che si sviluppano anche da sconfitte, come quelle subite nei mesi scorsi. Le forze giovanili, devono essere bene organizzate, sia in termini teorici che politici, tracciare la linea di difesa e darsi degli obiettivi in linea al programma del Partito, programmando il lavoro politico del comitato attuandolo nelle proprie specificità e caratteristiche seguendo la linea di costruzione del Partito da più centri.

Perchè abbiamo scelto di dare il nome al nostro Comitato, Ho Chi Minh?

Abbiamo scelto di chiamarci con il nome di Ho Chi Minh, in primo luogo, per ricordare la figura di un valoroso combattente antimperialista e il prezioso contributo dato alle lotte di liberazione nazionale.

In secondo luogo, il nome Ho Chi Minh vuol dire, nella lingua madre, “portatore di luce” e noi, insieme ad altri comunisti porteremo alacremente le fiaccole e lavoreremo nelle tenebre del capitalismo, affinché l'Italia diventi un paese socialista dove tutte e tutti avranno un futuro migliore e sereno.

ottobre 2005


 

 

Comitato clandestino “Makarenko”

del (nuovo)Partito Comunista Italiano

Comunicato di fondazione – settembre ‘05

Rompere gli indugi, seppellire le incertezze, arruolarsi nel (nuovo)PCI

Costruire in ogni luogo di lavoro, in ogni azienda,

in ogni quartiere comitati di base del (nuovo)PCI

 

Con questo comunicato annunciamo la nascita del Comitato Clandestino “Makarenko” del (n)PCI. La decisione di costituire il Comitato è maturata come risposta concreta agli arresti dei compagni Maj, Czeppel, D’Arcangeli eseguiti dalle Autorità Francesi per conto delle Autorità Italiane. Da tempo noi compagni che abbiamo costituito il Comitato “Makarenko” seguiamo la pubblicazione de “La Voce”, discutiamo gli articoli e i comunicati del Partito. Con interesse e spirito critico abbiamo seguito il lavoro che ha portato nell’ottobre del 2004 alla fondazione della Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (nuovo)PCI, con gioia e sorpresa ne abbiamo salutato la dichiarazione di fondazione, con fiducia ed entusiasmo abbiamo accolto il “Piano generale di lavoro”.

Gli arresti dei compagni del (nuovo)PCI e del compagno della Delegazione hanno segnato un punto cruciale che ha visto dei “simpatizzanti” fare i conti, ognuno per sé e collettivamente, con il proprio “essere comunisti”. Siamo comunisti e vogliamo fare i comunisti, aspiriamo a diventare comunisti e lo diventeremo iniziando a fare i comunisti.

Se oggi la borghesia e i suoi apparati repressivi sventolano gli arresti come una vittoria e i nomi dei compagni come un trofeo di caccia, allora, oggi, non basta più essere idealmente vicini al (nuovo)PCI, oggi occorre seppellire le incertezze e mettere le proprie forze al servizio del consolidamento e del rafforzamento del Partito.

Con la costituzione del Comitato Clandestino “Makarenko” ci impegniamo a contribuire con dedizione e creatività alle attività del Partito, ci impegniamo a mettere energie e risorse, testa, cuore, gambe, braccia e polmoni nel piano per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Il nome che abbiamo scelto per il Comitato è un omaggio al grande compagno Makarenko, per riportare lo spirito che ha animato il suo lavoro nel nostro lavoro: un lavoro collettivo, duro, su un terreno aspro, che schiude la via all’emancipazione delle masse popolari dal dominio della borghesia imperialista. Nella lotta per l’edificazione della società socialista esse trovano gli spazi e i modi per diventare uomini e donne nuovi, protesi alla vita, protesi al comunismo.

Oggi ci poniamo come avanguardia di questa lotta, con la costituzione del Comitato Clandestino “Makarenko” ci impegniamo a mettere a frutto le nostre esperienze di lotta politica (questo è ciò che noi diamo al Partito) e a raccogliere quanto il Partito ha elaborato e tradotto in forma di appelli e direttive (ciò che il Partito da a noi), in un rapporto in cui riconosciamo il metodo del centralismo democratico come giusto e necessario, come l’unico metodo di unità e di lotta leali, che può guidare i comunisti alla vittoria.

Prendiamo oggi il nostro nuovo posto nella lotta contro la borghesia imperialista e invitiamo i comunisti, gli operai più e i lavoratori più combattivi, generosi, lungimiranti, a fare lo stesso: arruolatevi nel (nuovo)PCI.

 

Libertà per Maj, Czeppel, D’Arcangeli

Libertà per tutti i comunisti, gli antimperialisti, gli antifascisti, i rivoluzionari prigionieri

Con il (nuovo)PCI per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

 



 

Comitato Stella Rossa

del (nuovo)Partito comunista italiano

 

7 novembre 2005

(Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre)

 

La giusta fine di un boia fascista!

 

Mentre D’Alema vuol riciclare il fascista Mussolini: il massimo responsabile dei massacri perpetuati dal governo italiano dall’inizio degli anni 20 fino al 1945, al senato americano si avanzano proposte di depenalizzare la tortura dei boia al soldo degli imperialisti che massacrano intere popolazioni in Iraq, Palestina, Afghanistan e in varie parti del mondo.

Quello che la borghesia imperialista vorrebbe legittimare oggi la dice lunga su quello che la borghesia del nostro paese avrebbe fatto del duce Mussolini se avesse potuto sottrarlo alla giustizia popolare. Dimostrazione evidente è l’immunità del torturatore Pinochet e la “prigionia” ai domiciliari del nazista Priebke scontata durante le vacanze estive in una villa di lusso sul Lago di Garda.

Chi vuole oggi riciclare simili sfruttatori, assassini, torturatori e massacratori dei popoli non ha certo a cuore la giustizia e tanto meno la verità. Se D’Alema e quelli che condividono la sua sparata fosse stato presente a quell’ipotetico processo, avrebbe forse salvato il duce dalla giusta condanna infertagli dal giudizio del popolo di operai e lavoratori oppressi, sfruttati, massacrati e torturati e dal suo regime? Le stragi di Marzabotto, S. Anna di Stazzema ecc di bambini, donne e uomini furono fatte dai nazisti alleati con i fascisti della repubblica di Salò che oggi il sindaco di Milano va onorare sulla tomba, perché, dice, che dobbiamo perdonare. Ma, guarda caso, trova ad accoglierlo i fascisti che gli fanno il saluto romano, lo stesso saluto di allora.

 

I comunisti, i partigiani e la classe operaia italiana hanno dato al boia torturatore capo del partito fascista un giusto processo e un sacrosanto verdetto: c’era poco da discutere: condanna assoluta!

 

Il duce ha fatto la fine che meritava!


 

 

Comitato clandestino “J Stalin”

del (nuovo)Partito Comunista Italiano

Comunicato del 17/10/2005

 

Contro il TAV, contro repressione e razzismo! Per fare dell’Italia un paese socialista!

 

Il comitato clandestino “J.Stalin” esprime piena solidarietà alle popolazioni della Val Susa che lottano contro la realizzazione della linea ad alta velocità e ai comitati “NO TAV”. La linea ad alta velocità, rappresenta, per le masse popolari della zona, un incalcolabile danno ambientale: sventramento di intere montagne, inquinamento delle falde acquifere e tonnellate di cemento che sfigurerebbero le nostre valli spopolandole di fauna e di flora; per non parlare dell’arrogante e terribile sistema di sfruttamento al quale devono sottostare tutti i lavoratori e gli operai impegnati nei cantieri della linea i quali, tutt’oggi,  pagano gravosi contributi in termini di gravi infortuni e morti sul lavoro.

La borghesia imperialista, attanagliata dalla crisi generale del lercio sistema, il capitalismo, che la ha ingrassata sino ad oggi, al fine di trarre profitto e fare fruttare il proprio capitale,  non si fa alcuno scrupolo di causare ai lavoratori e alle masse popolari, danni irreparabili.

Anche le olimpiadi di Torino 2006 rientrano nel grande vortice di bieca e opportunistica speculazione, di affari pseudo legali e di rapine ai danni dei lavoratori sempre più sfruttati e sempre meno tutelati nei loro diritti basti pensare all’aumento vertiginoso del caporalato edilizio grazie alle gare di appalto pilotate e gestite in pieno stile mafioso e alle minacce e intimidazioni nei confronti dei sindacalisti che fanno bene il loro lavoro (difendere gli operai) e dei lavoratori più combattivi

 E’ una grande occasione di affare per la borghesia. Pensiamo alla montagna di denaro che padroni, mafiosi e alti prelati si spartiscono sulla pelle delle masse popolari. Una montagna di denaro che i pochi ricchi sperperano nei loro agi, nelle loro sontuose ville, nei loro vizi più perversi (vedi Lapo il rampollo della famiglia Agnelli. Si curerà negli USA mentre i figli delle famiglie di operai e di lavoratori che incappano nella droga saranno condannati alla morte certa o alla galera) calpestando i bisogni, i diritti e le aspirazioni di dignità della povera gente che per vivere è costretta a vendere la propria forza lavoro e il proprio tempo, non possedendo niente altro.

Ma la devastazione della Val Susa, e il grande affare “olimpiadi 2006” fanno parte di uno scenario più ampio che vede in primo piano l’affannoso e feroce tentativo della borghesia imperialista di arraffare tutto ciò che è loro possibile scatenando una vera e propria guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari dell’occidente e dei paesi oppressi. Una guerra di sterminio che provoca milioni di vittime ogni anno, vittime causate dal disastro ambientale, da malattie che potrebbero essere curabili, dalla fame, dai morti sul lavoro, dalle migliaia di immigrati che affogano al largo delle nostre coste alla ricerca della sopravvivenza e da quelli che vengono uccisi o incarcerati dalle democratiche forze dell’ordine nostrane.

Chi si oppone con forza e determinazione alla guerra che la borghesia imperialista ha scatenato contro le masse popolari, viene represso come nel caso dei compagni NO TAV dei centri sociali anarchici o comunisti che siano, sgomberati dai loro spazi, sino ad ora inutilizzati dal comune, o incarcerati e accusati di essere devastatori o terroristi. Ricordiamo che gli anarchici Sole e Baleno sono stati costretti al suicidio in galera e Silvano Pellissero incarcerato e tutt’ora perseguito. Tutti loro avevano partecipato alle proteste contro l’alta velocità come moltissime altre persone. Il fronte politico della guerra di sterminio non dichiarata dalla borghesia imperialista è dimostrato anche dalla persecuzione contro i compagni Maj, Czeppel del (n)PCI e Angelo D’Arcangeli simpatizzante del (n) PCI rinchiusi nelle carceri della borghesia francese perché colpevoli di orientare, organizzare e dirigere, tramite il (nuovo) partito comunista, gli operai, i lavoratori e gli elementi avanzati delle masse popolari contro la borghesia imperialista e il suo criminale sistema; ma soprattutto “colpevoli”di alimentare tra i comunisti la fiducia e la consapevolezza della possibilità di approdare all’unico sistema possibile oltre a quello criminale della borghesia: il socialismo. Un sistema superiore che la faccia finita con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e quello indiscriminato sull’ambiente, necessaria fonte di vita per l’umanità tutta.

Basta con opere miliardarie utili solo ai padroni e ai loro servi! Basta con il razzismo!Basta con la repressione e la controrivoluzione preventiva!

Il (n)Partito Comunista italiano lancia un appello a tutti i comunisti, gli operai, i lavoratori, e gli elementi più avanzati delle masse popolari di organizzarsi nel (n)Partito Comunista costituendo comitati clandestini che sfuggano alla repressione e all’influenza della cultura e del ricatto economico e sociale della borghesia imperialista. Per fare dell’Italia un paese socialista che garantisca benessere e dignità alle masse popolari, che ponga fine alla distruzione ambientale, allo sfruttamento e che apra la strada al progresso scientifico, alla crescita morale e intellettuale e spirituale al servizio di tutti.

 

W la lotta delle masse popolari contro i TAV!

No alla repressione!

Libertà per i compagni prigionieri!

Costituire comitati clandestini di partito in ogni azienda, in ogni posto di lavoro, quartiere o associazione.

Aderire al (n)PCI per fare dell’Italia un paese socialista! Il comunismo è il nostro futuro!!

Leggi sostieni e diffondi “La Voce” del (n)PCI, rivista clandestina del nuovo partito comunista italiano.

 

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